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In questo volume interpreteremo un liceale appartenente ad un’importante scuola, che si rivolge a Holmes per indagare sul furto di un preziosissimo smeraldo, di cui è stato accusato ingiustamente. Sembra una storia in stile Detectives Club, altra serie di librogame presente nel catalogo E.Elle, e, in effetti, le aspettative non saranno deluse. Le peggiori aspettative intendo, non essendo chi scrive un amante della collana suddetta. Fin da subito, grazie anche, ovviamente, alle conoscenze di Holmes, il cerchio dei sospettati si allargherà a dismisura: potrebbero essere stati un compagno di scuola in collaborazione con il padre, ladro professionista, oppure un altro compagno, ricco ma bisognoso di soldi per fuggire con la sua bella, un’avvenente figlia di un mugnaio. O magari il preside stesso della scuola, o il fratello, ubriacone, perdigiorno e sempre a corto di soldi. Non che interpretare un liceale non abbia i suoi lati divertenti, ma l’indagine che ci troveremo ad affrontare non è certo matura, né dal punto di vista narrativo, né da quello logico, per non parlare di alcuni aspetti della storia prossimi al sadismo. Iniziando l'avventura ci accorgeremo In primo luogo che vi sono due strade in apparenza ugualmente valide per risolvere il caso, ma in realtà una sola è quella giusta. Ma capirlo non è facile perché tutto dipende da un paio di lanci di dadi e un paio di scelte, assolutamente casuali, che rendono proseguire con successo nella nostra ricerca non solo molto difficile, ma decisamente frustrante. Inoltre risolvere il caso è inutile perché, in ogni modo, alla fine arriverà un gruppo di Indios per riprendere la pietra loro sottratta e punire il colpevole. La soluzione del caso non modificherà minimamente questo evento decisivo. Per non parlare dell’atteggiamento di Holmes che, non saprei dire se per colpa della traduzione o meno, risulta assai irritante: il detective infatti ci trasmette costantemente l'impressione di deriderci. Se risolveremo il caso infatti, lui, non si sa perché, si prenderà tutto il merito e sosterrà che non fosse un caso poi così difficile mentre, se falliremo, ci prenderà in giro sostenendo che, in effetti, era un caso così intricato che pochi, oltre a lui, avrebbero potuto risolverlo. Per non parlare della frase finale in cui, dopo averci invitato a tornare a trovarlo, dirà: “Adesso la signora Hudson aspettta la nostra più completa disponibilità per un pranzo particolarmente delizioso”. Ci invita a pranzo o ci butta fuori? Temo purtroppo che l'ipotesi giusta sia la seconda...
Dopo l’eccellente esordio della serie non ci sarebbe potuto essere un secondo titolo peggiore di questo. Il volume è contraddistinto da una storia campata per aria, con alcuni risvolti addirittura puerili. Potenzialmente la vicenda che caratterizza l'evolversi degli eventi potrebbe anche essere interessante, ma la resa finale è decisamente troppo infantile, tanto da spingermi a dire che molto meglio sono le storie di Detectives Club. Anchela difficoltà è mal bilanciata, soprattutto per la difficoltà di imboccare l'unica strada giusta, che ci porta a risolvere il caso. Il finale deprimente e l’inutilità della vittoria nell'economia dell'epilogo, inevitabile, in cui compaiono gli Indios, danno il colpo di grazia al volume, uno dei peggiori in assoluto. Decisamente un libro infantile e, per certi versi, sadico, consigliabile solo ai fan sfegatati della serie che non vogliano perdere nemmeno un volume. Fortuna che non è uscito come primo testo, altrimenti la collana sarebbe stata marchiata fin dall'esordio come una delle più brutte del lotto, destando una pessima impressione sui potenziali nuovi lettori. Per molti versi il più brutto e deludente librogame che abbia mai visto, talmente deprimente che, per anni, non mi sono più avvicinato alla saga dei libri-gioco di Sherlock Holmes. Brutto al punto di farmi chiedere: quanti saranno i lettori di questa recensione?
Longevità 3:
Al di là della noia che si prova leggendolo, che potrebbe portare più di un lettore ad abbandonarlo prima di vederne l'epilogo, chi mai potrebbe avere il fegato di compiere un secondo tentativo una volta terminata la prima, penosa, sessione di gioco?
Difficoltà 3:
Può essere settata decentemente in un volume che per essere risolto richiede una concatenazione perfetta tra due lanci di dadi, che devono essere per forza vincenti, e altrettante scelte completamente casuali, da compiere senza tener conto di alcun elemento? Decisamente no...
Giocabilità 3:
Narrazione senza guizzi e senza classe, nessuna idea che esuli dalla mediocrità, uno stanco susseguirsi di eventi che ci danno la costante impressione di sfuggire totalmente al nostro controllo. Credo che ben pochi si siano divertiti con quest'opera tra le mani...
Chicca:
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Totale 3:
Libro sadico e deludente, roba da bambini dotati di una certa verve perversa.
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