Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone
Rygar ha scritto: la "disoccupazione"
Penso che in generale nel mondo medievale (fantasy e non) la disoccupazione sia pressoché assente. Non esistevano fabbriche, cooperative, agenzie interinali; non si andava "a cercare lavoro" presso terzi. Ognuno si arrangiava col mestiere di famiglia, oppure coltivava, cacciava, pescava, mendicava, suonava il liuto. Concetti come "non trovare lavoro" penso che fossero del tutto estranei alla società. Fenomeni come "spese fisse" (mutui, rate, affitti, bollette) erano ancora addivenire, quindi mancava anche l'assillo di avere uno stipendio. Bastava avere di che mangiare. Chi era disoccupato, lo era per scelta nella maggioranza dei casi.
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone
Vado in controtendenza:
non mi è piaciuto.
Visto che i tempi son stretti, faccio una recensione lampo elencando quelli che, a mio parere, sono i punti più deboli:
- troppi dadi. 3 a scontro, con nemici da 12 di resistenza, cioè che richiedono in media 4 scontri per essere abbattuti, vuol dire che se ne arriva a tirare anche 20 se lo scontro è impegnativo.
- la mancanza di un'atmosfera generale: sicuramente in parte giustificabile come una conseguenza della scrittura asciutta (che secondo me non è un difetto visto il genere di corto), ma almeno si poteva fare qualcosa per amalgamare il tutto! Orchi, ragni giganti, uomini talpa, vocabolari in lingua antica, statue con strani meccanismi: in quelle poche sale della biblioteca dove vaghiamo si trova una fauna immotivatamente variegata. Confrontandolo ad esempio con Mampang, la fortezza di Sortilegio, si vede subito che lì i mostri erano spesso più giustificati, diluiti in ambienti molto più ampi, e soprattutto mentre lì si trattava di una città/fortezza, qui invece siamo in una biblioteca, un ambiente che a rigor di logica dovrebbe essere privato.
Capisco che c'era poco spazio, ma non sarebbe stato troppo difficile risolvere: bastava dire che la biblioteca era un quartier generale dei demoni al servizio dello stregone. Facevi diventare l'orco un demone guardia, il gorgone diventava un demone scienziato, i monaci diventavano demoni intenti a compiere un rito satanico, e magari mi descrivevi questi avversari un po' meglio che non dire "toh, c'è un ragno gigante. Vai e ammazza il ragno. Nella prossima stanza ci sarà ... vediamo... un unicorno, in quella dopo uno spirito, in quella dopo un cavallo impazzito"
- quest'ultimo punto evidenzia quello che secondo me è il principale punto debole del corto: ma l'antagonista? Se è vero che metà della storia la fa la forza del cattivo, qui proprio non ci siamo: non esiste alcun pericolo tangibile o immanente, nessun dramma per la guerra in corso. Solo qualche trappola o avversario che, in maniera casuale, spunta all'improvviso, lo affrontiamo, abbiamo una piccola ricompensa, e via nella prossima stanza, come se nulla fosse.
- accozzaglie confuse di oggetti che spuntano da ogni dove: sono troppi e non c'è modo di gestirli facilmente, né esiste una meccanica di regolamento atta a semplificare questa operazione. Sembra di essere tornati nel 2015 all'interno del corto di Anima di Lupo, ma lì era diverso perché proprio lo scopo del gioco consisteva nel riconoscere che cosa prendere in un mare di spazzatura, qui invece ogni cosa che troviamo è potenzialmente utile, ma allo stesso tempo ha un nome inutilmente lungo (spesso non abbreviabili perché contenenti indicazioni numeriche) e una regola che determina quando si può attivare.
Se spulciamo i 54 paragrafi di cui è composto il corto, troviamo indicati ben 11 oggetti che non hanno alcun uso in combattimento. In media, uno ogni 5 paragrafi.
Carina l'idea di oggetti inutili (le perle bianche mi hanno fregato), che però, al contrario di quello che ha scritto qualcuno, non è una novità ma si è ampiamente già vista nella serie classica Blood Sword.
-le pergamene: sono poche per essere la meccanica caratterizzante del corto, troppe se si pensa che servono tutte ad aiutare nel combattimento. Oltretutto non si capisce come raddoppiarle, nessuna: nelle pergamene che infliggono danno, raddoppio il danno o il numero dei dadi? Ma soprattutto, come si raddoppia lo Scudo Speculare?
- evidenti errori di transizione fra i paragrafi: sul serio Harko non interviene se siamo mascherati? Ma questo ancora è passabile perché ci viene data un'indicazione chiara, altre volte si fa confusione o non si capisce come mai azioni precedenti vengano sovrascritte, non si vedano più gli effetti di una nostra azione e via discorrendo. Il motivo per cui questo accade, a mio parere, è uno solo: quest'anno era caldamente consigliato NON proporre corti a mappa. Il bando lo diceva chiaramente, non si possono usare parole d'ordine, neanche equivalenti del tipo "se sei già passato qui". A differenza dei corti precedenti che avevano una struttura lineare (anche "Io non brucerò", che in fondo era un "se muori rinasci senza perdere oggetti"), qui si è fatta la scelta opposta. Personalmente, l'ho trovato molto frustrante: toglie l'immediatezza di un dungeon crawler, costringe a fermarsi a riflettere su mille clausole numeriche o su cosa si ha fatto precedentemente.
- ingenuità a non finire: più volte si ha la sensazione che la biblioteca sia stata costruita solo per noi, il caso più eclatante è sicuramente la biografia di Harko che è lì, in bella mostra, pronta per farsi afferrare da noi
- finale con dubbio messaggio
Detto questo, a conti fatti, il corto non presenta errori "gravi", a sebbene a me abbia francamente annoiato e io l'abbia trovato senza carattere, sono certo che fra gli amanti del genere c'è a chi sarà sicuramente piaciuto e pertanto ho deciso di dare un voto sufficiente.
Voto inviato ad Adriano.
PS: solo io ho pensato che questo corto potesse essere il dungeon crawler a cui si riferiva l'autore di "Io non brucerò"?
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone
FinalFabbiX ha scritto:solo io ho pensato che questo corto potesse essere il dungeon crawler a cui si riferiva l'autore di "Io non brucerò"?
mi sembra che lo stile di scrittura sia parecchio diverso, così come il tipo di giustificazione del testo, spazi tra i paragrafi, ecc.
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone
0:00:00, almeno credo. O, almeno, così mi piace pensare.
Fatto sta che le votazioni sono chiuse, che vi piaccia o no.
"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".
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Adriano
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone
Parola alla Terna!
Anche se preparare del cuscus può sembrare molto steampunk, nessuno sistema bene i motori delle aeronavi a carbone come la Terna! Ma tra due turbine rotte, fanno pure le recensioni dei corti!
Adriano ha scritto:
NARRAZIONE
E’ diretta, semplice, forse la scelta migliore per un’avventura da dungon classico. A volte anche troppo semplice, direi ridotta all’osso, come nel caso dei combattimenti, ma in fondo potrebbe essere meglio così: si entra in un ambiente, c’è il cattivone di turno, si pesta a più non posso e, se sopravvivi, si passa semplicemente al prossimo paragrafo.
Peccato per gli errori lessici, probabilmente dovuti al poco tempo per controllarli.
TRAMA
Lineare e semplice, non ha inesattezze ed è ben pensata. Mi aspettavo almeno un corto fantasy, in questo caso anche l’antefatto è coerente con la storia e credibile quanto basta per far seguire il racconto con attenzione.
STRUTTURA
Questo è il secondo corto quest’anno che prova a dare una struttura a mappa laddove non si possono usare i codici. Non so quanto l’effetto sia voluto, ma è effettivamente un abbastanza spiacevole leggere che possiamo ignorare i combattimenti e gli oggetti se li abbiamo già affrontati/presi: quantomeno, suona molto male. Qui il problema concettuale è che il racconto non prova ad avere una struttura lineare: se lo avesse fatto, il problema non sarebbe emerso. E’ comunque interessante vedere come ogni autore, a modo proprio, si confronta con una struttura a mappa senza poter utilizzare i codici.
Davvero particolari le instant death, mentre a tratti non sono riuscito ad apprezzare a pieno il lato “videogiocoso” del corto: nello specifico, all’inizio del racconto, se si va a destra (o a sinistra) e si torna indietro, si incontra l’orco. Ok, anche se un orco che compare così in mezzo ad una stanza è quantomeno strano. Volendo testare il corto e giocare in modalità cazzeggio, ipotizziamo che andiamo a destra e decidiamo subito di tornare indietro: cala la grata e compare l’orco. Lo ammazziamo. Poi andiamo a sinistra e torniamo subito indietro: compare un altro orco (!) nelle stesse circostanze di quello di prima... La trovo una scelta molto da videogioco, ma che in un fantasy di questo tipo forse stona un po’.
PARTE LUDICA
Personalmente il regolamento è quanto di più collaudato: praticamente giochiamo con un sistema simil-Blood Sword, senza i modificatori delle armi. Beh, credo che alla fine sia una scelta abbastanza sensata, aggiungere modificatori delle armi avrebbe si dato più “corpo” alla parte ludica (e maggior divertimento, ovvio), ma avrebbe anche appesantito le cose.
C’è però il problema dei rimandi non precisi, che in alcune situazioni creano un bug (paragrafi 5 e 15 invertiti nella scena iniziale con l’orco, la somma +37 che non porta al paragrafo corretto, ecc.).
Molto intelligente la gestione degli oggetti, probabilmente l’aspetto ludico più interessante di questo corto (soprattutto per la possibilità di uso errato degli oggetti: nei primi paragrafi, di fronte al portale, se si usano subito le perle bianche, si muore, una cosa che mi ha lasciato stupito e che è stato un campanello di allarme per le scelte successive: bravo autore!)
REGOLAMENTO
C’è un po’ di sbilanciamento tra i vari personaggi.
Più in generale, anche se il racconto è confezionato bene, si avverte un po’ il senso di “l’ho già sentito”: resistenza, combattività, zaino per gli oggetti, combattimenti con un modificatore e pergamene: a me è sembrato un buon crossover tra Blood Sword e Rupert il Selvaggio. La prima la amo alla follia, la seconda è spesso bistrattata. C’è da rammaricarsi per il fatto che l’autore non abbia voluto aggiungere un suo tocco personale, che so, magari una regola aggiuntiva, un parametro innovativo, un tipo di modificatore inedito... Ecco, l’impianto di fondo funziona, ma in maniera un po’ troppo “scolastica”, nel senso di aver fuso insieme sistemi di combattimento per farne un corto: a funzionare funziona, magari però si poteva osare un po’ di più con qualcosa di inedito, tutto qui.
In definitiva, è un corto molto valido, semplice, non macchinoso, che si rifà ad altre opere fantasy miscelando le loro caratteristiche, gradevole da leggere e da giocare, ma che purtroppo è affetto da qualche imprecisione e da una struttura simil-mappa che ha portato l’autore a soluzioni improprie in certi casi discutibili. Ad ogni modo, il mio voto sarà positivo.
Dario III ha scritto:
Nella bocca del leone parte con un’introduzione classica e un regolamento funzionale e piuttosto solido; la possibilità di giocare con personaggi diversi è divertente e si sarebbe prestata forse a un maggiore sfruttamento da parte dell’autore, pur nei limiti di un Corto. Buono il bilanciamento: se è vero che l’elfo parte assai svantaggiato negli scontri e potenzialmente rischia di farsi asfaltare prima di aver messo mano su qualche pergamena, è anche vero che il suo ‘raddoppio di potere’, una volta raccolto un paio di buoni incantesimi, lo trasforma da asfalto a caterpillar.
L’incipit è, come si diceva, tradizionale, ma serve solo da spunto per un’autentica partita, più che una lettura, che si rivela complicata al limite del sadico. Lo stile asciutto, tutto teso alla giocabilità, pur non essendo sempre impeccabile è una scelta adatta al tipo di corto, in cui la parte gioco predomina su quella libro (secondo il modello delle avventure in solitario di Tunnel e Troll, per esempio), ma l’illusione di aver a che fare con un corto semplice e ultra classico, per quanto godibile, si infrange subito di fronte alla perfida labirinticità della struttura, ricca di trappole, indizi, passaggi e scomparti segreti, insidie e minacce di ogni genere, anche le più impreviste. Se credete di potervi impadronire del Libro delle Anime con un irruente e lesto colpo di mano, vi sbagliate di grosso; e l’assalto all’arma bianca si trasforma presto in una lenta, astuta partita a scacchi con Iznaar. Qui niente o quasi è come sembra o vorremmo che fosse e, pur col suo stile minimale, il corto è riuscito a trasmettermi un netto senso di urgenza e angoscia.
Gli indizi sono a volte espliciti, altre volte più enigmatici (emblematico il par 44), con un tocco vagamente esoterico per me assai stimolante; in ogni caso, l’autore non ci lascia mai preda del caso, e ci indica in modo magari velato ma sempre univoco che cosa dobbiamo usare e dove, fornendoci anche gli adeguati mezzi di verifica; ed è con una certa palpitazione che si scopre se si è violata una delle difese della biblioteca o se semplicemente si è abboccato alla sua ennesima, diabolica trappola. Purtroppo un paio di bug sono sopravvissuti alle revisioni: secondo me bisognerebbe sforzarsi di progettare un corto senza dare per scontata l’esistenza di un forum e una community né la possibilità di rispondere ai lettori, quindi la tirata d’orecchi è d’obbligo, ma non ho penalizzato eccessivamente questo difetto in Io non brucerò, e non lo farò neppure qui. Sempre in tema di pecche, forse la gestione dei loop e dei ‘secondi passaggi’ è stata gestita con un uso eccessivamente frequente e disinvolto del ‘se non l’hai già fatto’, strumento utile (e per me lecito) ma non elegantissimo. Segnalo poi quello che mi pare un errore (comunque del tutto veniale):
al par 13 si parla di sei libri; non sarebbero cinque? Chiudendo la trattazione della struttura, sono certo di non aver colto tutte le chiavi e i passaggi, e spero che l’autore, a fine concorso, vorrà regalarci un ricco walkthrough.
Parentesi: la questione Pdor sta diventando un tormentone (lo è da anni anche a casa mia, dove mia moglie lo cita sempre per prendere in giro il fantasy), ma io non l’ho mai capita del tutto. Dovremmo forse chiamare i personaggi fantasy Gino e Jimmy? Chiaramente no. E l’autore non si è sollazzato a introdurre nomi e personaggi inutili tanto per confonderci le idee: ne ha proposto un numero tutto sommato esiguo, senza il quale la storia semplicemente non sarebbe decollata. Ora, nell’inventare nomi fantasy c’è chi ha la mano felice e chi no, e in questo corto non tutti mi sono piaciuti, ma Shimeor IV a me pare un degno nome per un re, e il ‘demone-oracolo N’Kweys’ (nella sua pienezza di ‘demoneoracoloN’Kweys’) m’è piaciuto un sacco. E comunque, a me niente fa effetto Pdor più di Dostoevskij.
Tornando al Corto, alcuni scontri sono assai difficili ma i potenziamenti sparsi e, soprattutto, le molte vie alternative, grande punto di forza del corto, li trasformano da difetti a risorsa aggiuntiva. Alcuni percorsi sono potenzialmente assai brevi, ma più aleatori, altri, più lunghi e ponderati, danno maggiori garanzie di successo; questa varietà di percorsi, compresa in un numero esiguo di paragrafi, è frutto encomiabile di una progettazione attenta.
Il finale a sorpresa e amaro, pur raccontato in un modo un po’ troppo sbrigativo, chiude degnamente un’avventura cupa e intricata, che si ispira alla vecchia scuola per tema, vicende e ambientazione, ma vi inietta una tecnica e uno spirito più moderni, elevandone il grado di sfida e rinnovando così l’interesse per il genere.
Pirata delle Alpi ha scritto:
Il prologo segue la strada più classica del genere fantasy, il signore del male di turno mette dei bastoni nelle ruote dei regni dei “buoni”, il grande mago tira fuori una soluzione irresponsabile del suo cappello, si invia l'eroe della settimana a compiere un compito impossibile o quasi. Non c'è una grande ricerca nello stile e l'insieme è un déjà-vu del mondo dei librogame. Però, mi è piaciuto l'incontro con il mago traditore e l'epilogo che segna non solo la fine dell'avventura, ma anche quella del mondo. Lo stile è asciutto, scarno e si limita a orientare il lettore nella sua progressione.
Un buon vecchio regolamento con della Combattività, della Resistenza e tutto quello che abbiamo visto da anni! Però la ricetta funziona abbastanza bene: ci sono i livelli di difficoltà, delle possibilità di fare delle strategie quando uno ha già fatto due o tre letture. Inoltre, l'esplorazione del labirinto, l'uso degli oggetti e i piccoli enigmi rendono l'insieme simpatico e divertente, un piccolo salto nel passato. Questo “dungeon” è pieno zeppo di trappole, anche se a volte succedono delle cose strane come gli orchi che spuntano dal nulla, il che mi ricorda vecchio videogiochi su Amiga o Amstrad.
Qui, immagino che l'autore abbia voluto scommettere sulla nostalgia delle nostre prime volte con i librogame ed è questo che mi è piaciuto di più con questo corto.
Purtroppo, ci sono vari refusi e problemi strutturali egregiamente notati dagli utenti: forse l'autore aveva poco tempo o ne si è accorto delle buche nella sua opera (peggio delle strade di Roma).
Un racconto che ci riporta ai vecchi libri, che non segue le evoluzioni fatte con le opere di questi ultimi anni, ma che può fare divertire per qualche giorno. Penso che l'autore non abbia avuto nessuna pretesa con “Nella bocca del leone”, tranne forse quella di volerci intrattenere con un ritorno alle radici.
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone
Pirata delle Alpi ha scritto: cala la grata e compare l’orco. Lo ammazziamo. Poi andiamo a sinistra e torniamo subito indietro: compare un altro orco (!) nelle stesse circostanze di quello di prima...
Angiolillo si rivolta davanti al pc!
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone
LO SPIEGONE DELL'AUTORE
Non volevo scrivere questo Corto.
Non volevo scrivere quest'anno.
Tutto è iniziato pochi giorni prima della data di chiusura dell'iscrizione al concorso: avevamo ricevuto tre Corti, tra cui uno Fuori Concorso. Vedendo la poca partecipazione nonostante la pubblicità fatta, ho deciso di “scendere in campo” per darvi qualcosa in più e non buttare via settimane di mail scambiate per organizzare questa decima edizione. Ed è così, a cinque giorni della data di scadenza che ho immaginato “Nella bocca del leone”: un corto senza grande idee, senza pretese, senza originalità, senza codici e neanche un goccio di olio di palma. Come alcuni di voi l'avranno notato, questo corto assomiglia a un videogioco ed è esattamente quello che volevo: un dungeon crawler dei vecchi tempi.
La trama: il tempo era poco, non potevo immaginare una cosa originale come in “Fermate Monna Lisa!”. Quindi, ho deciso di tornare alla preistoria della fantasy (e dei giochi ad essa legati): le forze del male minacciano, si invia l'eroe che farà di tutto per salvare il mondo. Lo so, non è un granché, forse i Rhapsody of Fire ne faranno una canzone, ma con così poco tempo non si può esigere molto.
Lo stile scarno: Lo so e mi vergogno, potevo fare di meglio. Ma non avevo il tempo di fare belle descrizioni per aumentare il pathos della storia. Quindi, ho scelto di andare al sodo e di dare solo qualche indicazione per permettere al giocatore di orientarsi.
I refusi e errori vari: Con due giorni a disposizione e altri gattacci da pelare, ho scritto da cani e il mio correttore ha fatto di fretta. E poi, chi non fa errori? Sicuramente non gli altri autori dei Corti, giornalisti, politici…ma è vero che ci sono stati problemi di coerenza con i paragrafi: alcuni sono dovuti alla conversione in PDF, altri sono dovuti a una mancata vera revisione e beta test.
I nomi dei personaggi: Di tutte le critiche, è quella che ho capito di meno: perché non si dice niente sugli eroi che hanno nomi che li penalizzano per andare a rimorchiare in discoteca? (Lupo Solitario, Spada Veloce, Fire*Wolf, Pip, Aragorn figlio di Arathorn, Gimli figlio di Gloin e Peccatino figlio del Postino)? In altri corti “fantasy”, nessuno ha criticato la scelta dei nomi, anche se non erano da meno (chi ha googlato Boris Stark,l'anno scorso?). E poi, nessuno ha notato che c'è qualcosa di strano nel nome del demone-oracolo? è l'anagramma di Sky News! .
Il sistema di gioco: i fan dei Corti avranno riconosciuto il copia e incolla del Regolamento dell'anno scorso, con qualche elemento in meno. Gli oggetti che modificano il numero del paragrafo si sono già visti e ho pensato che andavano bene per questo tipo di racconto. Volevo qualcosa di semplice e divertente. I personaggi senza background non sono altro che clichés che permettono di scegliere il livello di difficoltà del gioco. Naturalmente, un personaggio “debole” come l'elfo può essere un vero killer se utilizza l'oggetto giusto. Avevo rinunciato all'idea di dare delle armi speciali per ognuno dei tre personaggi, pensavo che la differenza con le loro Combattività era abbastanza. Ma quando Lupo Solitario fa gli stessi danni con un pugnale o un'ascia, nessuno fa una critica.
Il Dungeon: il più semplice possibile, poche stanze, quattro passaggi segreti (vabbè, tre ma uno è una dannata trappola). Volevo pochi mostri, preferendo che il giocatore usasse la testa. E' del tutto possibile arrivare alla fine senza neanche alzare la spada o usare un incantesimo. Per quanto riguarda il poco elegante "Se torni ad un paragrafo già visitato, non incontri di nuovo il mostro e non trovi gli oggetti già presi", era un sistema per evitare di beccarsi 20 volte il fantasma e avere 30 esemplari dello stesso oggetto. Volevo dare il massimo della liberta al giocatore e non ho trovato niente di meglio.
La fine: Anche se l'inizio è dei più classici, volevo una fine brutta, che va contro tutto quello che abbiamo letto o visto nelle storie tipo “tento l'impossibile per rubare il suo tesoro al cattivone e finiamo con un happy end.” No, non mi è mai piaciuto e quindi ho fatto questo terribile finale, che vale appena meglio delle varie ID possibili nella Stanza dei libri identici.
A proposito delle ID e delle trappole e altre cose anti-avventurieri: Questo labirinto è la biblioteca di un mago malvagio, figlio spirituale di Sauron e Voldemort. Quindi, è normale che ci siano delle trappole crudeli (le segrete con gli zombi, sotto il teschio, è la mia preferita) e che ci siano dei libri intrappolati nella stanza finale (mi sono divertito un mondo con tutte quelle ID). Quindi, è come entrare nel quartiere generale di M.O.R.T.E o lacasa di Barbara d'Urso: sono luoghi pericolosi e gli visitatori non sono i benvenuti.
Vari Path: Non mi piace il “True Path” e ho voluto dare più possibilità di gioco, in più dei livelli di difficoltà. Ci sono tanti modi di finirlo (tra i quali un violence free).
Beh “Nella bocca del leone”è il risultato di 3 giorni di scrittura e 2 di revisione frenetica. Non avevo neanche l'ombra di una pretesa per questo corto, forse quella di divertirvi e far vivere il concorso per almeno dieci giorni in più. Ringrazio di cuore chi l'ha letto, recensito intelligentemente e messo il voto che gli sembrava giusto. Oh, bussano alla porta! Ma chi sarà?
Oh, ma sei tu Barbara d'Urso! Come stai?
BANG! BANG! BANG!
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Re: V. Corto 2018: Nella bocca del leone
Pirata delle Alpi ha scritto:“Nella bocca del leone”: un corto senza grande idee, senza pretese, senza originalità, senza codici e neanche un goccio di olio di palma.
[...]
le forze del male minacciano, si invia l'eroe che farà di tutto per salvare il mondo. Lo so, non è un granché, forse i Rhapsody of Fire ne faranno una canzone
[...]
perché non si dice niente sugli eroi che hanno nomi che li penalizzano per andare a rimorchiare in discoteca?
[...]
Quindi, è come entrare nel quartiere generale di M.O.R.T.E o lacasa di Barbara d'Urso: sono luoghi pericolosi e gli visitatori non sono i benvenuti.
Hai mai pensato di intraprendere una carriera come Direttore della Gazzetta?
Pirata delle Alpi ha scritto:Tutto è iniziato pochi giorni prima della data di chiusura dell'iscrizione al concorso: avevamo ricevuto tre Corti, tra cui uno Fuori Concorso.
Eh, come ti capisco, stesso panico di quando io sono stato Organizzatore. Il 97,5% dei corti viene inviato l'ultimo giorno utile, a ridosso dell'ora di scadenza!
Pirata delle Alpi ha scritto:Beh “Nella bocca del leone”è il risultato di 3 giorni di scrittura e 2 di revisione frenetica. Non avevo neanche l'ombra di una pretesa per questo corto, forse quella di divertirvi e far vivere il concorso per almeno dieci giorni in più.
Wow, congratulazioni per aver scritto un'opera completa, praticamente priva di errori, in soli 3 giorni! Dev'essere un record di velocità, o quantomeno entra nella top 5.
A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0
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