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Recensione

Dimensione Avventura 18: La Maledizione della Mummia
Edizione Librogame's Land 2010
autore/i Jonathan Green
Recensore Mornon

La storia comincia con un avvincente antefatto, accompagnato dalla bella mappa del Deserto dei Teschi e della Costa dei Pirati. Mentre l’avventura si snoda nelle sue battute iniziali, il lettore ha la possibilità di conoscere una parte del continente di Allansia e della storia perduta del mondo di Titan, che ovviamente è spesso ricalcata su quella del nostro.

Il compito del lettore-avventuriero viene qui rivelato fin dall’inizio. Il terribile Culto del Cobra vuole riportare in vita il malvagio Akharis, ultimo sovrano dei regnanti del deserto, morto millenni orsono e votato alla crudele dea Sithera. Il tutto in uno scenario arabo-egittizante, fatto di deserti, mummie, scimitarre, scorpioni e templi maledetti (ma anche con l’improbabile incontro con la versione fantasy di Don Chisciotte!!).

Già dal primo paragrafo il giocatore si trova in mezzo all’azione, con un gusto per le scene concitate e gli incontri a ripetizione che si manterrà costante fino alla fine della storia. Da questo punto di vista, tutto scorre senza intoppi fino al finale, con l’unico difetto di ricalcare un po’ troppo uno dei primi episodi della serie: Il Tempio del Terrore.

All’interno dell’esplorazione, gli avversari, gli oggetti, le trappole, gli enigmi e i codici da usare sono tanti e utilizzati abbastanza bene. Anche la gestione dell’Equipaggiamento, con l’uso accorto di provviste, torce, olio e denaro, aggiungerà un elemento tattico e strategico all’episodio. Un nuovo valore si accompagna ai soliti tre che descrivono il personaggio: si tratta del coefficiente di Veleno. Molti degli avversari e degli ostacoli incontrati lungo la via hanno pericolose armi avvelenate: accumulare 18 punti di Veleno, partendo da zero, equivale a morire sul colpo.

Come già detto, l’avventura scorre piacevole, con tutte le trovate finora evidenziate e diverse scelte di percorso intercambiabili. Ogni combattimento e incontro presenta delle piccole varianti tattiche e la possibilità di utilizzare il ragionamento, di affrontare la sfida in maniere diverse, di usare sapientemente prove di Fortuna, Abilità e perfino Resistenza. Per buona parte del volume ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad un volume esemplare.

La sensazione è cambiata però bruscamente dopo l'ingresso nel tempio. Come in altre opere di Green (Il Distruttore di Incantesimi su tutte), alla fine della vicenda si incorre in un rush finale di prove, avversari, ostacoli e verifiche degli oggetti posseduti che può vanificare in un paio di paragrafi la bella partita giocata fino ad allora.
È sicuramente questo il difetto definitivo dell’opera: quello che sembrava un Librogame agile e malleabile, si ritrasforma in un rigido true-path che alla fine chiede la verifica di tutto quello che si è fatto o non fatto dal primo paragrafo in poi.

Peggiorano inoltre la giocabilità di questo episodio, la difficoltà elevatissima degli incontri finali (nonostante si posseggano tutti gli oggetti necessari) e la struttura del tempio sotterraneo, che non prevede una esplorazione libera ma assoggettata ad uno stretto regime di sensi unici obbligati, attraverso una topografia del dungeon pressoché incomprensibile.

Inutile a questo punto tirare fuori delle formule per spiegare come si sarebbe potuto fare meglio. Per me e per la mia concezione di LibroGame, la Maledizione della Mummia non può che dirsi un episodio ingiocabile e un'occasione sprecata.

Vanno citate infine le ottime illustrazioni e la superba edizione italiana, curata ad un livello più che professionale dallo staff di Librogame's Land.

Longevità 6: 

Ho seguito con grande curiosità e piacere i vari percorsi possibili, dentro e fuori il tempio. Il piacere di giocare e rigiocare l'episodio è però affossato dalla necessità dell'“unico percorso giusto” (e comunque difficile).

Difficoltà 2: 

Il volume è completamente sbilanciato verso una difficoltà elevatissima. Oltre al gran numero di nemici e sfide mortali (estreme anche per chi possiede punteggi massimi), il true-path soffocante uccide il piacere dell'esplorazione e della scoperta.

Giocabilità 7: 

7. Do un voto alto per il piacere della lettura e dell'esplorazione delle varie sezioni, con incontri spesso intriganti, se presi singolarmente. Forse una migliore possibilità di esplorazione del tempio avrebbe reso l'avventura ancora più accattivante.

Chicca: 

L'episodio di don Huan Fernandez, del suo ronzino e del fedele scudiero Gordo, citazione palese dei personaggi del Don Chisciotte. Peccato che effettuare questo incontro taglia fuori dal corretto true-path...

Totale 5: 

Un'occasione sprecata, allietata da un ottimo stile, da begli incontri e da ottime illustrazioni, ma condannata da una fastidiosa struttura di gioco e da un livello di difficoltà davvero troppo elevato.