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Re: I Corti 2015 - La locanda nella foresta
Do anche io il mio voto su questo corto. Riporto un mio precedente messaggio.
phantomfh ha scritto:Qualcuno mi dica che c'è un'altra spiegazione diversa da quella descritta in questa discussione. Aspetto a dare il mio voto nella speranza che l'autore ci dica tramite Mornon che la soluzione è diversa e che tutti finora l'abbiamo mancata clamorosamente.
Altrimenti mio malgrado dovrò anch'io dare un voto basso, e sarebbe un peccato perché questo corto ha tante qualità.
Nel prologo si legge che Milvius è un famoso criminale e un malvagio truffatore. Il mago di Incitir dice addirittura: "la luce diventerà blu per indicarmi che un pezzo di malvagità è stato cancellato". Insomma, questo Milvius è veramente malvagio!
Ma se è così malvagio che senso ha che ci faccia delle rivelazioni sul locandiere, e che ci consigli di andarcene finché siamo in tempo perché la locanda è pericolosa? Come ha evidenziato Charles il suo interesse dovrebbe essere quello di mantenere il profilo più defilato possibile. Mi pare che questo renda la spiegazione ancora più "tirata per i capelli".
Purtroppo continuo a pensare che la soluzione non sia all'altezza, gli indizi sono troppo deboli per poter identificare in maniera chiara e univoca Milvius. Dato che il racconto-gioco si basa tutto sull'investigazione questo penalizza pesantemente il mio voto. Peccato perché l'ambientazione mi piace, come anche la struttura a mappa.
La lettura è risultata comunque piacevole (nonostante qualche passaggio poco azzeccato) e per questo motivo assegno una sufficienza piena, sottolineando però all'autore che si tratta di un'occasione mancata.
Voto complessivo: 6,5
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phantomfh
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Re: I Corti 2015 - La locanda nella foresta
Allora...
Corto dai sentimenti contrastati questa settimana.
Leggendo la storia mi sono sentito trasportato nel Nimdoit, la lettura coinvolge e appassiona e per me l'immedesimazione nel personaggio è un aspetto fondamentale. Molti racconti infatti, anche se ben congegnati dal punto di vista ludico , non mi "catturano" proprio perché l'autore non riesce a trasportarmi là, nell'ambientazione scelta.
La locanda nella foresta invece ci riesce grazie a:
- lo stile asciutto, non ridondante, ma ricercato e approfondito nei punti giusti come ad esempio la descrizione della foresta nel prologo (ma non solo) e la descrizione della Locanda.
- la splendida mappa disegnata con i pastelli.
- il Mondo Scoperto tratteggiato per aiutarci a capire "dove ci muoviamo".
La giocabilitá è il vero punto "difficile" da valutare perché, nonostante ci siano molte cose da fare e il ricordarsi tutto a mente sia impegnativo, la trama presenta dei bug come ad esempio:
- La discriminante per capire chi è il colpevole è discutibile.
Tutti i personaggi mentono tranne il Nomade che svela la verità sulle trame del locandiere. - La Suonatrice d'arpa cerca di ucciderci senza un perchè.
- L'Epilogo negativo è un pò triste.
Mi è piaciuto invece l'aspetto riguardante gli oggetti.
Sono tanti, come prevedibile in una locanda affollata e trafficata, e questo è reale. È proprio quello che mi aspetto di avere a che fare se fossi realmente lì. Tante cianfrusaglie.
Però non sono "utilizzabili". Il loro uso non si ripercuote in qualche azione ma servono soltanto per capire se un personaggio mente o meno.
Ad esempio, i quattro oggetti nella stanza della strega servono a capire che lei non dorme dove dice, cioè nella camera con il larice.
Oppure il cristallo luminoso, che serve per andare nel cunicolo e sentire che è l'Uomo larice che deve dei soldi all'Orco, e non viceversa, come ci dice lui al tavolo, bisbigliando Questo uso degli oggetti l'ho trovato innovativo e interessante.
Insomma, caro autore misterioso, perché non ti sei fatto aiutare da qualche betatester in gamba per "limare" certi punti dubbi?
Avresti migliorato senz'altro la tua opera, che comunque considero buona perché mi ha divertito e mi ha fatto immedesimare e calare nell'atmosfera.
Anch'io, come ha detto babacampione nella recensione del Corto precedente, voto soprattutto in base all'impatto che il racconto ha su di me, più che sulla qualità oggettiva dell'opera.
Narrazione: 7,5
Giocabilità: 7,5
Divertimento: 7,5
Giudizio complessivo: Molto buono
Voto: 7,5
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Re: I Corti 2015 - La locanda nella foresta
mi spiace e mi pare di essere controcorrente
voto complessivo 5
la spiegazione è molto semplice. non è corretto.
la soluzione del gioco è da "trovare" nelle appendici.
è il contrario di un giallo. un giallo corretto verso il lettore da le informazioni nel libro e non nelle appendici.
mi sono addentrato subito nel gioco esplorando e andando avanti e indietro e, dopo aver visitato tutto, "beh e moh che indizi ho? solo che il locandiere fa il basista"
tutto il resto è molto bello..
il sistema di gioco a mappa simile alla serie Terra di Mezzo
una buona narrazione
un'ambientazione gradevole
etc
la Narrazione è da 8.. creare tutto questa ambientazione e popolarla credibilmente (o quasi vista la sbavatura sull'arpista per esempio) è un ottimo segno. Anche la scrittura stessa è fluente e buona
il Divertimento è, fino alla soluzione, da 9, ma visto come risulta irrisolvibile senza le appendici crolla a 5.. girovagare per la locanda, scegliere quali oggetti tenere etc è una bella sfida...
ma come detto da altri basterebbe leggere le appendici, entrare e sgamare chi non corrisponde alla descrizione razziale.. non più di un 6 quindi
Giocabilità e qui crolla per colpa della soluzione.. è da 3.. oltretutto ha rigiocabilità pari a 0.. una volta esplorato e scoperto in qualche modo il colpevole non c'è molta ragione per tornarci.. diciamo un 2 quindi
(che poi.. la prima volta sbagli il colpevole, la seconda pure e idem la terza.. a quel punto però avrai già esplorato tutto e quindi salti direttamente al 78 e riprovi finchè non ci prendi)
se solo "Inoltre puoi consultare le APPENDICE 1 e APPENDICE 2 solo ed esclusivamente prima di iniziare" fosse stato sostituito con "Sei invitato a leggere le APPENDICI prima di iniziare visto che dopo non potrai più tornarci e ti daranno molte informazioni sul mondo in cui ti muoverai", il non leggerle sarebbe stata colpa del lettore, mentre così come è scritto non sembra siano importanti ma solo di "colore"...
so che il complessivo non è per nulla una media (e forse non è nemmeno richiesto che lo sia) ma ci tengo a precisare che è per lo più dovuto al senso di venir tradito dal libro..
Giocabilità 2
Divertimento 6
Narrazione 8
Complessivo 5
(meglio? )
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Re: I Corti 2015 - La locanda nella foresta
Anch'io ho provato sentimenti contrastanti riguardo a questo Corto.
Mi è piaciuta moltissima l'idea di contaminare un high fantasy con una bella indagine; l'atmosfera è tesa e sospesa, carica di oscuri presentimenti; lo stile riesce a essere efficace e non presenta per me cadute clamorose (encomiabile anche il livello di pulizia del testo); l'esplorazione è obiettivamente divertente, guidata da una mappa artigianale curata e molto gradevole.
Come è stato segnalato da altri, anche a me la soluzione non è parsa robustissima... Io mi sono gettato più volte sui personaggi sbagliati; d'altronde, di soggetti loschi ce n'è:
una ragazza malevola che cerca di ucciderci, sospettata fin troppo palese, un orco che non è davvero chiuso da settimane in locanda, come millanta (visto lo zozzume sulla maniglia dell'ingresso), un mercante che lascia cadere un ago mentre probabilmente spia dalla finestra (quando?, visto che diceva di essere entrato subito dopo di me), e via dicendo L'idea, eccellente, ricorda un poco le indagini della Settimana Enigmistica, in cui bisogna cogliere in fallo alcuni sospetti in base alle loro dichiarazioni, però di dichiarazioni mendaci ce n'è fin troppe!
Anche la quantità di oggetti inutili mi ha un poco spiazzato; qualcuno ci sta, ma qui mi son sembrati sovrabbondanti.
In definitiva, sono stato incerto se votare 7 o 7,5; poi mi son detto che il Corto ha comunque molti meriti che una posizione troppo bassa in classifica sottostimerebbe, scoraggiando al contempo un autore di indubbie capacità; quindi,
VOTO 7.5
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Dario III
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Re: I Corti 2015 - La locanda nella foresta
Il fatto di essere poco rigiocabile non lo vedo un difetto: in fin dei conti, anche La nebbia si è rivelato per nulla rigiocabile una volta trovata la soluzione.
Il Corto mi è piaciuto molto: l'ho trovato un bel rebus.
Mi è piaciuta la gestione degli oggetti, tanti da trovare e scegliere se prendere o meno: prendere/non prendere oggetti è una parte del gioco che mi è sempre piaciuta molto, quindi la valuto positivamente.
Bella anche la mappa, l'impatto con i due piani è davvero positivo.
Interessante anche la struttura, diversa dal solito, con tre gruppi di paragrafi e una parte finale assolutamente anomala a livello numerico.
Davvero buona la narrazione, asciutta e diretta, mi è piaciuta molto.
Purtroppo non riesco ad andare oltre l'8, fondamentalmente per due motivi:
1) un po' debole la parte dell'indagine: gli indizi potevano essere sfruttati meglio;
2) struttura a mappa: come per La triade dei ludi infernali, c'è un problema con la mappa, nel senso che se si esplora nuovamente un ambiente occorre far trovare qualcosa di congruente. Anche qui, infatti, la libertà è limitata e non c'è più la medesima libertà nel raccogliere oggetti. La cosa è meno evidente rispetto a La triade dei ludi infernali, parzialmente giustificata dal regolamento, dal quale si capisce che non si possono prendere, ma è il "perché" la vera mancanza. Capisco che la struttura a mappa mal si adatta ad un corto (anzi, è praticamente impossibile fare una mappa vera e propria con ambienti che cambiano di volta in volta), ma l'artificio utilizzato fa storcere un po' il naso (magari si poteva giustificare meglio con qualche spiegazione).
Per il resto, mi è piaciuto molto.
Narrazione: 8,5
Giocabilità: 6,5
Divertimento: 8
Voto finale: 8
"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".
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Adriano
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Re: I Corti 2015 - La locanda nella foresta
Mi ha chiamato Mick Jagger per dirmi che anche lui canta un pezzo intitolato "don't stop". Come non fare un piacere a un vecchio amico?
Comunque, per questo Corto...
--- STOP ALLE VOTAZIONI ---
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
I miei racconti
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Apologeta
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Re: I Corti 2015 - La locanda nella foresta
Giudizio di Apologeta
Il problema più grande di questo giallo è che è un giallo.
Chiariamoci: a me piacciono da matti i raccontigioco in cui devi scoprire il cattivo. Lo so che ci si perde in rigiocabilità (quasi sempre), ma per me è la sfida più stimolante che un autore possa rifilare a un lettore.
Il problema de La Locanda nella Foresta è che l'autore non è stato onesto con il lettore, non lo ha sfidato ad armi pari. L'unica spiegazione sensata per individuare il colpevole è dire: tutti gli altri mentono, lui no - anche se fa parte di una stirpe di bugiardi seriali. Peraltro, l'indizio razziale si trova in un'appendice, luogo tradizionalmente dedicato a informazioni di colori.
Ci sono poi altri momenti di dubbio amletico. Perché la suonatrice d'arpa cerca di farci fuori? Non siamo il suo tipo? Se Milvius è il cattivo, perché ci dà indicazioni sensate? Ha un ripensamento improvviso? La confusione destra/sinistra al 25 è voluta? Perché il 78 è prima del 25? E perché 78?
Che peccato. Peccato perché questo racconto è pieno di belle idee. Una mappa ben imbastita ci fa conoscere i due piani della Locanda e le vicinanze, e per evitare di poter girare all'infinito e trovare la soluzione (facciamo finta che la soluzione sia in giro) ci fa cadere in zone-trappola, dove perdiamo punti vita fino a morire miseramente. Peccato che basti un paragrafo solo, e facilmente raggiungibile, per farci incontrare il colpevole... Niente, la trama è proprio da ripensare.
Sono scettico con le ambientazioni fantasy, ma qui mi sono dovuto ricredere. La penna dell'autore ci fa immergere bene nella vicenda, rendendo molto verosimile uno scenario non troppo originale, dove alcuni nomi in particolare sanno di "già sentito". Perlomeno sono abbastanza semplici e presentati con sobrietà, così da non ricadere nell'effetto "Pdor, figlio di Kmer, della tribù d'Istar, della terra desolata di Cfinir..."
Non ho trovato refusi degni di nota e lo stile è discreto. Andrebbero potati molti avverbi e (soprattutto) ripensata la punteggiatura. A ragà, non si mette la virgola tra il soggetto e il verbo, come caspita devo dirvelo?
Nota finale, che mi fa un po' storcere il naso. Mi pare che questa sia un'avventura estrapolata da uno scenario molto più vasto, come sembrano confermare le note enciclopediche che testimoniano un worldbuilding di tutto rispetto. Non ci sarebbe nulla di male se il racconto fosse stato compiuto in se stesso: ma, con il macello a livello di trama e risoluzione della stessa, questa è un'aggravante.
Insomma, prova sufficiente che aveva un potenziale enormemente maggiore.
PS: l'aver trovato qualcuno che usa correttamente le virgolette « » e la È accentata mi riempie il cuore di gioia, ma non mi fa alzare il voto.
Ecco il voto ai singoli parametri:
Giocabilità 7
Divertimento 6
Narrazione 6,5
Per questi motivi e ciononostante, il mio voto è 6.
"Un velo nero ti impedisce di vedere altro. La tua vita termina qui: nel campo di battaglia, con la mitica Blood Sword tra le mani, felice per la sconfitta dei Veri Maghi." Adriano, Blood Sword PBM http://www.caponatameccanica.com
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Re: I Corti 2015 - La locanda nella foresta
Giudizio di Heimdall di Bifrost
“La locanda nella foresta” è l’unico racconto in concorso quest’anno che presenti una struttura a mappa: una struttura ambiziosa e molto ben concepita. Tre ambienti differenziati sulla base di codici di paragrafo diversi come visto, ad esempio, nella serie classica dedicata alla Terra di Mezzo la quale, se pure presentava qualche pecca dal punto di vista narrativo e contenutistico, poteva contare su una base ludica strutturata egregiamente.
Giocabilità. Dal mio punto di vista un indubbio punto di pregio è l’assenza del fattore aleatorio legato al lancio dei dadi, che ha condotto l’autore ad amministrare in maniera sagace alcune variabili. Ad esempio, il racconto invita il giocatore a esplorare l’area esterna, fornendo intuizioni intriganti e la precisa sensazione che si stanno acquisendo informazioni che torneranno utili una volta all’interno; tuttavia una perlustrazione a tappeto non è possibile perché lo stillicidio dei punti vita, e la conseguente morte, è assicurato.
Non sto a rilevare le incongruità nella continuità del racconto e nell’incastro delle opzioni, anche perché mi pare ci sia chi si è già cimentato egregiamente prima di me; tuttavia, in negativo posso rilevare che gli oggetti proposti sono forse troppo numerosi in evidente e, immagino, voluto contrasto con la regola che impedisce di possederne più di cinque contemporaneamente: capisco l’idea di voler fornire delle false piste ma temo che in questo caso la gestione non sia stata delle più accorte e l’autore, col fine di intorbidire le acque, si sia fatto prendere la mano, imponendo oltretutto la regola draconiana che prescrive di non poter più interagire con gli ambienti già visitati, senza però che venga fornita una valida giustificazione a questo fatto, trasformando di fatto un testo a mappa in un true path. Non si capisce infatti perché, se io poso una chiave in una stanza vuota, non debba essere in grado di raccoglierla nuovamente al passaggio successivo che magari avviene pochi minuti dopo: stando così le cose si sarebbe forse potuta introdurre la variabile “tempo” (non ritrovo una cosa perché dopo X minuti si assume che sia passato comunque qualcuno e me l’abbia portata via), anche se capisco che avrebbe complicato le cose.
Narrazione. La prosa del racconto è solida e appropriata: durante la lettura ho sempre trovato una buona corrispondenza tra le situazioni descritte e le scelte linguistiche e lessicali. In un paio di situazioni si sarebbe potuto fare ricorso ai due punti anziché all’onnipresente virgola, ma si tratta di inezie.
#E1
[…] il paesaggio è sempre uguale, nebbia e alberi […]
#L1
[…]allunghi il braccio per spalancare la porta, è pesante […]
Segnalo un paio di imprecisioni da PDF:
#L3 […] non certo te, che sei il doppio […]
Qui ci andava un “tu”.
La parola “élite” (#7) è un francesismo e andrebbe scritta con l’accento acuto.
Divertimento. Fin qui il giudizio sarebbe più che buono, però ammetto che anche in questo caso, dopo aver steso la parte più cospicua della mia valutazione, ho atteso il dibattito per verificare il fatto che anche gli altri avessero trovato qualcosa di stonato in quello che poi è l’obiettivo verso cui è teso tutto il racconto: l’individuazione del terribile Milvus. (Confesso che la prima volta ho letto “Silvius”, e sono stato condannato a immaginarmelo per il resto della mia lettura come un losco personaggio di bassa statura, con un permanente ghigno botulinico e i capelli trapiantati, ehm… ma non divaghiamo!)
È un dato di fatto che il racconto, complice anche una costruzione ludico-narrativa tutt’altro che dilettantesca, coinvolge e tiene alta l’attenzione del lettore, intento a carpire gli indizi che porteranno alla scoperta del colpevole. Inutile dire che mi aspettavo che, tanto più si progrediva col gioco, con l’esplorazione di stanze sempre più recondite, con l’accorta gestione dei dialoghi e delle informazioni, più si venisse instradati sull’agnizione decisiva. Invece poi mi trovo a scoprire che il colpevole era nella prima stanza e che avrei dovuto individuarlo grazie alla difformità tra la sua condotta effettiva e quella che sarebbe stato lecito attendersi dal personaggio che aveva scelto di impersonare, oltretutto apprendendo l’informazione risolutiva dall’appendice.
Effettivamente, caro autore, qui non ci sto perché allora non si capisce per quale motivo non dovrei sospettare di un’arpista che tenta di uccidermi così, senza cause apparenti, o di un antipatico folletto che mi fornisce informazioni contraddittorie, o di un oste impelagato nei suoi loschi traffici, oppure del suo grottesco complice. Da un racconto del genere, che si presenta come un’avventura investigativa, pretendo che l’informazione o le informazioni decisive siano fornite nel corpo dell’opera, al limite nell’introduzione, non in un’appendice fuori testo, da cui dovrei peraltro evincere che l’atteggiamento del colpevole è rivelatore perché non conforme a quello che sarebbe lecito attendersi dalla sua stirpe.
Uno degli aspetti che trovo più detestabili nel fantasy è infatti la proliferazione incontrollata di razze, generi e specie varie che chiaramente, una volta ideate, vanno caratterizzate fornendo loro le più disparate peculiarità. In gran parte dei casi ciò si rivela un boomerang perché di fatto obbliga l’autore a conformare il suoi personaggi a uno standard comportamentale che il più delle volte si limita a ingabbiarli e farne delle macchiette senza approfondimento; e quindi un elfo dovrà essere altezzoso e abile con l’arco, un nano sarà un rozzo manovratore d’ascia intento a strafogarsi di birra, e via così. È il motivo per cui quando trovo appendici come il bestiario di questo racconto, tendo semplicemente a gratificarle di un’occhiata disinteressata nella speranza – qui disattesa – che i personaggi vivano di vita propria, giustificando le proprie azioni con la loro personalità e non con la mera appartenenza a una razza da cui ci si aspetta un determinato comportamento. Noto di passaggio che, se l’idea è che tale condotta avrebbe dovuto essere il più “media” possibile, allora non si capisce perché avventurarsi nel fornire informazioni così scottanti al primo viandante che passa anziché adottare un più accomodante e sicuro atteggiamento sottotraccia. Cioè, capisco che stia scritto che i Nomadi tendono agguati ai viandanti solitari ma, se questo deve essere in linea con la loro indole meschina, immagino che questo venga fatto in spazi aperti, quando il viandante è realmente solitario e, si suppone, indifeso e soprattutto quando sono in maggioranza numerica e hanno la certezza della vittoria: non so se nelle intenzioni dell’autore il dare informazioni fuorvianti ancorché corrette possa essere rubricato alla voce “tranelli” ma, se così fosse, a me pare proprio una forzatura.
È un peccato, perché trovo tutto ciò una forma di incoerenza rispetto alle premesse e contribuisce ad abbassare di un buon punto il mio voto in questa categoria (che utilizzo per la mia valutazione “emotiva” del racconto) rispetto a quello che avrei dato se le conclusioni fossero state più in linea coi presupposti. Insomma: capisco il proponimento di alzare un po’ di polvere per confondere gli indizi ma, quando questa intenzione oltrepassa il segno, rischia di sfociare in conclusioni arbitrarie, come mi pare sia il caso di questo racconto.
***
In ogni caso, il giudizio sul corto nel suo complesso è ben al di sopra della sufficienza e, fatte le debite correzioni, credo che sia un’opera tranquillamente pubblicabile su una buona antologia. Voto tra il sei e mezzo e il sette; più sette che sei e mezzo.
Voto complessivo: 7.
Giocabilità: Voto 6,5.
Divertimento: Voto 6,5.
Narrazione: Voto 8.
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