Mornon ha scritto:

gpet74 ha scritto:

per farlo però è necessario conoscerle e riconoscerne la correttezza.

su questo siamo d'accordo... però non farei differenza tra "grandi autori" ed esordienti...
i primi si sentono liberi di scrivere più "a czz di cane" solo per che ormai la gente non va più a comprare i loro libri perchè sono belli,ma solo perchè sono "l'ultimo libro di stephen king".
purchè si sappia scrivere bene, si abbia qualcosa da scrivere, si conoscano le regole e si sappia decidere quando e come ignorarle, un esordiente e un affermatissimo scrittore di mestiere sono uguali,per me...

Su questo mi trovi completamente d'accordo.

L'idea di Mauro mi piace molto perché è costruttiva. A quali temi pensavi tu?

Ecco i temi che credo si dovrebbero affrontare, tutti legati alla sostanza:
- a mappa/lineare
- true path/svolgimento libero
- finale unico/finali multipli

Io personalmente prediligo sempre la seconda opzione in ciascuna coppia ma, trattandosi di scelte personali, non vedo come si possano dare indicazioni univoche. Al massimo ciascuno può spiegare perché ritenga un sistema più accattivante di un altro portando vari esempi di libri già pubblicati.

Per quanto riguarda la forma, invece, ribadisco che è sufficiente seguire le indicazioni dei blog che ho portato come esempio o quelle di un qualsiasi manuale di scrittura.

In effetti la tua considerazione Skarn è giusta, ma mentre a livello strutturale è abbastanza semplice stabilire dei canoni su cui poi dissertare, a livello di stile diventa più complesso, perché si perde qualsiasi punto fermo o di massima e si finisce inevitabilmente per parlare di meccaniche e scelte estremamente personali. Che metodo hai in mente e proporresti per discutere di stile mantenendo un minimo di canone oggettivo, e quindi condivisibile?

Per quanto mi riguarda è essenziale non eccedere nel didascalismo e nella prolissità. Fornire un'adeguata conoscenza degli ambienti, certo, lasciando però ampio spazio al lavoro di rifinitura di fantasia e immaginazione. Imprescindibile per garantire un'adeguata immersività. Poi ci sono scrittori che di ogni singolo personaggio ti dicono il colore della suola delle scarpe (penso ad esempio a Gerald Lientz), però in quel caso bisogna davvero saperci fare.