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Recensione

Lupo Solitario 28: La Vendetta di Sejanoz
Edizione  
autore/i Joe Dever
Recensore Dragan

E' un sipario triste quello che cala sulla longeva serie di Lupo Solitario con il 28° volume, La vendetta di Sejanoz. Un librogame che, ora è noto, non era certo destinato a essere il gran finale della saga ma tale è rimasto e tale resterà per quasi quindici anni, finché l’uscita degli ultimi agognati quattro volumi si spera non porrà rimedio.

Per sfuggire a Sejanox, crudele Autarca del Bhanar che ha deciso di invadere il Chai, l’anziano imperatore Xo-lin fugge con una mega carovana d’emergenza per organizzare la resistenza dalla città di Tazhan, nel regno amico di Lissan. L’anonimo Grande Maestro, rimasto da quelle parti dopo l’ultima missione, su splendido suggerimento del solito Lord Rimoah si assume il compito di scortarlo.

Comincia così una traversata (eh...) breve ma ostica, in cui ci si trova ad affrontare più di una volta banditi umani, come l’assassino arciere Kronar, oppure orrende creature di origine Agarashi, come i vermi Nahba. La routine della carovana è spezzata dai tentativi di assassinare il principe Kamada da parte di un traditore, che poi si scoprirà essere la nutrice Shavane, un’infiltrata di Sejanoz, mentre la battaglia campale arriva poco prima della meta finale del viaggio, a Fort Vlau, cittadella presa d’assalto dalle truppe bhanariane alla presenza dello stesso Autarca.

È lì che il Gm si prende lo sfizio di eliminare il supernemico con un preciso lancio d’arco e l’aiuto di una “freccia della giustizia” ricevuta in dono da un mago, decretando la fine di un regno innaturale che durava da 3 mila anni. A quel punto il più fedele discepolo di Lupo Solitario, con in tasca il quarto più altro grado dell’Ordine, quello di Gran Barone, può riporre le armi in soffitta, in attesa che si scatenino “Le tempeste del Chai”...

La storia scorre via piatta tra una tappa e l’altra mentre lo scenario inedito, che strizza l’occhio al Sol Levante, non aiuta a identificarsi in quello che una volta era Lupo Solitario e ora non lo sembra più.

Eppure c’erano tutte le premesse per un buon libro: le poco intriganti vicende presentate nel volume precedente, L’Artiglio di Naar, avevano avuto almeno il merito di lanciare un avversario con i controfiocchi, l’Autarca Sejanoz, e il titolo a lui dedicato, tanto in inglese quanto in italiano, presupponeva un bel librogioco di guerra con duello finale all’arma bianca, sulla scorta di gloriosi precedenti, da Kimah a Kekataag in giù. Macché.

Forse per via dei 50 paragrafi che ha dovuto tagliare all’ultimo momento su diktat dell’editore Red Fox, l’autore priva il lettore del piacere di incrociare le spade con un campione del male finalmente di livello, una pecca che già da sola basterebbe a far storcere il naso su questa ventottesima puntata della saga. Ma non è tutto.

La storia non cattura, l’interattività non coinvolge, scelte differenti portano a esiti uguali e viene quasi automatico l’agghiacciante paragone con le prime avventurine bonus dei Lupo Solitario ristampati, scritte da manieristi di Dever. Solo che in questo caso a toppare è l’autore originale.

Si tratta di un ultimo librogame di viaggio, l’ennesimo, di una serie, quella del Nuovo ordine, passata quasi tutta a scorrazzare lungo gli orientaleggianti scenari del Magnamund del Sud. Si tratta, però, di un lg stanco che arrivati alla fine fa pensare che, se queste devono essere le condizioni, forse di nuovi volumi non ne servano più.

Longevità 5.5: 

È una mera tappa di trasferimento con molti fatti ma pochi colpi di scena. Rigiocarlo? E perché?

Difficoltà 5.5: 

L’Alchimia Ramas è la solita panacea, il rapporto di forza più svantaggioso con un nemico rischia di essere un +8. Mal bilanciato.

Giocabilità 5: 

L’interattività è solo teorica, forse per via del taglio dei 50 paragrafi?

Chicca: 

Per far capire quanta certosina cura editoriale mettesse nel pubblicare gli ultimi volumi di Ls la EL, che, va ricordato, da questa serie ha munto fior di quattrini negli anni d’oro, basta guardare la sezione Equipaggiamento di questo 28:  “Prima di lasciare il Monastero Ramas per il regno di Bor, prendi con te una mappa…”. Peccato che il Gm in missione nel regno di Bor ci sia stato non uno ma due libri prima di questo e che si trovi ora nel Chai, dalla parte opposta rispetto al Monastero… Insomma, nella fretta di fare copia e incolla si sono dimenticati di riguardare questa parte.

Totale 5: 

Se questo qua è l’ultimo Lupo Solitario, è bene che la pubblicazione si sia fermata. Ma 13 anni dopo Joe Dever ha l’occasione di studiare una mini-saga di quattro volumi con gli ingredienti giusti e invertire il corso di una storia declinante. Non la deve sciupare.