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Recensione

Sherlock Holmes 4: Watson sotto accusa
Edizione EL 1991
autore/i Gerald Lientz
Recensore spadadelsole

Al povero dottor Watson non ne va bene una: rimasto vedovo, rimasto senza Holmes che è morto (nell'antefatto di questo volume non è specificato il motivo della dipartita), rimasto senza la possibilità di scrivere le storie del detective e rimasto con pochi soldi perché  ha perso tutto ciò che aveva investito in una società fallita.
Come se non bastasse, nel club da lui frequentato, è stato ucciso l’imprenditore che ha sperperato i suoi soldi e lui è l’unico indiziato, complice il fatto che avevano appena avuto una lite in cui aveva steso il figuro in questione con un pugno. Il suo arresto è prossimo,  a meno che qualcuno (noi ovviamente) non riesca a dimostrarne l'innocenza.  Per una volta non vestiamo i panni di qaulche parentei, ma solo un irregolare di Baker street divenuto adulto e aspirante detective.
Le nostre indagini ci porteranno a parlare subito con il buon dottore  per poi esaminare la scena del crimine; la  matassa è molto ingarbugliata perché Watson è rimasto per mezz’ora nella stanza del delitto senza accorgersi del cadavere: possibile? Probabilmente no, a meno che non si sia chinato a raddrizzare un tavolino caduto che, in effetti, al momento della nostra indagine è a terra. Se lo avesse fatto avrebbe sicuramente visto il cadavere... Il debole alibi, unito al fatto che i due gentlemen avevano appena litigato, con tanto di sonoro pugno rifilato dal dottore, fa si che la situazione sia davvero disperata.

Tanto più che, se il nostro amico è innocente, significherebbe che l’assassino potrebbe essere stato costretto a nascondersi dietro una tenda per una buona mezz’ora.  Roba da far venire il cuore in gola per la sorte del caro John.  Cominceremo quindi ad interrogare tutti i testimoni: sono molti e la tentazione di saltarne qualcuno è forte, ma bisogna ascoltare veramente tutti, per risolvere il caso e poi, una volta usciti, parlare con un venditore di giornali per ottenere un dato d'importanza vitale. Ma le indagini a questo punto si troveranno ancora in alto mare, per cui, su suggerimento dell'ispettore  che segue il caso e del fratello di Holmes, dovremo recarci a visitare un nobile  che potrebbe essere implicato nel misfatto, oppure a Baker Street per esaminare il famoso schedario di Sherlock, completo dei più disparati dati riguardanti i più svariati criminali d'Inghilterra.
Scoperta l’identità dell’assassino, potremo decidere se perquisire la sua casa o meno in cerca di ulteriori prove, prima dell’arresto del giorno successivo  Naturalmente il criminale ha scoperto di essere ormai in trappola e dovremo lanciarci in un inseguimento al cardiopalma, decidendo se affidarci all’intuizione o alle nostre gambe: la scelta condurrà comunque all’arresto finale se sapremo giocare bene le nostre carte.
Watson Sotto Accusa dovrebbe chiudere cronologicamente la serie, dato che è l’unico volume in cui il Sherlock Homes manca, anche se il suo ruolo sarà supplito in maniera eccellente dal fratello Mycroft e dal suo portentoso archivio.  Non so se la scelta sia stata originata da un tentativo di chiudere la serie oppure no, ma basta già questo per dare una piega totalmente diversa al libro. Qui, infatti, si tratta, prima ancora di risolvere un caso di omicidio, di salvare il dottor Watson, e la presenza di Holmes renderebbe, a ben pensarci, le indagini impossibili per uno che non sia lui.  Inoltre, dato che il tipo di storia ricalca da vicino il tema del primo volume, si correva il bel rischio di scrivere una canovaccio clone,  eventualità, per fortuna, evitata, anche perchè, appunto, il nostro compito è in primo luogo quellio di salvare un innocente.
Ciò giova molto all’interattività del volume (chi non vorrebbe aiutare il dottore?) e rende la sfida unica nell’ambito della serie. E ce ne vuole di forza di volontà, data la necessità di interrogare davvero tutti i testimoni e il fatto che i paragrafi siano molti, ma brevi, il che rende tutto, a mio avviso, più stressante  Ma è una soddisfazione grande rendersi conto man mano che le possibilità di salvezza di Watson aumentano, fino a scovare la prova della sua innocenza.
Particolarmente stimolante è la scena dell' inseguimento finale, in cui, oltretutto, ci potranno essere vari epiloghi, in cui, come nel primo volume, l'assassino riuscirà a svignarsela.
Il sistema legato ai lanci dei dadi non è caratterizzato da una difficoltà insormontabile come in Intrigo a Buckingham Palace: ottimo libro ma lo spazio lasciato al comparto ludico è poco. Per fortuna non ci sono le assurdità tipiche de Lo Smeraldo del Fiume Nero, dove le possibilità di risolvere il caso erano completamente delegatea due soli lanci di dado. Tuttavia non ci troviamo nemmeno di fronte all'ottimo livello di bilanciamento di Omicidio al Diogenes Club: qui i lanci sono molti e spesso difficili perché ci vuole un punteggio finale di 9 o di 10 per scovare indizi importanti o superare prove chiave, anche se per fortuna quasi mai decisive.
Il che è un male, specie in un paio di occasioni in cui non sarebbe stati sgradito dover ottenere risultati meno “stellari”.
In conclusione la storia è ben fatta, ma ci sarebbe voluto qualcosa di più per raggiungere un livello davvero eccellente, in primis una maggiore facilità e qualche paragrafo in meno, con una lunghezza media degli stessi leggermente aumentata.i

Longevità 6.5: 

Come si sa, è il punto debole di questa serie d'investigazione. Ma può essere utile una seconda partita per gustarsi ogni risvolto della storia.

Difficoltà 8: 

Non è alta come in altri volumi della serie (leggio Lo Smeraldo del Fiume Nero o Intrigo a Buckingham Palace), ma, comunque, è piuttosto elevata, forse troppo. Il libro garantisce una bella sfida in ogni caso per tutti gli appassionati più agguerriti.

Giocabilità 9: 

Ci troviamo di fronte a una grande, doppia sfida, che prende anche solo a leggere il titolo!

Chicca: 

/

Totale 7.5: 

Molto buono l'intreccio narrativo e ottima la struttura di gioco: tuttavia resta quel briciolo di amaro in bocca che è lo specchio delle occasuioni mancate da questo volume. Rimane un buon libro, ma non un capolavoro.