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realismo nel fantasy e nella fantascienza

realismo nel fantasy e nella fantascienza

non sono del tutto sicuro che sia il topic adeguato, visto che il post si riferisce ai librogame in maneira solo tangenziale, ma tantè...

qualche tempo fa mi sono letto "lo Yaroslav".
Che dire? nulla di più quanto proponga la recensione già esistente, che lo inquadra minuziosamente e con cui mi trovo in sintonia.
Lo Yaroslav è fondamentalmente un condensato di clichè in 50 paragrafi. Ora questa non è una critica, un sacco di gente mangia da decenni lo stesso piatto perchè gli piace. Ognuno di noi avrà una pietanza che è sempre felice trovarsi davanti a tavola (purchè non sia "proprio" la stessa. Uno stufato lasciato quattro anni a imputridire perde molta della sua attrattiva).
Lo yaroslav attinge a piene mani a luoghi comuni, banali e ripetuti. Ma lo fa bene. Sono 50 paragrafi di atmosfera resa con grande effetto e un'articolazione di percorso notevole in uno spazio tanto ristretto, un lavoro affascinante che pur partendo da uno spazio minimo e originalità 0 riesce comunque a offrire un prodotto più che valido.
Tuttavia mi ha dato da pensare. Quanto ci si cura di valutare se un luogo comune sia verosimile o no? quando è giusto fare concessioni e quando invece è il caso di un'approccio più critico? Il ragionamente è più valido nella fantascienza che nel fantasy, dove possiamo sempre giustificare qualcosa con la magia(anche se è un jolly di cui non possiamo abusare).
Mi spiego meglio. Prendiamo nello specifico "l'alieno". La figura dell'alieno è spesso trattata in una maniera semiautomatica (anche se ovviamente le eccezioni sono molteplici). Lo standard è una creatura intelligente, tecnologicamente avanzata con un'anatomia spesso umanoide o parzialmente tale. adesso facciamo un paio di distinguo. Assumiamo che l'universo sia finito (in un universo infinito ogni possibilità, per quanto irrievante puo essere considerata realizzata. in pratica per quanto assurdo o controintuitivo possa esssere un concetto, in un universo infinito da qualche parte sta accadendo).
Esistono altre forme di vita oltre che sulla terra? con un universo enormemente grande possiamo dire che è un'assunzione ragionevole, ma da qui in poi bisogna ridurre progressivamente il campo.
Esistono nella stessa linea temporale o alcune si sono già del tutto estinte?
Che stadio evolutivo hanno raggiunto? (potrebbero essere praticamente dei protozoi)
Si tratta di forme di vita intelligenti?
Hanno raggiunto un livello di ricerca scientifica(o eventualmente adattamenti evolutivi) sufficiente a consentire il viaggio spaziale?
La concomitanza di distanza, aspettativa di vista, e capacità di spostamento, può permettere a differenti organismi di entrare in contatto?
Come è chiaro a ogni salto queste possibilità crollano drasticamente(senza contare che non abbiamo neppure considerato che la morfologia aliena abbia qualcosa di anche remotamente assimilabile all'anatomia umana o che la taglia delle due creature sia paragonabile,indice di gravità potenzialmente inconciliabili). A che punto è lecito chiedersi se non stiamo vessando eccessivamente il concetto di verosimiglianza?
Un'altro discorso che mi ha dato da pensare è il fuoco. perchè sempre il fuoco? perchè gli alieni, o i mostri sono la stragrande maggioranza della volte impervi a quasi tutto il resto? Onestamente credo sia una specie di feticcio, di simbologia. fantasy e fantascienza sono gli unici generi letterari in cui non ci sia realmente razzismo, e per una ben precisa ragione. L'umanità viene sempre mostrata compatta, o almeno con un'identità comune, mentre la spinta xenofoba è puntualmente diretta verso gli elfi, nani, orchi o alieni di turno. Distruggere la creatura col fuoco sembra quasi un tentativo di esorcizzarla. di purificare col fuoco la creatura malvagia rispedendola tra le famme infernali da cui proviene. Roba da caccia alle streghe in pratica. Ma a questo punto il pensiero critico è: cosa ha il fuoco che per loro è talmente pericoloso? ora il fuoco di per se è il prodotto di una rezione di combustione. come tale può avvenire solo in presenza di combustibile e comburente. il combustibile è chiaramente l'alieno, il comburente invece sarà tipicamente l'ossigeno(almeno se sono coinvolti gli umani).
questo ci porta a una domanda: come ha fatto una specie che è fondamentalmente una tanica di benzina vivente a sopravvivere e prosperare? Probabiilmente dobbiamo assumere che non siano mai venuti in contatto col fuoco in maniera regolare e massiccia. questo implica, fra le possibili spiegazioni o un'evoluzione in un ambiente privo di comburenti, oppure in un ambiente dove la temperatura media è talmente bassa da non poter innescare simili reazioni (l'acqua spegne il fuoco perchè assorbe più calore di quanto la reazione tenda a generare(sebbene oltre una certa temperatura la reazione è talmente violenta da scindere l'acqua in idrogeno e ossigeno, che bruciano entrambi)). Ora entrambe queste spiegazioni rendono altamente improbabile la sovrapposizione con l'uomo. In un ambiente così gelido da ostacolare o addiritture impedire completamente la combustione l'uomo non potrebbe mai sopravvivere o anche solo mettere piede. Nel caso inverso sarebbe l'alieno a non poter entrare nell'ecosistema umano. Una creatura adattatasi a un'ambiente privo di comburenti non avrebbe ragione di aver sviluppato tolleranze all'effetto ossidante delle alte concentrazioni di ossigeno che a noi sono necesarie("Arrugginirebbe" a morte). Fino a che punto è bene seguire la razionalità che permette di creare un sistema realistico e articolato e dove è sano sacrificarla in nome della praticità?

Evernight
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Re: realismo nel fantasy e nella fantascienza

La faccenda del fuoco probabilmente si spiega 1) con una certa pigrizia mentale che cerca una soluzione non troppo arzigogolata a un problema complesso, 2) col fatto che la conquista e il “controllo” del fuoco è stato il passo decisivo per l’umanità per difendersi dalle bestie feroci, perciò il simbolismo del fuoco resta ancora oggi potentissimo e sembra naturale che la fiamma possa tenere lontani gli xenomorfi così come teneva lontani i lupi.

Effettivamente, nel cosmo, senza atmosfera, esistono solo estremi di temperatura: o gelo estremo, o calore estremo. Pertanto è difficile credere che una creatura aliena possa farsi impressionare dalle fiamme, a meno di non provenire da un ambiente perennemente sottozero; ma in tal caso, non sarebbe fortemente a disagio già solo a quelle che, per gli umani, sono “temperature ambiente”?

La fantascienza è giocoforza legata ai limiti dell’esperienza umana. Nella quasi totalità dei casi, la fantascienza non è altro che un contesto di rappresentazione di conflitti tipicamente umani, quindi a) umanità vs mostri spaziali o “guerre stellari”, b) problemi sociali inseriti in situazioni che sono futuristiche solo dal punto di vista tecnologico, ma nelle quali gli umani si comportano come hanno sempre fatto a prescindere dal grado di “civiltà” raggiunto. In effetti, lo scenario a) ha una controparte reale nelle guerre tra popoli e nelle epidemie di microrganismi che hanno più volte creato ecatombi, mentre lo scenario b) contiene spesso elementi che poi, mutatis mutandis, qualche decennio dopo si verificano davvero.

EGO
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Re: realismo nel fantasy e nella fantascienza

Evernight ha scritto:

Ma a questo punto il pensiero critico è: cosa ha il fuoco che per loro è talmente pericoloso?

Senza andare sul filosofico, qui si potrebbe facilmente argomentare che, se non sai cos'hai di fronte, il fuoco è una buona arma a prescindere. Dai proiettili ci si protegge col kevlar, dall'elettricità con un po' di gomma, gli acidi non sono efficaci contro tutti i materiali.
Proteggersi dal calore in modo prolungato, invece, è praticamente impossibile: ci vuole un dispendio di energie esagerato a dissiparlo. A meno che un organismo non sia in grado di effettuare processi nucleari, difficilmente potrà resistere a lungo!
Il fuoco è solo un ottimo metodo per generare calore: la reazione libera molta energia ed è facilissima da controllare (tant'è che è anche il modo in cui generiamo energia noi esseri umani).

FinalFabbiX
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Re: realismo nel fantasy e nella fantascienza

in realtà l'efficacia del fuoco rispetto ad altri agenti è assolutamente relativa visto che dipende dalla biologia.
Un'organismo che si sia svliupato a temperature di migliaia di gradi  e pressioni atmosferiche superiori a quella terrestre richiederebbe di raggiungere una temperatura troppo pericolosa per l'uomo (finchè non raggiungiamo il calor bianco siamo sotto i 1000 °c). similmente quasi immancabilmente gli alieni vengono rappresentati come forme di vita a base carbonica, il che è un presupposto tutt'altro che scontato. forme di vita a base di silicio per esempio non risentirebbero in maniera eccessiva del calore (che al massimo li farebbe sprofondare in uno stato latargico a meno di non raggiungere i 1400 gradi necessari alla fusione(sempre a 1 atmosfera)). mentre comprendo che concepire creature abituate a temperature, pressioni, e gravità radicalmente diverse da quelle a cui è abituato l'uomo (e a lui proibitive) rende di fatto molti incontri inattuabili, è una semplificazione enorme. Tra l'altro in un ambiente ad alta gravità a parità di condizioni le creature indigene sarebbero più piccole e dense che sulla terra, e viceversa in una specie di gulliver dove il nostro protagonista potrebbe morire rapidamente in fran gretta solo per quello.

Evernight
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