Più lo rileggo più trovo motivi per abbassare ulteriormente il voto...

EGO ha scritto:

La locanda Gemeindefreier Grundbesitz Rheinau, eh?

Muoio.

Charles Petrie-Smith ha scritto:

Del voto sono convinto, di quanto sia necessario essere puntiglioso nel motivarlo no.

Diciamo che una mezza dozzina di righe, nel caso, può bastare: è sufficiente che si capisca che il voto è motivato e non è "Mi piace perché mi piace/non mi piace perché non mi piace".

Charles Petrie-Smith ha scritto:

Trovo perfettamente legittimo anche il voto senza una sola parola di motivazione.

Un voto senza motivazione non sarebbe considerato valido (punto 7 del decalogo del bravo giurato). A quel punto non avrebbe senso esprimerlo (già hai detto che sarà gravemente insufficiente).
Se esprimi il voto motivalo con qualche parola di spiegazione

Voto: 4

Già quello che mettevo in luce il primo giorno di discussione, cioè che si tratta di un librogame basato sulla rigiocabilità che è però totalmente rovinato dal riutilizzo dei paragrafi, basta a mio modo di vedere a condannare all'insufficienza il corto, ma questo non è certo l'unico difetto.

Ne cito alcuni in ordine sparso:

molti hanno criticato la tabella dei punteggi al paragrafo 1, in effetti appare brutta in un'opera che poi non prevede altri punteggi o tiri di dadi, per di più infilata in un discorso diretto (lo faceva Merlino, va bene, ma il tono era tutto diverso) ma ancora di più, certi valori sembrano dati a caso (esempio; l'alieno ha FF 3, ma poi risulta invece gracile e molto debole) e alcuni parametri proprio inutili (esempio: superstizione, valore uguale per tutti tranne che per il giapponese, senza nessuna influenza sul gioco)

far interpretare un personaggio sgradevole, negativo, può essere una scelta intrigante e adulta, allora però si deve far qualcosa per rendere avvincente la vicenda, per farci interessare a lui nonostante tutto, così come è trattata questa vicenda, il destino di questo squallido squalo non m'interessa affatto; collegato a questo tema: l'esibizione di griffe potrebbe servire a delineare il mondo superficiale, vacuo e arrogante del protagonista, ma il mancato approfondimento fa l'effetto del fanservice, o del product placement (ma in questo caso gratuito) e finisce per essere un mero esibizionismo

dal punto di vista stilistico il lavoro è discontinuo: a dei momenti quasi di virtuosismo se ne alternano altri di grande sciatteria, termini troppo tecnici (e non sempre propriamente utilizzati) si legano a descrizioni approssimative. Capita spesso che il paragrafo finale di un librogame, anche professionale, sia deludente, ma il 50 di questo batte tutti per bruttezza; a questo proposito: io trovo immonda la divinizzazione del principio show don't tell, ma resta una regoletta utile per la narrativa di genere e quando non si abbia una precisa intenzione di attenersi a un altro principio. In questo caso la rivelazione finale del ruolo del locandiere esce completamente dal nulla: da cosa ha capito il protagonista l'accordo che ha con i fantasmi? Mistero. Perché fugge? Mistero. Però ci viene detto che le cose stavano così e dobbiamo accettarlo.

La caratterizzazione dei diversi fantasmi ha delle pretese alte, ma presenta errori e sopratutto cade in un macchiettismo con risultati addirittura risibili: abbiamo "compreso in pieno il senso più profondo della sua cultura e dei suoi ideali" del giapponese rispondendo a un indovinello?

La meccanica con cui si concatenano i paragrafi non è sempre corretta, per fare un esempio si può leggere "Tu sei riuscito ad evitargli il seppuku", ma l'ipotesi del suicidio rituale (piuttosto incongrua, per altro) appare in un paragrafo precedente dal quale non è detto che si provenga.

Potrei andare avanti a lungo, ma a parte il fatto che dovrei abbandonare la postazione dalla quale sto scrivendo, non vedo l'utilità di continuare nella vivisezione di un corto che trovo fallato alla radice.