Mah. L'ho letto un paio di volte e, senza offesa, non c'è lode né infamia.
Oddio, qualche piccola infamia sì, un paio di errori grammaticali sparsi, ma niente di serio. Carina l'idea alla base, il vampiro smemorato che attende il risveglio e la locanda come manifestazione del pensiero, ma ciò che poteva uscirne di divertente è affossato da uno stile davvero sbrigativo, scarno, abbastanza elementare e non, purtroppo, volontariamente asciutto per rendere al meglio l'azione. Il linguaggio si limita a una serie di indicazioni e brevissime descrizioni, ma non compensa con una ricercatezza di vocaboli o una punteggiatura che dia ritmo, le precisazioni tra parentesi potevano essere evitate in favore di parafrasi più eleganti, insomma: una scrittura così va bene per un libricino da ragazzini, ma a me lascia la fame.
Altra pecca: senza offesa, ma il cattivo è un po' ridicolo. Dialoga come un cattivo dei fumetti, ma nonostante ciò non si riesce bene a capire chi sia, cosa c'entri con noi (a parte averci, forse, vampirizzato), perché ci voglia combattere se l'ha fatto e perché tiri in mezzo altra gente. Insomma, cos'è, uno psicovampiro?
L'ambientazione: canonicissima. Elfi, nani, umani (?), ecc., quindi niente di nuovo. L'oste figlio di buona donna, però, mi piace, fa un po' Jackson.
Pecconi giganteschi: 1) il finale non se po' legge. Da l'impressione che l'autore sia arrivato lì ormai stufo di scrivere e con una gran voglia di cambiare gioco, dimenticandosi che è un FINALE. Insomma, è un FINALE! Anche qui, non saremo troppo elementari? "E così il buono uccide il cattivo e vivono felici e contenti. Fine". Insomma, sprecacelo un po' di sangue (per restare a tema).
2) Ovvietà clamorose: non puoi mettermi tutte le porte "non buone" da un lato" e l'unica porta buona dall'altro. Cioè, non si fa. Ci sono rimasta male, perché speravo che non fosse come pensavo e invece sì.
E così non puoi dare un rimando tanto spoileroso come quello della gola dell'elfa, dicendomi che se faccio tot. ho un "intuizione geniale" guardandole il bel collo... insomma, se volevo la sorpresa fino all'ultimo, me l'hai appena distrutta, si capisce immediatamente dove si va a parare.
Nel complesso, è un racconto scritto con la volontà di restare leggeri e avventurosi, simpatico nell'idea di fondo, ma sono troppe le ingenuità, lo stile è davvero da rivedere. Inoltre, come al solito, ai miei occhi perde la mancanza di un sistema di gioco un po' più ricco, ma sappiamo come sia superfluo; la cosa che invece potrebbe essere inserita è almeno una piccola serie di regole di gioco, visto che a un certo punto ci si trova a dover lanciare il dado... ma che sia un d6-8-10-20 ecc. lo decido io a intuito? Do per scontato sia il 6, ma indicare almeno quello male non fa ai fini della completezza di un libro.
Carina la poesia citata nel prologo. Pregi: si può molto migliorare, ma non è male l'idea del mondo onirico come limbo dei vampiri, ci lavorerei sopra.
Voto complessivo: 5
Aggiunte:
L'idea che mi sono fatta, anche rileggendolo una terza volta, è (come, mi sembra, qualcun altro) che sia stato preso un pezzetto di una campagna di D&D (molto base) e sia stata trasformata con poco criterio in un librogame. Il problema è che mancano i pezzi e che la narrazione ne risente mortalmente, apparendo più come una serie di appunti più o meno sviluppati di trama da far giocare che un prodotto per lettori. Anche come avventura per campagna, poi, potrebbe dare di più: la scelta del sistema di gioco somiglia davvero a un "testa o croce" per la maggior parte delle volte. Le incoerenze sono troppe, in primis le elfe, a seguire l'oste che parla come dovessimo già sapere molte cose, che invece non sapremo mai. Attenzione, questo potrebbe essere ricondotto all'amnesia, se vi fossero allusioni più dettagliate da parte del cattivo (che so, chiamarlo per nome, dare a intendere che la figura dell'elfa sia una proiezione di qualcuno conosciuto nella realtà, allusioni a vicende e motivazioni per cui ci si trova qui... intendo oltre al fatto di avere "il dono", ecc.) e vi fosse un ritorno di memoria finale anche in merito alla natura di questi e al resto dei fatti.