Il personaggio, soprattutto se hai avuto fortuna nei tiri per determinare le caratteristiche direi che si può "riciclare" e riutilizzare, però il buon senso impone che non possa ricominciare l'avventura con oggetti o bonus sulle caratteristiche che ha guadagnato durante l'avventura finita male. Poi diciamo che rifare più volte una avventura permette una maggiore esplorazione e fa gustare di più il libro che imbroccare solo i paragrafi e le scelte giuste al primo colpo.

sono d' accordo con mauro. Si deve riavviare il gioco

Mornon ha scritto:

Per tutto il resto, credo che si debba riavviare il gioco da capo.

Tranne la mappa disegnata, quella continui a lavorarla. Così come tutti gli appunti. Altrimenti non ne esci più :-( ...

Per sua stessa natura, il librogame è un gioco in cui la prescienza ottenuta in ogni partita va ad accumularsi e a influenzare tutte le partite successive. Il lettore - a meno che non insorgano problemi di memoria legati a distrazione o all'aver giocato un certo libro molto tempo prima - non può "comportarsi come se non sapesse" che cosa è successo nelle partite precedenti. Come potrebbe? A meno che non sappia, o che abbia sinceramente scordato, le conseguenze di alcune scelte, non avrebbe senso compiere due volte lo stesso errore. Il concetto alla base del librogame è che la libertà di scelta è fittizia, che gli esiti delle scelte sono predeterminati, e che l'unica libertà concessa si trova in quei libri che ti permettono di arrivare alla fine seguendo più di un percorso. Ma se sai già che nel Tarnalin non sopravvivi senza la Lancia Magica o l'Affinità Animale, non puoi "far finta di niente": se leggi il libro, troverai ogni volta la Lancia Magica o sceglierai l'Affinità Animale, e farai le scelte che ti portano ad utilizzare uno dei due stratagemmi per superare l'agguato.

Il librogame è un gioco di trovare la strada escludendo tutte le strade che non ti portano alla vittoria. Questo è il presupposto implicito. Partendo da questo, l'unico vero ostacolo al raggiungimento dell'obiettivo è la componente aleatoria data dal sistema di gioco. E il sistema di gioco non è sempre tarato correttamente sul presupposto. Anzi: lo è in rarissimi casi. Perché, se si dovesse specificare in ogni minimo dettaglio ogni singola situazione potenzialmente ambigua, smetterebbe di essere un racconto avvincente, e diventerebbe un simulatore di tribunale civile italiano.

Nei GdR dal vivo, un buon Master non riduce tutto a regole e tiri di dado. È in grado di fare alcune cose di nascosto, e di prendere delle decisioni che non necessariamente riflettono rigidamente le istruzioni del manuale, in modo da rendere il gioco più fluido e divertente. Chi applica tutto alla lettera e pretende un tiro di dado esplicito per ogni sciocchezza, è un pessimo Master.

Nel librogame, la peculiarità è che il lettore stesso si trova a fare la parte di questo Master. Poiché il testo non può (e, in molti casi, non vuole) spiegare tutto nei dettagli, sta al giocatore interpretare certe situazioni. Anche perché, a differenza della stessa avventura guidata da Master diversi, il testo del librogame è sempre identico. E allora è il lettore che deve capire, e decidere, che cosa significano certe situazioni. C'è un mostro platealmente invincibile? Però c'è anche un paragrafo di congratulazioni se lo batto. Quindi? Quindi devo poterlo battere. Ma è impossibile. E allora che si fa? Se sono un cattivo Master, chiudo il libro e lo valuto male perché è impossibile. Se sono un buon Master, invece, capisco che posso (devo!) "aggiustare" un po' le regole.

Ecco perché non c'è una risposta univoca a queste domande. Che devo fare, se sono ancora vivo ma non ho trovato le tre chiavi del forziere? Riparto dall'1? Ma non dovrei prima ripercorrere la montagna a ritroso? Ma è impossibile, perché il testo conduce in una sola direzione, e comunque all'atto pratico c'è una saracinesca che mi impedisce di tornare proprio alla situazione descritta nel paragrafo 1. Il librogame è una strada a senso unico.

Ignoro questo non indifferente aspetto pratico e riparto comunque dall'1? Ma allora devo mantenere oggetti e punteggi, o no? Ma come potrei, se poi nel testo rincontrerò i mostri che ho già ucciso e gli oggetti che ho già raccolto, e magari anche abbandonato, che ho rotto, che mi sono stati rubati, il formaggio che mi hanno mangiato i ratti? Il vecchio che avevo liberato sarà di nuovo in cella. L'ambiente non conserva memoria del mio precedente passaggio... dunque, l'unica cosa coerente da fare è ripartire da zero. Magari conservando i punteggi di partenza, ma non quelli che avevo a fine avventura.

Il librogame è un gioco in cui si riparte sempre dall'inizio, come se non fosse successo niente. L'unica differenza, è che io lettore/giocatore ho una prescienza degli eventi che il mio personaggio non ha. Io sono la Sabbia del Tempo che riporterà il mio Prince of Persia fuori dal burrone in cui è caduto, che lo farà tornare sano e salvo dopo che è stato trafitto al petto da una scimitarra, che lo farà andare a destra quando prima era andato a sinistra; ancora e ancora, finché la storia non andrà come deve andare.

Come in ogni buon gioco: segui le regole, quando si adattano al gioco. Ignorale o cambiale, quando non hanno senso.

Se non sbaglio avevo letto qui su LGL (altrimenti non saprei dove) della dualità dell'interpellazione nei librogame FF: quando si gioca, l'autore si rivolge a "tu personaggio", ma quando si arriva ai fottuti paragrafi da cui non c'è apparentemente uscita si rivolge a "tu lettore" - che devi ripartire da capo azzerando tutto.