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Re: Fì’a’za e il Venditore di Tappeti
Lamello ha scritto:Che OGNI donna che incontri è in realtà la principessa, solo che ti servono gli oggetti giusti per farla tornare se stessa.
Questa sarebbe stata una bellissima evoluzione, ottima idea.
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Re: Fì’a’za e il Venditore di Tappeti
Danilo Baldoni ha scritto:Eh, ragazzi, ma voi m'uscite fori dall'incipit! Cotello asserisce inequivocabilmente: va riportata la ragazza 'rapita'... o fatta sparire... Ma il caro Lamello è un genio invitto d'inventiva, e prima o poi lo premieremo spedendogli la testa della Medusa (a proposito: ci sto pensando ora: direi che il racconto ribalti totalmente il mito...).
Ma l'incipit non viene tradito! Perché il viaggio di Fiaza è un viaggio onirico. Lui stesso è drogato dalle essenze e non sa mai bene quello che succede o meno. La realtà è distorta, e da cosa esattamente: dalla SUA lente interiore! Quindi magari scambia la principessa per una donnaccia, un'impiccata che parla, o un serpente che si trasforma in donna. Alla fine la principessa è l'archetipo femminile che l'uomo cerca in eterno e quando lo trova non lo riconosce mai subito, perché è pieno di sovrastrutture. Deve fare un cammino di crescita, purificazione, che gli permette di vedere nel modo corretto c'ho che ha davanti. A quel punto ogni donna è la principessa, se la si è saputa riconoscere nella sua unicità: diventa ai suoi occhi la donna più bella di tutte. Alla fine il viaggio di Fiaza non è un viaggio dentro un tappeto, ma è un viaggio interiore alla ricerca della metà che ci manca (la metà interiore), del femminino che è in lui (come in ogni uomo). E questo femminino gli apparirà distorto finché non si sarà purificato e avrà fatto crescere la sua coscienza.
Ok, scusate lo svarione
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Re: Fì’a’za e il Venditore di Tappeti
Sì, queste soluzioni mi sono venute a mente nel momento in cui me ne parlasti... Così supponendo, effettivamente l'opera si presta a tante e tali di quelle interpretazioni, che tutto sfugge, al solo suo autore (un po' come succede per 'L'Esercito degli Gnomi Ribelli': alla fine ci ricasco sempre :-).
Come hai potuto vedere, ad esempio, ho ipotizzato -nemmeno troppo, a dire il vero- il finale della tua storia.
Molti altri finali sono possibili, almeno tanti quante sono state le partite/letture: chi ha visto il labirinto ed è tornato indietro, chi ha salvato la Principessa e così com'era l'ha riportata dai Giudici (immaginiamo l'imbarazzo...).
L'interpretazione mi piace molto (sia questa, che quella che hai dato alla tua partita): la storia a un certo punto ti blocca, e sembra dirti: scegli e immagina te il finale...
Forse metterei una frase alla rovescia, in fondo, che è la 'vera' soluzione, ma non so... Molte di queste bellissime interpretazioni potrebbero andare a cadere. Immaginiamo quello che dici applicato concretamente: vedo la donna morta sotto il tappeto: una mia interpretazione potrebbe essere: non porto una Medusa, dai Giudici, ma, grazie all'elisir di lunga vita, faccio risorgere la bellissima ragazza, e con il filtro d'amore la innamoro (se proprio non si dovesse innamorare appena rediviva).
E tante, tante altre interpretazioni, son possibili... Credo che lo lascerò così com'è!
PS: no, niente scusate, la chiave interpretativa che ne deduci è d'una lucidità incredibile... A questo punto, sotto tale luce, il mondo di Amàrti è un luogo dov'è giusto che Fì'a'za prima o poi finisse, non per la missione, ma per ritrovare se stesso... In questo modo, anche l'incipit può andare a cadere sul serio, perché diviene pretesto per qualcosa di molto più importante: la sua stessa vita e la sua soluzione.
Direi che dipende da quale partita giochi, ma anche quale sia la mente che lo gioca, il suo stato emotivo, la sua capacità interpretativa... Al labirinto fisico, s'aggiunge un labirinto non fisico, che è quello immanente, e che è ovviamente assai più fantasioso ed esteso... Che bello sapere che anche Fì'a'za gode di quella luce che per il momento riconoscevo solo ne 'L'Esercito degli Gnomi Ribelli'.
PPS: bello sapere che lo senti un po' tuo... Mi succede con i libri belli: smettono di essere dell'autore, anzi: l'autore li partorisce, ma non possono che essere dei soli suoi lettori...
PPPS: 60 storie per un solo racconto... tutte ugualmente di senso compiuto... è incredibile. Uno scrittore può attingere da una scintilla divina davvero inesprimibile... In merito alla tua idea, è davvero geniale; a quel punto, però, dovresti partire da uno stato alterato, tipo 'ti accorgi che t'hanno drogato', o qualcosa del genere. Sarebbe molto bello... e, come detto in precedenza, sarebbe un lg basato sulla percezione; un po' come 'La Creatura del Male', forse...
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Danilo Baldoni
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Re: Fì’a’za e il Venditore di Tappeti
Danilo Baldoni ha scritto:
PPPS: 60 storie per un solo racconto... tutte ugualmente di senso compiuto... è incredibile. Uno scrittore può attingere ad una scintilla divina davvero inesprimibile... In merito alla tua idea, è davvero geniale; a quel punto, però, dovresti partire da uno stato alterato, tipo 'ti accorgi che t'hanno drogato', o qualcosa del genere. Sarebbe molto bello... e, come detto in precedenza, sarebbe un lg basato sulla percezione; un po' come 'La Creatura del Male', forse...
Non è necessario secondo me che il personaggio parta da uno stato alterato, come droghe o simili, perché la percezione cambia a seconda della coscienza di chi osserva. Un esempio banale ma efficace: quando sei bambino, un luogo lo vedi in un certo modo. Da adolescente ha già un'altra faccia, e si parla dello stesso luogo con gli stessi oggetti e le stesse persone. Da adulto poi è ancora diverso. Un luogo che da bambino ti sembra enorme, da adulto lo vedi piccolo piccolo, per esempio. Ma non solo, tante altre interpretazioni diversi. Noti cose che prima non notavi e non noti più cose a cui prima facevi subito caso. La realtà in sé non esiste, c'è solo nel momento in cui uno la osserva. E questa prende la forma della coscienza di chi la osserva. Su questo concetto ci hanno scritto innumerevoli racconti e girato innumerevoli film. Ripeto il mio invito a vederti Waking Life di Linklater: un capolavoro.
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Re: Fì’a’za e il Venditore di Tappeti
Sì, è vero, l'idea si presta molto bene a molte possibilità: stato alterato, magia profusa nell'aria o semplice crescita intellettiva e/o interiore...
E' molto bella.
Ho poi una mia teoria sui lavori molto passionali: essi sembrano suggerirci infinite altre storie, si moltiplicano capillarmente come un albero... A me è successo questo, leggendo 'La Storia Infinita'.
E 'La Storia Infinita', mi ricorda molto, per l'appunto, 'Le Mille e una Notte', basato proprio su storie nella storia nella storia... all'infinito.
Qui succede l'opposto: una sola storia, con infinite possibilità interpretative.
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Danilo Baldoni
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Re: Fì’a’za e il Venditore di Tappeti
Rispondo via-via, modificando il post...
1) Quella del venti, più che fiala, è un'inalazione di fumo che rende immune alla Medusa... quella vera (mitologica): e questa è solo al 36 -in realtà è la Principessa tramutata; per questo va il minuscolo (alcuni non l'hanno trovata nemmeno col motore di ricerca :-). L'altra è una comunissima medusa di mare, che arpiona i suoi tentacoli sulle catene del turibolo appeso al soffitto...
Non se ne fa menzione per rendere più difficile, criptico e misterioso il lavoro: se avesse detto 'hai un antidoto?', tutti si sarebbero industriati per recuperarlo. Questa non è semplicemente una difficoltà dello scritto: a pensarci bene, molte delle cose che abbiamo non godono d'una nostra comprensione in merito, comprensione che balugina solo nel momento in cui ci sentiamo predisposti alla comprensione.
2) Perché la Principessa l'hai trovata, e quello è il tuo scopo; solo se hai un vero interesse per la sua completa salvazione, o se hai una coscienza di responsabilità legata al dovere di riportare un essere bellissimo, allora amerai andare fino in fondo, e comincerai ad applicare alla Principessa i vari oggetti ricuperati (se si sono recuperati), e cioè: la pillola della pazzia perché è pazza; l'elisir d'eterna bellezza perché è orribile; il filtro d'amore perché non è più capace d'amore (ha il cuore profondamente mutato). L'elisir di lunga vita per farla vivere in eterno, magari in un felice matrimonio...
Per far questo, ovviamente, serve fiducia nelle nostre possibilità e nell'attenzione che lo scrittore ha posto sull'opera: tanti l'hanno semplicemente etichettata come 'incompiuta', il che, come potrebbe essere...?
3) Questa domanda mi piace parecchio: perché effettivamente nessuno s'è reso conto che io interpreto un personaggio già riconsegnato alla storia, e divenuto leggenda per coloro del posto... come leggenda è anche la storia: ne ripercorro le fila proprio per dare ad essa un connotato certo e concreto, dacché evidentemente il suo finale conosce pareri più che contrastanti e contraddittori.
Io in realtà potrei anche non interpretare: leggo, potremmo dire, quel che ne è stato di Fì'a'za con la curiosità d'un ricercatore che ama raccogliere le lunghe fila d'una storia perduta nel tempo...
Questo in realtà mi deresposabilizza dalle sue sorti e dalle sorti della Principessa; ma, se ho amore per il persoanggio, se sento che la sua storia coincide con la mia, la simbiosi potrà avvenire. Anche conservare un pizzico d'amore per la Principessa credo sia risolutivo per la storia, e per utilizzare (mentalmente e) correttamente gl'oggetti.
4) Sono certissimissimo (come son certo che domani spunti il sole) che ripetere 40 volte un par. sia frustrante, ed è proprio qui, allora, la possibilità d'una concreta simbiosi: forse non sono proprio Fì'a'za, ma questo ladro dell'Oriente non ha conosciuto una frustrazione diversa dalla mia... Immettere nel lettore la sua stessa sensazione di smarrimento -o forse motivare il coraggio tramite esso- significa proprio interpretare il protagonista o il suo più corretto doppio. Insomma: è come visitare Amàrti 2000 anni dopo...
E' lo scoraggiamento sul quale puntava l'Alchemico: quando mai la troverà, se gli dico che in realtà 40 palazzi sono tutti spogli e tutti uguali...? Si scoraggerà, e lascerà in pace me e la Principessa. E per molti egli aveva ragione.
5) Beh, non credo che io abbia messo in serio pericolo il mio anonimato dandomi un 1... Credo invece che per alcuni la difficoltà di capire chi era l'autore, in questo caso, fosse reale; e poi è stato più forte di me, interpretare il ruolo dell'Alchemico finto tonto che invece la sa lunga, proprio come nel Corto :-)
6) Questa è una bella domanda; che prevede una bella risposta...
Perché la maggior parte delle persone quantifica la validità di qualcosa col cronometro: questo però è il tempo dedicato all'artigianato, e non all'Arte... c'è bella differenza.
Non che far arte non equivalga giocoforza a doversi cimentare con l'artigianato, ma l'artigianato può prevedere una fatica piuttosto irrisoria, se paragonata a quella dedicata all'arte (per l'idea, via, e una sua più corretta applicazione). Dunque, se dovessi calcolare effettivamente il tempo dedicato all'opera, dovrei dire da quanto è che l'ho partorita: almeno due anni... Intuizione della necessità estetica: appena letto il regolamento. Applicazione: un pomeriggio, una sera e parte della notte...
7) Una sola lettura e un solo gioco; sono piuttosto veloce, nell'assegnare un giudizio... motivo per cui non compro mai nulla!
8) Perché sono eretiche...! :-)
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Danilo Baldoni
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