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La serie Samurai è indubbiamente controversa come poche. Tra i vari motivi vi è anche il valore dei singoli volumi, ascendente secondo alcuni, decrescente secondo altri. Il primo volume, in particolare, risulta il più discusso di tutti: è facile? È difficile? E’ particolarmente sensato o insensato? Costituisce un parallelo con le avventure del Prete Gianni? A mio avviso è bello, ma con forti problemi di bilanciamento. In questa serie interpreteremo Iasaka, un grande samurai che, ritiratosi alla vita di eremita, deluso dalla decadenza del suo mondo e della casta dei samurai, riceve in sogno dalla divina Himiko il compito di raggiungere la città di Wa, così da riportare sulla retta via il Giappone. Risvegliatici, nei panni del combattente, dal sogno, decideremo, per prima cosa, di raggiungere l’isola ove abbiamo sotterrato le nostre armi e, per farlo, potremo scegliere tra tre differenti percorsi: cercare il nostro cavallo e impiegarlo per il viaggio, raggiungere uno strano mercante e aggregarsi alla sua carovana o seguire la strada maestra che ci condurrà ad un villaggio e da lì cercare un modo per raggiungere la nostra meta.
Come si evince da subito, le nostre vicende saranno sempre condizionate da un clima particolare, sospeso tra sogno e realtà, in cui non sarà possibile capire quali dei due stati sta prevalendo in dati momenti, condizionando le nostre vicende. E' emblematica di tale struttura l’esperienza del villaggio, dato che esso si rivelerà pieno di mostri. I suoi abitanti infatti sono stati mutati da un orribile demone e dovremo lottare per liberarli. Ma, ottenuta la vittoria, non sapremo appunto se le nostre vicende siano state reali o oniriche. Ritrovate a fatica le armi, inizierà il secondo capitolo dell'avventura: attraversando una grande foresta ci imbatteremo in una compagnia di ladri, che agiscono e si organizzano in base a un codice di onore e di mutualità che ricorda un po' quello dell'alllegra brigata di Robin Hood, e faremo la conoscenza di Hiro, un giovane signore feudale che, esautorato dal crudele Mishi, sta cercando di recuperare ciò che gli spetta. Farci riconoscere come il vero Iasaka non sarà facile e, dopo esserci riusciti, dovremo decidere se aiutare il giovin signore oppure no. Conviene comunque prestargli i nostri servigi perché, in caso di rifiuto, il capitano delle guardie ci ucciderà a tradimento di sua iniziativa, anche nel caso lo avessimo già affrontato ed eliminato (un bug piuttosto grave che mina questa parte del libro). In ogni caso converrà affrontarlo e uccidetelo subito, così da ottenere anche un prezioso bonus. Come ulteriore passo dovremo recuperare il sigillo della nobile casata, così da certificare il potere di Hiro e, per farlo, sarà necessario sconfiggere un crudele mostro, chiamato Mempo, nella cui caverna è stato nascosto. Potremo decidere se andarci subito o chiedere prima ad una miko (nome che identifica le sacerdotesse Shintoiste) di darci preziosi consigli. Il viaggio però, sarà pieno di difficoltà. Sconfitta la creatura e recuperato il sigillo, partiremo alla volta del castello di Mishi con le truppe di Hiro e, dopo aver visto con i nostri occhi una scena straziante a Kobe, che ci dimostrerà definitivamente la crudeltà dell’usurpatore, dovremo decidere se partecipare alla battaglia o se entrare attraverso un passaggio segreto, impegnandoci in una sorta di azione di commando. Entrambe le vie sono molto interessanti, ma optare per il cunicolo e per un attacco a ranghi ridotti sarà più sicuro e facile. Le due vie, poi, si riuniranno ed affronteremo Mishi nel duello conclusivo. Recuperato il castello, potremo avere accesso alla biblioteca in cui sono custoditi testi utilissimi per la nostra ricerca. Purtroppo essi risultano incompleti, ma dalla lettura trarremo un'indicazione fondamentale: recarci presso un monastero in Mongolia. Il primo volume della collana Samurai si rivela davvero interessante e accattivante anche se spiazzante, dato che l’atmosfera orientale e le regole del bushido si avvertono fin da subito e subito si comprende la profonda differenza con le avventure medievali vissute per esempio nella saga Misteri d'Oriente e , in generale, con il fantasy cui siamo abituati. Tornando a parlare de La Missione, il volume presenta forti problemi di bilanciamento: per quanto i combattimenti siano sempre abbordabili, a patto di avere dei discreti punteggi in certe caratteristiche, le instant death risultano eccessive. Questo sia perché il lettore medio europeo non ha tanta familiarità con il mondo nipponico, e finisce col fare talvolta scelte sbagliate, sia perché in certi punti gli autori ne hanno concentrata una quantità davvero eccessiva. Visitare la miko , ad esempio, risulta una scelta saggia, ma raggiungerla sarà difficile quanto scalare l’Everest, dato che prima saremo inseguiti da un plotone di ninja, ed evitare di morire sfiggendogli sarà estremamente difficile visto che ogni bivio implicherà la possibilità di una morte istantanea, quindi dovremo affrontare una serie di prove durissime una volta giunti vicino alla sua dimora. Comunque saremo ben ripagati dalla fanciulla, che ci fornirà preziosissime indicazioni. La lotta contro il Mempo, poi, risulterà quasi deprimente perché molto complessa, ma, se conosceremo (o indovineremo aiutati dalla sorte) il suo punto debole, vincere risulterà infantilmente facile… Come se la difficoltà non fosse comunque già abbastanza alta, dovremo tenere conto della la spada di Damocle dell’onore. Non mancano inoltre molti problemi di continuità, come se il beta testing non fosse stato accurato. Scegliendo uno dei tre percorsi iniziali saremo costretti infatti a dover “ricominciare da capo” scegliendone uno tra gli altri due che avevamo ignorato, anche se sei ormai distante nel tempo e nello spazio! Per giunta Quando rsi ritrovano le armi e l’armatura non viene detto nulla riguardo alla corazza e, dopo diversi paragrafi, Iasaka viene inspiegabilmente descritto come vestito solo di stracci. Altra gravissima imprecisone, il già citato e clamoroso assassinio da parte del capo delle guardie che era stato ucciso pochi paragrafi prima. In ogni caso, pur non potendo ignorare i molti difetti citati, la missione rimane un valido librogame, piuttosto originale e fuori dai classici canoni fantasy. Certo, da appassionato di cultura nipponica è normale che ne sia stato conquistato, ma ne consiglio la lettura a chiunque, anche come primo passo verso una nuova e interessante conoscenza delle tradizioni del Sol Levante.
Longevità 7:
Davvero soggettiva dato che non è detto che il tipo di storia piaccia. Comunque la tentazione di analizzare tutti i possibili sviluppi invoglierà più di un lettore a sviscerare a fondo il libro.
Difficoltà 6.5:
Eccessivamente alta per le troppe morti e i problemi di bilanciamento già citati, ma non per i combattimenti, che risultano ben calibrati e contribuiscono a rialzare un po' il voto.
Giocabilità 7.5:
L'ottima possibilità di interagire con personaggi e ambientazioni, l'interessante sistema regolamentare e l'eccellente verve narrativa degli autori garantiscono divertimento e tengono lontana la noia.
Chicca:
Ce ne sono davvero molte: il giovane signore feudale Hiro, personaggio davvero difficile da dimenticare , il ritrovamento del cadavere del Prete Gianni, giustiziato per aver cercato Shangri La… Ma ha senso averlo scovato dopo tanti secoli? Infine, l’indimenticabile incontro con la miko...
Totale 7:
Un buon titolo, ma rimane quella sensazione di amaro in bocca legata all'idea di trovarsi di fronte a un capolavoro mancato.
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