Giocabilità? Penso Grailquest 1 che ti dava una bella mano se non avevi mai visto un LG prima, non mi ricordo più il titolo però.

Grailquest... quale sarebbe?

Jegriva ha scritto:

E citerei anche l'importantissimo Missione a Varsavia...

Una delle prime volte in cui io e Jegriva siamo completamente d'accordo su qualcosa!

citerei come "genialità" in senso lato anche la serie grecia antica: alcune meccaniche erano davvero peculiari...

Lavos-D ha scritto:

Ora mi detesterete: ma, IMHO, "La Creatura del Male" non può essere il migliore librogame.

Oh, sì: l'ambientazione è dettagliatissima, la sfida per arrivare in fondo ardua, la storia di base affascinante, e Steve Jackson dimostra a più riprese di essere uno scrittore di talento oltre che un geniale autore di giochi. Eppure scade pesantemente sul fattore più determinante di un librogame: la giocabilità.

"La creatura del male" è l'equivalente cartaceo di un lasergame anni '80 come Dragon's Lair. Un singolo passo falso, un singolo passaggio dimenticato, ed è Game Over, ora o magari trenta paragrafi dopo. Il che aumenta notevolmente la sfida, certo, ma spesso in modo ingiusto. In quattro-cinque punti dell'avventura le possibilità di sopravvivenza sono stabilite dalla pura fortuna ai dadi come nei peggiori momenti di Herbie Brennen, il che non è accettabile in un'opera così ambiziosa. Inoltre a volte si ha l'impressione che l'instant death sia dettata solo dall'arbitraria decisione di Steve Jackson di eliminare ogni possibilità di sopravvivenza al di fuori del truepath prestabilito: e, dato che non c'è merito nell'azzeccare la strada giusta tra due cunicoli apparentemente identici, un po' di flessibilità avrebbe solo giovato.
Di certo è un librogame di grande spessore: ambizioso, curato e di certo non pensato per un pubblico di soli bambini: ma la scelta di affidare parte della risoluzione al caso e non all'abilità del giocatore stona parecchio.

Per il resto, personalmente non trovo miglior librogame della serie Blood Sword nella sua interezza. La totale libertà di movimento e la mancanza del truepath garantiscono una longevità altissima, oltre a una storia di spessore della sua epicità.

92 minuti di applausi [cit.]     

Edit: bella firma

Yanez ha scritto:

la risoluzione non è affidata al caso anzi è possibile terminare il gioco con i punteggi minimi. tutto si può dire dei libri di jackson tranne che siano rimessi al caso. c'è un percorso predeterminato ed unico ma non è soggetto ad un tenta la fortuna o ad un combattimento improbo.
si va per tentativi e lo scopo è proprio quello di risolvere il rebus.  questa caratteristica è comune a tutti i libri di jackson e per questo hanno schiere di appassionati e detrattori, altre serie come blood sword , lupo solitario o ala corte di re artù hanno un approccio diverso. il caso però nei libri jacksoniani in questi libri non è mai rimesso al caso, non è il true path di ian livigstone ad esempio che quello si, spesso  è totalmente rimesso al caso 

Dissento.
In tre punti dell'avventura, forse quattro, fallire nel tentare la Fortuna significa morte certa. Allo stesso modo, fallire nella prova di Abilità per catturare l'Ofiosauro porta inevitabilmente alla sconfitta.
È possibile superare i combattimenti con punteggi minimi, ma non è di certo la stessa cosa.
Allo stesso modo, è perfettamente possibile crepare all'inizio dell'avventura prima di aver potuto prendere una singola decisione, solo per sfortuna coi dadi (a me capitò tre volte di fila).
E, quando la scelta è "destra o sinistra", dove sinistra significa impossibilità di vincere, significa che il truepath è totalmente rimesso al caso. Anzi, usciti dalle gallerie e incaricati di prendere la pianta, invece di andare a nord è necessario dirigersi a sud: ovvero nella direzione opposta al luogo di crescita della pianta. Se questo non è insensato, allora è puro sadismo di Jackson.

(grazie per gli applausi!  )