Cerca nel sito

Il Sondaggione!!

Qual è il tuo genere di librogame preferito, pensando a un ipotetico titolo inedito di prossima uscita?

Recensione

Fighting Fantasy Salani 4: Il Porto della Morte
Edizione Adriano Salani Editore 2018
autore/i Ian Livingstone
Recensore Yaztromo

The Port of Peril: il buono, il brutto e il cattivo


The Port of Peril / Il Porto della Morte é l'ultimo capitolo della saga dei librogame Fighting Fantasy ed é firmato da Ian Livingstone, che in coppia con Steve Jackson ha dato vita alla serie. É uscito giusto giusto per il trentacinquesimo anniversario di The Warlock of Firetop Mountain, che all'epoca ha inaugurato l'enorme successo di Fighting Fantasy ed é pubblicato da Scholastic, il terzo editore ad occuparsi di Fighting Fantasy dopo Puffin e Wizard Books. Questa collana Scholastic e' stata tradotta in Italia nientepopodimenoche' da Salani, che fa seguito cosi' alla collana Dimensione Avventura della EL.

Essendo cresciuto leggendo librigame Fighting Fantasy, non potevo perdermelo!

Il buono

Prima di tutto bisogna dire che il nuovo editore, Scholastic, mi sembra perfetto per ri-ri-rilanciare la serie, perché (lo dice il nome, non é un segreto) é molto presente a livello scolastico, con club di lettura di ragazzini nelle scuole, nelle biblioteche e simila: tutto quello che serve per arruolare una nuova generazione! Il fatto che questa iniziativa sia stata portata in Italia da Salani e' un altro motivo di ottimismo.

A prima vista il formato, la carta e la copertina ricordano parecchio le edizioni originali della Puffin, solo che anziché avere lo storico dorso verde ce l'ha dorato, e questo fa pensare ad una operazione nostalgia. L'immagine in copertina, molto colorata, non é per niente male, anche se lo stile é semplice e diverso da quello di molte copertine storiche di Fighting Fantasy, che peró, bisogna dirlo, non avevano certo il lor certo punto forte nelle copertine, che spesso erano parecchio scadenti.

The Port of Peril é una classica storia Fighting Fantasy di Ian Livingstone, con un solo finale all'ultimo paragrafo (il 400, ovviamente!) e ambiantata in Allansia, passando da diversi luoghi visitati nei volumi precedenti (si parte da Chalice e si viaggerá anche nelle Moonstone Hills, nella Darkwood Forest e in Port Blacksand), incontrando molti vecchi amici (Yaztromo, Nicodemus, ma anche Mungo e altri personaggi minori o loro collegati) e alcuni vecchi nemici (come Lord Azzur e Zambar Bone).

Ian Livingstone non é in vena di esperimenti regolamentari o compositivi strani (come fu per il precedente volume, Blood of the Zombies) e non presenta un percorso particolarmente complicato né azigogolato: si visita Chalice, all'inizio, e si puó "tornare indietro" in molte occasioni, quando la logica lo permette, praticamente con un percorso a mappa (se ben ricordo é la prima volta che Ian Livingstone lo permette!) e anche nel dungeon che affronteremo a Skull Crag, tra le colline, non ci sará solo da penetrare fino alla immancabile cassa del tesoro, ma anche da gestire il percorso di uscita. La cosa mi ha sorpreso in positivo, perché questi sono sempre stati aspetti deficitari nella produzione di questo autore storico.

Un aspetto positivo che ha accompagnato quasi sempre i librigame di Ian Livingstone é la capacitá di creare un mondo ben definito, con peculiaritá ben chiare, un mondo vivido e facilmente riutilizzabile per il gioco di ruolo.

Il continente di Allansia del mondo Fighting Fantasy di Titan, con una lunga serie di memorabili locazioni e personaggi, é infatti quasi tutto farina del suo sacco, ed é veramente una buona miniera di situazioni e personaggi per il gioco di ruolo. Questo volume non fa eccezione e soprattutto la sezione iniziale a Chalice é una ottima fonte di ispirazione per avventure ambientate in questa cittá, che non é un covo di ladri e tagliagole come Port Blacksand, ma una locazione piú mercantile, con parecchie peculiaritá stimolanti.

Il livello di difficoltá accessibile sia per quanto riguarda le scelte dei bivi, sia per quanto riguarda la difficoltá dei combattimenti (mai come in questa occasione si sono trovare svariate possibilitá di potenziare sensibilmente il nostro personaggio) mi fa pensare che Ian Livingstone abbia fatto non solo e non tanto una operazione nostalgia (che sicuramente é ben presente), quanto soprattutto uno sforzo per coinvolgere lettori piú giovani, quelli che sono nel mirino del nuovo editore Scholastic / Salani.

La storia di The Port of Peril / Il Porto della Morte é un po' strana ed episodica, non come quella di Caverns of the Snow Witch / Sfida tra i Ghiacci, ma quasi: all'inizio sei un avventuriero al quale la fortuna ha voltato le spalle, lacero ed affamato, che per caso rinviene una strana mappa, probabilmente falsa, ma, non avendo altro da fare, la segui comunque. Magari non troveremo proprio un tesoro, ma un amico sí, o meglio un'amica: Hakasan Za, una ninja proveniente da Zengis (al paragrafo 400 ci verrá suggerito che potrebbe essere proprio lei il ninja che si presenta nell'introduzione di Deathtrap Dungeon, una delle molteplici chicche presenti in questo librogame!). Con Hakasan Za andremo in cerca di tesori e quasi casualmente scopriremo una gravissima minaccia per il continente di Allansia: il ritorno imminente del demoniaco Zambar Bone, per cui andremo in cerca di consiglio e aiuto prima dal famoso mago Yaztromo e poi dal suo vecchio amico Nicodemus, fno allo scontro finale contro Zambar Bone e il suo esercito di scheletri ai piedi della torre di Yaztromo.

Una storia ragionevolmente semplice e lineare, senza particolari fuochi d'arificio né complicazioni, che strizza in molti punti l'occhio ai lettori nostalgici, ma anche accessibile ai lettori piú giovani: tutto sommato una combinazione vincente!

Il brutto

Le piccole immagini ripetute che separano i vari paragrafi sono in toni di grigio e sono, onestamente, una vera schifezza fatta malamente al computer. Sembrano appena scaricate dalla rete da parte di qualche autore amatoriale e schiaffate lí alla bell'e meglio. Inguardabili.

Il principio dell'avventura fa immediatamente scuotere la testa: nell'introduzione ti si spiega che sei un avventuriero affamato e in qualche occasione si cercherá tra i rifiuti qualcosa da mangiare, peró nel regolamento si spiega che cominci l'avventura con dieci pasti! Eppure in Armies of Death / Le Armate della Morte lo stesso autore aveva fatto cominciare l'avventura senza alcun pasto nello zaino e il protagonista era addirittura il condottiero di un esercito! Da un estremo all'altro, ma sempre sbagliando...

Al primissimo paragrafo, ancora prima di darti la possibilitá di perdere punti di resistenza, viene data la possibilitá di incrementarli. Peró nel regolamento ti hanno appena spiegato che i tuoi punti resistenza non possono mai superare il loro valore iniziale, per cui l'incremento non si puó applicare... e allora che senso ha?

É brutto, ma proprio brutto, rendersi conto che Ian Livingstone, scrivendo questo librogame, non si é preso nemmeno la briga di rileggersi il regolamento (al limite bastava cambiarlo un po' per aggiustare la logica come fatto in passato). Il fatto che questa epifania giunga proprio all'inizio dell'avventura non aiuta per niente a superare le naturali perplessitá iniziali.


Il cattivo

Le immagini a tutta pagina che sono presenti sono molto diverse dall'iconografia classica Fighting Fantasy in bianco e nero, ma di per sé non sono male. Peró é chiaro che originalmente erano a colori e in questo caso sono state stampate in toni di grigio: che senso ha visto che sono illustrazioni originali commissionate apposta per questo libro?

In qualche modo il comparto grafico é il contrario dell'iconografia storica Fighting Fantasy: la copertina é piuttosto buona (aspetto spesso carente nelle copertine storiche), le immagini a tutta pagina in toni di grigio sono un punto particolarmente debole (mentre storicamente sono spesso state ottime) e le immagini piccole di riempitivo tra un paragrafo e l'altro sono una vera indecenza. Non capisco il senso, anche se oggi come oggi le immagini mi interessano meno che un tempo.

Ian Livingstone, come detto, non ha inserito dei percorsi super arzigogolati e casuali come in altre sue opere (cito un esempio a caso: The Crypt of the Sorcerer / La Cripta dello Stregone), peró ci sono alcune morti istantanee che derivano direttamente da una scelta destra-sinistra a dei bivi dove a volte non abbiamo nessuna informazione aggiuntiva: se andiamo da un lato possiamo continuare l'avventura, se andiamo dall'altro moriamo. Un "vizietto" che, a distanza di decenni, non ha ancora perso... si poteva forse fare qualcosina di meglio in tal senso.

Tutto sommato...

Come valore assoluto, questo librogame non rappresenta l'apice della produzione di Ian Livingstone (quello é Deathtrap Dungeon, ovviamente), peró si puó serenamente paragonare con avventure come City of Thieves / La Citta' dei Ladri, Caverns of the Snow Witch / Sfida tra i Ghiacci, Forest of Doom / La Foresta Maledetta e Island of the Lizard King / L'Isola del Re Lucertola, tutte avventure storiche, che hanno fatto innamorare milioni di ragazzi ai librigame, per cui tutto sommato si tratta di una buona e solida aggiunta alla serie (cosa che il precedente Blood of the Zombies, per esempio, non é stato).

In particolare, ho apprezzato la capacitá di suscitare interesse e passione sia da parte dei veterani nostalgici dei librigame, sia da parte dei giovani pischelli ai quali é solitamente interessato il nuovo editore della serie.

Certo, per arrivare alla fine (e magari apprezzare i vari riferimenti incrociati e camei) bisogna prima mandare giú certi scivoloni di cattivo gusto negli aspetti grafici e il detto scollamento tra il regolamento e le primissime parti dell'avventura, cose che é possibile indispongano fin dal principio molti lettori, anziché conquistarli fin dalla prima pagina.

 

Longevità 6.5: 

Una volta terminata l'avventura, non si avverte una gran spinta a riprendere in mano il libro.

Difficoltà 7.5: 

Questa volta Ian Livingstone ha proposto un'avventura ben bilanciata.

Giocabilità 7.5: 

L'avventura scorre senza particolari problemi, il sistema FF funziona molto bene. Unica nota dolente, i molti oggetti che e' necessario annotare.

Chicca: 

Come detto, il suggerimento velato che Hakasan Ma sia il ninja di Deathtrap Dungeon / Il Labirinto della Morte, ma anche rivedere, dopo tanti anni, il buon Mungo, che avevamo incontrato in precedenza in Island of the Lizard King / L'Isola del re Lucertola.

Totale 7: 

Ian Livingstone ha scritto di meglio, ma anche di peggio, e questa e' una valida aggiunta alla serie storica.