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Recensione

Samurai 2: Il Monastero Dimenticato
Edizione EL 1992
autore/i Doug Headline,Eric Verhoest,Jean-Luc Cambier
Recensore spadadelsole

Dopo le lunghe peregrinazioni senza meta che caratterizzano il nostro cammino nel primo volume della serie, La Missione, il nostro alter-ego coglie come una benedizione la possibilità di incanalare la propria ricerca verso una meta finale, per quanto lontana e imprecisata, addirittura nel cuore della Mongolia.

Partiremo comunque pieni di fiducia per il porto di Nagasaki. Dopo una breve visita in città e una non facile contrattazione, saliremo su una nave portoghese alla volta di Shangai e faremo amicizia con il cuoco di bordo, Pei-Zong. Naturalmente non porteremo a termine la navigazione: vittime di un naufragio raggiungeremo la terraferma con mezzi di fortuna, in un clima onirico e fiabesco, per poi incontrare, dopo molte disavventure, un vecchio compagno di addestramento divenuto pirata.

Scopriremo di essere stati colpiti da una terribile maledizione che non sarà affatto semplice annullare; senza perderci d'animo proseguiremo il nostro cammino che ci porterà a raggiungere la Città Proibita sede del palazzo imperiale; il viaggio non si fermerà anche dopo aver visitato questo suggestivo edificio: attraverseremo la Grande Muraglia  ed esploreremo le steppe mongole insieme ad una carovana di mercanti. Dopo varie vicissitudini ed una diramazione del percorso che ci porterà addirittura a scoprire un ecosistema nascosto dove i dinosauri sono sopravvisssuti attraverso i secoli (esattamente come accade ne Il Mondo Perduto di Sir Arthur Conan Doyle) raggiungeremo finalmente il monastero, dove ci attendono un epilogo assai spiazzzante e un rapido rientro in Giappone.

Come si evince dal riassunto che avete appena letto il secondo volume della saga Samurai, Il Monastero Dimenticato si rivelerà piuttosto lineare da giocare, ma non per questo troppo semplice da portare a termine o eccessivamente breve. Anzi l'avventura sarà lunga, piena di vicende piccole e grandi che ne condizioneranno, pesantemente o marginalmente, l'esito: tutta la storia inoltre si svilupperà in un clima onirico e reale al tempo stesso, in cui non sarà difficile perdere la strada della verità.

Già questa sarà la prima difficoltà da affrontare, dato che il lettore, provato da uno dei librogame più lunghi che esistano, sarà fortemente tentato di arrendersi a metà avventura e non proseguire oltre, frustrato anche dai molti rimandi presenti, non sempre comprensibili, alla filosofia e alle dinamiche sociali ed etiche orientali. E questo è solo il primo dei problemi: a metà percorso, nella Città Proibita, dovremo superare un prova di onore e, se non avremo quattro punti di tale caratteristica, saremo costretti a suicidarci.

Il guaio è che, a inizio libro, se ci saremo prudentemente rifiutati di partecipare a una piccola rissa a Nagasaki, ne avremo perso uno che, dopo una caterva di azioni eroiche, non avremo recuperato. Decisamente  un’infame crudeltà, ma non è l’unica: nel “Mondo Perduto” avremo la possibilità di attaccare un dinosauro ma, se dovessimo farlo, non avremo alcuna possibilità di vittoria!  La cosa frustrante è che, sulla copertina del volume, è raffigurata un'immagine che, al contrario, ci vede prevalere su uno di questi animali... Questa discrasia tra quanto rappresentato graficamente e quanto riportato a livello narrativo è molto fastidiosa.

In un’altra circostanza dovremo attraversare invece un fiume e dovremo pagare un pedaggio: ma con quali soldi? Alla fine del primo volume, infatti, avevamo ricevuto una borsa contenente delle monete, ma nessuno ci ha spiegato esattamente di quanta valuta avremmo potuto disporre, per cui l’unico modo di ottenere i soldi resterà quello di partecipare ad una gara di lotta sul fiume. Peccato che, per vincere, bisognerà fare almeno nove con i dadi. E, ottenendo meno di cinque, si muore. Insomma, resta difficile da spiegare come possa essere necessario dover correre rischi simili semplicemente per pagare una normalissima tassa stradale, onorata da qualsiasi cittadino che percorre quella specifica via.

A bilanciare in parte questa serie di passaggi complessi ci penserà il sistema di combattimento, che ci consentirà, usando sempre e solo la tecnica Ichi, di debellare senza troppi problemi la maggioranza degli avversari. Rimane tuttavia una curiosità irrisolta, relativa alla serie Superpoteri, che, impiegando la stessa dinamica di lotta di Samurai, ci offre scontri difficilissimi, ai limiti del proibitivo, al contrario di quelli estremamente semplice e poco impegnativi della collana ambientata in oriente.

Il finale è davvero interessante e regala ai lettori un insegnamento prezioso: se non ci si impegna non potrà mai vincere, ma se si desidererà troppo vincere, non si vincerà. Nel complesso Il Monastero Dimenticato si rivela un valido librogame, seppur ricco di particolarità che potrebbero renderlo inviso a più di un appassionato.

Longevità 6: 

Nonostante la lunghezza dell'avventura (o forse proprio a causa di questa caratteristica) il voto non può essere molto alto. Infatti, dopo aver terminato la missione, difficilmente si avrà voglia di riprendere un mano il libro, un po' esasperati dalla grande quantità di tempo necessario per portarlo a termine.

Difficoltà 7.5: 

Abbastanza ben bilanciata: complessi alcuni passaggi e le prove che siamo chiamati ad affrontare, piuttosto semplici i combattimenti, che comunque risultano abbastanza divertenti.

Giocabilità 7.5: 

Ottime le possibilità interattive che offre il volume: potremo di fatto ricorrere a tutte le nostre arti e la nostra esperienza per superare le difficoltà. Anche il sistema di gioco è ben congegnato, e l'ottima verve narrativa dell'autore non fa altro che rendere più piacevole la lettura. Soddisfacente, infine, la caratterizzazione di luoghi e personaggi.

Chicca: 

Colpisce moltissimo la la profonda meditazione finale, che ancora oggi, ad anni di distanza dalle prime letture del volume, continua a condizionare profondamente il lettore, invitandolo alla riflessione.

Totale 7: 

Un volume piuttosto valido, che non raggiunge livelli di eccellenza a causa di alcuni fastidiosi difetti strutturali. Ma tutto sommato un'opera più che piacevole.