|
Tutt’altro che elementare
L’ispettore Lestrade bussa al 221B di Baker Street con un caso, Sherlock Holmes per un motivo o per l’altro non ha troppa voglia di indagare e la “palla” passa al fidato John Watson, impersonato dal lettore: spetta a te risolvere il caso eccetera eccetera. Non differisce da tanti altri prodotti interattivi dedicati alla creatura più famosa di Arthur Conan Doyle, l’inizio del volume intitolato semplicemente “Sherlock Holmes”, portato in Italia nel 2013 da Cranio Creations.
Quello che cambia è, invece, il mezzo: non già un semplice librogame, ma una vera e propria storia a fumetti interattiva, con tavole o mezze tavole numerate che corrispondono ai tradizionali paragrafi e consentono di muoversi all’interno della storia, orientandola in modo questo sì tipico delle avventure a bivi. La componente visiva che solo a volte fa capolino nei librigioco investigativi assume quindi in questo prodotto una rilevanza decisiva perché la scelta giusta e il numero corrispondente non di rado è nascosto o seminascosto nell’insieme.
È solo il primo volume di una serie che, in Francia dov’è nata, è arrivata a sei volumi che si allargano a personaggi importanti della saga, da Moriarty a Irene Adler, e coinvolgono perfino Jack lo Squartatore. In questo unico numero portato in Italia, lo scrittore dei testi come anche l’illustratore è il francese Cedric Asna detto “Ced”, che in alcuni volumi seguenti lascia invece matita e china ad altri.
Lo Sherlock preso a modello ha capelli ricci corvini e indomabili e grandi occhi cerulei: facile riconoscere la versione interpretata da Benedict Cumberbatch nella serie tv “Sherlock” da cui tutto sommato prende ispirazione anche il Watson baffuto e rossiccio incarnato dall’attore Martin Freeman.
La trama ha tutti gli elementi canonici di una classica storia breve di Doyle. Uno scrittore, Ames Douglas, viene trovato morto, apparentemente suicida a casa sua, ma perfino Lestrade ha dei dubbi. Aspetti misteriosi attirano l’attenzione di Holmes, che segue Watson passo passo nel suo percorso da novello investigatore, sempre pronto a fornire qualche suggerimento e correggere il tiro in caso di mosse avventate, ma lasciando comunque quasi del tutto pieni poteri alla volontà del lettore. La vicenda si annoda ben presto nella classica storia holmesiana in cui nessuno è ciò veramente quel che sembra e tra parenti, amici e avversari della vittima, tutti sembrano avere un motivo per dare ragione a Lestrade nel dubitare della tesi della morte autoinferta dal trapassato.
Non è troppo difficile, prestando la giusta attenzione alle illustrazioni, condurre in porto la vicenda trovandone la soluzione, sebbene non sia scontato e automatico riuscirci al primo tentativo. A completare il quadro, una sottotrama orizzontale legata al “Problema finale” di Doyle che ha visto scontrarsi Holmes e Moriarty alle cascate di Reichenbach, portata avanti in alcuni intermezzi onirici che intervallano le varie tappe della vicenda, quando un Watson dal sonno facile si addentra nel mondo dei sogni. Questa parte rimane irrisolta, verosimilmente proseguita nei fumetti inediti in Italia, magari proprio in quello monografico sul Professore.
Il sistema di gioco è estremamente semplificato, tenendo anche in considerazione la difficoltà di dover gestire vignette e strisce oltre alle mere parole. Si naviga tra i paragrafi come detto scegliendo il numero alla stregua di un librogame classico, in più c’è da gestire la parte degli interrogatori perché non a tutti i sospetti possono essere rivolte tutte le domande. Sono presenti degli enigmi basati sull’osservazione ma anche dei giochi logici. C’è un’ulteriore sfida all’attenzione invitando il lettore a scoprire tra le immagini i vari “VR” seminascosti dall’autore, che quanto più avvistati in grande quantità tanto più faranno aumentare il punteggio finale al momento di essere valutati come investigatori con un sistema a domande quasi alla “Consulente investigativo”.
Ammesso che ci si arrivi, al finale. Perché una delle caratteristiche impattanti di quest’opera è la serietà della trama al di là di alcune situazioni comiche e dell’ironia strisciante di Holmes: sebbene lo stile illustrativo sia umoristico tanto da far immaginare una produzione per teenager o perfino meno, l’intreccio presenta insidie letali e numerosi passaggi da action movie con inseguimenti spericolati e sparatorie mortali: in caso di scelte particolarmente dabbene, non è infrequente assistere alla morte del protagonista Watson o addirittura di Holmes, arrivando a una amareggiante fine anticipata dell’avventura.
Il gioco scorre fluido e le situazioni investigative appassionano, corroborate dallo strumento del fumetto e dalla particolare intelligenza di alcune soluzioni, come gli enigmi via via semplificati in caso di mancata risoluzione. Notevole la cura dei dettagli a dispetto dello stile non certo realistico ma quasi sketchato tipico del tratto di Ced. Sul gusto estetico dell’avventura, naturalmente, ora più che mai gran parte delle valutazioni tuttavia non possono che essere di volta in volta demandate al gusto soggettivo del lettore.
Il vero difetto oggettivo di quest’opera, e difficilmente potrebbe essere altrimenti, è legato alla rigiocabilità dal momento che, una volta centrata, con uno o più tentativi, la corretta soluzione, sarà quasi impossibile ricevere lo stimolo a cominciare una nuova partita. Problema di longevità aggravato anche dal fatto che, facendo cadere l’occhio mentre si sfogliano le pagine verso questa o quella vignetta, con l’immediatezza visuale di avvenimenti disegnati piuttosto che descritti si potrebbe - con colmo di sfortuna - approdare a degli spoiler clamorosi che andrebbero a guastare, e magari già dalle battute iniziali, il gusto dell’intera vicenda.
Lo spirito holmesiano invece è pienamente rispettato: chi ha scritto questo fumettogame dimostra di avere letto e di rispettare le opere di Doyle attraverso citazioni e rimandi che a un secondo livello di lettura andranno a solleticare e deliziare il lettore esperto.
Otto anni dopo l’uscita, l’opera non risulta più in produzione sul sito dell’editore ed è a difficilissima reperibilità sulle piattaforme di acquisto online, rendendone difficile la diffusione: un vero peccato, perché si tratta di un’altra e gustosa sfaccettatura tra le miriadi con cui è possibile approcciarsi al mondo di Holmes, che completa con interessanti dinamiche un modo di vivere le avventure dell’investigatore più celebre mai affrontato prima da altri autori interattivi a questo livello di dettaglio.
Nota sulle valutazioni: nella Longevità, chi scrive valuta quanto sia ben progettata l’opera in modo da essere giocata più volte, con nuovi percorsi e scenari e la possibilità di svolgere più partite senza esaurire filoni narrativi e ludici. La Difficoltà stima quanto sia complessa un’opera tra gioco e snodi: più il voto sale, più sarà complicato approdare alla fine. La Giocabilità è una summa di un sistema di gioco ben funzionante e non oppositivo verso il lettore e di una storia ben scritta e priva di errori. La “Chicca” accende una luce su un aspetto curioso, singolare o spesso simpatico. Il Totale, infine, non è una media delle tre votazioni precedenti (sebbene raramente vi si discosti troppo), ma un giudizio complessivo tarato anche sui gusti personali, sensibilità e fascinazioni del recensore.
Longevità 6.5:
La storia è avvincente e presenta delle insidie, non è detto che la partita possa riuscire al primo colpo. Il sistema a punteggi e la caccia ai VR tiene un po’ su la sfida che tenderà ad accasciarsi una volta trovato e arrestato il colpevole.
Difficoltà 7.5:
Enigmi non banali, necessità di leggere bene le parole e osservare meglio le illustrazioni, una vicenda tutto sommato non troppo lineare rendono non solo accettabile ma intrigante la sollecitazione al lettore.
Giocabilità 8.5:
Il sistema di bivi numerati incorporati nelle illustrazioni funziona a meraviglia, si naviga tra le pagine che è un piacere e questa fluidità consente di perdersi appieno nel marasma dell’avventura.
Chicca:
Non mancano comparsate deliziose degli archivi proverbiali di Holmes, dei suoi travestimenti, delle sue monografie dalla cenere di tabacco alle impronte e così via. E poi... voglia di barare sbirciando il finale? All’ultimo paragrafo i furbi verranno serviti a dovere.
Totale 7.5:
Una piccola gemma sottovalutata e purtroppo destinata a essere e rimanere poco diffusa salvo ripescaggi. Il sistema funziona, variegando un attimo il grafo delle storie non sarebbe poi così difficile giungere a un prodotto di eccellenza, questo desta curiosità sui sequel purtroppo inediti.
|
|