Italians do it better?
Ho un pensiero che mi frulla in testa da quando "lavoro" nel settore e che più passa il tempo più si fa forte. Ogni movimento ha le sue scene e ogni scena ha le sue peculiarità. Gli autori italiani contemporanei cominciano a essere numerosi, le opere ancora di più e si inizia quindi a delineare una linea comune.
Diversamente, non si può dire che gli autori stranieri contemporanei le cui opere oggi vengono lette e/o tradotte in Italia facciano parte tutti della stessa scena, provenendo addirittura da paesi diversi, eppure... c'è una caratteristica che al momento riscontro soprattutto - anche se non esclusivamente, com'è ovvio - nelle opere nostrane. Vi chiedi quindi se è soltanto una mia impressione o anche voi la pensate in questo modo.
Sto parlando della cura per la parte gioco di un titolo, in tutte le sue forme, che vanno dal regolamento all'albero dei bivi fino al bilanciamento. Lasciando da parte le storie, mi sento di dire che per quanto riguarda questi elementi la differenza tra le opere moderne italiane e straniere sia spesso tangibile, pur con le ovvie eccezioni. Mi sono chiesto a quel punto il perché della differenza, e ho trovato queste possibili motivazioni:
1) in Italia il modello di riferimento "classico" è Lupo Solitario. La serie di Dever aveva (anzi, ha avuto) le sue magagne, com'è ovvio, ma tutto si può dire tranne che fosse mal strutturata come gameplay - anzi, per gli standard dell'epoca era così incredibilmente avanti come bilanciamento da non soffrire più di tanto l'età neanche adesso, una volta sistemati i piccoli problemi. All'estero il modello classico di riferimento è Fighting Fantasy: una serie che ospita per la maggior parte libri impossibili da finire senza il massimo punteggio, o addirittura bacati, o costellati da situazioni in cui ci può basare solo sulla fortuna per proseguire.
2) Di conseguenza al punto 1), i lettori italiani sono MOLTO più sensibili a bug e problemi della parte gioco rispetto ai lettori stranieri. Autori ed editori sono quindi invogliati a curare questi elementi, per evitare reazioni negative da parte degli acquirenti. Posso solo presumere (e ricerche online me lo confermano) che il pubblico straniero abbia invece molte meno pretese a riguardo, forse abituato, come dicevo prima, a libri impossibili da finire.
3) Visto il successo delle opere italiane, oggi chi si approccia alla scrittura di LG in Italia non ha come riferimento solo Lupo Solitario, ma anche libri moderni che settano a loro volta nuovi standard (penso soprattutto a Kata Kumbas e Hellas Heroes, forse le serie più influenti al momento): un circolo virtuoso, insomma, per cui ogni prodotto che esce è più curato del precedente. All'estero invece - correggetemi se sbaglio - i modelli di riferimento sono gli stessi di vent'anni fa.
4) Gli italiani hanno Librogame Creator. Il programma di Matteo Porpoat, oltre a rimescolare i paragrafi, permette un controllo sull'albero dei bivi che non ha eguali: se lo si impara a usare come si deve, diventa facilissimo evitare incongruenze nella storia e nella parte gioco, salvo errori di distrazione durante il controllo finale.
5) Gli italiani usano altri autori e soggetti specializzati come playtester. Mi sembra che all'estero invece i playtester siano quasi sempre lettori che si prestano a leggere il libro in anteprima, ma senza gli strumenti specifici per farlo. Altro elemento positivo nostrano è dato dalla competenza incredibile degli editori, o quanto meno dei curatori di collana, che non si limitano mai a pubblicare il libro com'è ma lo verificano in ogni sua parte.
Ovviamente esistono delle eccezioni, ma che a ben vedere potrebbero anche confermare quanto sopra scritto: Vincent Lazzari e Ben Dever ad esempio sono stranieri, ma gravitano attorno alla scena italiana e non mi stupirebbe se usassero LGC. L'eccezione più evidente è Jonathan Green: è un autore inglese e non mi risulta abbia legami particolari con la nostra scena, ma le sue opere (quanto meno le ultime) sono molto curate dal punto di vista del bilanciamento.
I miei quindi non sono assiomi, solo riflessioni; e mi piacerebbe conoscere la vostra opinione a riguardo.
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Zakimos
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Re: Italians do it better?
Zakimos ha scritto:5) Gli italiani usano altri autori e soggetti specializzati come playtester. Mi sembra che all'estero invece i playtester siano quasi sempre lettori che si prestano a leggere il libro in anteprima, ma senza gli strumenti specifici per farlo.
La tua disamina è perfetta, Marco.
A mio avviso le uscite degli ultimi due anni hanno avuto un picco di qualità molto, molto elevato.
L'unica cosa che mi sento di osservare riguarda il quotato, che non potrebbe (consizionale) essere del tutto veritiero. Come ben sai seguo la scena ispanica con particolare interesse e, per esempio, nell'ultimo libro su cui sto lavorando (la Cofradia) il playtesting originario era stato effettuato coinvolgendo gli equivalenti iberici dello staff di lgl (librojuegos.org), zoccolo duro della scena che ha messo lo zampino in molti, seppur non tutti, gli ultimi lg pubblicati in Spagna.
Per il resto, mi trovi decisamente concorde
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Re: Italians do it better?
Zakimos ha scritto:
4) Gli italiani hanno Librogame Creator. Il programma di Matteo Porpoat, oltre a rimescolare i paragrafi, permette un controllo sull'albero dei bivi che non ha eguali: se lo si impara a usare come si deve, diventa facilissimo evitare incongruenze nella storia e nella parte gioco, salvo errori di distrazione durante il controllo finale.
Quand'è che premierete Matteo a Lucca? Senza LGC sarebbe stato tutto moooolto complicato (io usavo un excel incasinatissimo per tenere conto dei paragrafi)
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Re: Italians do it better?
L'affare si ingrossa
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Re: Italians do it better?
djmayhem ha scritto:Zakimos ha scritto:
4) Gli italiani hanno Librogame Creator. Il programma di Matteo Porpoat, oltre a rimescolare i paragrafi, permette un controllo sull'albero dei bivi che non ha eguali: se lo si impara a usare come si deve, diventa facilissimo evitare incongruenze nella storia e nella parte gioco, salvo errori di distrazione durante il controllo finale.
Quand'è che premierete Matteo a Lucca? Senza LGC sarebbe stato tutto moooolto complicato (io usavo un excel incasinatissimo per tenere conto dei paragrafi)
quoto!
mornon ha iniziato a dargli la GIUSTA visibilità in “scrivi la tua avventura”, ma si merita un premio
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