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La waterloo del fantasy: UNIKA!

Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Danilo Baldoni ha scritto:

Facciamo che questo thread è dedicato alla spazzatura, vero...?

Unika p spazzatura.



Ma esiste un buon fantasy italiano oggi?

No e fa schifo la narrativa, Enrico Brizzi non è mica Irvine Welsh, eddai.

Da un incontro al Salone di Torino emergono più dubbi che certezze proprio in una stagione in cui assistiamo a una iperproduzione del genere, che da una parte ha un vastissimo seguito di lettori dall'altra mostra segni di stagnazione creativa.

Fa schifo tutta la narrativa d'intrattenimento e tutta la letteratura italiana d'intrattenimento tout court perché l'italia non ha un pubblico e una critica paragonabili a quella degli altri paesi europei.

Poi già la situazione è fosca di suoi aggiungi che agli italiani piace prendersi a martellate sui maroni e quindi la situazione non migliorerà mai, le fiction di D&D e War Hammer fanno molto più schifo della roba che scrive la Troisi ma ormai è di moda sputtanare la Troisi.
Non c'è il pubblico, non c'è la critica, ci sono una paio di cerebrolesi che manco sono capaci di leggere il regolamento della piattaforma dove mettono su casa e bottega e rimangono molto stupiti quando li cacciano a pedate nel culo, che ti aspetti? Che nascano dei capolavori per generazione spontanea? Ma scherziamo?

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E.A. Coockhob
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Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Sempre parafrasando La Storia Infinita, mi viene in mente il momento prima che Bastiano decide di dare un nome all'Infanta Imperatrice e dunque di entrare finalmente nel libro, azione caparbia e coraggiosa: l'Infanta lo convince attraverso la visione di tutto quello che era successo sino ad allora, e poiché l'azione seguente a tutto ciò non veniva compiuta, quella sarebbe stata 'la fine infinita', ovvero una serie di azioni che si susseguono senza sosta per sempre e che servono a un bel nulla perché non si ricapitolano in nessun evento focale, decisivo e di per sé anche esplicativo di tutto ciò che è stato.
Una sorta di traduzione per immagini del nichilismo di Niche, primo a parlare dell''eterno ritorno'...
Ecco: noi siamo esattamente qui: in una sorta di eterno ritorno, dove le biografie più improbabili fanno seguito ad altre biografie ancor più improbabili, dove le quarte di copertina parlano di Bene e Male con le maiuscole come avviene per Tolkien, ma l'autore di anni ne ha 55 di meno, e dove ciò che si produce non è arte ma solo artigianato (e fra l'altro bisogna vedere di che livelli), perché, come Ende giustamente diceva, 'solo nell'abbattimento di certe barriere e di certe regole estetiche esiste il fatto artistico'.

Danilo Baldoni
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Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Alla Troisi gli si può perdonare che non scriva bene come un'autrice anglosassone, perché non la è, ho, prenditi un libro scritto in Italia la tecnica di scrittura fa cagare e per due motivi:
1) la letteratura d'intrattenimento è vista male
2) gli artifici per il punto uno sono visti male.

Trovi dei libri che sono al limite gradevoli ma un po' spogli come tecnica, tipo quelli di Sciascia. Ma Sciascia non viene valutato per quello quindi tanti saluti.

Che la Troisi non sappia scrivere letteratura d'intrattenimento, fantasy di un certo livello è vero, okay, embé? E allora? C'è qualcuno che sa fare di meglio? Perché se parliamo di raccontini da tre facciate, son capaci tutti.

Unika, Unika è proprio una merdaccia come trama, come scrittura, un po' come tutto, l'autrice non ci prova neanche, gli editor erano andati per funghi.

Come ripeto che si tiri in ballo anche solo il nome di Ende in una discussione dove si parla di un pattume come Unika io personalmente lo trovo infamante verso la memoria di Ende.

Unika non ha scusanti.

La Troisi, si, la Stazzulla anche, considerando che quando scriveva era una liceale, considerato che l'ambiente culturale è quello che è si è impegnata troppo, ha ottenuto abbastanza, che quell'abbastanza faccia pena era prevedibile, ragazzi, mi pare l'avesse notato anche Coniglio Mannaro in Italia spacciavano per avanguardia letteraria nel 1950 robe che in america giravano fin dal 1928, tipo i cut up.

Non è che siamo arretrati solo col fantasy siamo arretrati con tutto e tanti saluti, poi comunque se un si legge le terze pagine o i libri di letteratura la manfrina è sempre che la prosa fa schifo, meglio la poesia e la saggistica, cosa vi aspettate che esca fuori da un contesto del genere?

Secondo me il nisba.

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E.A. Coockhob
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Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Oddio... ti vedo un po' troppo sulla serie 'gli scrittori verso la gogna'... io al contrario darei molta più responsabilità al sistema editoriale, se le cose buone (che non è vero a mio avviso che non ci siano: le buone penne ci sono, ma bisogna entrare nella massima che nessuna buona penna nasce dall'oggi al domani e nessuna buona penna non deve essere foraggiata a dovere, al pari di una piantina che necessita acqua) non vengono a galla...
Ho fatto di certo fatica a trovare 'i miei autori preferiti', ma una volta trovati, me li difendo e se posso me li promuovo: sono anche loro una sorta di conquista, dacché è tutto così poco alla portata, in un marasma -o meglio in un mare- di ciarpame come quello di cui parli e parlo.
Sono anche dell'opinione che in un panorama diverso quelli che amo sarebbero alla stregua di autori che oggi osanniamo per partito preso -Buzzati, Calvino... gente che scrive bene, ma alla quale nulla s'ha da invidiare se lo stile c'è e le idee pure.

Fiuto responsabilità editoriali anche e soprattutto quando parli di operazioni come unika: perché occupano posti che dovrebbero essere occupati da altri e perché diffondono una moda becera come quella che vediamo, dove appunto s'invertono i ruoli base scrittore/lettore -e la dice lunga sul fantasy mitologico: se è vero che un settantenne come Tolkien scriveva principalmente per i giovani, immaginiamoci invece dei pensionati che ambiscono a letture come unika et simila.
Le fiuto ancor di più se si consulta la manualistica: perché il manuale s'è sostituito alla lettura... però qui la responsabilità non è solo editoriale, ma dei siti di chi ha detto che il manuale -sia esso di scrittura, di pittura, di fumetto o quel che vuoi tu- sia sostitutivo rispetto alla pratica e all'esperienza... anzi: un manuale si basa proprio sul 'già visto', ed è esattamente quel che bisogna evitare se, come detto sopra, si volesse rientrare nell'arte e non nell'artigianato.

Poi c'è un'ultima responsabilità: il pubblico... se riconosce i veri scrittori, gli taglia le gambe; perché? Perché siamo in un teatro in cui la platea vuole essere attore, e questa purtroppo è l'ultima, gigantesca, smisurata anomalia del genere; alla quale s'annettono però tutte le responsabilità di cui sopra...
Mettici pure che chi non ne sa un tubo ne vuol sapere o far vedere che ne sa, e il quadro è al completo.

Danilo Baldoni
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Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Danilo Baldoni ha scritto:

Oddio... ti vedo un po' troppo sulla serie 'gli scrittori verso la gogna'...

Ma non far finta di vivere sopra un albero, su!
Sono 500 anni che in Italia fanno dei libri scopiazzati dall'estero solo scritti un po' peggio.





Ho fatto di certo fatica a trovare 'i miei autori preferiti', ma una volta trovati, me li difendo e se posso me li promuovo: sono anche loro una sorta di conquista, dacché è tutto così poco alla portata, in un marasma -o meglio in un mare- di ciarpame come quello di cui parli e parlo.

E sarebbero i tuoi autori preferiti?


Sono anche dell'opinione che in un panorama diverso quelli che amo sarebbero alla stregua di autori che oggi osanniamo per partito preso -Buzzati, Calvino... gente che scrive bene, ma alla quale nulla s'ha da invidiare se lo stile c'è e le idee pure.

Non so se Buzzati e Calvino possono essere considerati scrittori fantasy, personalmente non credo. Calvino ha un suo paradigma che va molto per la tangente.

Fiuto responsabilità editoriali anche e soprattutto quando parli di operazioni come unika: perché occupano posti che dovrebbero essere occupati da altri e perché diffondono una moda becera come quella che vediamo, dove appunto s'invertono i ruoli base scrittore/lettore -e la dice lunga sul fantasy mitologico: se è vero che un settantenne come Tolkien scriveva principalmente per i giovani, immaginiamoci invece dei pensionati che ambiscono a letture come unika et simila.

Errore. Tolkien al suo ciclo ci ha lavorato tutta la vita proprio, fin da giovane. Da anziano ha provato a mettersi giù a fare l'editing ma era un lavoro titanico non ce l'ha fatta. Se si legge con attenzione si possono ancora vedere gli "strati" di riscritture, cavoli, si vedono anche dalle traduzioni.


Le fiuto ancor di più se si consulta la manualistica: perché il manuale s'è sostituito alla lettura... però qui la responsabilità non è solo editoriale, ma dei siti di chi ha detto che il manuale -sia esso di scrittura, di pittura, di fumetto o quel che vuoi tu- sia sostitutivo rispetto alla pratica e all'esperienza... anzi: un manuale si basa proprio sul 'già visto', ed è esattamente quel che bisogna evitare se, come detto sopra, si volesse rientrare nell'arte e non nell'artigianato.

Perché si, alla fine della fiera.
Perché partiamo da un ground zero, c'è bisogno di una bandiera sotto cui riunire la gente, altrimenti nisba.

Poi c'è un'ultima responsabilità: il pubblico... se riconosce i veri scrittori, gli taglia le gambe; perché? Perché siamo in un teatro in cui la platea vuole essere attore, e questa purtroppo è l'ultima, gigantesca, smisurata anomalia del genere; alla quale s'annettono però tutte le responsabilità di cui sopra...
Mettici pure che chi non ne sa un tubo ne vuol sapere o far vedere che ne sa, e il quadro è al completo.

Il pubblico di solito non è né molto peggio né molto meglio dei suoi scrittori e in genere ha gli scrittori che si merita, però è anche vero che il pesce comincia a marcire dalla testa se ci sono quelli scrittori lì non possono mica farci niente.

Gli editori fanno quello che devono: i soldi per lavoro, per la fuffa, oggi, se non altro, c'è internet.

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E.A. Coockhob
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Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Non so che dirti, può darsi tu abbia ragione ma per la tua logica; per la mia, sei un po' scollato anche solo dalle cronache, dacché, se mi parli di 500 anni, mi stai dicendo che pure il Romanticismo viene dall'estero, mentre si può ben dire che uno dei primi fautori sia proprio Manzoni... Non voglio aprire diatribe che so ormai come la vuol pensare una parte di internet: parlo di storia e dati alla mano... se anche questi sono controvertibili, alzo le mani...

Danilo Baldoni
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Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Danilo Baldoni ha scritto:

Non so che dirti, può darsi tu abbia ragione ma per la tua logica; per la mia, sei un po' scollato anche solo dalle cronache, dacché, se mi parli di 500 anni, mi stai dicendo che pure il Romanticismo viene dall'estero, mentre si può ben dire che uno dei primi fautori sia proprio Manzoni... Non voglio aprire diatribe che so ormai come la vuol pensare una parte di internet: parlo di storia e dati alla mano... se anche questi sono controvertibili, alzo le mani...

Anche Manzoni, si vedano le sue lettere, si lamentava di non avere modelli, di dover usare una lingua artificiale.

Mentre Manzoni arrancava con difficoltà e produceva solo i Promessi Sposi, hai idea di cosa capitava all'estero a livello di romanzo storico? Praticamente il finimondo.

No, mi spiace tanto ma sono 500 che le cose non vanno e sono 500 anni che le cose non vanno perché tra critica ed editori hanno deciso di finirla lì con i romanzi, i racconti, la prosa, da allora qualunque imbecille se la prenda con la prosa con qualunque pretesto viene sempre pubblicato o ha comunque udienza.

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Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Lasciamo stare le battute alla Moretti: https://www.youtube.com/watch?v=wK7rElRPz5g
che fra l'altro esordisce pure con un corto su I Promessi Sposi (per chiara affezione al titolo).

Se vogliamo parlare d'italiano, la prima cosa da fare è mandare affanculo ogni altra lingua e ragionare un attimo sulla lingua più difficile e bella del mondo, che è un mondo a sé stante e che non è affatto semplice da trattare; cento cartelle stilate in italiano compito non valgono nemmeno il sestuplo di quelle redatte in altre lingue: la nostra lingua è titanica, è un oceano in burrasca che deve essere governato da nostromi navigati...
Manzoni riscrive il romanzo tre volte; si trasferisce in Toscana per prendere la 'lingua'. Fa un lavoro di redazione, di classificazione e nomenclatura, senza il quale molte parole assumerebbero oggi solo i toni del dialettale... se mai esistessero.
Vabbe'... io magno...

Danilo Baldoni
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Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Danilo Baldoni ha scritto:

Lasciamo stare le battute alla Moretti: https://www.youtube.com/watch?v=wK7rElRPz5g
che fra l'altro esordisce pure con un corto su I Promessi Sposi (per chiara affezione al titolo).

Se vogliamo parlare d'italiano, la prima cosa da fare è mandare affanculo ogni altra lingua e ragionare un attimo sulla lingua più difficile e bella del mondo, che è un mondo a sé stante e che non è affatto semplice da trattare; cento cartelle stilate in italiano compito non valgono nemmeno il sestuplo di quelle redatte in altre lingue: la nostra lingua è titanica, è un oceano in burrasca che deve essere governato da nostromi navigati...
Manzoni riscrive il romanzo tre volte; si trasferisce in Toscana per prendere la 'lingua'. Fa un lavoro di redazione, di classificazione e nomenclatura, senza il quale molte parole assumerebbero oggi solo i toni del dialettale... se mai esistessero.
Vabbe'... io magno...

Fino al 1550 avevamo una letteratura d'intrattenimento all'avanguardia.
Nel 1600 c'era ancora qualche eccellenza a livello europeo tipo Gian Battista Marino e Gian Battista Basile, sul Marino (che era napoletano) c'è da dire che lui si che sapeva come usare un congiuntivo, non come quel cialtrone di Manzoni, che non era nemmeno italiano per lingua e per cultura (ammetteva candidamente che scriveva meglio in francese).
Leopardi delle Operette morali è l'ultimo grido della prosa ancora leggibile e godibile a un livello diciamo europeo ma poi basta.
Fine.
Dopo siamo finiti ad essere il fanalino di coda, tutto lì.
Siam finiti in quella situazione perché, molto banalmente, ci piaceva e ci piace starci, tutto lì.

La prosa è poco considerata
Non è insegnata
La critica che parla di prosa non è costruttiva
Si è perso troppo tempo a fare dei manifesti
Si è impiegato troppo poco tempo a scrivere
In un certo senso ormai i buoi sono scappati dal recinto perché per anni in Italia si è perso tempo a piegare la prosa a degli usi innaturali...
Inoltre quelli che dovrebbero valutare la prosa non hanno gli strumenti per farlo...
A me hanno rotto i coglioni con poesia, saggistica e quelle menate lì per formazione mi hanno sempre sipiegato che il romanzo è un media di serie Z...
Quando devo valutare un romanzo o un pezzo di prosa devo per forza andare a muzzo, prendere un manuale di scrittura che non sia scritto in Italia che ci son su le 3 frescacce che so anch'io.

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Re: La waterloo del fantasy: UNIKA!

Si può certamente, per una questione di gusti, ignorare un panorama letterario per affrontarne un altro, magari anche molto addietro... non ci trovo nulla di male; però a questo punto operazioni come quelle di Forlani non dovrebbero disgustare in toto, dacché impegnate proprio a toccare il lontano fondo del nostro vocabolario pur non disconoscendone la superficie.
Sono quantomeno operazioni interessanti...
Ribadisco poi la difficoltà di scrivere una lingua musicale, che dunque esige un direttore d'orchestra al comando... personalmente Manzoni non è affatto privo di questo piacere lessicale, e trovo molto corretto quel che dice in merito alla parola, e cioè che la parola scritta non deve conoscere l'ingenuità di quella parlata, la semplicità dell'orale; quanto di più vero se si pensa che l'occhio non ha fiato e ha maggior fretta dell'udito... Anche la bellezza estetica di una pagina è implicata nella faccenda.
In merito anche solo agli ultimi 200 anni: romanticismo e post-romanticismo sono fatti squisitamente italiani, Calvino ha fatto scuola anche in America... credo ci siano più che validi motivi per andar fieri di essere italiani.
Sui manuali non ho nulla da dire perché dicono loro al mio posto: sono dei manuali... come quelli di cucina, che però non hanno mai messo in piedi un vero chef...
I libri sono opere d'arte tanto diverse l'una dall'altro quanto più è diverso il pensiero che li guida, e ogni pensiero, ogni idea è diversa, non foss'altro perché mutevole e diversificata è la natura umana.
Esiste un dna del corpo, che però è anche un dna della mente e dunque d'una mano che scrive; sarebbe come a dire che siccome nel firmare usiamo tutti le stesse 21 lettere, allora anche il modo d'impugnare la penna dev'essere uguale, e dunque la pressione, il vezzo col quale si ricama un nome, e che insomma, per dirla in breve, dobbiamo tutti, ma proprio tutti firmare allo stesso modo.
Il dato preoccupante di chi si appoggia a verità preconfezionate sta anzitutto qui: si conosce il significato della parola stilema...? In che modo lo stilema d'un autore può essere modificato o reso nullo alla luce di queste presunte verità...?
Ma il dato più preoccupante ancora è questo: dire 'esistono delle verità artistiche', sta come a dire 'abbiamo trovato il manifesto di tutti i manifesti'; che suona un po' così, in scrittura: 'abbiamo trovato lo stile di Dio', cioè lo stile perfetto, incontrovertibile, che va bene a tutti e che calza qualsiasi cosa tu scriva. Se poi esistono dei manuali di genere, la cosa mi sembra ancora più idiota...
Il punto è: esiste la scrittura di Dio...? Esiste la scrittura perfetta, mai soggetta a difetto, e soprattutto reputata valida e giusta da chiunque...?
Se lo sforzo dell'uomo nell'arte dovesse essere il tendersi verso un valore estetico uguale una volta e per sempre, e dunque, più che un tirar fuori da sé, uno spingersi verso qualcosa di distante, e probabilmente anche inafferrabile, nella sua aleatorietà, direi che tutta la storia dell'arte debba essere ripensata da oggi, anzi, da questo stesso istante. Col risultato che persino Da Vinci è in errore rispetto a questo 'qualcosa' di oggettivo anziché soggettivo...
A mio modesto avviso l'omologazione artistica è davvero l'ultimo affronto possibile, l'affronto degli affronti sia per l'uomo che per l'arte, nonché la più alta offesa alla sua ragione o alla sua idiozia.
E ripeto l'enorme perplessità: perché se un pischello entra in accademia di belle arti co' un manuale di pittura, pretendendo per l'acquisto sostenuto di saperne di più di chi suda da anni, la risposta corale sarebbe un sonoro pernacchio, e invece se la stessa cosa avviene nella narrativa, la risposta corale dovrebbe a parer d'un mondo telematico essere lo scappellamento generale di fronte ad un acquisto nemmeno troppo più esoso...?

PS: per dirla in breve, e per chiarire una volta e per sempre il mio pensiero in merito e l'equivoco che s'è costruito con queste pubblicazioni di dubbio valore: un manuale di scrittura, è un oggetto bellamente confezionato NON CERTO PER SCRITTORI, ma per persone che 'giocano' ad esserlo, o che si addentrano nell'argomento per -dicono loro- muovere i primi passetti... In realtà non sanno che per muoverli davvero presto dovranno dimenticare tutto quello che da quei manuali hanno imparato -ma questa è altra faccenda.

E coloro che si muovono a severa critica dopo aver assunto delle verità ahimè deboline, somigliano molto a qualcuno che ha comprato un manuale di pittura, di certo gonfio d'anatomia, e dissertano con finta saccenza di fronte a un Picasso, pretendendo la ragione.
Ma già il fatto che questi manuali parlano di tutto, tranne che dei veri strumenti di uno scrittore, che sono le figure retoriche, vecchie di millenni, ma alla fine sempre quelli sono gli strumenti, la dice lunga sulla loro falsità, su quanto debole non sia la loro natura e nullo il loro utilizzo.
Possono esistere però dei bellissimi manuali su 'come impostare una lettera', o sul diritto giuridico, o che so io... argomenti validi una volta e per sempre, tecnici e soprattutto affatto teorici. Ma l'arte no...
L'arte è un'evoluzione del tempo; va provata, e qualsiasi tentativo di afferrarla una volta e per sempre sfugge come possono sfuggire i mutamenti rapidi della lingua...

Danilo Baldoni
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