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Recensione

Libro Juego 1: La Confraternita
Edizione Librarsi Edizioni 2020
autore/i Juan Pablo Fernandez del Rio
Recensore Dragan

Ispanici misteri d’Oriente

Non serve spingersi nelle regioni arabe per affrontare intricati “misteri d’Oriente”: può essere più che sufficiente l’esotica e ammaliante atmosfera della Spagna araba per incappare in una serie di indagini complesse in un mondo ostile e ambiguo, dove quasi nulla è ciò che sembra e lo scivolone fatale incombe dietro ogni pagina.

C’è questo senso di mistero e fascino enigmatico nelle pagine di “La Confraternita”, librogame spagnolo portato in Italia dall’inesauribile penna traduttrice di Aldo “Ald” Rovagnati, su cui ha deciso di puntare la collana librogame di Librarsi edizioni, ormai una certezza del settore in costante espansione.

Un’opera, quella di Juan Pablo Fernandez del Rio, uscita nel 2015 in patria, per certi versi old style, che richiama i classici della narrativa interattiva, ma con elementi di sorprendente modernità tanto nell’ambientazione e nella trama quanto in alcune scelte del sistema di gioco.

Il contesto ricostruito con accuratezza storica è quello della penisola iberica del Trecento, suddivisa in regni di differente estrazione politica e sociale, in contrasto tra loro e dentro di loro. A Granada, in particolare, c’è una impressionante successione di omonimi Yusuf e Muhammad su un trono che pare accettare solo chi porta uno di questi due nomi; l’ultima evoluzione conduce a regnare un temibile usurpatore, l’ennesimo Muhammad, sul quale già si concentra l’ombra di una congiura per rimettere in sella il legittimo sovrano, un altro Yusuf.

Manovre che vedono spettatrice interessata, e pronta a farsi parte attiva, la Cofradia, che vuol dire, appunto, confraternita: un gruppo trasversale di eruditi laici e religiosi, cristiani e musulmani, legati dalla missione superiore di studiare e tramandare la cultura degli antichi testi, anche quelli più pericolosi e maledetti, anche quelli che sarebbe cosa buona tenere chiusi e non aprire mai.

Al protagonista, un canuto studioso di nome Yusuf pure lui (scelta rivedibile), è affidata una missione per niente semplice: infiltrarsi nel complesso dei palazzi reali dell’Alhambra, trovare il contatto misterioso all’interno della corte che si fa chiamare Falcón, brigare con lui e con altri consegnando un messaggio perché la congiura abbia successo.

Le cose si mettono subito male e qui comincia la parte più interessante e gustosa di questo volume: la permanenza all’interno dell’Alhambra con quella motivazione cospiratoria da tenere segreta e con una copertura per sviare i sospetti: Yusuf mette, infatti, le proprie conoscenze medicali e scientifiche a disposizione del sultano, proprio quello che vorrebbe contribuire ad accoppare, per curare la haseki, splendida favorita di Muhammad che ha contratto un morbo sconosciuto che la rende pazza tanto da dover essere tenuta in gabbia, in attesa solo della morte.

La parte dell’Alhambra, cuore del libro, ruota attorno a un grande paragrafo di snodo, il 230, che presenta una molteplicità di opzioni. Scelte che, tuttavia, rispetto ad altri librigioco con snodi di questo genere vengono aumentate di molto da una serie di variabili gestite in modo abbastanza snello ed efficace dal sistema di gioco.

Difatti, non solo si può scegliere quali posti visitare e quali persone incontrare, ma anche stabilire in che momento del giorno farlo, mattina, pomeriggio o sera, e in quale dei sette giorni che si hanno al massimo a disposizione per riuscire a curare la principessa impazzita. Tutto questo grazie a una “Tavola del tempo” che scandisce i periodi e i giorni che scorrono inesorabili.

Una serie di lettere dell’alfabeto, da riportare un po’ alla stregua degli Indizi di Sherlock Holmes, consentono al motore del libro di funzionare e far volgere in meglio o in peggio incontri, situazioni e avvenimenti a seconda di quando si sceglie di visitare una certa sezione e in base ai risultati positivi o negativi che si sono ottenuti. Con il trascorrere dei giorni e l’assottigliarsi del lasso di tempo prima che la haseki muoia (e con lei il protagonista, guarda caso paragrafo 14), ci sono poi avvenimenti imposti che colpiscono o travolgono Yusuf.

Che informazioni hanno sulla malattia gli sfuggenti servitori ed eunuchi di palazzo? Quali interessi ha nella vicenda il medico di corte al-Alim? Che segreti celano il temibile cadí al-Garnathi e il suo detestabile figlio Abu Yahya? Che ruolo gioca in questa ipocrita messa in scena il visir ibn-Mushruk? Che combina nei suoi chiacchierati party il viscido ibn-Qarawi, parente del sultano? Queste e altre le domande chiave da risolvere nel complesso puzzle di questa indagine, che è un vero piacere, oltre che sollievo, riuscire finalmente a sbrigare, approdando, in certi casi, a un finale a sorpresa, che si può centrare o meno essendo bravi e fortunati.

Non finisce qui. Una coda del libro si svolge a Ecija, nel monastero di San Paolo e San Domenico. Neanche qui il nostro Yusuf può stare tranquillo, gli viene chiesto di risolvere un’altra parte di indagine: un caso di omicidio che sembra un conclamato omaggio a “Il Nome della Rosa” e che finisce per riannodare i fili con lo straniante (e apparentemente slegato dalla vicenda) primo paragrafo dell’opera.

Il giocattolo funziona. Riuscire a dominare tempo e spazio assieme in un semplice assieme di fogli stampati è cosa tutt’altro che semplice, ma le regole messe a punto da del Rio ci riescono egregiamente e senza scollamenti o sbavature evidenti.

Il sistema di gioco a livello di gestione del personaggio comprende quattro attributi con punteggi numerici che servono a superare le prove ai dadi nel più canonico dei modi, oltre a due caratteristiche, Salute e Fortuna, che pure varieranno nel modo più classico nel corso dell’avventura. Non manca lo zaino degli averi.

A completare il quadro, e a rendere onore alla fama di alchimista di Yusuf, la capacità di preparare Elisir con la miscelazione di determinati ingredienti descritti e reperibili in una quantità straordinariamente varia.

L’atmosfera all’Alhambra è deliziosa nei suoi toni di doppiezza e pericolosità, che le illustrazioni oniriche di Huargo contribuiscono ad alimentare e che la traduzione italiana ha reso magnificamente, a dispetto dell’uso della prima persona del passato remoto che porta a “scegliere nel passato”: strozzatura un po’ straniante per un’opera a bivi ma a cui, alla fine, ci si finisce per abituare.

Le ambiguità coinvolgono, inevitabilmente, ogni personaggio: dal sultano in giù, meglio non fidarsi di nessuno, questo lo si intuisce alla svelta, ma il saggio Yusuf non può non compromettersi in qualche modo con qualcuno se vuol portare a termine la sua missione e con la testa ancora attaccata al collo. È costretto a scegliere da quali parti stare e ha poco tempo ed elementi contrastanti per farlo.

Un’opera che funziona ed è moderna, ma con un evidente gusto iberico tutto suo. Un librogame che, in definitiva, sarebbe stato un peccato fosse rimasto confinato solo e soltanto nelle librerie spagnole.

Longevità 9: 

Inutile illudersi, a meno di barare qui e lì e utilizzare arbitrariamente dei “punti di ripristino” quando le cose vanno a finire male, è difficile indovinare dalla prima partita il percorso giusto per sciogliere l’enigma della haseki. Più ligio e forse più divertente sarà provare e riprovare i modi, i tempi e la successione giusta per trovare la strada vincente. Le possibilità sono quasi innumerevoli.

Difficoltà 8: 

Ben tarata nelle dinamiche illustrate in precedenza, schizza giustamente alle stelle quando il debole Yusuf deve misurarsi in prove fisiche o peggio, combattimenti corpo a corpo. Non è, comunque, un librogame da comodino, né una vicenda da giocare e concludere in una sera sola, cosa che potrebbe allontanare una parte di lettori meno disposti a complicazioni.

Giocabilità 8: 

Come già affermato i conti sembrano tornare, anche se la complessità del meccanismo, la quantità di variabili da tenere da conto e, magari, la sensazione a un certo punto di essersi un po’ persi nelle “sabbie” dello spazio-tempo dell’Alhambra potrebbe finire per spazientire e far alzare bandiera bianca. Consigliato, comunque, perseverare.

Chicca: 

Yusuf ne passa di tutti i colori a palazzo, rischiando la vita più volte, ma ha una e una sola strada per portare a termine il suo compito. Salvata la favorita, se ne torna beato a casa senza trovare Falcón, senza più curarsi della congiura e lasciandosi tutto alle spalle. A meno che...

Totale 8: 

La sensazione di aspettativa per un seguito che, al momento non esiste né sembra nei piani, è comunque la migliore certificazione di qualità.