Re: Corti 2025 - Settimana 3
Sulla Genesi di The Witch e sulle critiche ricevute
Disclaimer: Quella che segue è una gigantesca catarsi lunga praticamente quanto il corto stesso, necessaria alla mia psiche dopo il mutismo imposto dal concorso e comprensiva di risposte e invettive contro i recensori.
Comincio col dire che il corto è stato consegnato alle 23.10 dell’ultimo giorno papabile per la consegna.
Nei giorni precedenti c’era il concreto pericolo che non lo terminassi affatto e fino a quattro giorni prima era scritto per metà. L’ho masticato per tanto tempo nella mia testa e più o meno funzionava, ma non riuscivo a obbligarmi a scriverlo. Temporeggiavo e basta. Poi, come ai tempi del liceo, man mano che la data ultima di consegna si avvicinava, ho cominciato a scriverlo sempre più in fretta, fino a farcela per un pelo.
Dico questo, non per lamentarmi del tempo a disposizione (che sì era poco, ma uguale per tutti), ma solo per sottolineare che ero a conoscenza di molti dei difetti segnalati dai votanti (primo su tutti la zoppicante meccanica dello specchio) e che se non li ho sanati è stato più per mancanza di tempo che per scelta.
L’idea iniziale era quella di un cacciatore di streghe che entra nella casa di una di quest’ultime, specializzata in poteri attinenti agli specchi e agli aghi. Ma quando il cacciatore si è specchiato per la prima volta mi è venuto in mente che sarebbe stato troppo bello se il riflesso della strega fosse stato proprio il suo… e che la strega non esistesse, se non nella sua testa malata. A quel punto la storia si è scritta da sola, perché le condizioni per farla accadere erano piuttosto specifiche.
Il cacciatore sarebbe innanzitutto dovuto sembrare un uomo agli occhi del lettore (se fosse stato chiaro il suo sesso sin dall’inizio, l’associazione con la strega avrebbe potuto sembrare scontata), ma in realtà sarebbe stato una donna, talmente sconvolta dalle torture subite da non riconoscersi nello specchio. Questo ha portato a due conseguenze estremamente limitanti:
• Un lessico privo di aggettivi maschili o femminili (supponevo che a causa dei vestiti laceri, la fisicità del pugno contro lo specchio e altri elementi iniziali, il lettore (statisticamente maschio) avrebbe pensato, laddove non specificato, di interpretare un personaggio maschile). Purtroppo, dai pochi feedback ricevuti, praticamente tutti mi hanno detto di aver pensato di essere donna, quindi l’escamotage non si è rivelato così brillante… ( se avete tempo e voglia ci terrei a sapere qual è la stata la vostra esperienza in merito).
• L’assenza di elementi trascendentali che non fossero illusioni generate dai traumi subiti dalla protagonista. Quindi niente mostri (veri) niente poteri magici e pericoli che non fossero quelli che si potrebbero verosimilmente incontrare in una casa di campagna abbandonata a sé stessa per qualche anno (come appunto ratti e un nido di calabroni), sommati a quelli potenzialmente autogenerati dalla propria follia.
I limiti autoimposti, sommati a quelli del concorso (poco tempo, vietata la matita e caratteri contati) hanno pesato non poco sulla genesi di quest’opera che, come pensavo era un boccone troppo grosso da masticare (ma ormai non riuscivo a togliermelo dalla testa).
Concludo facendo notare che il corto era collocabile nella categoria degli escape book, librogame moderni che tendenzialmente non offrono rigiocabilità ( se si escludono i finali alternativi) non fornendo path alternativi che ramifichino la storia. Per mantenere intatta la longevità, solitamente in cambio offrono una difficoltà più elevata.
E questo non era un corto facile, né per i temi, né per la difficoltà, né per le meccaniche. Non era uno di quei corti che prende per mano il lettore conducendolo fino al finale, occupando un quarto d’ora del suo tempo. Era un corto che proponeva una certa sfida, e richiedeva, per essere compreso appieno, anche parecchia attenzione, probabilmente troppa per un lettore di un concorso nel quale vengono proposti tre corti a settimana.
Sulla meccanica dello specchio
Ero consapevole che la meccanica dello specchio non funzionava pienamente. Originariamente doveva esserci un meccanismo che la innescasse: di tipo lessicale (tipo parole palindrome, o un’altra categoria di parole), o narrativo (come per esempio qualcosa che stona nella scena) ma non ho fatto semplicemente in tempo a integrarlo (anche perché scelto un “trigger” avrei poi dovuto controllare tutti i paragrafi normali per verificare se lo “innescassero” per sbaglio); avevo anche pensato di toglierla a un certo punto, ma 1) il corto sarebbe stato troppo facile, bastando una semplice esplorazione per reperire velocemente tutti gli oggetti. (A posteriori forse sarebbe stata la scelta migliore, visto il successo di corti a difficoltà quasi nulla) 2) Avevo paura che, sebbene il “non riconoscersi nello specchio” da parte della protagonista avviasse tutta la vicenda (e il riflesso nel pozzo la chiudesse), il corto non fosse percepito come in tema (e anche qui, visto lo sforzo profuso da alcuni autori nel centrarlo, a posteriori mi sento un po’ un coglione).
Alla fine, mi son detto che anche lasciarla libera poteva starci, per aumentare un po’ la sfida. E’ un corto, in fondo non ha mille paragrafi! La meccanica dei passaggi segreti degli “Horror Classic” di Brennan (Dracula e Frankenstein) è ugualmente libera e ben più spietata (devi anche azzeccare un tiro dei dadi, consultare una tabella in fondo al libro e ricordarti il paragrafo iniziale al quale tornare) e, personalmente, non mi ha mai generato un senso di disgusto, per quanto alzasse di molto l’asticella della difficoltà.
C’è da dire però che non mi aspettavo che la gente si mettesse automaticamente a specchiare ogni singolo paragrafo nella speranza di beccare qualcosa, solo perché aveva la possibilità di farlo.
E in questo un po’ di colpa ce l’ho anch’io per aver scritto, riguardo all’utilizzo dello specchio, la frase:
“D'ora in poi avrai la possibilità di utilizzare lo specchio per osservare la casa da un altro punto di vista”
Che prometteva interazioni ben più frequenti di quelle effettive! Tornando indietro avrei scritto al suo posto un ben meno criptico:
“Lo specchio ti mostrerà la realtà dietro l’illusione”, che avrebbe sottinteso il vero scopo dietro al suo utilizzo, cioè quello di rivelare la realtà dietro le illusioni della casa, generate dai traumi della protagonista.
Ma non volevo dirlo chiaramente e ho preferito lasciare al suo posto due criptici indizi:
“lo specchio dice la verità” e “affronta i tuoi demoni e potrai ricordare…”
Il primo alludeva al fatto che la realtà nella casa poteva essere illusoria e solo con lo specchio avremmo potuto conoscere quella vera. Usando lo specchio su un letto insolitamente opulento, su una gigantesca ragnatela o su un bebè deforme avremmo infatti scoperto rispettivamente: un vecchio letto con materasso di paglia, un tendaggio lacero e un ratto piuttosto incazzato.
Lo stesso indizio strizzava l’occhio al fatto che anche il nostro riflesso nello specchio (percepito come quello della strega che ci lancia una maledizione) è in realtà proprio il nostro, orribilmente sfigurato dopo le torture ingiustamente subite.
Il secondo indizio: “affronta i tuoi demoni e potrai ricordare…” alludeva al fatto che nella casa quei pericoli illusori (derivati dai traumi subiti) bisognasse affrontarli e non evitarli come la prudenza ci avrebbe raccomandato. Motivo per cui un letto insolitamente invitante (il sontuoso letto del parto a casa del barone), il rogo nel camino e la vasca piena di acque scure dovevano essere affrontate e non evitate.
Sul tunnel di 5 paragrafi senza scelta multipla.
Inizio col dire che il “tunnel” così tanto criticato che introduce la storia, non avrebbe neanche dovuto esserci… e non c’era, fino all’ultimo giorno utile per la consegna. Nel primo paragrafo, nativamente, si poteva decidere se parlare o meno coi bambini, scelta che avrebbe cambiato il finale (nel secondo caso i bambini non avrebbero fatto la spia e nessuno avrebbe cercato di bruciare la casa), e anche lo specchio non si trovava nativamente all’ingresso, ma nella camera da letto, accorciando ulteriormente l’introduzione.
In fase di revisione, la prima scelta multipla è stata eliminata insieme a un paio di finali per mancanza di spazio, e lo specchio è stato spostato all’ingresso per evitare incongruenze nella trama nel caso il lettore avesse trovato alcuni ricordi prima di esso. (per gestirlo avrei dovuto creare altre parole chiavi mangia spazio e avere tempo per ricontrollare tutto). Questi due cambiamenti hanno creato, senza che me ne accorgessi, il famigerato tunnel da 5 paragrafi.
Però ve lo devo dire, al di là del fatto che sia senza dubbio una “buona norma” proporre delle scelte a ogni paragrafo, non riesco a capire tutto questo accanimento. Potevo capire se aveste detto che l’introduzione era troppo lunga rispetto allo svolgimento del corto vero e proprio, ma se non è per quello, cosa vi cambia se ci sono cinque piccoli paragrafi al posto di uno lungo? Vi ha rovinato così tanto la fruizione del corto da doverlo evidenziare con tale enfasi? E’ solo l’introduzione… e i paragrafi scandiscono le scene. Come ho detto, capisco la “buona norma”, ma mi è sembrato che per alcuni questo “errore” avesse influito non poco nel giudicare l’opera…
Sulle instant death
A nessuno piace morire in un librogame, ma in un horror davvero non volete rischiare di morire? Siamo figli degli anni 80’ dove nei librogame si moriva ogni tre per due, e qui siamo pure in un corto: è così terribile finire male, calcolando che anche la morte del protagonista, in un film di genere horror, tende a essere un evento piuttosto normale?
Se invece il vero problema risiede nel morire senza esserselo meritato, allora siamo molto più d’accordo…
Però io gli indizi ve li avevo messi. Non le considero morti casuali per quanto a volte bisognasse ragionarci un po’.
1)Morte per calabrone nell’occhio
Giocava sul fatto che, solitamente, nei racconti e nei film, è sempre meglio guardare dal buco della serratura di una porta sconosciuta, invece di aprirla… ma in questo caso ha senso? E’ un armadio e non ha luce all’interno quindi cosa volevate vedere esattamente? E poi, sul serio accostereste il vostro unico occhio funzionante al buco della serratura di un armadio dove sentite un ronzio? Secondo voi i “ronzanti” per entrare o uscire dall’armadio aprono e chiudono la porta o sfruttano l’unico buco disponibile?
2)Morte per aver bruciato la ragnatela
La gigantesca ragnatela era in realtà una tenda. Usando lo specchio il rischio era immediatamente azzerato. In caso contrario veniva proposto di bruciarla o di sbarazzarci del ragno. Perché dovrebbe essere sbagliato bruciarla? Perché nella descrizione della ragnatela era scritto che arrivava fino alle travi di legno sul soffitto. L’indizio alludeva al fatto che se la ragnatela avesse preso fuoco esso si sarebbe propagato fino al legno secco.
3)Morte da ratto bebè
La più difficile da comprendere ed evitare. Il bebè deforme era in realtà il ratto, e bisognava capirlo per comprendere la sua virtuale pericolosità (ok, erano ratti un po’ aggressivi e nel finale segreto si capiva anche il perché) ed evitare di sottovalutarlo per la sua apparente lentezza o tentare di abbracciarlo solo perché ci ricordava il nostro bambino. C’erano indizi a riguardo?
Nella cucina e nel giardino c’era puzza di escrementi di ratto, e se specchiavamo lo scoperchiamento della pentola avremmo visto uscire qualcosa di nero e peloso. Al contrario, senza specchio avremmo visto il bebè deforme. Non avremmo potuto fare entrambe le cose contemporaneamente, dato che il testo precludeva la possibilità di poter controllare due volte la cucina, ma lo considero cmq un indizio, dato che nel primo caso sai che c’è qualcosa di nero e peloso in casa che non può essere apparentemente il bebè e nel secondo puoi comunque associare il bebè alla puzza di escrementi di ratto per capire la sua identità.
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Parliamoci chiaro, mi rendo conto che non fossero indizi eclatanti (spesso nei librogame troviamo biglietti e/o persone che dicono roba come “evita la porta color del sole” che è roba parecchio palese), ma io ce li avevo messi e quindi, se le morti vi sono sembrate casuali e non prevedibili… beh, sappiate che non lo erano totalmente.
Riconosco inoltre che morire in un librogame con impostazione esplorativa alla “escape book” è un po’ inutile, perché rigiocarlo da capo non ha senso. Nella mia concezione il lettore avrebbe bypassato la morte con una risata (bisogna sempre ridere della propria morte!) e avrebbe continuato l’avventura, ma mi rendo conto che sia “faticoso” in digitale ritrovare il punto dove si era poco prima (per quanto la casa sia composta da sole 4 stanze collegate fra di loro). A posteriori, penso che avrei messo dei link dopo la morte per tornare alla scena precedente per facilitare il tutto senza privare il lettore di una bella fine cruenta.
Sul titolo: The Witch
Sì, lo ammetto, come ha detto qualcuno l’ho chiamato così perché mi suonava meglio di “La strega”, e perché volevo un titolo abbastanza neutro che richiamasse il concetto di strega senza entrare nel particolare. (la protagonista viene tacciata di esserlo e ci si sente lei stessa per trovare una giustificazione alle brutalità subite).
Davvero non vi è piaciuto che l’abbia usato senza una motivazione culturale/geografica? Allora perché non vi ho sentito dire nulla di (cito solo lo scorso anno e questo):
Smiling town - È ambientato in Inghilterra? Perché non si chiama “La Città Sorridente”?
Le chat Noir - È un gatto francese? (i nomi dei gatti sono Tom, lilly, Felix). E’ ambientato in Francia? Non apparentemente. E allora non poteva chiamarlo “il Gatto Nero”?
Fatal dream - Ma come, il nome dello specchio in inglese in un’ambientazione fantasy/mitologica greca? Perché non si chiama “??????? ??????”, piuttosto?
Miroir de Sorcere - È ambientato in Francia? ( i nomi sono italiani). In caso contrario, perché non si chiama “lo specchio della strega”?
Fantastic talking Mirror – Perché non si chiama “il fantastico specchio parlante” ?
Davvero solo il mio “The Witch” ha suscitato in voi dubbi esistenziali sulla scelta di un titolo anglofono?
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Di seguito alcune risposte ad personam alle critiche e ai suggerimenti che mi sono arrivati.
@Moch
“(…) da agnostico, avrei evitato un messaggio anticristiano così esplicito (dio e madonna minuscoli?). Una provocazione un po’ superficiale.”
Hai ragione, sarebbe stata una provocazione piuttosto superficiale, e infatti non era mia intenzione: “Madonna” in minuscolo è stata una svista, ma “dio” minuscolo, a me sembra corretto!
“…comprendi che il dio a cui ti sei rivolto è un dio di amore che….”
“… non è mai stato un dio adatto alla vendetta.”
Ti cito la regola grammaticale ma puoi trovarla ovunque:
“La parola dio (e derivati) prende la maiuscola solo se è nome proprio: Dio (nome proprio della divinità delle religioni abramitiche), il dio Osiride, la dea Venere, un dio greco, il dio dei cristiani. “
“- Purtroppo, la narrazione si concentra quasi esclusivamente nella parte finale, con un lunghissimo paragrafo rivelatore, mentre per il resto, tra amnesia e ricordi evocativi ma criptici, l’ho trovata poco coinvolgente.
Forse disvelare la verità in maniera più graduale avrebbe reso lo svolgimento narrativo più avvincente.
Altro aspetto su cui avrei lavorato maggiormente sono le descrizioni della casa, che ho trovato troppo scarne e poco atmosferiche.”
Tutto giustissimo! Ma tra limitazioni di tempo e caratteri ho lasciato perdere (avrei dovuto evitare lo spiegone, o cmq farlo precedere da tanti indizi che facessero intuire la verità al lettore, ma richiedeva un lavoro di “tuning” immenso). Anche le descrizioni delle stanze sono scarne al limite del fastidio, me ne rendo conto ?.
Il passaggio 66 -> 99 è, secondo me, davvero difficile da intuire, nonostante la frase finale.
La difficoltà non risiede tanto nell’enigma in sé ma nel capire che c’è un enigma da risolvere.
Su questo bisognerebbe essere più chiari.
L’enigma stava proprio nel capire che ci fosse! So che è criptico e che può far storcere il naso, ma appena lo noti è di immediata risoluzione, ed essendo un finale “bonus” oltre che segreto non mi piaceva l’idea di regalarlo. Teoricamente il finale “vero” è quello deprimente in cui ci nascondiamo nel pozzo! Senza un elemento trascendentale la protagonista non avrebbe potuto ricevere alcuna giustizia in vita. L’enigma (molto meta) richiedeva al lettore uno "sforzo" per capovolgere il paragrafo, così la protagonista avrebbe dovuto fare uno sforzo per capovolgere le proprie convinzioni religiose.
non ho trovato nessun utilizzo alla parola chiave #RAGNO_MORTO.
Serviva a far credere al lettore che prima di dar fuoco alla tenda convenisse uccidere il ragno. E’ un po’ “meta” e un po’ una trollata, lo ammetto, ma mi divertiva e occupava uno spazio irrisorio.
@Finn
il mio problema è la storia dello specchio… Utilizzandolo nel momento sbagliato mi sono autospoilerato parti della storia andando a finire dove non avrei dovuto il sistema è un po' confuso e avrebbe necessitato di una maggiore spiegazione o, anche qui, di un meccanismo di controllo.
@gpet74
A peggiorare la cosa c’è che l’autore non ha pensato ad alcun simbolo o frase di conferma all’inizio dei paragrafi specchiati.
(…) Invece per come stanno le cose in alcuni casi ci si rende conto subito di essere finiti in un paragrafo che non c’entra nulla, ma in altri prima di rendermene conto mi sono letto metà paragrafo o anche più che non avrei dovuto leggere, con orrendo effetto spoiler.
Emmhh, sì, avrei proprio dovuto pensare a un sistema di controllo…
Ma sul serio non avete letto del simbolo di controllo quando ho spiegato come usare lo specchio? Come avete fatto a spoilerarvi dei paragrafi? C’era un § accanto al numero dei paragrafi che si potevano specchiare!!!
@gpet74
Infatti leggendo il racconto a schermo ogni volta che voglio controllare se è possibile specchiare l’ambiente in (paragrafo) in cui mi trovo devo scrollare come un forsennato su e giù e ricordarmi anche da quale paragrafo vengo, in modo da tornarvi.
In che senso non ti ricordavi il paragrafo di provenienza… bastava re-invertire le cifre… o non ho capito qualcosa?
@Zage
- Copertina molto carina, ma… l’occhio chiuso doveva essere quello cucito, non quello aperto, o sbaglio?
Glielo spieghi tu all’AI che andava cucito l’occhio chiuso e non quello aperto? Gliel’ho detto in ogni modo o maniera ma non c’è stato verso… ? e alla fine mi sono arreso (anche se ammetto di trovare l’apparente paradosso piuttosto affascinante).
- Il ragno che ti guarda con occhi tristi è un’immagine più comica che horror…
Vero! E ricordo di averla anche pensata come immagine comica! Sono uscito fuori dall’atmosfera horror senza accorgermene!!! Credo mi sia risalito un po’ di Esabau dall’anno scorso O__O
La meccanica dell’inversione numerica dei paragrafi è interessante, ma risulta frustrante nella lettura digitale. Saltare tra paragrafi spesso distanti non è agile come lo sarebbe su carta.
Hai ragione… non avevo pensato che digitalmente sarebbe stato così faticoso! ?. Però proporre il link automatico avrebbe causato l’immediato click da parte di praticamente ogni utente, non essendoci apparenti svantaggi, quando al contrario è una meccanica che va “ricordata”. (come ho scritto all’inizio, era mia intenzione creare una meccanica di innesco e continuo a pensare che fosse quella la soluzione migliore al problema).
Alla fine, dopo aver esplorato entrambi i corridoi, mi sono ritrovato senza sapere più cosa fare.
Forse perché ho smesso di cercare i paragrafi specchiati? Perché ho bruciato l’armadio e non ho potuto scoprire il suo contenuto? O perché non ho voluto dormire nel letto?
La ragnatela in fondo al corridoio era, in realtà, una tenda lacera (bisognava specchiarla) per proseguire alla sezione finale.
Se dormire è un passaggio obbligato per avanzare, allora non dovrebbe essere presentato come una scelta, credo.
Non sono d’accordo. Se, ad esempio, dentro a un comodino ci fosse stata una chiave necessaria per avanzare nella storia avrei dovuto, essendo un passaggio obbligato, rendere obbligatorio prenderla eliminando la scelta se cercare o meno nel cassetto? Il corto ha una mappa libera che permette di tornare nella stanza a dormire in qualunque momento (che in ogni caso non è obbligatorio per proseguire ma sblocca solo uno dei quattro ricordi).
Le parole in inglese Witch, End, Good evil ending spezzano un po’ l’incantesimo di un’ambientazione gotica e senza un’epoca definita.
Riguardo a “end” e “good evil ending” non avevo pensato… Son parole da gamer così normali per me che non ho pensato a metterle a tema (in un certo senso le considero parole “meta” fuori dalla narrazione), ma ragionandoci hai probabilmente ragione! “The Witch”, invece, è semplicemente il titolo e come tale non spezza nessun incantesimo (la narrazione deve ancora iniziare) e non ha niente a che vedere col mondo del “gaming”.
@F.A.S
Come mi è capitato per altri corti, il racconto presenta un po’ troppe cose da ricordare semplicemente a mente, tra parole chiave e ricordi ho avuto bisogno di annotarmeli per poterli ricordare tutti.
Nel regolamento iniziale avevo scritto di non ricordare il nome dei ricordi ma solo il loro numero totale (ti sei segnato anche i nomi?) A parte questo c’erano solo 4/5 parole chiave da ricordare.
@iI mietitore
in base alle regole del paragrafo 51 si può passare al paragrafo specchiato anche dopo aver letto quello normale, ma questa cosa si incastra molto male a livello narrativo.
Per esempio, paragrafo 46. Stiamo venendo tirati sott'acqua dalle mani nere, ma passando al 64 non c'è menzione della cosa.
Vero! Mi rendo conto che a livello narrativo alcune situazioni non reggano molto bene. Permettere di specchiare/non specchiare e fare entrambe le cose a un paragrafo è stato uno dei compromessi zoppicanti che ho dovuto prendere per la mancanza di spazio e di tempo. In caso contrario avrei gestita la cosa in maniera più fluida o modificato la meccanica.
Problema analogo al paragrafo 34: prima il feto esce e scappa, poi al 43 apriamo la pentola e ci ritroviamo il feto ancora una volta.
Teoricamente no. La regola dice di accettare le conseguenze della nostra scelta. Quindi da 43 (o 34) bisogna andare al 27.
Al 27 c’è scritto “Se non l'hai già fatto, puoi controllare la cucina in cerca di qualcosa di utile [19]” che preclude dal riprovare. Mi rendo conto che potesse essere spiegato meglio, però.
Tra l'altro passare ai paragrafi specchiati spesso (sempre?) ci impedisce di trovare i ricordi.
Non vedo perché. Possiamo sempre tornare nella stanza e riprovare senza specchio, azione contemplata dalla regola dello specchio. (Se ti riferisci a un caso specifico fammelo sapere, ma sei stato l’unico a farmelo notare).
L'esplorazione, sarò stato stanco io, ma l'ho trovata snervante: bivi su bivi dove non ho motivi di andare da una parte piuttosto che dall'altra, e dove appunto devo constantemente guardare i paragrafi specchiati per vedere se esistono. Esempio: paragrafo 55, ci sono due corridoi, sinistra e destra. Dove vado? Insomma, mi si offra qualcosa sulla base di cui fare qualche considerazione... La cosa si ripropone subito dopo: corridoio di sinistra, paragrafo 25: ci sono due porte: la "prima" e la "seconda". Non si poteva fare di meglio per guidare la mia scelta?
Sono in tutto quattro stanze (a parte il giardino) e due corridoi in una casa che, apparentemente, non conosci. Due stanze, tra l’altro, sono anche descritte dal corridoio per facilitare una scelta. Davvero ti sei sentito spaesato per due corridoi paralleli ai lati dell’ingresso e due porte senza descrizione?
La fisica dello specchio è obiettivamente un po' strana. Mi rendo conto che sia la premessa del racconto, ma avrei speso qualche parola in più per spiegare, ad esempio, in che modo noi andiamo a reperire la paglia dal riflesso della camera da letto.
“Lo specchio dice la verità” è la premessa… Il letto che ci appariva sontuoso era in realtà il nostro vecchio letto, poco più di un pagliericcio:
Par. 73: “Nel riflesso dello specchio il letto appare molto più modesto: praticamente una tavola di legno con sopra un sacco pieno di paglia.”
In pratica, la protagonista guarda il riflesso e vede il letto com’è in realtà. Se vuoi sapere come si svolge l’azione diciamo che a quel punto, guidandosi con lo specchio mette la mano nel punto dov’è la paglia e la prende. (avrei potuto descriverlo, ma non mi è venuto in mente, giusta osservazione!).
Morti istantanee come se fossero gli anni '90. Io non capirò mai. Abbiamo una manciata di paragrafi e perdiamo spazio per far crepare a caso il lettore? Via.
Nella mia testa non erano poi così casuali e perfettamente godibili in un horror… vedi la parte iniziale di questo post
Ma perchè poi questa fissa per la trachea? La trachea se ne sta ben in profondità, prima di mordere quella il feto ne deve fare di strada.
E’ bella scrocchierella, come diciamo a Roma! Ma se non sei un ratto non puoi capire. E cmq non mi risulta si debbano scavare metri di carne per arrivarci, eh…
Ho fatto un po' di retro-engineering ma non capisco come arrivare al 99
Nel paragrafo 8 e nel successivo 66 (che tecnicamente è un finale) è ripetuta la frase “capovolgere la situazione”
Par. 8 (…) ti prepari a implorare l'aiuto dell'onnipotente, affinché possa capovolgere la situazione, punendo i malvagi e salvando i giusti.
Par. 66: (…) Mentre il calore e il fumo cominciano a diventare insostenibili, ti chiedi se esistesse un modo per capovolgere la situazione in cui sei finita.
Quindi il par. 66 andava semplicemente capovolto (non c’entra la meccanica dello specchio, se non nel fatto che ci aveva abituato a manipolare i numeri dei paragrafi fino a quel momento).
Come ho scritto a Moch, l’enigma stava proprio nel capire che ci fosse! So che è criptico, ma appena lo noti è di immediata risoluzione, ed essendo un finale segreto e “bonus” non mi piaceva l’idea di regalarlo.
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mizraim
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Maestro Ramas
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Re: Corti 2025 - Settimana 3
GGigassi ha scritto:il discorso sulla durata dell’introduzione divisa in più paragrafi filerebbe di più per un librogame corposo (presentazione, cambi di scena…). Questo è un Corto e io voglio cominciare a giocare da subito. Inoltre tutto quel testo potrebbe aver sottratto (in via non tanto teorica, secondo quanto scrivi dopo sulla struttura) spazio alla parte ludica.
Se il problema è semplicemente la lunghezza dell'introduzione che risulta pesante e non la sua divisione in paragrafi, posso essere tranquillamente d'accordo e l'ho anche scritto. (in ogni caso era un insieme di parti importanti, come l'arrivo nella casa, i bambini, e lo specchio con la sua meccanica, quindi non ho "rubato spazio al resto").
Tornando al discorso del titolo, Miroir de Sorcere si riferisce allo "specchio della strega" anche detto "occhio della strega" o specchio convesso o specchio dei banchieri. Da una breve ricerca era diffuso in tutta Europa e non era specifico della Franca. L'autore (o meglio l'autrice, dato che quello di Pallo è un depistaggio chiaro) credo appunto l'abbia scelto perchè più evocativo. Non ci sono motivi per "Smiling Town" se non perchè suona bene (powerbob correggimi se sbaglio), e le Chat Noir è uno dei simboli di parigi ma non mi pare che il corto avesse riferimenti francesi (ho dato una breve controllata ma potrei sbagliarmi). Guarda che mi stai solo dando ragione: tutti quei titoli hanno usato il loro corrispettivo estero (poi se sbaglio correggetimi) perchè suonava più esotico ed evocativo... esattamente quello che ho fatto io! E non c'è nulla di male! Ma le critiche sui commenti erano legate al fatto che non avessi giustificazioni per farlo non avendo la storia, apparentemente, elementi anglofoni! Il concetto è che non puoi criticarmi il titolo perchè a me suona più evocativo e a te no, ma poi motivarlo adducendo che non ho giustificazioni culturali/narrative per usarlo! 
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mizraim
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Maestro Ramas
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Re: Corti 2025 - Settimana 3
GGigassi ha scritto:"La Strega" non avrebbe avuto molto sugo nemmeno in italiano secondo me, almeno in francese sarebbe stata più pertinente all'ambientazione. Da quello che ricordo.
Dai, GGig (posso chiamarti Ggig?) , davvero vuoi criticarmi il corto (che poi chiaramente non ho scritto io) solo perchè il titolo non ti piaceva quanto piaceva a me e allora dovevo almeno avere la buona creanza di motivarlo con l'ambientazione? Eddai...
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mizraim
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Maestro Ramas
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Re: Corti 2025 - Settimana 3
mizraim ha scritto:. Non ci sono motivi per "Smiling Town" se non perchè suona bene (powerbob correggimi se sbaglio)
Sì, nell'immaginario collettivo ho pensato che un nome inglese poteva suonare più familiare e iconico. Poi comunque ho lasciato "Benvenuti a" per evitare un eccesso quanto superfluo uso di termini stranieri.
Per la cronaca, sono a favore di un titolo straniero fin quando trasmette un'emozione o gioca sulle parole. Ricordo che inizialmente io e Lorenzo (periodonikes) proponemmo come titolo originale di Grafomante "Draw your weapon" proprio perché poteva significare sia "estrai la tua arma" che "disegna la tua arma", ma l'editore ci convinse a utilizzare un titolo più riconoscibile e facile da leggere, anche in aiuto di chi non mastica l'inglese.
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powerbob
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Arcimaestro
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Re: Corti 2025 - Settimana 3
GGigassi ha scritto:Per quel che riguarda il sesso del/la protagonista, non mi è mai venuto il dubbio che non si trattasse di una donna. Probabilmente sono stato influenzato dalla copertina; il titolo poteva riferirsi anche all’antagonista oppure a un altro elemento di contorno.
Sei il secondo che me lo dice... dannazione! quello è evidentemente il riflesso dello specchio ma ha finito per influenzare il lettore sul sesso della protagonista... All'inizio nella copertina doveva esserci una figura di spalle che guardava lo specchio, ma per quanto chiedessi all'AI di farla neutra, la corporatura era sempre visibilmente maschile o femminile, quindi alla fine ho lasciato perdere e son passato al primo piano sullo specchio!
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mizraim
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Re: Corti 2025 - Settimana 3
mizraim ha scritto:Io The Witch l'ho trovato un po' generico e troppo simile al titolo del film di Eggers (in cui, se non ricordo male, è scritto The VVitch). In italiano quantomeno si sarebbe distinto dal film. Inoltre penso che "La strega" suoni benissimo, ma è una questione soggettiva. Ammetto infine di essere stato influenzato dalla recensione di GGigassi e forse non sono stato l'unico. Credo quindi che la colpa sia sua e che dovresti prendertela con lui
Parlando seriamente posso assicurarti che, almeno nel mio caso, il titolo non ha avuto alcuna incidenza sulla valutazione.
Appena riesco, nei prossimi giorni, aggiungo alcune considerazioni che mi sono venute in mente leggendo la "gigantesca catarsi".
Me la prendo volentieri con Ggig!
Riguardo al titolo neutro... beh, quando l'ho scelto era solo un provvisorio, ma alla fine mi son detto: Qui si parla proprio del concetto di strega. il barone vede in lei una strega perchè gli fa comodo che lo sia, la protagonista rifiuta di vedersi come una strega, e complice lo specchio e la follia, le addossa le colpe, esternalizzandola. Nel finale bonus, la protagonista sceglierà di diventarlo, solo perchè tutti la vedevano già come tale ( e allora perchè non prenderne anche i vantaggi, e non solo gli svantaggi? ) per riprendersi il controllo del proprio destino. Un po' il concetto del "se tutti ti considerano un mostro, alla fine lo diventi."
Forse più che "La strega" (che non mi suona proprio) avrei potuto chiamarlo "Strega". Ad ogni modo tutto avrei pensato del mio corto, tranne che mi avrebbero fatto "la punta al cazzo" (termine tecnico romano) per il titolo
Aspetto con piacere le tue considerazioni sul corto! Ora che è finito tutto mi dispiace lasciarlo andare, e ho piacere a parlarne ancora!
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mizraim
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Maestro Ramas
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