Voto Mornon!
Viceversa dovremmo escludere tutti i T&T (a meno di sostenere strane eccezioni, tipo 'ma contenevano un sunto delle regole'), e il già citato 'la figlia del califfo'. Sarebbe un disastro.
Io piuttosto la imposterei in un altro modo: non sono librogame quelli contenuti all'interno di manuali di giochi di ruolo.

Nel manuale che sto ancora finendo ho usato il seguente passaggio:

Nel suo manuale Costruire i libri-gioco, Andrea Angiolino, il più conosciuto autore italiano del genere, prova a dare una sua definizione di librogioco: “Il libro-gioco, o libro-game, è una forma di racconto a bivi, un racconto che si interrompe a ogni paragrafo: al lettore vengono poste delle scelte e il racconto continua a un paragrafo piuttosto che a un altro, a seconda delle sue preferenze.”

Nell’ambito di questo manuale, abbiamo formulato la seguente definizione:

Un librogioco è un ipertesto la cui natura interattiva è basata su scelte da compiere e prevede solitamente elementi ludici e/o narrativi.

Detto in maniera più colloquiale, un librogioco è un libro suddiviso in diverse unità ben definite, in genere paragrafi di testo, pagine o vignette, che presenta al proprio interno una componente interattiva, che si realizza principalmente mediante l’uso di scelte e decisioni da prendere, con in più eventualmente prove da eseguire, enigmi da risolvere o rimandi di natura più complessa. In molti casi, per poter essere fruiti compiutamente, i librigioco utilizzano meccanismi aleatori (ad esempio il lancio di dadi) o altri elementi extradiegetici (ad esempio una scheda dove annotare gli oggetti o i codici rinvenuti nel corso della lettura).
Il fatto che sia un “libro” presuppone che vi siano testi, simboli e/o figure da fruire; il fatto che sia un “gioco” prevede che vi siano delle regole, anche minime, e soprattutto delle scelte da compiere.

Mornon ha scritto:

Nel suo manuale Costruire i libri-gioco, Andrea Angiolino, il più conosciuto autore italiano del genere, prova a dare una sua definizione di librogioco: “Il libro-gioco, o libro-game, è una forma di racconto a bivi, un racconto che si interrompe a ogni paragrafo: al lettore vengono poste delle scelte e il racconto continua a un paragrafo piuttosto che a un altro, a seconda delle sue preferenze.”

Nell’ambito di questo manuale, abbiamo formulato la seguente definizione:

Un librogioco è un ipertesto la cui natura interattiva è basata su scelte da compiere e prevede solitamente elementi ludici e/o narrativi.

Detto in maniera più colloquiale, un librogioco è un libro suddiviso in diverse unità ben definite, in genere paragrafi di testo, pagine o vignette, che presenta al proprio interno una componente interattiva, che si realizza principalmente mediante l’uso di scelte e decisioni da prendere, con in più eventualmente prove da eseguire, enigmi da risolvere o rimandi di natura più complessa. In molti casi, per poter essere fruiti compiutamente, i librigioco utilizzano meccanismi aleatori (ad esempio il lancio di dadi) o altri elementi extradiegetici (ad esempio una scheda dove annotare gli oggetti o i codici rinvenuti nel corso della lettura).
Il fatto che sia un “libro” presuppone che vi siano testi, simboli e/o figure da fruire; il fatto che sia un “gioco” prevede che vi siano delle regole, anche minime, e soprattutto delle scelte da compiere.

#iostoconmauro

kenfalco ha scritto:

In sintesi, sapendo cos'è un librogame e visto che stanno per uscire tante novità, facciamo una selezione? Cosa mettiamo nel catalogo e cosa togliamo?

Tutto quello che non entra nella precedente definizione...

si tratta sempre di definizioni approssimative purtroppo.
il gioco dell'oca e la tombola sono considerati "giochi" superclassici, ma di fatto non prendi alcuna decisione quindi in teoria, su quelle teorie a cui mi appoggio, non dovrebbero essere nepure definiti "giochi".

D'altra parte, Demian's Gamebook considera gamebook anche i romanzi di Ellery Queen nei quali si chiede semplicemente al lettore alla fine di individuare il colpevole.

Boh... PER FORTUNA, la questione è ancora aperta

Dario III ha scritto:

Viceversa dovremmo escludere tutti i T&T (a meno di sostenere strane eccezioni, tipo 'ma contenevano un sunto delle regole')

Eh, ma questa differenza è non da poco. Puoi acquistare il libro e giocarlo. Nel caso degli scenari in solitario non è così. E in effetti anche la Figlia del Califfo seguendo questo ragionamento non rientrerebbe nella categoria...

Dario III ha scritto:

Per quello che conta la mia opinione, questo lo eviterei proprio... Credo che sarebbe veramente difficile circoscrivere la scelta, soprattutto basandosi su un parametro qualitativo.

Ha ragione Dario. Diventa difficile, oltre che estremamente antipatico, decidere a priori entrando in un campo di merito e soggettivo chi può rientrare nel catalogo e chi no. Però devo ammettere che mettere libri di 16 pagine con 4 righe di testo da 3 a 6 anni nel catalogo mi secca molto. Se eliminassimo almeno la letteratura infantile, salvando quella per preadolescenti e adolescenti?

Ricapitolando comunque:

- Un librogame deve offrire una scelta interattiva ipertestuale
- Deve contenere elementi ludici ( e qui si apre un'altra discussione: che si intende per elementi ludici? Se è sufficiente decidere con la scelta come prosegue l'avventura per considerarsi a tutti gli effetti giocatore è un conto, se non è così salterebbero pilastri come i Choose your own adventure).
- Deve garantire un grado di complessità minimo (no quindi libri dai 2 ai 4 anni, anche se pure qui... Shelby di Francesco Mattioli può essere goduto perfettamente anche da bambini molto piccoli, però non me la sentirei di escluderlo dal novero dei LG).

Manca altro?