Attenzione: nella mia recensione spoilererò costantemente, e non ho voglia di impazzire disseminando il codice spoiler ovunque. Siete avvertiti, leggetela solo se avete finito di esaminare il corto.
Invasione! introduce molte tematiche, e a prima vista sembra un racconto estremamente complesso.
Poi lo si esamina a fondo e ci si accorge che è molto più semplice di quanto le prime impressioni lasciavano presumere.
Questo accade in larga parte per la bravura dell'autore, in grado di sfruttare un sistema di gioco e regolamentare, nonché tutti i "corollari" aggiunti (la struttura a mappa, la trovata dell'esercito dei seguaci, le abilità speciali, i combattimenti, i mostri erranti, l'equipaggiamento, i paragrafi atipici, in cui è necessario compiere delle azioni non specificatamente esplicate dal testo, ma demandate a simboli identificativi), con grande sapienza e con la capacità di rendere liscio e comprensibile un comparto ludico imponente.
Mi è venuto naturale il confronto con Falkenstein: Invasione non è inferiore al precedente corto a livello di "grandiosità", e i parametri introdotti sono in entrambi i casi molti e stimolanti. Nelle avventure di Herle e Stephanié tuttavia le copiose variabili introdotte pesano, in quelle di Griznar non solo non pesano affatto, ma divertono e stimolano.
Ovviamente tutta questa considerazione è strettamente personale, ma non ho potuto fare a meno di notare come, nonostante anche in Invasione le cose da fare siano moltissime (evito di ripetere l'elenco già snocciolato pocanzi) la molteplicità della sfida non solo non costituisce mai un fardello, ma diverte, e probabilmente, se l'autore avesse rinunciato ad alcuni dei suddetti elementi, complessivamente l'opera ne avrebbe risentito.
Credo che a questa godibilità contribuisca anche un approccio narrativo molto piacevole, a tratti anche divertente e scanzonato (non ho potuto fare a meno di vedere nella nostra controparte una sorta di pazzo megalomane che, intriso di idee assurde, si lancia in un'impresa sconnessa fin dall'inizio: una trasposizione in salsa fantasy delle avventure di Pinky and The Brain per intenderci), ma anche in grado di coinvolgere il lettore e tenere desta la sua attenzione fino alle ultime righe. L'epilogo, sebbene non ci dia piena soddisfazione, è intelligente, e tutto sommato in linea con la megalomania del personaggio. Paradossalmente ho trovato più divertente quello in cui, presi dal'ansia e dalla nostra ossessione, finiamo per rimetterci le penne, che non quello in cui, sacrificando un manipolo di seguaci, riusciamo a riportare a casa la pelle, pur costretti a rinunciare (provvisoriamente?) ai nostri propositi di conquista del mondo.
Qual'è il difetto di Invasione allora? Probabilmente solo uno, ma pesante.
A livello strutturale il racconto offre ben poca sfida. Una volta compreso il meccanismo (e basteranno una manciata di bivi per riuscirci) ci vuole poco per girare a loop tra i paragrafi 1 e 5 in attesa dei lanci di dado favorevoli, utili per ammassare il giusto quantitativo di seguaci (per salire sulla spianata ce ne vogliono almeno 10, ma per raccogliere un oggetto fondamentale, che ci fornisce la confraternita del ragno grgio, dobbiamo concedere altri due adepti, cedendo alla richiesta del sacerdote del culto che si trova presso le ville nobiliari e donandogli un paio dei nostri per un sanguinoso sacrificio alla divinità. Quindi complessivamente, se vogliamo accumulare i 3 punti di sapienza necessari per conseguire l'epilogo "vincente", abbisogniamo di almeno 12 disperati che ci seguano).
A quel punto se avremo fatto scelte misurate al momento di determinare le nostre caratteristiche (utilissima invisibilità che ci permette di evitare i combattimenti, soprattutto nella fase iniziale in cui possiamo farlo senza perdere i seguaci perché ancora non li abbiamo) non ci vorrà molto per raccogliere i tre punti della sapienza necessari per, come ho già detto, conseguire l'epilogo migliore, e concludere il racconto.
La struttura stessa della rigiocabilità di certi paragrafi rende di fatto inutile la scelta di skill come carisma, così come acquistare la costosa spada di Rickarn, che comunque, se abbiamo scelto invisibilità, ci possiamo tranquillamente permettere dopo aver soffiato senza combattere il tesoro al drago della fenditura. Tale brando, al di là del bonus di combattività (utile soprattutto se abbiamo sfortuna con i mostri erranti), diventa prezioso principalmente per sveltire l'operazione di reclutamento dei seguaci, ma risulta tutt'altro che fondamentale.
Inoltre prendere il tesoro del drago ci consente di comprare più volte la pozione di recupero dall'erborista, rendendo di fatto inutile anche la skill Robustezza. La scelta quindi si riduce tra 4 caratteristiche, una sola veramente importante, le altre 3 intercambiabili; questo elemento contribuisce a rendere abbastanza banale il nostro procedere. In pratica partiamo, con invisibilità visitiamo la carverna del drago senza combattere, gli soffiamo il tesoro, poi torniamo nei primi 5 paragrafi, compriamo la spada magica, giriamo finché non accumuliamo una ventina di seguaci e il punto della sapienza alla torre della conoscenza; a questo punto visitiamo le ville nobiliari, sacrifichiamo un paio di discepoli ed entriamo nelle grazie dei cultisti del ragno grigio; procediamo visitando l'erborista, comprando la pozione (recuperiamo punti ferita eventualmente persi dallo scontro con i mostri erranti) e guadagnando un altro punto di sapienza. Indi saliamo sulla spianata, ci facciamo riconoscere dai cultisti, che ci daranno l'oggetto che ci serve per entrare nell'osservatorio: visitandolo ci procureremo il terzo e ultimo punto di sapienza disponibile, e a questo punto non ci resterà che recarci al paragrafo 104 e gustarci l'epilogo (o entrambi gli epiloghi se preferite).
Tutto piuttosto lineare e liscio, al punto tale da lasciare un po' di amaro in bocca, soprattutto se confrontato con l'ampio e complesso apparato, e la grande perizia nello strutturare il racconto, che mi avevano profondamente colpito all'inizio della lettura.
Lo ripeto, Invasione! resta comunque un buon racconto, perché ha indubbie qualità sia narrative che gestionali. Inoltre l'autore ha dimostrato di avere grande capacità nel definire un proprio mondo, corredarlo di tantissime variabili, e riuscire a mantenere comunque equilibrato il livello di godibilità e coinvolgimento del corto. Il tutto impreziosito da uno stile letterario fresco, divertente, coinvolgente ed evocativo (pur con qualche refuso di troppo).
Tuttavia l'enorme base che aveva creato viene mortificata da un andamento e un risultato finale troppo lineari rispetto alle premesse.
Mi piacerebbe sapere se ha avuto problemi di mancanza di tempo, per cui ha dovuto rinunciare a certe evoluzioni che aveva in mente, o se magari gli stessi tagli li ha dovuti fare per carenza di spazio.
Invasione trasmette forte l'idea di essere un adattamento di qualcosa di molto più grande e articolato, e di aver perso una parte della sua forza ludica proprio per la necessità di essere convertito in un racconto breve.
Il giudizio finale è comunque positivo, perché le qualità ci sono e vanno premiate, ma, proprio per i limiti strutturali che ho citato, non mi sento di considerare quest'opera tra quelle papabili per la vittoria finale, pur piazzandola idealmente nella parte alta della classifica.
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