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Detective’s Club in salsa imperiale Un’indagine serrata e divertente nella Roma antica ai tempi delle persecuzioni ai cristiani, scoprendo dettagli della vita e della società dell’epoca magnificamente ritratti e una storia di integrazione difficile che presenta innegabili stilemi di attualità. Torna nelle librerie così, quasi un quarto di secolo dopo, “I misteri delle catacombe” (Parapiglia, 286 paragrafi, 14 euro), scritto da un team di autori composto da Domenico Di Giorgio, stimato creatore di giochi, e Francesca Garello, archeologa che ha fornito un decisivo contributo, e guidato dal maestro della narrativa interattiva tricolore Andrea Angiolino.
Il protagonista è un giovane sveglio che vive a cavallo tra terzo e il quarto secolo dopo Cristo, di nome Marco Valerio Fortunato: dodicenne, figlio di commercianti e amico di Lucio, di origine siriana. Ques’ultimo, d’un tratto, scompare con tutta la famiglia, dando il via all’azione. Spetterà a Marco raccogliere indizi nel suo quartiere, quello di Testaccio; dovrà dipanare piste e scoprire insospettabili verità nascoste, fino ad approdare alla conclusione della vicenda, che presenta più di un finale possibile ma soltanto uno perfetto, al termine di un true path non banale.
Il sistema di gioco si basa esclusivamente sui bivi: non ci sono punteggi né interventi della sorte. Scelte particolari portano a dover segnare e ricordare varie lettere dell’alfabeto nella scheda, che, tra l’altro, curiosamente riporta uno spazio per il nome del giocatore, pur avendo l’alter ego una propria identità e caratterizzazione ben definite. Le lettere possedute o meno costituiscono un codice che sblocca situazioni più o meno positive per il protagonista-lettore. Tale organizzazione asseconda la strutturazione lineare del libro, passando attraverso grappoli di paragrafi, con bivi più o meno equivalenti che, alla fine, riconducono allo stesso snodo, anche da punti diversi.
E le tappe non sono poche: da una nobile villa a una discarica di cocci così ampia da diventare montagna, dal mercato al Portico Emilio alle terme, dalle taverne del tempo alle catacombe, appunto. E sono tutte magnificamente descritte.
Interessante, a tal proposito, tra un paragrafo e l’altro, la presenza di oltre venti schede illustrative chiamate “riquadri” che raccontano dettagli e curiosità della vita quotidiana, della storia, della società e del costume di epoca imperiale. Divagazioni interessanti e mai pesanti, che, tuttavia, avrebbero dimostrato ancora maggior efficacia se non avessero avuto la sola funzione di supporto didattico al gioco, ma anche quella di celare indizi funzionali alla risoluzione degli enigmi.
Di insegnamenti è, comunque, davvero pieno questo librogame: a ogni angolo c’è la possibilità di imbattersi in una curiosità, una scoperta, un piccolo particolare o un aneddoto che vanno a costituire un puzzle inesorabilmente coinvolgente per chi riesce ad appassionarsi alla storia romana. Entrando letteralmente nella vita di un teenager del tempo, e scoprendo come mangiava, come si muoveva, come giocava, come si metteva nei pasticci e così via.
Il gioco scorre fluido mentre la posta in gioco sale per il protagonista, che deve mischiarsi al gruppo dei primi cristiani, descritti con dovizia di particolari e sotto un inedito punto di vista che ispirerà più di una riflessione. Non mancano “finti bivi” o, al contrario, scelte alla cieca senza indizi: un classico dell’autore di “In cerca di fortuna” che persegue le dure regole della vecchia scuola, a dispetto di alcune recriminazioni in materia della readership moderna. A un certo punto scatterà anche un “timer”: Marco bighellona un po’ troppo da solo per Roma per essere un dodicenne, e dovrà essere bravo a sfuggire alle ricerche dei genitori preoccupati se vuole condurre in porto l’avventura e farlo da protagonista fino alla fine, ritrovando l’amico.
La narrazione è davvero piacevole, la prosa scorrevole e adatta a lettori giovani e meno giovani. Solo qualche piccola complicazione la genera la presenza di personaggi omonimi del protagonista e del suo amico, un altro Marco e un altro Lucio, peraltro a volte citati in rapida successione. Nomi certo estremamente comuni ai tempi, ma che comunque potevano essere diversificati.
Tra le curiosità, i bivi si snodano già dal prologo dell’avventura: ne consegue che il numero 1 sarà un paragrafo come un altro e non l’incipit come avviene di consueto. Al paragrafo 73, invece, una citazione di Blade Runner con le cose viste che non si potrebbero immaginare, che non stona messa in bocca a un ragazzino siriano che ha girato tutto il Mediterraneo nel suo racconto a un coetaneo nato e cresciuto nell’Urbe.
A livello di fattura editoriale, il volume firmato Parapiglia presenta delle dimensioni particolari, 11,5x19,5, strette e alte rispetto alla media delle uscite del “Rinascimento”. La rilegatura è solida e la carta delle pagine interne fin troppo pesante, tanto da rendere non sempre agevole lo sfoglio a ripetizione tipico dei librigioco. Bella la copertina, firmata da Valeria De Caterini autrice anche delle illustrazioni interne, adeguate al tono e ai destinatari pre-adolescenti del prodotto.
Dopo la prima edizione del 2000 firmata Elledici editore, “I misteri delle Catacombe” è stato anche un’app, una decina d’anni fa, con un’apprezzata avventura testuale arricchita da grafiche per sistemi iOS e Android, purtroppo ora finita nel dimenticatoio e non più supportata. Alla fine l’ha spuntata, ancora una volta, il libro cartaceo.
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Nota sulle valutazioni: nella “Longevità”, chi scrive dà un giudizio di quanto sia ben progettato il librogame in modo da essere giocato più volte, con nuovi percorsi e scenari e la possibilità di svolgere più partite senza esaurire filoni narrativi e ludici. La “Difficoltà” stima quanto sia complessa un’opera tra gioco e snodi: più il voto sale, più sarà complicato approdare alla fine. La “Giocabilità” è la summa di un sistema di gioco ben funzionante e non oppositivo verso il lettore e di una storia ben scritta e priva di errori. La “Chicca” accende una luce su uno o più aspetti con un punto di vista curioso, singolare o spesso simpatico. Il “Totale”, infine, non è una media delle tre votazioni precedenti (sebbene raramente vi si discosti troppo), ma un giudizio complessivo tarato anche sui gusti personali, sensibilità e fascinazioni del recensore.
Longevità 7:
La struttura è lineare e, una volta risolto il mistero, non avrà altri colpi di scena da svelare. Non mancano, comunque, sezioni alternative da visitare per arrivare al traguardo in modi differenti.
Difficoltà 7.5:
Centrare il finale migliore è tutt’altro che immediato, andando subito a ricostituire una sfida per i giocatori incalliti. I bivi alla cieca costituiscono un classico salto nel buio i cui esiti possono facilmente spiazzare.
Giocabilità 7.5:
Il sistema a bivi e lettere è collaudatissimo e consente di godersi appieno i meandri dell’avventura, senza preoccuparsi eccessivamente di un motore tutt’altro che invadente.
Chicca:
Al termine del libro, un’apposita sezione denominata “Sulle tracce di Marco” consente di attualizzare il racconto, ambientato in gran parte in luoghi realmente esistiti o perfino tuttora esistenti della Capitale. Si scoprirà, così, qual era la casa del protagonista e quali i luoghi principali della trama, quali soprattutto le catacombe, quelle di Santa Tecla, che danno il titolo al libro e dov’è ambientato uno dei momenti più intensi di questa avventura.
Totale 7.5:
Un ottimo prodotto per avvicinare alla lettura in generale e ai libri interattivi in particolare una fascia di età che molto spesso non ne è a conoscenza. Al contempo, un ottimo modo di studiare la storia in modo fascinoso e gustoso. Perché non tirarne fuori un seguito, andando a vedere, anche sul piano narrativo, che fine ha fatto il nostro simpatico Marco?
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