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Re: La grande bellezza- parodia bastarda!
Ne desumo che il film non vi sia piaciuto
Preciso che il film io non l'ho visto e quindi non posso darne alcun giudizio.
Per la cronaca, ciascuno dei miei genitori s'era messo con la buona intenzione di vederlo... ma entrambi m'han poi riferito d'aver desistito prima della fine.
Sulla "parodia" ci son capitato per caso e l'ho postata perche' -oggettivamente e a prescindere dal film in questione - una bella "presa in giro" come questa fa sempre ridere.
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Seven_Legion
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Re: La grande bellezza- parodia bastarda!
Non ho visto il film, ma ho ricevuto diverse impressioni da conoscenti che l'hanno fatto e la più lusinghiera era che "concilia benissimo il sonno". In effetti, ho visto qualche pezzo e m'è bastato a provocare sonnolenza. Senza contare che la Ferilli, da che mi piaceva, mi è cresciuta esponenzialmente in antipatia e la trovo estremamente sopravvalutata.
Mi spiace dirlo, ma, nonostante sia d'accordo col Saggio sul vizio esagerato di autosmerdarci, credo che il peggior difetto del cinema italiano d'autore sia proprio quello di vincere perchè considerato "tanto più d'autore quanto più fa venire sonno". In realtà, mi sembra un'abitudine tutta statunitense nei confronti del cinema europeo in genere. Continuo a rimpiangere il nostro vecchio cinema spettacolare di genere Western e alcune cooperazioni degli ultimi anni come Nirvana. Puniti perchè troppo "di nicchia", ma decisamente più interessanti e coraggiosi dei soliti film intimistico-drammatici che ci piacciono tanto. La colpa è nostra in primis, comunque: basta vedere il calo di ascolti di una serie come "Il tredicesimo apostolo" rispetto alle medie di ascolti di robaccia come "Il peccato e la vergogna" e similia, nonostante lo stacco impareggiabile di recitazione e l'impiego di ottimi effetti speciali. Preferiamo comprare questo genere di cose all'estero, dove comunque lavorano italiani (Rambaldi è roba nostra, voglio dire...) e boicottarle in patria. Mah...
Intanto, per un oscar che vinciamo noi, i film del genere suddetto realizzati fuori continuano a prenderci a pizze facendone incetta; mentre noi, nel frattempo, usiamo gli studios di Cinecittà per fare il GF.
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Aloona
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Re: La grande bellezza- parodia bastarda!
Mi sa che sono l'unico ad aver visto il film, al cinema, quando uscì. per tanto ora posso permettermi di dire quel che mi pare senza tema d'essere smentito.
La Grande bellezza non ha messaggi impliciti o seconde chiavi di lettura. E' un bel film sulla vacuità dell'esistenza, o meglio sulla vacuità dell'esistenza di certe persone. potrebbe essere anche uno spaccato della vita di annoiati, ricchi romani. Questo non lo so visto che non sono un annoiato e ricco romano, quindipotrebbe essere anche tutta un'invenzione.
Il problema, grosso, del film è che dopo 42 minuti il suo messaggio sull'insensatezza della vita dei protagonisti lo ha già espresso meravigliosamente. peccato che manchino ancora altri 100 minuti alla fine del film. 100 minuti in cui non succede assolutamente nulla e in cui si reitera all'infinito lom stesso concetto, senza alcun bisogno.
PS: La Ferilli, invece non l'ho trovata malaccio. Non lo dico solo perchè è una gran figa, ma perchè mi ha stupito positivamente la sua interpretazione. peccato che non basta a risollevare il film.
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gpet74
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Barone del Sole
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Re: La grande bellezza- parodia bastarda!
A me 'La grande bellezza' è piaciuto, e parecchio. L'ho trovato un film delicato, profondo, con una vena estetizzante forse compiaciuta ma mai gratuita. Un film fatto da chi sa fare il cinema, lo ama e ha qualcosa da dire.
Il grido di Villaggio/Fantozzi non era contro 'La corazzata Potemkin' in sé, ma contro un certo atteggiamento intellettualoide che aveva toccato il culmine a metà degli anni Settanta, e che consisteva nel mentalizzare tutto, nel considerare qualunque cosa nei suoi aspetti ideologico-politici, sviscerandoli alla luce del materialismo storico, dello strutturalismo o di che altro, sottraendo di fatto il piacere del puro divertimento fine a se stesso.
I primi due Fantozzi vanno peraltro tenuti nettamente distinti dal resto della produzione di Villaggio: 'Fantozzi' e 'Il Secondo tragico Fantozzi' portano l'impronta fondamentale del regista Luciano Salce, acutissimo e ironico osservatore e critico della società contemporanea (il resto dei film, diretto da Neri Parenti, è andato via via scolorando nella banale saga di un passaguai qualsiasi).
Va sottolineato che Fantozzi prorompe nella sua popolare battuta in un contesto che prende di mira esplicitamente i cineforum impegnati degli anni Settanta, coi loro dibattiti compiaciuti e polverosi, pieni di slogan apparentemente colti ("il montaggio analogico", "l'occhio della madre") ma in realtà ripetuti a pappagallo. Eppure all'epoca, in determinati ambienti, tutti si comportavano così. Ascoltate o leggete i racconti di chiunque abbia fatto l'università in quel periodo: vi dirà che se non si partecipava 'al dibattito' non si era fighi e soprattutto non si rimorchiava. Noi pensiamo che il bersaglio degli strali sia il cinema d'autore; sbagliato: siamo ancora una volta noi e il nostro conformismo, solo che non ce ne rendiamo conto.
Non è un caso che nello stesso anno, il 1976, in cui Villaggio lanciava il suo liberatorio 'è una cagata pazzesca!', anche un regista di sicuro impegno artistico e politico qual era ed è Nanni Moretti, prorompeva nel suo 'No! Il dibattito no!', che segnava un disagio del tutto analogo a fronte di un atteggiamento intellettuale percepito ormai come insopportabile. Guardate 'Lettera aperta a un giornale della sera' di Citto Maselli per trovare una critica sociale ancora più feroce di questo atteggiamento conformista.
E per soprammercato aggiungiamoci, sempre dello stesso anno, l'Avvelenata di Guccini, rabbiosa risposta ad una serie di critiche ricevute, tra cui quella di Riccardo Bertoncelli ("Che cosa posso dirvi? Andate e fate, tanto ci sarà sempre, lo sapete, un musico fallito, un pio, un teorete, un Bertoncelli o un prete a sparare cazzate!") che lo accusava di aver composto un album in cui appariva politicamente disimpegnato.
Temo che la reazione di Villaggio - legittima ma da contestualizzare - abbia poi fornito a troppa gente l'alibi per rifiutare a priori la complessità, sdoganando i film di Alvaro Vitali (e mi si risparmino, per cortesia, le aggettivazioni mitologiche: il fatto che un’opera abbia caratterizzato la nostra giovinezza non è sufficiente per conferirle una dignità che non ha).
Nessuna opera dell'ingegno nasce dal nulla, e molte di queste non possiamo capirle o apprezzarle in tutti i loro aspetti mediante un'unica visione/lettura: ce ne dobbiamo fare una ragione. Pensarla diversamente significa peccare di presunzione. Nessuno si accosterebbe alla 'Divina Commedia' senza un minimo di preparazione pregressa, né chiuderebbe il volume a metà affermando che è privo di suspence, che è noioso, che la trama lascia a desiderare e si capisce già come va a finire.
Ultima modifica di: Heimdall di Bifrost Mar-10-14 14:45:09
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Heimdall di Bifrost
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Langravio di Analand
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