Livingstone non è tra i miei preferiti ma ha scritto molti librogame e alcuni di essi li trovo interessanti e divertenti.
Vi sono diverse logiche interne nei librogame.
Gli Scegli la tua avventura si basano sul concetto di "cosa accadrebbe se..." e quindi hanno la propria forza nei loro 44 finali su 102 paragrafi, con fatti e spiegazioni che si contraddicono tra loro.
I Fabled Lands sono il paradiso del free roaming, dove tutto può accadere in qualsiasi ordine (quasi) e ci si può divertire a esplorare quel mondo per sempre.
I librogame di Livingstone sono come i vecchi videogames, tipo Super Mario. Il "concetto" del gioco è quello di tentare e ritentare il libro mille volte, fin quando non imbocchi l'unica sequenza giusta di azioni, punteggi, oggetti e scelte. Non sono dei "giochi di ruolo trasposti in libro per avventure in solitario", sono dei platform in cui l'abilità è quella di "finire il libro" all'ultima partita, dopo 100 insuccessi.
Può piacere come approccio (a me non piace), ma la loro logica, il loro "concept" è questo.

Neanche a me piace e intendo la longevità e la rigiocabilità di un librogame in maniera del tutto diversa. Però la logica era proprio quella!
Considera che molti altri autori della serie Fighting Fantasy abbandoneranno via via questo approccio, per librogiochi di impostazione differente. Jonathan Greene, per esempio, tra alti e bassi...

Ti riporto un esempio di ciò che odio di più in un librogame
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Nel numero 16 "Nel Tempio del Terrore",
se non TROVI il campanello di OTTONE
e non lo dai allo GNOMO, questi non ti darà mai la STATUETTA DI DRAGO, ergo hai fallito la missione!
L'ho scoperto ieri per caso, leggendo il libro paragrafo per paragrafo!
Non mi sembra una scelta giusta! Un librogame dovrebbe avere, secondo me, una strada "Maestra" che deve prevedere, in qualunque caso, che il giocatore trovi almeno gli elementi essenziali per finire la storia (i draghi doveva farteli trovare tutti, in ogni caso). La giocabilità sta nel fatto che se hai alcune abilità e un po' di intuito misto a fortuna potresti trovare delle cose che rendano l'avventura più giocabile ed il personaggio più forte.

Senz'altro ti consiglio di provare il 13: Il signore dei Lich mi pare. Quello SI che è un capolavoro di giocabilità.
Sviluppa quel concept che io chiamo (con un nome del menga) "ad alcove".
Ovvero: puoi seguire la strada principale rapidissimamente e arrivare subito alla fine dell'avventura, ma abbastanza sguarnito, oppure dilungarti in una serie di subquest lungo la strada, sviluppate in delle sorta di "alcove" di paragrafi che cominciano e finiscono lungo il percorso. Rischi di più lungo il percorso, ma se riesci arrivi al boss finale carico di potenziamenti.
Insomma un gioco davvero ben fatto.

Bisogna intanto chiarire una cosa: quando Ian Livingstone ha scritto la maggior parte dei suoi librigame, di fatto c'era in giro solamente SLATA, per cui e' facile trovare i difetti a chi e' arrivato prima, ma chi e' arrivato dopo (Dever, Morris e Green inclusi) ha avuto tutto il tempo di studiare chi e' arrivato prima e poi applicare dei miglioramenti tecnici e strutturali.
In generale, Livingstone ha scritto un solo capolavoro (Deathtrap Dungeon) e il resto sono molto o moltissimo distanti.
Se ci fai caso, vedrai che la mentalita' e la struttura che ha e che trasporta nei suoi libri (dal primo all'ultimo) e' molto simile a quella dei videogiochi, e infatti, dopo essersi dedicato ai librigame, Ian Livingstone e' diventato uno dei piu' acclamati managers nella produzione di videogiochi (Tomb Raider ti dice niente?).
A parte la struttura, della quale si e' detto, che a molti non piace (me incluso), bisogna dire che nei suoi librigame c'e' una piu' che discreta abilita' nel costruire tutto un mondo come retroscena, che ha fatto storia. Infatti il continente di Allansia e il mondo di Titan sono cosi' speciali e vibranti come "flavour" piu' che altro per merito suo, anche se molti altri autori (anche piu' brvi di lui dal punto di vista tecnico) hanno scritto librigame ambientati negli stessi posti.