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“Ti chiami Amanda, hai 37 anni e stai pedalando come una matta per non arrivare troppo tardi al lavoro. Quando una macchina ti taglia la strada non hai il tempo di frenare che stai volando per aria. L’impatto col suolo è tremendo, tutto si fa buio. Mentre la luce torna, davanti ai tuoi occhi si affaccia Beatrix, la tua migliore amica delle superiori. Scomparsa il 7 Giugno 1996. Incredula, scopri che è la mattina del 5 Giugno 1996, stai andando a scuola e hai 3 giorni per salvare la tua amica. E magari per capire come tornare nel presente. A meno che tu non voglia rimanere nel passato e goderti una seconda adolescenza.”
Dite la verità: a meno che siate persone che si emozionano solo all’idea di sterminare orchi e goblin, è davvero difficile restare indifferenti di fronte a una quarta di copertina del genere. I librogame che hanno affrontato tematiche “moderne” in italiano si contano sulle dita di una mano mozzata – mi viene in mente giusto lo sconosciuto Destinazione Mistero e la serie Realtà e Fantasia, in entrambi i casi prodotti senza una realizzazione all’altezza.
Una Voce dal Passato ha l’ulteriore particolarità di avere una protagonista femminile in una storia che non è pensata per essere fruita esclusivamente dal gentil sesso, come nei summenzionati R&F, ma che al contrario è presentata per un pubblico generalista molto variegato, anche se tendenzialmente di età adulta. Quest’ultimo aspetto è molto importante, non perché il libro presenti scene spinte o violente (anche se certi sottintesi della trama non sono certamente adatti a un pubblico di giovanissimi), quanto per una sua caratteristica fondamentale, che è poi il vero fulcro dell’opera: lo sguardo, o meglio la voce, dal passato.
Nel corso degli eventi Amanda tornerà nel 1996 e il lettore con lei. La cura con cui l’ambientazione è stata ricostruita dall’autore è encomiabile: Beatrix e gli altri amici di Amanda si comporteranno davvero come degli adolescenti americani dell’epoca, e la neo-giovane protagonista con loro. Troverete quindi citazioni musicali, spaccati di vita quotidiana e tante, tante scene che vi faranno comparire un sorriso sulle labbra ricordando Beverly Hills 90210 e la vostra stessa adolescenza, specie se siete coetanei dell’autore e del sottoscritto.
Il grosso merito di Una Voce dal Passato, però, è di non limitare il suo appeal a quel tipo di pubblico: nel libro non si respira il cattivo odore del “revival” o del semplice tributo, non c’è il desiderio di inserire citazioni a piè sospinto senza una giustificazione logica solo per ingraziarsi il lettore giunto alla fatidica soglia dei 40 anni. Tutto ciò che è presente nei 200 paragrafi ha un suo senso nell’economia della storia e serve a immergere la protagonista in uno spaccato di vita anni ’90 credibile e in certi frangenti commovente nel suo essere realistico.
Un altro grande merito di questo libro è la (quasi) assenza di un regolamento che vada oltre al semplice muoversi da un paragrafo all’altro; una scelta che invece di affossare la giocabilità la migliora, perché non interrompe mai l’azione e la narrazione, senza tuttavia per questo rinunciare a qualche enigma da risolvere - alcuni dei quali magari non utili alla risoluzione del mistero (immaginate cosa possa succedere ad Amanda al suo “primo” giorno di scuola!) ma fondamentali per immergere il lettore nella storia, tra l’altro scritta estremamente bene, specie per i canoni del genere.
Antonio Costantini non è come spesso accade nel campo librogame un game designer “prestato” alla scrittura, semmai il contrario. L’autore conosce bene i trucchi del mestiere per tenere il lettore incollato alle pagine e li usa con grande abilità e competenza. Ciò rende il libro approcciabile anche da parte di chi non hai preso in mano un librogame prima d’ora; anzi, a ben vedere la struttura stessa dell’opera e il tema trattato sono inviti ad avvicinarsi al genere per un pubblico diverso rispetto a quello che frequenta normalmente la narrativa a bivi.
La presenza di “enigmi” scongiura comunque il rischio che Una Voce dal Passato possa essere ritenuto troppo semplicistico dagli appassionati del genere, affiancando alla storia una parte gioco che, seppur non brillante come quella narrativa, ha un suo perché e aiuterà a mantenere alta l’attenzione di chi è meno interessato a vivere uno spaccato di adolescenza anni 90, e più a scoprire che fine possa aver fatto Beatrix, la causa scatenante del viaggio nel passato.
Sotto tale profilo però devo riscontrare quelli che sono, a mio avviso, gli unici aspetto negativi del titolo.
Il primo è dovuto all’inesperienza dell’autore col medium e al ridotto numero di paragrafi: nessun percorso presenta incongruenze logiche, ma non tutti sono in grado di garantire la stessa qualità alla narrazione. Può capitare che delle scoperte nella parte investigativa abbastanza importanti vengano “ignorate” nei paragrafi successivi, a cui si può giungere anche da altre strade, così come può capitare che Amanda ponga di colpo in essere comportamenti decisi dall’autore ma non coerenti con il “ruolo” che il lettore ha deciso di assumere in precedenza – cosa più che normale in un libro, ma meno accettabile in un racconto che pretende di rendere il lettore protagonista assoluto.
Il secondo elemento negativo che devo segnalare è legato alle false aspettative che il titolo può ingenerare. Dopo una parte iniziale che vedrà Amanda preoccupatissima per la sorte della sua amica, le indagini su Beatrix costituiranno meno del 50% di ciò che accadrà nel volume. Il fulcro di Una Voce dal Passato è infatti ri-vivere l'adolescenza di Amanda: si capisce presto che la storia di Beatrix è un pretesto, un motivo per aver portato il lettore nel passato, e che il vero cuore del libro sta da un’altra parte.
Il problema è che, a mio avviso, l’autore ha scelto un pretesto fin troppo potente. Scoprire che fine ha fatto la propria amica scomparsa, dalla cui sparizione non ci si è mai ripresi del tutto... non è un qualcosa che potrei mai “lasciare in secondo piano”, passando tre giorni a godermela nel mio corpo da sedicenne, ascoltando musica, abbracciando mia madre e ingozzandomi di schifezze. Eppure è proprio ciò che per la maggior parte del tempo Amanda farà, con buona pace di chi, come me, avrebbe voluto scoprire subito cosa è accaduto a Beatrix.
È ben possibile che, a differenza mia, alcuni lettori non si pongano neppure il problema, ma ritengo comunque opportuno approcciarsi al libro consapevoli di questa sua natura.
Concludo affrontando un argomento che, so già, dividerà molti lettori: il fatto che quest’opera sia uscita unicamente in formato ebook e non cartaceo. La scelta è controcorrente in un ambiente che punta tantissimo sul feeling tattile, com’è quello dei librogame; tuttavia mi trova concorde perché esalta le caratteristiche positive del libro (ossia il suo essere semplice, immediato, leggibile in qualunque situazione) e ne depotenzia tutti i possibili difetti, abbassando tra l’altro drasticamente il prezzo al pubblico.
Per le stesse ragioni non ritengo opportuno segnalare particolari refusi e problemi dei testi, visto che, al momento in cui state leggendo queste righe, di certo ogni problema da me riscontrato nella lettura sarà già stato corretto – altro elemento positivo da non sottovalutare quando si propone un librogame in formato ebook.
Longevità 6.5:
La longevità dell’opera non è altissima ma è coerente con la sua struttura e il pubblico di riferimento: completare Una Voce dal Passato al 100% comporterà due, massimo tre letture, a patto di prestare la dovuta attenzione ai testi. Sotto tale profilo si poteva fare di più, visto che a le sezioni obbligatorie sono preponderanti rispetto alle opzionali, riducendo in parte il piacere di ricominciare il libro da capo.
Difficoltà 7:
Perfettamente calibrata per il tipo di esperienza che vuole essere; mi è dispiaciuto che non vi fosse un maggiore focus sull’investigazione, che rende le “buone scelte” a volte più frutto del caso che di deduzioni corrette
Giocabilità 7:
Sistema di gioco estremamente rapido e funzionale, quasi assente ma non del tutto – e in quei pochi momento in cui fa capolino riesce a fare la differenza. Come detto al punto precedente, avrei preferito forse più spazio dedicato all’indagine su Beatrix, ma si tratta di una considerazione puramente personale.
Chicca:
Mi ha colpito in particolare il modo in cui Amanda reagisce al suo essere di nuovo adolescente, che oscilla tra l’entusiasmo più assoluto e la commozione, proprio come l’umore di una ragazzina.
Totale 7.5:
Al netto di alcuni difetti, imputabili per la maggior parte alla scarsa dimestichezza dell’autore con il medium, Una Voce dal Passato è un’esperienza affascinante, studiata per essere goduta nei ritagli di tempo su un e-reader. La natura dell’opera la rende perfetta per accalappiare l’attenzione sia dei lettori a bivi di vecchia data (i quali però farebbero bene ad approcciarsi con le giuste aspettative), sia soprattutto di chi con i librogame non ha mai voluto avere a che fare. Già solo per quest’ultima ragione il voto merita di essere alzato di mezzo punto: se poi avete le tasche piene delle solite ambientazioni, alzate pure di un voto pieno, immaginate un 8 come globale e immergetevi nel passato di Amanda, tra walkman, All Stars ai piedi e batticuori adolescenziali.
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