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1.000 modi per morire
Sei un esponente di spicco di un’agenzia delle Nazioni Unite che ha un compito molto semplice, salvare il mondo dall’apocalisse ogni volta che ce n’è bisogno. Come ti comporterai alle prese con una, due, tante crisi proprio a un passo dalle agognate ferie di Natale? Si basa su questo presupposto “The Apocalypse Game”, titolo britannico portato in Italia da ilSaggiatore.
Un esordio interessante e da incoraggiare ma con qualche peccatuccio di gioventù a partire già dal titolo, che vede la traduzione libera dell’originale “Choose your own apocalypse”, evocativo della nota serie storica “Choose your own adventure”, che per i veterani, invece, sarebbe stato reso molto meglio con una scelta letterale tipo “Scegli la tua apocalisse”. Poco male.
Il volume scritto da Rob Sears e tradotto da Giulia Poerio è un romanzo interattivo nella più classica delle sue accezioni: non c’è alcun regolamento o sistema di gioco, non ci sono dadi né statistiche, l’autore l’ha impostato come una pura e semplice narrazione a bivi che fa saltare da una pagina all’altra senza paragrafi numerati, proprio come uno “Scegli la tua avventura”. Ogni decisione influenza la storia e conduce a una serie di diversi finali, molto più spesso negativi, oppure se si è bravi e fortunati a un unico “best ending”.
La prosa è pimpante e permeata di umorismo con una vena nonsense davvero sfiziosa, che tuttavia in alcuni passaggi si increspa e risulta straniante rispetto a minacce, disastri, stragi e delitti che poi vengono descritti con dovizia di particolari seriosi. Qualche difetto in più mostra, invece, il gioco vero e proprio: comprensibile visto che Sears, già autore di libri comici su Donald Trump e Vladimir Putin, è all’esordio nel campo della narrativa a bivi, peraltro cavandosela nel complesso affatto male.
Un accenno alla trama. Il nostro protagonista lavora per il “Dipartimento per la Continuità (Globale) dell’Onu”, assunto dopo aver presentato il curriculum alla responsabile Susan (figura ricorrente in tutto il volume) inviandolo a un’e-mail che fa sorridere: UNContinuityDept@gmail.com, con quella sigla “Un” che indicherebbe le Nazioni Unite, ma lascia pensare anche che, in fondo, l’agenzia abbia a che fare più che altro con la “discontinuità”, gioco di parole intraducibile in italiano.
Periodo natalizio, come si diceva, si pensa solo al cenone della Vigilia, ma il funzionario senza nome che impersoniamo dovrà fronteggiare una serie di minacce, superandole una dopo l’altra come fossero livelli di un videogame, o in alternativa conducendo il mondo intero quasi certamente alla rovina. Le crisi descritte sono in totale cinque, ma non tutti i percorsi portano a viverle tutte, scelta che aumenta la rigiocabilità: la “classica” disfida nucleare tra Corea del Nord e Stati Uniti, una surreale missione di soccorso a un Elon Musk più pasticcione che geniale, un meme assassino che trasforma chiunque lo osservi in decerebrato, il sottile pericolo di estinzione delle api e infine la minaccia di una pandemia globale, quest’ultima abbastanza profetica diremmo a posteriori.
Comprimari di queste vicende sono alcune tra le personalità pubbliche più famose della storia contemporanea, dai citati Musk, Putin e Trump al leader nordcoreano Kin-Jong un, fino al presidente cinese Xi Jinping, con i quali il protagonista dovrà interagire in modo spesso (tragi)comico e con alterne fortune, delle volte addirittura guidando le loro scelte strategiche capaci di influenzare i destini del mondo. E questa è una delle peculiarità che colpiscono del libro: l’uso disinvolto di nomi propri di leader politici e vip, ma anche di marchi ed entità pubbliche o private, spesso trattati tutti in tono satirico e sarcastico. Chissà se in Italia sarebbe possibile un’opera con la stessa spina dorsale?
Tra le altre caratteristiche da notare, l’uso del turpiloquio in certi passaggi, non frequenti per la verità, il che fa pensare che le parolacce siano finite lì quasi per caso o per errore e non per scelta stilistica. Non che la cosa sia particolarmente disdicevole, per carità, ma comunque non è prassi comune nella gran parte delle opere interattive antiche (soprattutto) e moderne, al contrario di solito improntate - chissà perché - al massimo galateo possibile.
Venendo alle asperità delle dinamiche di gioco, cui si accennava in avvio, bisogna premettere che la storia, di per sé, è abbastanza lineare: troppo, probabilmente, per il gusto evoluto della readership moderna di prodotti interattivi che nascono da anni e anni di studio delle opere della prima epoca d’oro. Il successo finale si basa, di fatti, su un rigido true path. Solo alcuni snodi, non obbligatori, consentono di diversificare lo sviluppo della storia complessiva. E delle cinque crisi, non tutte hanno più di un modo di essere risolte, ma spesso si tratta solo di imbroccare l’unica strada giusta, oppure morire.
L’autore prova a imboccare in qualche modo il lettore, con pratiche tuttavia da ritenere quasi “bug” in un’opera del 2020: in particolare, l’utilizzo di finti bivi che sembrano introdurre una variabile, ma riconducono, poi, al filone principale. In un caso si scherza apertamente con questa dinamica, con uno snodo che suggerisce di fare tre cose diverse, ma tutte e tre si nota come portino a una successiva, stessa pagina, rendendo quindi inutile la tripla scelta e ineluttabile l’esito: troppo lampante per essere un errore, si tratta di un divertissement che in effetti fa sorridere.
Dall’altra parte è interessante, invece, la prassi introdotta nelle instant death che pure costellano le 150 pagine dell’opera: dopo aver dichiarato la fine dell’avventura il testo suggerisce, se si è insoddisfatti dell’esito, la pagina dove andare a operare scelte diverse per approdare a un prosieguo migliore, un po’ come avveniva nei vari finali delle storie a bivi di Topolino.
A corredare l’opera ci sono dieci illustrazioni (più una “furbetta” che consiste in una pagina interamente nera) realizzate dal disegnatore inglese Doaly con un buon livello di dettaglio anche se un po’ piatte per via dell’impiego del disegno al tratto senza neri od ombreggiature.
Non è tutto: peculiarità esclusiva dell’edizione italiana del tutto assente nell’originale, a fine volume una serie di adesivi con capigliature, tratti del viso e accessori consente di completare il volto bianco e anonimo ritratto in copertina, trasformandolo in Kim, Trump o Putin a seconda dei propri gusti.
Venendo a una valutazione, si tratta di un’opera che regala comunque qualche buona ora di divertimento, affronta alcuni temi della realtà contemporanea che lasciano, al termine della lettura, delle riflessioni, e scherza un po’ sull’ineluttabilità dei destini del genere umano che dipendono, a ben pensarci, da scelte di pochi per lo più ignote a molti, la maggioranza degli abitanti del pianeta, i quali sono totalmente ignari e inermi di fronte a quello che potrebbe succedere o non succedere nel corso della loro esistenza.
Longevità 7:
La presenza di alcune porzioni della storia alternative tra loro invoglia a giocare più di una partita, come anche i finali diversificati; la consapevolezza che tutto comunque riconduce a un grande binario lineare, no.
Difficoltà 7:
Con un minimo di intuizione si riescono a compiere le scelte corrette per salvare il mondo più e più volte, tranne in quei casi in cui l’autore richiede un po’ di pensiero laterale e l’opzione “giusta” conduce al disastro in modi che fanno più sorridere che infastidire.
Giocabilità 7:
L’estrema semplicità garantita dall’assenza del regolamento consente anche e soprattutto ai neofiti di godersi appieno le pieghe e le stranezze dell’avventura. Gli esperti potrebbero invece aspettarsi, e rimanere delusi dal non trovare, qualcosina in più.
Chicca:
Fulminante la battuta di pagina 114 in un’opera scritta a pochi mesi dalla resa dei conti tra Trump e Joe Biden. Il protagonista approda in una sala segreta ipertecnologica interrata nelle profondità del Cremlino e gli spiegano che quello è “il quartier generale delle prossime elezioni”. “Pensavo che al voto in Russia mancassero quattro anni”, obietta. L’interlocutore sulle prime resta confuso poi risponde con un sorriso: “Non quelle elezioni...”.
Totale 7:
Un buon prodotto, divertente e con le giuste finiture, al quale però non bisogna chiedere di mantenere più di quanto prometta. A dispetto della bella edizione cartonata e della feature degli adesivi che avrà comportato esborsi siderali in tipografia, tuttavia, il prezzo di 18 euro è comunque eccessivo e fa calare di mezzo punto la valutazione finale.
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