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La grande offensiva delle forze del male che minaccia di distruggere il Magnamund è stata arginata dalle forze Ramas (scusate, ma non posso esimermi dall'usare il vecchio nome) ma il risultato finale è stato un semplice pareggio. Dei sei grandi maestri solo tre sono riusciti a vincere, mentre gli altri tre hanno fallito, due rimettendoci la vita e uno, Mano d’Acciaio che abbiamo visto giovane nel diciannovesimo volume, è prigioniero. Ai tre maestri superstiti non resta che metterci una pezza, affrontando le missioni fallite. Nostro compito sarà quello più difficile: liberare Mano d’acciaio e distruggere la minaccia che si nasconde nel Maakengorge: il ritorno di Vashna. Già da qui si intravede il primo problema dal libro, ovvero affrontare una minaccia trita e ritrita, in un ambiente visto e rivisto. Ma il pericolo di perdersi nella ripetitività sarà scongiurato grazie all'abilità degli autori nel riportare in vita l’anima di Lupo Solitario senza mai cadere nel manierismo, nello stereotipo. La piacevole sensazione provata nelle Tempeste del Chai viene confermata alla grande e definitivamente, anche agli occhi di chi non è mai stato un fan sfegatato del nuovo ordine, come il sottoscritto. Una descrizione lunga della trama non è a mio avviso necessaria, sia per non rovinare la sorpresa, sia perché sarebbe obiettivamente troppo lunga, dato che le avventure saranno molte e davvero turbinanti. A metà strada affronteremo una svolta e ci troveremo impelagati in una missione di salvataggio, un tema abusato o forse no, dato che tale salvataggio sarà gestito in una maniera piuttosto originale e, piccola sorpresa, avrà anche una parentesi universale. Incontreremo o dovrei dire reincontreremo due vecchie conoscenze che ci spiegheranno come la lotta sia ancora una volta decisiva per l’intero Aon e non solo per il Magnamund. Per chi ne avesse bisogno va fatto un ripassino di alcuni capitoli passati, in particolare l'undicesimo I prigionieri del tempo. Da qui in poi inizierà la fuga accanto a Mano d’Acciaio che si rivelerà un ottimo compagno , forte, affidabile e divertente, tanto che ci sembrerà di conoscerlo da sempre. Il finale sarà davvero turbinante, al cardiopalma , con una conclusione da tragedia greca su cui evitiamo ogni spoiler, poiché non avrebbe stile rovinare la sorpresa. Certo la mole del libro potrebbe far pensare a un numero di paragrafi ben superiore ai 350, ma così non è dato che, semplicemente, i testi diventano molto più lunghi e descrittivi. Il difetto del volume precedente di essere troppo narrativo e di dare poco spazio alle nostre scelte mi pare sia stato , se non risolto, almeno ridotto a un buon livello. La difficoltà, invece, è davvero alta. Pur con il possesso di tutte le arti di un gran coronato non avremo certo una facile vita. Nel finale, poi, sarà pure riscoperto il vecchio vizio dei primi volumi di gran maestro, ovvero mettere una o due instant death crudeli e difficili da evitare proprio a un passo dal traguardo. Qui ve ne sarà una particolarmente disgustosa o forse, dato il finale in stile "Grecia Antica" necessaria e poetica. Altro elemento preso dai primi volumi sarà quello del travestimento a metà avventura o dell'equivoco, per cui ci sembrerà di poter raggiungere il nostro obiettivo abbastanza rapidamente, salvo ritrovarci ingannati a questo riguardo e dover faticare ancora parecchio. Certo, anche un novizio potrebbe cavarsela con il possesso delle arti giuste e del nuovo, bellissimo, oggetto speciale inventato per l’occasione, ma comunque… Nota positiva l’abbandono dell’alchimia Ramas come magia assoluta , dato che anche il Magi Magic sarà molto utile e mi sono sbizzarrito parecchio a usarlo. Siamo in presenza di un volume solido e ben fatto, che ben dimostra come il Lupo sia più vivo e forte che mai e che le premesse della quadrilogia finale siano solide. Come detto sopra non sono mai stato un fan sfegatato del nuovo ordine, ma questi ultimi volumi mi sembrano all'altezza. Trovo molto piacevole il fatto che, al contrario di quanto accadeva nelle traduzioni dei primi capitoli del nuovo ordine, Lupo solitario venga finalmente definito il tuo maestro e non il tuo leader.
Longevità 7.5:
Non ci sono, in stile Dever, tantissime varianti sul tema, ma il libro è veramente massiccio. Se vi piacciono le descrizioni corpose e la parte narrativa preponderante avrete da divertirvi a lungo.
Difficoltà 7:
Non alta in sé se siete veterani, ma i novellini dovranno sudare.
Giocabilità 8.5:
Il regolamento e la struttura sono i soliti, solidissimi. Ottima in questo volume la sensazione di immedesimazione, che ci farà sempre sentire nel vivo dell'azione migliorando la godibilità complessiva. Lo stile narrativo è ottimo, meno alcune scelte in sede di traduzione che mi sembrano un po' meno azzeccate rispetto al volume precedente.
Chicca:
L’incontro con due alti sacerdoti ceneresi che avevamo visti bambini nel tredicesimo volume… Mi spiace di non aver scelto di ucciderli con le mie mani!
Totale 8:
Un valido volume, anche se vi sono alcune imperfezioni linguistiche e di bilanciamento.
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