Sei te che hai iniziato... e interroghi un autore.
E cioè, spiegami la natura umana: in una giostra dell'orrore (sensazione repellente) s'è disposti a entrare, a pagare, a leggere Poe e Lovecraft, e per una sensazione altrettanto repellente ci si tirerebbe indietro...?
L'effetto ipnotico e psichedelico va bene finché t'ascolti i Pink Floyd, e tolto Money non va più bene...?
Fra l'altro si parla di opere virtuali, figurati se non debbo sentirmi legittimato a restituirla, questa sensazione; comunque sì, passo e chiudo.

Posto che non ho ancora letto il Corto, astraendo a un discorso generale sono d'accordo con Yanez: la frustrazione non diverte, logora. Si può sadicamente marciarci su, certo, ma non perché diverta, bensì perché magari si capisce che dietro quella sensazione può nascondersi qualcosa che alla lunga può fare effetto, e magari rimanere dentro, una sorta di vaga eco di una lezione. Purtroppo l'arte contemporanea su questo senso di frustrazione del fruitore (lettore, spettatore, pubblico in senso generale) ci ha marciato e ci marcia su all'inverosimile, credendo di fare qualcosa di concreto quando in realtà sta solo stronzeggiando allegramente. Ed è un atteggiamento che NON sopporto.

Ciò non toglie che se tutti quelli che hanno letto il racconto in questione ci hanno visto qualcosa di profondo, di innovativo ma anche di profondamente intelligente, una sua forma di fruizione qua c'è, e quindi non cade sotto la scure di quello che sto dicendo ora. Il problema è che la scrittura, per sua stessa natura (e a maggior ragione in un concorso, diamine) è dialogo con un lettore, e marciare su un modulo ossessivo può provocare repulsione sia nel senso che descrive Danilo (orrore e paura, che fa fuggire ma anche attira in un certo senso, come la fessura dell'armadio nel buio attira il bambino), sia in quello di monpracem (cioè accantonamento da frustrazione), e in questo caso non c'è ragionamento che tenga, il pubblico non ha gradito. Di qui la scelta: scriviamo in senso autoreferenziale e ce ne freghiamo, cosa legittimissimissima, oppure facciamo un passetto indietro e recuperiamo anche quei lettori lì? Ai poster dei posteri (i veri testimoni dei loro gusti ) l'ardua sentenza...

EDIT: una cosa però permettila Danilo. Non credo che tu possa valutare in negativo il modo in cui monpracem è arrivato al suo giudizio sul tuo racconto, dato che anche tu sia per alcuni racconti in gara (tra cui per inciso il mio, e probabilmente proprio anche quello di monpracem) hai fatto la stessa identica cosa, esprimendo un giudizio senza neanche avere letto a fondo l'opera. La maniera con cui uno giudica è soggettiva, se qualcuno a una fruizione veloce è convinto di avere afferrato il succo può dire quello che ha percepito, e in caso se si ricrederà lo dirà, visto che non siamo qua per pugnalarci gratuitamente a vicenda. Insomma, le critiche ci stanno, come noi abbiamo accettato le tue dovresti fare altrettanto forse...

Ma non è una cosa che sento sul mio Corto...
Non mi arrabbio mica per questo.
Ognuno è libero di dire anche che fa schifo... non ho la pretesa di arrivare a tutti; semmai a quelli che hanno gli stessi miei gusti...
Il punto è diverso: se mi si dice 'la frustrazione non diverte', questa è un'asserzione che ha l'aspetto d'una massima. Allora preferisco mi si dica A ME la frustrazione non diverte... e allora la cosa già acquista più senso, alle mie orecchie, e non quello d'una parolaccia...
Ripeto la mia esperienza: le cose frustranti, sono state ai miei occhi molto belle; qui la cosa era un po' più tirata, ma si parla pur sempre di 40 par. dico 40... cioè: più che fattibile.
Tant'è che al commento di Mompy si possono affiancare anche esperienze diverse, di forte suggestione e di riuscito gradimento... Però mi si è esordito con un'equazioncina elementare, come a dirmi 'lascia stare queste cose'. Non mi sento di poter ingoiare senza una dissertazione su quel ch'è giusto questo genere di cose propongano, e d'altronde, parafrasando l'esperienza di Sortilegio!, molti critici esordirono con un 'ci chiediamo quale bambino si divertirà'. Eccone uno.
Prendo per buono invece l'ultima frase: non si può mai dire, e infatti tempo al tempo; può darsi che sia un azzardo da dimenticarsi, può darsi sia qualcosa da approfondire... Bocciare a priori non lo trovo costruttivo. E si calcoli comunque che mi rivolgo ad un pubblico che è più che vaccinato, in merito a queste cose... un minimo di difficoltà in più bisognerà pur contemplarla.

Un piccolo racconto che può benissimo affiancarsi al dispiacevole aneddoto di Fì'a'za e i Lettori entrati in Delirio...
http://www.ewriters.it/leggi.asp?W=66784

Ti ringrazio Mornon... detto da narratore d'eccezione è vero complimento; mi sarebbe piaciuto averti come Master ai tempi d'oro, probabilmente mi sarei divertito un bel po'...
La cosa -a parte una chiara strizzatina d'occhio a Lo Specchio Nello Specchio di Ende, per chi l'ha letto, anche se di certo operazione più ludica, la mia- vorrebbe essere una prova generale di un progetto -ahinoi per tempo e impegni- più ampio: immagina e immaginiamoci la stessa cosa riproposta in scala grande... letture collettive dove in pratica c'è chi in questo percorso rimane indietro, chi conserva o perde punti, ecc.
Sto in pratica in alcune cose nuove vaticinando una sorta di Esercito degli Gnomi Ribelli 'regolamentato', cioè con dati alla mano...
Il tema della gara -citazione di qualche Corto fa- sarebbe l'ideale, per delle letture collettive di siffatta specie...