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Recensione

Sherlock Holmes 1: Omicidio al Diogenes Club
Edizione EL 1990
autore/i Gerald Lientz
Recensore spadadelsole

In questo volume interpreteremo un cugino del dottor Watson, che si diletta a tempo perso a improvvisarsi detective. Dopo una breve introduzione al metodo deduttivo di Sherlock Holmes, che è quello preferito dall'alter-ego che impersoneremo, accompagneremo lui e Watson alle corse dei cavalli, e finiremo così per assistere a uno strano caso: il superfavorito della gara principale correrà peggio di un ronzino….Si è trattato solo di un incidente oppure è stato drogato? Holmes ha perso una sterlina fraudolentemente o no? Su richiesta del proprietario dell’animale, dovremo investigare per rispondere a queste grandi domande. Terminata la prima indagine inizierà il caso vero e proprio: in uno dei club più esclusivi di Londra un odioso uomo d’affari, nonché ex militare, muore all’improvviso: è solo un caso o c’è dell’altro? Essendo socio di questo esclusivo circolo, Holmes non potrà investigare, così toccherà a noi farlo e catturare il colpevole.

Il primo volume di una serie, si sa, ha anche il compito d’introdurre alla storia e alle meccaniche di gioco. Questo compito viene espletato alla perfezione da Omicidio al Diogenes Club, che si rivelan un eccellente tutorial, un’introduzione perfetta al metodo deduttivo di Holmes, come meglio non ci si sarebbe potuti aspettare. La difficoltà è ottimamente settata, dato che i lanci di dado sono molti, ma nessuno veramente indispensabile: anche se se ne fallisce qualcuno quindi, non si avranno particolari problemi a procedere. Molte sono le strade che conducono alla risoluzione del caso, il che stimola ancor più le capacità investigative del lettore. In particolar modo, durante le indagini sull’omicidio, si può riuscire a scoprire subito il colpevole, ma in caso contrario sarà comunque possibile dipanare l'intricata matassa, magari faticando un po' più del dovuto.

Certo la longevità non è eccelsa, soprattutto trattandosi di una serie di investigazione, ma è comunque piacevole fare due o tre partite per sviscerare tutti i lati del rompicapo. Interessante è il sistema di gioco, basato non sulle immagini, come in Detectives Club, ma sui lanci di dado che, sommati alla caratteristica di turno del detective (tra un ventaglio di sei) permette di stabilire se il lettore riuscirà a scoprire o meno l’indizio o a dedurre qualcosa. Il tutto viene riportato nel registro a inizio libro con una certa libertà, per cui al lettore rimane il non piccolo compito di decidere se scrivere approfonditamente ciò che ha visto o pensato o di limitarsi a indicare di possedere l’indizio o la deduzione. Questa struttura di gioco è adatta a un’indagine lunga e matura (e che può fallire), anche se può essere frustrante, perché un lancio sbagliato può avere conseguenze molto gravi e addirittura, in altri volumi, compromettere la riuscita dell'avventura. Ottima, per finire, la caratterizzazione dei personaggi.

Longevità 7:  Non è molto lungo da leggere, ma ci sono diversi modi per venire a capo della questione, elemento che invoglia ad almeno 2 o 3 riletture, amplificando la durata di un'avventura altrimenti un po' corta.

Difficoltà 8:  Probabilmente il libro meglio settato dell'intera collana: l'indagine, pur mantenendo una certa complessità, non è mai condizionata da singoli lanci di dadi e questo è un enorme pregio. Carina anche la trovata del doppio incarico, ottima idea per introdurre la serie.

Giocabilità 7.5:  Ottimo il sistema di gioco, che in questo volume trova la sua più perfetta applicazione grazie a una certa capacità da parte dell'autore di non legare l'esito dell'indagine ai singoli lanci di dadi. L'ambientazione è resa magistralmente, così come l'atmosfera ela caratterizzazione dei personaggi, estremamente tardo-vittoriani nei loro comportamenti.

Chicca:  /

Totale 7.5:  Consigliatissimo, ottima introduzione alla serie.