Dopo i fasti di una collana elaborata e ricca di elementi positivi come Ninja, l'idea di creare una saga dedicata alle gesta degli assassini nipponici per antonomasia poteva sembrare una sfida persa in partenza.
Nonostante queste premesse, con cui non è certo facile misurarsi, Shuriken si rivela un prodotto all’altezza della situazione.
In questa serie interpreteremo un giovane sarutobi, impegnato a superare la difficile e misteriosa prova d’iniziazione per entrare in una setta Ninja: in cosa consista tale cimento, almeno nelle prime battute dell'avventura, non è chiaro nemmeno a lui.
Il sistema di gioco, semplice e complesso al tempo stesso, si rivela la carta vincente dell'opera. Il personaggio possiede alcuni punteggi standard, nello specifico: 12 punti di vita, 0 di attacco e 3 di difesa. I combattimenti vengono decisi secondo uno schema molto classico, ma al tempo stesso efficace: si lancia un dado e si aggiunge il risultato al punteggio d’attacco; se esso risulta superiore al punteggio di difesa dell’avversario, questi sottrae la differenza dei due valori così calcolata dalla propria energia vitale.
Ai punteggi si posso aggiungere bonus derivanti da armi e armature eventualmente reperite nel corso delle nostre gesta. Interessante è la possibilità di servirsi di armi a distanza. All’inizio dell’avventura potremo infatti scegliere tra alcune diverse opzioni di equipaggiamento, e decidere pertanto se portare con noi cinque shuriken (che non potranno mai esser recuperati dopo l’uso), alcuni aghi avvelenati o un coltello kunai.
Grazie a essi potremo, a volte, evitare i combattimenti e compiere altre azioni specificate nel testo. Ogni arma avrà i suoi pro e i suoi contro, ed è importante acquisire insegnamenti dalle esperienze che via via vivremo con il progredire della storia, allo scopo di conoscere al meglio i possibili impieghi del nostro arsenale offensivo ed evitare così di utilizzarlo in modo controproducente.
Le possibilità di personalizzazione del personaggio sono molto ampie; sono presenti ben cinque scuole di addestramento, ognuna caratterizzata dai alcuni bonus e altrettanti malus, e ognuna in grado di mettere a nostra disposizione tre letali mosse segrete: tra queste solo due potranno essere apprese da noi e impiegate quindi in combatimento.
Avremo per esempio una scuola che predilige tecniche di difesa, e ci consentirà pertanto di imparare a parare e schivare colpi subendo pochissimi danni; tale capacità si pagherà però in termini di punti di resistenza (ne avremo a disposizione un quantitativo minimo). Oppure potremo optare per una scuola in grado di potenziare le nostre capacità offensive: in questo secondo caso diventeremo forti e robusti ma con scarsa capacità di difenderci dagli attacchi avversari. Non mancherà ovviamente anche una scelta più equilibrata, che, senza farci eccellere in nessun campo, ci consentirà di saper padroneggiare a un discreto livello un po' tutte le tecniche.
Questa già ampia e variegata possibilità di personalizzare il proprio alter ego non esaurisce le poliedriche opzioni regolamentari che ci offre il libro, data la presenza di svariati talenti ninja, dai più classici come arrampicarsi o scassinare, ai più originali come leggere e scrivere abilmente o decifrare messaggi in codice.
Fin dall'inizio saremo a conoscenza di due delle tecniche ninja anticipate pocanzi, ma potremo impararne molte altre nel corso della nostra avventura. Da ciò si evince come la personalizzazione dei personaggi e la possibilità di affrontare la storia da prospettive differenti siano a dir poco considerevoli. Di conseguenza la longevità di questo primo volume della serie, ampliata anche dall'opportunità di scegliere il proprio percorso optando tra diverse diramazioni contraddistinte, fin dalle prime battute della storia, da molteplici bivi, sia potenzialmente molto vasta.
Purtroppo però, a tre anni dalla pubblicazione del primo volume non ne sono usciti altri, nonostante fossero stati più volte annunciati dall'autore Nikitas Tsoullos. Un vero peccato vista la qualità del primo capitolo della saga: questo limite purtroppo non permette di esprimere giudizi più approfonditi su una serie potenzialmente estremamente interessante.
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