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Recensione

Altre Serie : Il Mondo Perduto Jurassic Park
Edizione Sperling and Kupfer 1997
autore/i Lara Bergen
Recensore Dragan

Lucertoloni a bivi

Il binomio librogame-dinosauri rimanda inesorabilmente alla serie Time Machine e al suo volume d’esordio firmato da David Bischoff, ma non si tratta certo dell’unica presenza dei “lucertoloni” nella narrativa a bivi. Dagli scaffali dimenticati di Amos Pons spunta, infatti, “Il mondo perduto - Jurassic Park” (Sperling & Kupfer, 82 pagine), un’avventura tradotta in italiano dall’originale di Lara Bergen che costituisce una simpatica, ancorché breve, scorribanda nell’universo ideato ormai quasi 35 anni fa da Michael Crichton. Romanzo, il capostipite, di straordinario successo che ha dato vita a un franchise cinematografico con svariati sequel che non accennano a concludersi.

E proprio di uno di questi seguiti, appunto “Il mondo perduto” del 1997, diretto da Steven Spielberg - famoso per la leggendaria scena di un Tirannosauro a spasso per San Diego - questo raccontino a bivi costituisce una ret-con, portando un inedito punto di vista, quello del classico ragazzino ficcanaso non meglio caratterizzato, all’interno di alcune delle scene chiave di quella pellicola, dalla cui sceneggiatura di David Koepp trae ispirazione. Ciò serva a svelare anche la destinazione finale di questa storia, chiaramente dedicata ai più giovani, sebbene - come d’altronde nei film - non siano escluse scene cruente e tragiche conclusioni tra le fauci dei rettili di 65 milioni di anni fa.

L’autrice, oggi settantenne, ha scritto in carriera più di cento libri per bambini e ragazzi, tra cui remake di storie classiche e novellizzazioni di film per ragazzi, molti anche di successo, ma ai tempi questo fu, e sembra essere rimasto, il suo primo librogioco. Di qui è comprensibile la scelta di una storia interattiva semplice, con la divisione in pagine tra cui saltare e non in paragrafi, senza regolamento alla stregua di uno “Scegli la tua avventura”, se non una sola possibilità lasciata al lettore in un passaggio di optare tra un numero pari e uno dispari, con conseguenze opposte.

E da questa inesperienza nel mezzo nascono anche piccoli errori di progettazione che non sfuggono all’occhio di un lettore esperto: qualche falso bivio, oppure grappoli di snodi che conducono inesorabili su un binario morto e una conclusione anticipata. Ben 15, a tal proposito, sono le possibili instant death in un’ottantina di sezioni: non poche, a fronte di due soli finali positivi disponibili. E pure due sono i filoni narrativi alternativi: un’ottima peculiarità, invece questa, che dona al volumetto una maggiore rigiocabilità.

Due sono, sostanzialmente, anche le direzioni che si possono imboccare in principio di avventura, purtroppo in modo non eccessivamente consapevole: per affrontare il “sito B” di Jurassic Park, la misteriosa isola Sorna dove i dinosauri di Spielberg vengono “fabbricati”, si sceglierà la compagnia dei buoni o dei cattivi? Questa diramazione porterà a rivivere scene differenti del film, non sempre molto ben legate tra loro da una trama ma più simili a flash proposti di volta in volta. Comune denominatore, la presenza del re di tutti i dinosauri, il Tyrannosaurus Rex, del quale sarà facilissimo diventare parte del pasto se non si sceglierà con oculatezza.

E questo sia accostandosi alla famiglia Malcolm, con il “vip” Ian affiancato dalla ex moglie Sarah e dalla figlia Kelly, con cui potremo fare amicizia. Sia, al contrario, dando confidenza al fetido direttore del parco Peter Ludlow o ai cacciatori Roland Tembo e Dieter Stark. Le insidie sono dietro l’angolo e anche affidandosi al buon senso non sarà facile arrivare a dama con i finali positivi.

Non c’è apparato illustrativo di sorta in un’edizione abbastanza al risparmio. Non che l’originale fosse meglio, con un frame del film riciclato da cover come spesso avviene. La scelta italiana, invece, si gioca tutto il suo fascino confidando solo sul logo ufficiale del parco e della saga: quel profilo di fossile di un T-Rex che sembra meno morto del previsto. E toh! Riprodotto, all’interno, in piccolo in un tondino a fondo pagina come riempitivo, sembra proprio il logo dei suggerimenti del leggendario primo volume di Time Machine...

Tirando le somme, un buon librogioco di evasione, da un’oretta di run e poco più, che potrebbe tornare utile per avvicinare i più giovani alla lettura sfruttando, comunque, un mondo attraente come quello dei dinosauri e un marchio di grande successo commerciale. Purtroppo il volumetto è praticamente introvabile se non nel mercato dell’usato a prezzi quasi mai urbani.

***

Nota sulle valutazioni: nella “Longevità”, chi scrive dà un giudizio di quanto sia ben progettato il librogame in modo da essere giocato più volte, con nuovi percorsi e scenari e la possibilità di svolgere più partite senza esaurire filoni narrativi e ludici. La “Difficoltà” stima quanto sia complessa un’opera tra gioco e snodi: più il voto sale, più sarà complicato approdare alla fine. La “Giocabilità” è la summa di un sistema di gioco ben funzionante e non oppositivo verso il lettore e di una storia ben scritta e priva di errori. La “Chicca” accende una luce su uno o più aspetti con un punto di vista curioso, singolare o spesso simpatico. Il “Totale”, infine, non è una media delle tre votazioni precedenti (sebbene raramente vi si discosti troppo), ma un giudizio complessivo tarato anche sui gusti personali, sensibilità e fascinazioni del recensore.

Longevità 6.5: 

Matura e moderna, date le circostanze, la scelta di dividere l’opera in due parti alternative che possono essere giocate solo in run differenti. Entrambe, pur tuttavia, possono essere percorse ed esplorate in un tempo poco maggiore a quello necessario per leggere un corto.

Difficoltà 6.5: 

Di per sé il libro è affatto sfidante, ma la densità delle morti ingloriose disseminate nel testo consente di imbattersi in una sconfitta non troppo di rado e rende un po’ più gustosa la lettura.

Giocabilità 6.5: 

L’assenza di sistema di gioco offre l’opportunità di concentrarsi sulla prosa, piacevole, e sulle mosse dinosauri e degli umani. Un rimando sbagliato a pagina 36: bisogna proseguire alla sezione 56 e non 53 come scritto.

Chicca: 

L’autrice deve essersi divertita un mondo a scoprire il funzionamento delle instant death: in un passaggio inganna il lettore, decretando la “fine” dei suoi accompagnatori, ma non per lui, rimandandolo a un paragrafo successivo dove invece... viene ugualmente divorato. Allo stesso modo, in una delle conclusioni, il protagonista si risveglia e scoprire di aver sognato l’intera vicenda, ma lo fa a scuola durante un compito in classe, e quindi più che essere alla “fine” deve realizzare che il suo incubo è appena all’“inizio”.

Totale 6.5: 

Non certo un volume destinato a fare la storia, scontenterà senz’altro i palati più esigenti. Eppure è bello pensare che anche i “lucertoloni” di Crichton e Spielberg abbiano lasciato le loro enormi tracce nella piccola, grande storia dei librigioco.