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II. Corto 2018: Direttiva 9

Re: II. Corto 2018: Direttiva 9

Recensione veloce di Direttiva 9, che ci avevo già provato ma il sito me l'ha mangiata
Corto godibile, che si lascia leggere ma non mi è piaciuto del tutto.
La storia è simpatica e scorre piacevolmente, la scrittura riesce a far respirare l'atmosfera giusta.
Mi è piaciuta molto l'idea l'ambientazione: oltre a essere molto suggestiva, ci sono stati alcuni punti in cui l'ho trovata originale, impresa ardua considerato l'abuso che c'è del genere.
Ho adorato l'ironia del corto, il non prendersi sul serio: molto più che il corto precedente, questo è riuscito a strapparmi più volte un sorriso. Finale che mi aspettavo ma che, nonostante la prevedibilità, ho trovato lo stesso divertente, segno indiscutibile di una buona scrittura.

Applauso per il paragrafo 21.


Punti dolenti
Il regolamento, che ho trovato confuso, a volte inutile, a volte inutilmente complicato, oltre che mal bilanciato: avrei preferito il modello "Scegli la tua avventura", o al massimo un corto in cui gli unici parametri sono vita e oggetti.
Per quanto mi riguarda o il regolamento ha qualcosa di interessante (perché cambia il modo di muoversi fra i paragrafi, perché introduce meccaniche da gioco di ruolo o da boardgame), o lo si deve semplificare il più possibile. Poi, chiaramente, è un gusto soggettivo e non penalizzerò molto il corto per questo.
Non mi è piaciuto, inoltre, il level design, perché a ben vedere nel corto c'è un unico, forzato, percorso e le diramazioni sono per la maggior parte inutili.

Riassumendo, penso che "Direttiva 9", proprio come "Giorno prima degli esami" sia un corto volutamente leggero e poco incisivo, che mira a intrattenere il lettore con una scrittura ironica e godibile, ma che presenta tuttavia degli limiti limiti per quanto riguarda la parte game e nell'organizzazione dei paragrafi.

Voto inviato ad Adriano

FinalFabbiX
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Re: II. Corto 2018: Direttiva 9

Purtroppo non riesco a commentare adeguatamente (ergo a votare) visto che mi sono fermato alla prima lettura. Questo farà piacere all'autore, visto che per me sarebbero prevalsi gli aspetti negativi - stile di scrittura e interattività in primis.

Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.

I miei racconti

Apologeta
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Re: II. Corto 2018: Direttiva 9

Con una puntualità da manuale, dichiaro chiuse votazioni per Direttiva 9.

"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".

Adriano
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Re: II. Corto 2018: Direttiva 9

Apologeta ha scritto:

Purtroppo non riesco a commentare adeguatamente (ergo a votare) visto che mi sono fermato alla prima lettura. Questo farà piacere all'autore, visto che per me sarebbero prevalsi gli aspetti negativi - stile di scrittura e interattività in primis.

Nooo, Apo, mi aspettavo da te di nuovo il voto dell'ultimo secondo!

Prodo
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Re: II. Corto 2018: Direttiva 9

Parola alla Terna!



Per rispondere a una delle più grande domande del Corto precedente, il didgeridoo è uno strumento musicale degli Aborigeni d'Australia che assomiglia al Corno delle Alpi. Ma basta parlare di musica, perché le recensioni della Terna sono più importanti e neanche la neve ci ferma!

Adriano ha scritto:


REGOLAMENTO
La parte ludica è interessante e ben scritta.
Ho notato una sensazione di “compressione” nel regolamento + intro, si poteva tranquillamente lasciare la parte scritta nelle prime 4 pagine e far slittare la scheda nella quinta, anche perché alcune cose potevano essere approfondite. Ma poco male, è più che altro una questione “visiva”.
Piuttosto, cos’è una whydka? Perché dopo poche righe il testo parla di Jacques Couvre in terza persona quando all’inizio ci parla in prima? Le due righe in cui si accenna del bar potevano essere inserite in una descrizione più organica dopo le regole invece che messe tra i parametri e la descrizione dei chip.
Secondo me era bene specificare con quanti yentai si parte.
TRAMA
L’idea di fondo è molto bella, sicuramente la marcia in più di questo corto. E’ stato interessante dare un’aria così enigmatica ai Puri, e sinceramente più volte durante la lettura mi è venuto da pensare a chissà quale doppio gioco stessero facendo, o per quale organizzazione lavorassero. Bravo autore, apprezzo questa tua scelta di instillare il dubbio nel lettore, mi piace.
Le potenzialità erano eccellenti, ma forse sono stato io a fantasticare troppo prima di leggerlo.
Alla prima lettura non gli avevo dato molto peso, ma dalla seconda mi sono chiesto: ma per quale stramaledetto motivo, se questo chip è così importante per me da costringermi a seguirlo come un forsennato all’interno di una Biblioteca (rischiando la vita, tra l’altro), mi metto a giocherellare con lo stesso chip all’interno di un locale così malfamato e pieno di gente? E’ come sventolare in faccia ad un gruppo di malviventi un rotolo di banconote da 100 euro... Non ha senso! Se si pensa a questo, tutta la trama crolla su sé stessa e ciò che accade nel corso dell’avventura perde di significato.
Comunque sia, la ricerca del chip poteva essere arricchita con tanti particolari utili a riguardo, così da farci entrare maggiormente nello spirito del gioco, invece il racconto non è riuscito a coinvolgermi in questo.
Inoltre, la stessa ricerca si esaurisce in troppi pochi paragrafi: si può arrivare subito in cima, dove guarda caso trovo proprio il tizio che ha il mio chip in mano. Mi sarei aspettato più azione, più cose da fare.
Descrivo la mia terza partita: un bambino mi sfila il chip, lo seguo ed entro in una biblioteca, per poi prendere uno snack, salire lungo un cunicolo, salvarmi dalla caduta, arrivare sul tetto e vedere un vecchietto che farnetica cose senza senso col mio chip in mano, butto già il suo subalterno dal palazzo e poi mi riprendo il chip, facendo sfracellare a terra il vecchietto. Il tutto senza motivo e con una velocità spiazzante.
Un’ultima domanda: se, alla fine, il contenuto del chip consiste nell’ultima novità in fatto di stimolazione sensoriale, chi ce l’ha fatto fare a rischiare la vita per recuperarlo?
Curiosità: niente niente il titolo “Direttiva 9” fa riferimento al bando dei Corti 2018 che, appunto, all’art. 9 impedisce l’uso dei codici? Il riferimento al paragrafo 21 sembra quasi esplicito in tal senso. Se così fosse, un applauso all’autore per la sottigliezza.
STRUTTURA
A tratti il libro sembra impostato per una mappa, ma il problema è che i codici non si possono usare, quindi si vanno a generare passaggi successivi che sarebbero stati perfetti se ci fossero stati i codici, ma così suonano male. Ecco che al 22 si possono prendere 5+1 snack Gojira, ma basterà andare al gabinetto e poi tornare alla macchinetta (percorso 22-39-49) rileggere tutto il blocco e prendere altri snack. Rivedibile.
Ci sono poi percorsi che rappresentano semplici deviazioni, poi alla fine ci pensa il testo a riportarci sulla strada principale, ma spesso sono deviazioni che non aggiungono molto alla trama o agli sviluppi futuri, quindi magari queste sezioni potevano essere sostituite da un ricorso più corposo alla parte ludica.
PARTE LUDICA
Speravo fosse più corposa. Oltre alla gestione del denaro (semplice scelta se spendere o non spendere) e delle caratteristiche (scegliere se utilizzarle durante gli eventi) c’è poco. Non che sia un male, attenzione, ma mi aspettavo molto di più in termini ludici. Aumentare i valori numerici delle caratteristiche poteva almeno permetterci di utilizzarle in numerosi possibili check.
La gestione del denaro poteva essere una bella sfida, ma qui la carta infinita praticamente ci fa fare quello che vogliamo senza restrizioni di sorta.
Anche la gestione degli oggetti poteva aggiungere elementi ludici, ma il sistema di bonus/malus non comporta troppi malus come invece dovrebbe essere, quindi eccoci ad avere tutti gli oggetti senza neanche pensarci troppo.
Qualche check in più, poi, non ci sarebbe stato male, ad esempio sul tetto se si prova a buttare giù l’omaccione.
NARRAZIONE
Alcune uscite mi sembrano poco appropriate (“campionario di varia umanità che affolla il locale&rdquo? e noto un uso di parentesi all’interno del testo (quelle relative agli aspetti del regolamento o ai parametri di gioco ci stanno tutte, ma quelle legate alla narrazione suonano male e sono quasi una trentina in tutto il racconto).
In generale, si coglie un tono più “colloquiale” con il lettore rispetto al primo corto, che lo preferivo a livello narrativo. Questo non sono riuscito ad apprezzarlo.
Detto questo, il racconto non è pesante, anzi è abbastanza leggero da seguire, e questo è di certo un bene.

In definitiva, che dire? Tra tutti i titoli in gara, questo era quello che mi aveva incuriosito di più, mi aspettavo grandi cose da un titolo così particolare, invece purtroppo la storia va un po’ alla deriva e risulta difficile impersonarsi nel protagonista durante le sue azioni. Tutto scorre troppo di fretta.
E’ un peccato perché, dicevo, le potenzialità erano altissime: autore, qui ci vedrei bene una saga completa, sono sicuro che la tua idea di fondo, in un librogame di 400 paragrafi senza le restrizioni del bando, e con tutto il tempo a disposizione per scrivere, potrà essere sviluppata al meglio!

Dario III ha scritto:


Con questo Corto cambiamo genere, ma senza lasciarci alle spalle né l’inclinazione verso il comico e il parodistico, né l’amore per la citazione e l’ammiccamento.
Cominciamo col regolamento. Fondamentalmente esso verte su due cardini: distribuzione di punti fra tre abilità (Res, Des, Rag) e scelta degli oggetti. Il primo aspetto, funzionando a ‘investimento’ (posso spendere i punti abilità per facilitarmi le cose, quando il testo me lo consente), è il più interessante, ma lo sviluppo del corto ne mina un po’ l’impatto: in certi casi è utile usarli e tutto fila liscio, ma parrebbe invece abbastanza insensato, stante la relativa abbondanza di Punti Vita e di modi per recuperarli, investire gli invece scarsi punti Destrezza o Resistenza per limitare la perdita di PV, come viene proposto molto spesso (mi pare l’uso più frequente); lo scarso bilanciamento del fattore Punti Vita è poi uno degli elementi che contribuisce a collocare in basso il livello di difficoltà del Corto. Quanto agli oggetti, anche la possibilità di prenderne quanti se ne vuole, potenzialmente stimolante, finisce ‘tradita’ dallo svolgimento del corto: a me pare che uno solo alla fine svantaggi, e comunque su un parametro (Punti Vita) che, come accennato, ha scarso impatto sulla giocata. Ma il vero problema per me è che la cernita fra oggetti utili/inutili/dannosi non è prevedibile a priori. Questo è un po’ deleterio, perché finisce con l’inserire un curioso elemento casuale, alquanto… be’, casuale. Per inciso: Endolama forever. Serve tantissimo (anche a evitare il sadico loop dei parr 36-57).
Lo stile è pulito e piuttosto buono; pur non essendo il mio pane, dimostra cura e una certa padronanza e la mia impressione è che l’autore ci abbia lavorato con lodevole dedizione.
Per genere, motore dell’azione, protagonista etc. il Corto richiama Fish and Chip, opera presentata ai Corti del 2016 da un autore storico, Rygar. Rispetto a questo però il corto in esame si discosta molto per tono generale, dando l’idea di essere più una parodia del genere che non un omaggio. Spesso la declinazione caricaturale sembra sfociare nel paradossale, presentandoci potenti boss locali che fanno il diavolo a quattro per il valore di 5 spiedini, per esempio, o esibendo una copia di Sfida di coppa nei ruderi di una biblioteca nipponica come se dovesse essere qualcosa di raro o prezioso: l’Autore si sarà informato sulla storia editoriale nipponica del libro in questione? Magari sì, ma la strizzata d’occhio finisce per essere stirata, lontana e poco coinvolgente. Sempre a questo proposito, il paragrafo 21 (con quelli immediatamente precedenti) dà una spiegazione del setting più bizzarra e arzigogolata che convincente, e il ’Niente codici’, alludendo in modo scoperto all’articolo 9 del bando (che d’altronde dà il nome al corto stesso), accresce inevitabilmente il mio scetticismo.
Il problema principale di questo corto è però quello che è stato per me il punto di forza del precedente: la struttura. L’autore ci propone diversi paragrafi nodali con parecchie opzioni d’uscita (50, 11, 47, 43, ce n’è tanti), dando l’illusione di ampia scelta e giocabilità ma, a ben vedere, anche quando numerose e di per sé ben concepite, queste opzioni si risolvono poi in brevi excursus in cui, tipicamente, o non succede nulla di rilevante o veniamo puniti tramite perdita di Punti Vita (a volte in maniere rocambolesca, come il manrovescio del par 53, cui non si reagisce in alcun modo e io mi chiedo come sia fisicamente potuto accadere nei termini posti), per poi essere ricondotti al canalone narrativo principale. In alcuni casi le velleità libertarie del lettore vengono castigate con particolare severità e arbitrarietà (par 47). Questa inclinazione a volte conduce a forzature evidenti, come nella fase, di per sé centrale, del recupero del ladro (che misteriosamente riusciamo a raggiungere a prescindere da tutte le possibili divagazioni precedenti). Questo ‘flusso di marea’ è poi uno dei fattori che contribuisce a rendere il corto complessivamente troppo facile.
Tirando le somme, sotto molti aspetti (stile, atmosfere, personaggi) il Corto non brilla particolarmente, e presenta almeno un difetto significativo (la già citata struttura).

Pirata delle Alpi ha scritto:



Un corto che parte bene con un ambiente cyberpunk, ambientato in un Tokyo futuristico. Però, il tono serio ci lascia poco a poco per lasciare il posto a un corto parodistico pieno di riferimenti a delle opere di edizioni passate. L'autore vuole farci ridere con le auto-critiche tra parentesi, come lo faceva l'autore dei manga “City Hunter” con le annotazioni sotto le vignette, ma purtroppo non funziona, almeno per me. La trama si sgonfia come un palloncino bucato e le battute diventano il fulcro di questo corto, ed è un vero peccato perché l'inizio era bello. Inoltre, parte degli oggetti è del tutto inutile, come alcuni amici lettori o hanno già fatto notare.

Regolamento semplice ma non eccelso, un racconto che fa chiaramente riferimento a“Fish and chip”. Non mi è piaciuta la rissa della biblioteca, se non hai 3 endolame, sei fuori e ti fai aspirare in un loop mortale. Questo corto avrebbe potuto svolgersi in uno stadio o un campo di grano, sarebbe stato la stessa cosa: non capisco la pertinenza della biblioteca in questo corto e questo non mi è piaciuto. Inoltre, il True Path di questo corto mi ha lasciato con l'amaro in bocca.

Il tono è goliardico, un veterano del concorso dei Corti si farà due risate, ma finisce lì. Beh, l'autore ci mette tutta la buona volontà, ma so di esperienza che voler mettere troppe battute in un corto è come voler insegnare l'alfabeto a Paris Hilton: è inutile.

Conclusione: “Diretiva 9” poteva essere un'altra opera cyberpunk nella storia del concorso, ma il suo autore ha voluto farne una parodia. Un vero peccato perché si sente che c'è una grande esperienza del librogame e la volontà di fare qualcosa, ma la strada è sbagliata. Amico autore, se tu avessi messo lo stesso impegno per fare un thriller cyberpunk gibsoniano nel Tokyo futuristico, avresti potuto farlo con brio, mi dispiace che tu abbia voluto tentare la difficile strada del corto umoristico.

Sono francese, nato e cresciuto in Francia e non ho mai letto un fumetto di Moebius: ne ho sentito parlare, ma non ho avuto la curiosità di leggerli. I miei preferiti sono: Goscinny/Uderzo, Morris/tutti i disegnatori che hanno lavorato con lui, Larcenet, Lindingre, Greg, Roba, Peyo, Franquin, Gotlib, Sattouf, Leloup, Binet, Cabu, Pinsot… e tanti altri.

"We will survive, fighting for our lives, the winds of fortune always lead us on,forever free, for the world to see,the fearless masters, Masters of the sea"

Pirata delle Alpi
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Re: II. Corto 2018: Direttiva 9

Pirata delle Alpi ha scritto:


Pirata delle Alpi ha scritto:



Sono francese, nato e cresciuto in Francia e non ho mai letto un fumetto di Moebius: ne ho sentito parlare, ma non ho avuto la curiosità di leggerli. I miei preferiti sono: Goscinny/Uderzo, Morris/tutti i disegnatori che hanno lavorato con lui, Larcenet, Lindingre, Greg, Roba, Peyo, Franquin, Gotlib, Sattouf, Leloup, Binet, Cabu, Pinsot… e tanti altri.

Ah, ok, ti piace di più il fumetto umoristico. Confesso che Lindingre e Pinsot non so chi siano. Che bella Yoko Tsuno di Leloup, comunque: adesso in Italia ne stanno ristampando gli Integrale. applauso

GGigassi
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Re: II. Corto 2018: Direttiva 9

Com'è che aprendo il pdf, il titolo visualizzato sulla barra è "Salve, autore"? mad

(A cui a proposito chiedo scusa per non essere riuscito a leggere per tempo la sua opera!)

A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0

¿„ãßꪧ¬
Arkham Lêgãcy ¬
Arcimaestro
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Re: II. Corto 2018: Direttiva 9

Deve derivare dal format dei Corti, che comincia col celeberrimo 'Salve, autore'. da lì deve essere passato al pdf nonostante il file sia stato rinominato. Forse siamo gli unici due che l'hanno notato!

Dario III
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Re: II. Corto 2018: Direttiva 9

colgo l'occasione per integrare il Corto di alcune parti che non sono riuscito a farci stare a causa della lunghezza limitata a 9000 parole:

Paragrafo 1:
[una rissa] sulle cui sorti scommetteresti a colpo sicuro. Oggi come oggi non si può sperare di fare a pugni seriamente senza i muscoli idraulici della Rostovic, e figuriamoci se i Puri se li sono installati!

Paragrafo 5:
Il tizio non sembra molto reattivo, o forse l’hai colto di sorpresa.

Paragrafo 6:
So che voi Puri siete strambi, ma cosa volete farvene di un oggetto del genere? Andiamo…

Paragrafo 8:
Mentre ti allontani Tetsuo rincara la dose urlandoti dietro una raffica di termini che non riesci a capire. Nella vecchia Europa ti hanno spiegato che in giapponese non esiste il corrispettivo delle parolacce e degli insulti, ma a quanto pare Tetsuo li conosce eccome!

Paragrafo 10:
[finestre sbarrate] (alcune di forma tonda: ma che razza di persona entrerebbe da una porta tonda?)

Paragrafo 18:
Metti caso che François Le Charcutier ti abbia raggiunto fin qui dopo che hai massacrato i suoi scagnozzi, o che Toshiro Katsumoto si sia accorto delle libertà che ti sei preso con la sua giovane moglie…

Paragrafo :
qua non ho tagliato/incollato ma mi ricordo che tra i soggetti che ostacolavano Jacques Couvre per uscire dal Fallout c’era un’omeoputtana dai capezzoli metallici senzienti.

Paragrafo 52:
«Ehi, bellezza, lo vogliamo cacciare fuori questo benedetto chip sì o no?»
«Fottiti… non ce l’abbiamo… noi…», rantola la ragazza.
«Veramente stavo parlando con il tuo amico ipertrofico… dalla faccia pensavo che infilargli qualcosa nel cervello non bastasse ad ammazzarlo.»
«Il Maestro… lui…»
Ma i vaneggiamenti della ragazza si affievoliscono rapidamente fino a spegnersi del tutto.

GGigassi
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