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Confronto: i primi librigame a tema giapponese

Confronto: i primi librigame a tema giapponese

Che io sappia, il primo samurai che ha fatto capolino nei librigame era un concorrente di Deathtrap Dungeon (il labirinto della morte, in Italiano), ma praticamente fa solo una comparsata nel prologo dell'avventura.

Il primo librogame con una vera e propria storia di samurai (sempre stando a quell poco che so) e' un altro Fighting Fantasy dal titolo Sword of the Samurai (Missione per un Samurai, in Italiano), scritto dalla premiata coppia Mark Smith & Jamie Thompson e ambiantato sul mondo di Titan.
Gli stessi autori, un paio di anni dopo, hanno iniziato una nuova serie (The Way of the Tiger - Ninja, in Italiano) con il volume intitolato Avenger! (Vendicatore!), ambientato nel mondo di Orb.

Ho recentemente letto Sword of the Samurai e Avenger! per cui volevo fare un paio di considerazioni personali in attesa di commenti e ampliamenti del discorso (non sono per nulla ferrato sulla mitologia e storia dei samurai e dei ninja... e anche come storia dei librigame zoppico parecchio, per cui sicuramente ci saranno molte puntualizzazioni da fare...)

Entrambi i libri sono strapieni di combattimenti (in entrambi c'e' una specie di torneone di arti marziali...), solo che Sword of the Samurai, col regolamento Fighting Fantasy, risulta noiosissimo: si dovrebbero lanciare una quantita' tale di dadi da far venire la syndrome di tunnel carpale a chiunque! Le descrizioni dei combattimenti sono altrettanto noiose o inesistenti, per cui la cosa diventa rapidamente un peso.
In Avenger! c'e' un regolamento parecchio particolareggiato e dettagliato per I combattimenti, dove puoi scegliere che tipo di attacco fare di volta in volta, cosa che implica usare la testa, leggere le descrizioni e poi cercare di scegliere l'attacco piu' adatto tra i vari attacchi possibili. Conseguentemente, anche le descrizioni dei combattimenti sono piu' dettagliate, ma varie e divertenti, piene di salti mortali, urli, pirouette, costole che scricchiolano, eccetera.
Decisamente sotto questo aspetto c'e' un abisso tra i due libri.

L'ambientazione e' un po' diversa, con Sword of the Samurai che prende un po' di piu' dalla mitologia giapponese, inclusi effetti paranormali (con fantasmi, non morti, dragoni volanti, semidei, eccetera), mentre Avenger! e' un po' piu' realistico (relativamente parlando), dal momento che gli dei influenzano la vicenda senza entrare troppo in prima persona, mentre tra i nemici ci sono maghi e guerrieri con armi magiche, ma niente di eccessivamente paranormale o mitologico. In entrambi i librigame ci sono alcune contaminazioni fantasy come Orchi, Hobgoblin, Scheletri, ecc.
La mia impressione e' che Sword of the Samurai sia arrivato in un momento storico nel quale la mitologia giapponese era relativamente poco conosciuta in occidente, per cui ha fatto parecchio "colpo" all'epoca, ma oggi e' un tantino datato, visto che nel frattempo c'e' stata una vera e propria invasione di film, cartoni animati, fumetti e libri sullo stesso tema, tutte cose che fanno perdere un po' di "freschezza" al librogame originale.

L'intreccio di Sword of the Samurai e' molto semplice (devi uccidere il cattivo numero uno, poi il cattivo numero due e poi il cattivo numero tre... finche' non recuperi la spada magica che e' la fonte del potere del tuo shogun...) e ci sono relativamente poche scelte tattiche o strategiche da fare. In tutto il libro ricordo un paio di indovinelli, evitabili se si decide di fare un (ennesimo) combattimento!
In Avenger! la storia di base e' abbastanza simile come semplicita' (devi vendicare il tuo maestro e riportare a casa le pergamene sacre...), ma ci sono diverse scelte tattiche e strategiche da fare sia nei singoli combattimenti che nelle scelte di gioco (per esempio, imbroccare l'ordine nel quale si visitano le tre torri e' parecchio importante e non e' casuale), cosa che consente di usare piu' il cervello che la mano per lanciare tonnellate di dadi.

Credo che nessuno possa confutare la considerazione che Avenger! e' senza dubbio il piu' ispirato dei due libri, con vari aspetti letterarii e di coinvolgimento superiori, pur senza scomodare trope creature sovrannaturali e mitologiche.

In conclusione, Sword of the Samurai soffre di piu' il passare del tempo, oltre al fatto che e' stato scritto per primo e con un sistema di combattimento probabilmente non del tutto adatto alla ambientazione. Probabilmente gli autori, dopo aver ben analizzato la loro fatica, hanno deciso di inaugurare la loro serie e di creare un sistema di combattimento piu' adatto.
Onore al predecessor, ma il seguito "funziona" meglio e non sembra aver per nulla sofferto le ingiurie del tempo.

Altri commenti o contributi in tema?

Ultima modifica di: Yaztromo
Set-28-13 20:04:21

Un' idea, un concetto, un' idea, finche' resta un' idea e' soltanto un' astrazione.
Se potessi mangiare un' idea avrei fatto la mia rivoluzione.

Yaztromo
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Re: Confronto: i primi librigame a tema giapponese

Aggiungerei la trilogia (rimasta incompiuta) "Samurai" di Headline e soci e "la spada del Samurai" della serie Time Machines.
Inoltre, il sesto volume di Fabled Lands ha ambientazione orientaleggiante (il Giappone di epoca feudale).

mike all angel
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Re: Confronto: i primi librigame a tema giapponese

c'è anche uno splendido librogame nella serie d&d...il titolo? ma ovviamente Ninja!

https://www.librogame.net/index.php/enc … mp;bid=116

Yanez
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Re: Confronto: i primi librigame a tema giapponese

mike all angel ha scritto:

Aggiungerei la trilogia (rimasta incompiuta) "Samurai" di Headline e soci e "la spada del Samurai" della serie Time Machines.
Inoltre, il sesto volume di Fabled Lands ha ambientazione orientaleggiante (il Giappone di epoca feudale).

Yanez ha scritto:

c'è anche uno splendido librogame nella serie d&d...il titolo? ma ovviamente Ninja!

https://www.librogame.net/index.php/enc … mp;bid=116

Non li conosco, potreste aggiungere un confronto con gli altri volumi citati?
Tanto per capire quali sono le caratteristiche vincenti (o perdenti) e i canoni di un librogame che vuole affrontare questo tema.
Potrebbe anche essere interessante analizzare come nel tempo e' cambiato il modo di sviluppare i librigame con questi temi, visto che tra Sword of the Samurai e Fabled Lands e' passata parecchia acqua sotto ai ponti.

Un' idea, un concetto, un' idea, finche' resta un' idea e' soltanto un' astrazione.
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Yaztromo
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Re: Confronto: i primi librigame a tema giapponese

Ninja!”, n. 5 di AD&D è, a mio sommesso avviso, il migliore episodio di una serie nel complesso abbastanza debole (insieme al n. 6, “Il signore di Ravenloft”). L’avventura è tutto sommato forse un po’ troppo facile ma è avvincente, suggestiva e ben scritta.

Ho riletto di recente la serie “La loi du sabre” (per la E ELLE, “Samurai”) di Headline & soci: si tratta di un tentativo abbastanza trasparente di cucinare lo stesso piatto già servito con "Misteri d'Oriente" in salsa giapponese. Un eroe di grandi capacità, senza macchia e senza paura e al tempo stesso un po’ fuori dagli schemi, si vede assegnare il difficile compito di raggiungere un luogo leggendario: "Shangri-la" per il Presbyter Johannes, per il samurai Yasaka il perduto "regno di Wa". Da qui si sviluppano una serie di avventure in progressione orizzontale, rese con la consueta prosa brillante, divertita e divertente dell’équipe di scrittori francesi.

Ma le similitudini e, soprattutto, i lati positivi finiscono qui perché la serie si rivela decisamente al di sotto delle aspettative.
Innanzitutto il regolamento: nel tentativo di migliorare quello di MdO – già ottimo perché semplice ed efficace – viene introdotto un sistema che intende differenziare i punteggi a seconda delle armi che si utilizzano, distinguendo tra lanci d’attacco e lanci di difesa da ripetersi tanto per noi quanto per gli avversari, portando a combattimenti nei quali siamo chiamati a effettuare una dozzina e più di lanci di dadi con relative addizioni e sottrazioni.

In primo luogo non si può mai scegliere l’arma da utilizzare: essa viene sempre assegnata arbitrariamente dagli autori, e più di una volta ciò avviene con capriole logiche e forzature narrative: l’effetto è molto diverso dal sistema di combattimento di “The Way of the Tiger” che, pur articolato e complesso, dà al lettore la soddisfazione di scegliere i colpi adeguati alla bisogna e vedere ricompensato il risultato delle proprie scelte. In secondo luogo il tutto complica inutilmente i calcoli, allungando in maniera esasperante i tempi di gioco senza restituire al giocatore nessuna particolare immedesimazione.

Sul contenuto o sui dettagli ludici non mi prolungo più di tanto perché potrebbe essere d’uopo l’apertura di un topic ad hoc: basti accennare al fatto che vi sono buchi enormi nella continuità narrativa. Talora semplici incastri che non funzionano molto bene, nei quali il protagonista viene precipitato abbastanza repentinamente in una linea narrativa che è l’evidente prosecuzione di una scelta tralasciata in precedenza, dando la sgradevole sensazione che l'effettiva libertà di scelta sia abbastanza limitata; talaltra si tratta di veri e propri errori, che fanno ricomparire personaggi già uccisi o scomparsi oppure tralasciano l’applicazione di regole elementari come l’utilizzo del denaro il recupero di punti di resistenza. In tal senso vi sono dimenticanze imperdonabili: nel primo libro viene chiaramente detto che non possediamo denaro, all’inizio del secondo il principe Hiro, il daimyou cui abbiamo dato una consistente mano, ci congeda donandoci vari beni, tra cui - con tutta probabilità - dell'oro. Appena dopo, infatti, si presenta la necessità di utilizzare il denaro: peccato che non sia scritto da nessuna parte quanto oro ci abbia dato Hiro. A metà dello stesso libro, in mezzo a una serie pressoché interminabile di combattimenti, il nostro eroe trascorre una tranquilla settimana di meditazione e allenamento in un monastero e non c’è verso di vedersi restituire un solo punto di resistenza o di partire con la bisaccia riempita di almeno un pasto per affrontare la via. In questi casi che deve fare il lettore? Presupporre che il signore feudale ci abbia dato dei soldi? Dare per assunto che nel monastero recuperiamo comunque la resistenza iniziale? Che sia consentito portare via un involto di riso per sfamarci?

Per quanto riguarda l’ambientazione, mi pare proprio che non ci siamo: tanto, a mio avviso, funzionava bene l’esotismo delle avventure del prete Gianni, tanto mi pare stucchevole e banale l’ambientazione nipponica di “Samurai”, posizionato sullo sfondo di un Giappone da operetta. Nel senso letterale del termine: pare di vedere il nostro Yasaka muoversi tra quinte teatrali ottocentesche fatte di pareti di carta di riso decorate, popolate di gheisha con la faccia ricoperta di biacca. Può essere che negli anni Ottanta fosse ancora di là da venire la conoscenza assai più precisa del Giappone subentrata nel periodo successivo grazie ad una vera e propria invasione di prodotti culturali del Sol Levante, anche di marca raffinata (penso a Murakami e a Miyazaki, tanto per dire i primi nomi che mi vengono in mente), ma qui siamo proprio fermi ad un’idea di estremo oriente figlia della cinematografia seriale di Hong Kong degli anni Settanta, tra urla di Chen e la rimasticatura del telefilm di “Lone Wolf and Cub” fatta dai fumettisti americani. Insomma, una visione del Giappone non solo stereotipata (di peggio ho visto solo “Wolverine l’immortale”), ma anche distorta e irrispettosa di una storia e una cultura che, correttamente accostate, avrebbero fornito spunti interminabili.

Tra le varie cose, trovo infatti decisamente caricaturale il richiamo al codice etico dei samurai, il Bushido e la conseguente introduzione della regola relativa ai “Punti d’Onore”: si parte con 4, punteggio che non può mai essere superato, e se ne pèrdono o se ne guadagnano in funzione dell’eroismo delle nostre azioni o, meglio, della conformità della nostra condotta al bushido stesso. Questo in teoria, visto che di questa regola vien fatto un utilizzo del tutto arbitrario: in alcune circostanze vengono punite oltremisura delle condotte improntate a semplice cautela (ad esempio il nascondersi quando si sentono rumori nella foresta), altre volte si viene rimbrottati per un eccesso di audacia, che magari viene anche punita o schernita. Ma soprattutto, in un sacco di occasioni, si ha l’impressione che la regola venga semplicemente dimenticata dagli autori, che passano lunghi periodi e molte pagine completamente ignari della sua esistenza. Così siamo liberi di ingannare, corrompere, travestirci da artisti di strada (un bushi camuffato da attore girovago!), uccidere a tradimento e cose così senza patirne danno alcuno in termini di punteggio. Parimenti, una volta persi uno o più punti, magari per una sciocchezza, non c’è più modo di recuperarli nemmeno uccidendo draghi o spiriti maligni che infestano i villaggi.

Posso dire che, tra le mie riletture adulte, anche recenti, di LG (Oberon, Grecia Antica, la stessa Misteri d'Oriente) questo nuovo incontro con “Samurai” è quello che mi ha riservato la peggiore impressione, restituendomi l’idea – immagino non troppo lontana dal vero – che si trattasse di una cosuccia raffazzonata e improvvisata cacciata fuori sulla scorta del successo di MdO (a mio avviso una delle migliori serie di LG in assoluto) e con essa altrettanto repentinamente soppressa. Ma, a differenza della sorella maggiore, senza lasciare me e, credo, gli altri fan nello sconforto.

hdibifrost
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Re: Confronto: i primi librigame a tema giapponese

L'ho già scritto: per me Test of ninja (AD&D 5) è uno dei migliori librogame in assoluto, e quasi sicuramente quello che ho riletto più volte. Qualcuno lo trova troppo facile, ma a me non disturba (anche perché per me NULLA è mai troppo facile). Per altro è molto superiore al 6, a mio giudizio.
Uno dei suoi punti di forza è che non si svolge in un mondo fantasy ma nel Giappone reale.
Certo, ci sono parecchie inesattezze e ingenuità per chiunque abbia un minimo di conoscenza di storia e cultrura giapponesi*, e le illustrazioni sono completamente errate da questo punto di vista, ma è un problema secondario.
I combattimenti non sono male, durano diversi paragrafi e devi anche prendere decisioni basate sull'osservazione del nemico; certo, poi tutto si risolve con un tiro di dadi confrontato a una caratteristica, e in generale il sistema di gioco non è certo dei più interesanti.
Ma è la storia a non essere niente male, e anzi sarebbe stato un ottimo preludio per una serie intera, con il nostro protagonista ormai diventato un ninja.


*e questo non lo dico solo ora con il mio diploma in cultura giapponese, già da ragazzino alcune cose mi sembravano un po' raffazzonate.

Ho vinto È un gioco da ragazzi E In cerca d'avventura al primo tentativo.

Charles Petrie-Smith
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Re: Confronto: i primi librigame a tema giapponese

Charles Petrie-Smith ha scritto:

Ma è la storia a non essere niente male, e anzi sarebbe stato un ottimo preludio per una serie intera, con il nostro protagonista ormai diventato un ninja.

Perche' non ci pensi tu, con la tua conoscenza specifica, a rimediare a questa mancanza? magari generando un sistema di combattimento ad hoc?
Come hai letto, secondo me uno dei grossi miglioramenti da Sword of the Samurai a Avenger! e' stato proprio il sistema di combattimento adattato all'ambientazione.... magari e' lo stesso per AD&D...

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Yaztromo
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Re: Confronto: i primi librigame a tema giapponese

Qualcuno ha letto "la prova del fuoco" (serie Shuriken) che e' tra i librinostri? Come si pone tra I suddetti titoli?

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Yaztromo
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Re: Confronto: i primi librigame a tema giapponese

A me Sword of the Samurai (quello di Smith e Thomson) è piaciuto da pazzi. Da pazzi.
È vero, ci sono troppi combattimenti, ma il fatto è che in FF i combattimenti contro più avversari sono sempre stati un dito in culo a prescindere dall'autore e dal tema, e ho anche l'impressione che gli editor ne aggiungessero qualcuno qui e là per rendere il gioco "più divertente" (e quando sei un bambino e bari come un disperato, avere tanti nemici e relativi punteggi è divertente).
Per il resto, l'avventura mi piace tantissimo. Il duello a colpi di creature mitiche, la pagoda con tutte le trappole, il background, mi pare che ci siano anche finali differenti a seconda di come ci si sbarazza di Ikiru. Il sistema dell'onore me lo ricordo anche gestito abbastanza bene.

Certo, The Way of the Tiger è su un altro livello, ma lì Smith e Thomson giocavano in casa, nel mondo fantasy creato da loro stessi, con un regolamento creato ad hoc e non forzato da una linea editoriale creata da altri. La trilogia Avenger!, Assassin!, Usurper! è indiscutibilmente tra le migliori cose che il librogame abbia offerto al mondo, sotto tutti gli aspetti. Paradossalmente, TWotT contiene più fantasy "classico" rispetto a Sword of the Samurai, che invece sembra una piccola enciclopedia di mitologia giapponese.

Non ho mai nascosto la mia passione per AD&D5, che del resto potrei considerare la mia "introduzione" al folklore giapponese. Vero, si tratta di un libro quasi esclusivamente narrativo all'interno di una collana che già non brilla per il suo sistema di gioco. Ma la storia mi ha sempre affascinato, con le sue possibilità, i suoi risvolti, e la severità estrema di tutte le situazioni. È un racconto dove anche la situazione apparentemente più insignificante è un test, e non basta eccellere in ciò che si fa (cioè ottenere i punteggi giusti ai dadi), ma bisogna anche fare la scelta "migliore", che non è affatto evidente. Quello è il vero spirito del Giappone.

La serie di Headline è schizofrenica, come già giustamente evidenziato. Anche tralasciando la disastrosa impalcatura di gioco, le avventure buttano dentro di tutto e di più, e la bontà delle nostre scelte non ha quasi mai alcunché di logico, essendo affidata al capriccio degli autori. Certe punizioni sono così imprevedibili, ingiuste ed esagerate che sembra di essere finiti in Squilibrio, vittime di un DJ Catramaro orientale o di un antenato di Jimmy la Troia... smile2

La spada del samurai della collana Time Machine è molto gradevole, come tutti i volumi della serie, anche se non è uno dei migliori. È incentrato sul celeberrimo spadaccino Musashi Miyamoto. Me lo ricordo molto realistico, senza Kappa, Ki-rin o altre creature mitiche.

EGO
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Re: Confronto: i primi librigame a tema giapponese

Yaztromo ha scritto:

Perche' non ci pensi tu, con la tua conoscenza specifica, a rimediare a questa mancanza? magari generando un sistema di combattimento ad hoc?

Ma io non so scrivere librogame...

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Charles Petrie-Smith
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