In questo corto ci sono tantissime idee - troppe. Alcune di esse sono davvero interessanti (l'ora reale che entra in gioco per l'esplorazione! Arriveremo un giorno ai librogame freemium con il tempo d'attesa? ? ), altre semplicemente curiose, tutte funzionanti; nessuna idea presa singolarmente è negativa, ma se si mischia il tutto insieme viene fuori un calderone per me ingestibile.

Fuoco Alieno mi ha fatto pensare a due massime fondamentali del game design che ripeto spesso:
- mai creare qualcosa solo per dimostrare di saperlo fare;
- i librogame sono videogiochi con il codice visibile;

e qui il codice è estremamente visibile, ma non parliamo di un videogioco, bensì di un librogame. Fuoco Alieno funzionerebbe benissimo come applicazione automatizzata; come corto richiede un'attenzione e un carico mentale eccessivo da parte del lettore e potrà essere apprezzato solo dagli appassionati con una mente "informatica". Io non rientro nella categoria, ma invito comunque l'autore a imbrigliare singolarmente (o a coppie) le sue numerose idee in qualcosa di più funzionale, perché questo corto è un enorme brainstorming da cui potrebbe uscire qualcosa di davvero valido.

Blub! Altro che "11"!!! 
Faccio un giretto scoprendo che i racconti sono 29 (un record!) e... scadono domani!!!
Ma che e' questo stakanovismo? Tutta questa improvvisa voglia di partecipazione in massa?
Effetto lockdown? 

Soprattutto, arrivato all'ultimo minuto, che faccio? Scelgo un titolo a "simpatia" nella lista e mi dedico a leggere quello? (altro non farei in tempo a combinare!) 

In questo corto l’autore crea un sistema di regole forse un po’ troppo complicato per sole otto pagine di racconto, con due valori di cui tenere traccia, oltre che una valuta, armi, munizioni e innesti, e prevede l’uso di due dadi, a sei e a dieci facce, senza contare le regole di combattimento e fuga. Inoltre il corto è a mappa, o meglio a mappe in cui ci dobbiamo muovere e, per dare longevità al corto, l’autore inserisce alcune tabelle che generano eventi casuali e modificano il contenuto dei luoghi visitati. Con queste premesse, la parte narrativa risulta trascurata rispetto a quella ludica e si limita alla descrizione delle aree da esplorare. L’idea delle tabelle offre sicuramente una buona varietà nel generare esperienze ogni volta diverse e allunga la longevità del corto. D’altra parte, l’uso delle tabelle obbliga a continui lanci di dadi e sembra pensato più come l’algoritmo di un videogioco o di un’app piuttosto che di un racconto cartaceo, perché una versione digitale, che automatizzi il fattore aleatorio e la gestione dei valori, consentirebbe al lettore di concentrarsi solo sulla lettura.

Secondo me l'autore ha dimostrato di essere una persona volenterosa e che potrebbe esprimere in futuro le sue potenzialità ma in questo racconto ha inserito troppe regole dispersive e ha fatto un po' di confusione prediligendo (troppo) il gioco alla trama. E, come ho già detto diverse volte nelle edizioni passate, la tecnica deve essere in funzione di una bella storia di base altrimenti si esce dalla mia idea di librogame e si entra esclusivamente in un gioco. Il gioco, a quel punto, può piacere come no, può divertire oppure no. A me il gioco in questo Corto non mi ha appassionato, anzi, mi ha annoiato.

Inoltre mi trovo d'accordo con Zakimos quando dice "mai creare qualcosa solo per dimostrare di saperlo fare". L'autore potrebbe essere davvero molto giovane, perché in genere ci si fa prendere dall'entusiasmo a quell'età e si buttano giù cose scritte con "potenza" ma senza controllo. Per lo stesso motivo penso che magari i lettori giovani possano affrontare meglio questo racconto, che potrebbe risultare più stancante negli utenti più vecchi come me.
Ho visto che anche altri utenti storici hanno manifestato delle critiche ma vedi di non prendertela perché ti assicuro che io ho fatto errori ben più gravi quando ero più giovane.
Devi saper controllare le tue potenzialità indirizzandole verso una parte narrativa più curata e una minore dispersione di regole, a meno che tu non voglia creare dei giochi, allora (forse, perché non me ne intendo) va bene così.
Voto inviato ad Adriano.

GGigassi ha scritto:

alieni nemici si chiamino Zaga

Il mio cervello continua a ripetermi che il nome è un omaggio a un videogioco del passato, ma sono due settimane che ci penso e non mi viene niente.
Chissà se l'autore interverrà a fine votazioni per fare luce sul mistero.