Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Autore dispettoso, mi hai obbligato a cancellare la L dal tasto CTRL.
Ho poco tempo oggi e vado subito al dunque:
Parte "Libro". Bene. Bene. Bene. Secondo me fra le migliori narrazioni tra quelle proposte fino ad oggi. Stonano alcune ripetizioni sia nell'introduzione che nel testo. Appaiono talvolta parole che non vorrei mai leggere in un librogame, ma il più delle volte sono usate con cognizione di causa. Sono perdonabili anche le distrazioni nella punteggiatura, frutto certamente di microsviste. Però il bello del libro è la continua scoperta, paragrafo dopo paragrafo, del passato che tormentava nostro padre. La storia, come sottolinea Padron Prodo, non sarà ben costruita, ma di certo è ben rivelata.
Parte "gioco". Mi piaciuto decifrare gli indizi sulla base dei titoli dei libri... o sulla base delle inclinazioni degli autori. Mi rammarica che questa non sia un'opera di più ampio respiro, ma certo non è colpa dell'autore del Corto, quanto invece del regolamento al quale il Corto si attiene. Vorrei davvero leggere un librogame GROSSO strutturato così.
Ho indovinato il primo libro al bar, senza nemmeno leggere i titoli. Sul secondo libro avevo intuito... ma non sapevo esattamente cosa cercare. Me tapino, potevo arrivarci. Bravo l'autore.
Parte "immedesimazione". C'è, c'è tutta. I comprimari sono ben tratteggiati, le sensazioni della protagonista sono ben vissute. Pollice su anche qui.
Voto alto. Di più. Di più. Troppo. Ecco, fermo così.
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Mah.
Sicuramente è un’opera molto ambiziosa e per nulla banale. Purtroppo la realizzazione (probabilmente per questioni di tempo, assenza di revisori e playtester, ecc.) non ha reso giustizia al grande potenziale che aveva.
La storia è intrigante e la protagonista molto ben delineata, ma lo stile a volte è zoppicante, ci sono dei refusi e la punteggiatura è un po’ esuberante; oltre a questo, ogni tanto ho avuto la sensazione da certe costruzioni sintattiche che si trattasse di frasi in un’altra lingua tradotte in italiano, o che l’autore abbia dovuto tagliare delle parti per rientrare nei limiti del bando.
C’è poi da dire che quando si punta così in alto snocciolando tutta una serie di rimandi letterari gli eventuali errori sono molto meno ammissibili che altrove, risaltano tantissimo. Tanto più che facendo riferimento a enigmi da risolvere inerenti alla materia letteraria uno sta subito con le antenne dritte e pensa che ci sia un motivo per cui Roald Dahl è diventato “Dhal”: dobbiamo forse invertire le corrispondenze numeriche delle lettere A e H per trovare un paragrafo nascosto?
(e povero Dave Gibbons a cui è stata negata la paternità grafica di Watchmen, forse l’autore ha voluto bilanciare la scelta di Alan Moore di lasciare ai suoi disegnatori tutti i diritti cinematografici delle opere?)
Un bug è più tollerabile perché ci viene segnalato? Così com’è stato presentato, il Corto non è giocabile, perché conduce a un paragrafo 21 dove la storia finisce. Come si vota in questi casi? Si considera il Corto “ideale” con i rimandi giusti o si considera invece quello che l’autore ci ha effettivamente sottoposto? Il discorso si estende ovviamente anche a Io non brucerò, che da quanto ho letto è pieno di bug. Nel caso di Nella Bocca del Leone il discorso è diverso, perché la chiave +37 invece che +34 non pregiudica la lettura ma solo una sua parte. Qui però, il rimando sbagliato non permetterebbe proprio di andare avanti. Ok: l’autore ce l’ha segnalato, ma se un autore segnalasse che in alcuni punti le parole che ha usato sono sbagliate e vanno sostituite con altre dovremmo tenere per buona la sua seconda versione?
Insomma, faccio veramente difficoltà a valutare questo Corto che prometteva benissimo ma è stato manomesso da tanti particolari, alcuni dei quali (vedi appunto il rimando sbagliato, ma anche banalmente l’età della protagonista, che mi sembra non sia esatta in un paragrafo) sono molto rilevanti. Questa impressione di frettolosa trascuratezza si coglie anche nell’introduzione con l’interlinea formattata diversamente dal resto del Corto, cosa che l’anno scorso avrebbe determinato la sua squalifica.
E, ripeto, questi difetti mi colpiscono proprio perché la qualità letteraria del Corto è elevata e risaltano molto di più che se non fossero stati presenti in un’opera meno ambiziosa.
Per quel che riguarda la trama, in tutta franchezza ho gradito molto di più il finale “sbagliato” in cui ce ne andiamo rifiutando di partecipare al gioco, dopo aver parlato con gli amici di gioventù del padre: la ricostruzione del paesello è stata fenomenale, mi ha ricordato i primi film di Pupi Avati, è stata una cosa veramente suggestiva e appassionante. Sarei rimasto ore al bar oppure ad ascoltare l’amico morente, piuttosto che a tentare di risolvere il gioco.
Il finale mi è sembrato inoltre buttato giù in tutta fretta, affastellando elementi e situazioni a cui non è stato dato un risalto sufficiente per togliere loro una certa patina patetica e semplicistica, un po’ grezza: è come se da un film di Luchino Visconti si fosse passati di colpo a una sceneggiata con Mario Merola. Che poi… c’è veramente così tanta biblioteca in questo Corto? Alla fine si tratta solo dell’elemento funzionale per risolvere lo snodo finale, la serratura che una volta scassinata ci permetterà di arrivare alla soluzione del mistero dopo aver indagato attraverso altri (e ben più affascinanti) percorsi.
Non mi è molto chiaro, inoltre, come si passi da un giorno a quello successivo, forse sono io a non aver risolto correttamente gli “enigmi” (ma come ho scritto sopra mi pare ce ne siano solo due da risolvere, oltre alla cassaforte che non è altrettanto determinante). Ma poi, perché “enigmi”? Non ci sono rebus da risolvere, sciarade o conversioni numeriche: semplicemente uno deve risalire al libro giusto in base agli indizi che ha raccolto o alle sue conoscenze pregresse (abbastanza intuitivo L’Isola del Tesoro, molto meno Nabucco). Sinceramente non so che voto dare a questo Corto e alla fine credo che non lo voterò affatto.
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Anima di Lupo ha scritto:Ti va bene che hai scritto un gran Corto, che mi ha convinto e coinvolto e potrebbe vincere il Concorso ma non ti salverai dalla mia lavata di capo per questo errore!
Stavo cominciando a temere di essere l'unico a essersi tanto esaltato per questo bel lavoro .
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Prodo ha scritto:Anima di Lupo ha scritto:Ti va bene che hai scritto un gran Corto, che mi ha convinto e coinvolto e potrebbe vincere il Concorso ma non ti salverai dalla mia lavata di capo per questo errore!
Stavo cominciando a temere di essere l'unico a essersi tanto esaltato per questo bel lavoro .
Anche a me è piaciuto molto, Prodo.
Tempo di sbollire la rabbia per l'errore che ho fatto con il rimando e scrivo la recensione
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Forza ragazzi! non siate timidi e fate piovere le recensioni e i voti!
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Recensione di È ora che tu sappia
Mettiamo subito in chiaro una cosa: È ora che tu sappia è un Corto stupendo sotto tutti i punti di vista e i difetti che ho riscontrato non vanno a demolire alcun pilastro della valutazione (immedesimazione, narrativa, giocabilità, difficoltà e longevità).
Questo è importante perché ne esce un'opera completa e ben pensata, costruita con senso critico e intelligenza.
Dico anche subito però che non mi ha esaltato a tal punto da assegnare il massimo dei voti o da entrare nel mio personale pantheon del Concorso dei Corti: capolavori come Ultimo giorno di festa, La Trappola, Cuore Nero, È un gioco da ragazzi, Vivi e lascia risorgere ecc... sono inavvicinabili. L'autore penso se ne farà una ragione senza problemi, vivrà benissimo anche senza la mia totale approvazione anche perché deve essere fiero della sua opera, soprattutto del comparto narrativo.
Lo stile infatti, avvolgente, rapisce come fosse un romanzo e si è curiosi di esplorare la trama, di saperne di più.
Il Corto, soprattutto, si rilegge volentieri e questa è la sua più grande qualità perché significa che è interessante, è scritto bene e ci racconta una bella storia. Bella non nel senso proprio del termine perché la storia è cupa e triste. "Bella" nel senso di interessante.
La trama l'ho trovata solida, credibile, forse al limite dello shock nel finale ma da un lato giustifico questo aspetto in quanto il finale in sé per sé dev'essere un pò diverso e scioccante e dall'altro se pensiamo ai tristi fatti di cronaca nera che volenti o nolenti ascoltiamo dai tg o leggiamo sui quotidiani non mi meraviglio più di niente: ho, purtroppo, sentito ben di peggio.
L'autore scrive bene, in scioltezza, con una prosa non ricercata ma diretta ed elegante. L'unico appunto che mi sento di fare è su Claudia, avrei gradito saperne di più. Le descrizioni su di lei, sia fisiche che caratteriali, sono poche. Ci rimane comunque impressa perché è (siamo) al centro di questo polverone enigmatico post-mortem, ma la protagonista (ma è davvero lei, mi chiedo? O il vero protagonista è il defunto padre?) poteva essere caratterizzata maggiormente.
Quasi viene sorpassata dai personaggi secondari, tracciati benissimo e fondamentali, insieme alle location, per creare l'atmosfera e il "giallo".
L'aspetto "Biblioteca" poi, lo troviamo in questo Corto forse come meglio lo conosciamo: cioè la nostra Biblioteca. La Biblioteca domestica, di casa. La libreria, in pratica. Apparentemente potremmo pensare che sia meno accentuata di altre, come la Biblioteca di Alessandria in USA ad esempio, ma non è così. Questa è un ulteriore declinazione del tema 2018, ben pensata e ben realizzata.
Ben pensata perché l'idea di far girare il racconto attorno alla "nostra" Biblioteca è originale, è un atto intimo, tocchiamo libri che nessuno conosce meglio di noi. Certo, qua è la figlia a farlo ma per causa di forza maggiore e comunque conosce benissimo tutti i volumi scritti dal padre, come dice al paragrafo 30, e ama molti dei volumi presenti sugli scaffali. E poi oltre a Claudia ci siamo noi lettori a "toccare" i vari libri in un armonioso intreccio tra narrativa e giocabilità. Io conosco bene certe opere, tu altre, quell'altro altre ancora e via dicendo. Qui non troviamo il Tutto tipico della Biblioteca classica, troviamo qualcosa di più modesto ma personale in cui possiamo immedesimarci con facilità e quasi mi sono rammaricato di non trovare abbastanza libri degni della mia attenzione. Libri che poi ho scoperto essere, il più delle volte, vuoti come quelli finti e cartonati che si trovano nei negozi d'arredamento. Questo perché l'autore ha impostato la giocabilità verso il basso, senza strafare, con solo due volumi e mezzo da scovare (L'isola del Tesoro, il Nabucco e le lettere di Oscar Wilde, utile solo a metà e una scelta discutibile e dopo spiegherò perché).
Tutto il cuore della "giocabilità", secondo il mio modesto parere, sta nella trama, portata avanti con sagacia come fosse un giallo da risolvere.
Tutto il narrato è in funzione di un'unica domanda: perché il padre di Claudia non l'ha mai voluta conoscere?
E questo quesito ci frulla in testa mentre conosciamo i suoi amici di tutta una vita (tra l'altro tutti molto ragionati i dialoghi, ad esempio al p.61, quando Claudia chiede se il padre avesse segreti, Giorgia sembra che non sappia niente, il che è "strano e improbabile" ho pensato stizzito all'inizio, solo successivamente ho capito che stava mentendo per proteggere la storia d'amore tra Mauro e Valerio), mentre girovaghiamo per Riscaio, mentre cerchiamo di capire in quali libri Mauro Nicolai ha nascosto i messaggi per la figlia, mentre ci muoviamo per casa in cerca di un passato che abbiamo fin da subito intuito essere oscuro.
Se la giocabilità la analizzassimo freddamente solo come bivi attivi ed enigmi, il Corto sarebbe minimale se non deficitario ma se lo mettiamo sotto questa luce ci appare più completo.
Anche se il libro con le lettere di Oscar Wilde al p.44 lo avrei messo nella prima pagina, quella "giocabile" secondo Mauro Nicolai. Indovinare il lato omosessuale di nostro padre è un colpo grosso. Al paragrafo 44 infatti l'autore ci dà in pratica il là alla soluzione del Corto, mandandoci al 24. Però io l'avevo evitata la seconda pagina, come suggerito dal padre. Quindi questa scelta si può vedere come un colpo basso da parte dell'autore (ma anche del padre nei confronti di Claudia).
Poi c'è l'erroraccio del rimando sbagliato che dal 34 va al 21, ancora più evidente perché spiattellato su una tela così ben realizzata.
Sì, io ho fatto la parte del pollo che c'è cascato subito ma tra i tanti errori possibili che può fare un autore, non riesco a capire come si possa sbagliare un rimando. Sono cose da ricontrollare più volte e inoltre in un Corto i paragrafi sono sempre pochi.
Potrei capire una svista in un LG di 500 paragrafi al limite...
Comunque la cosa buffa è che all'inizio io pensavo erroneamente che l'autore avesse impostato il Corto in modo tale che per passare da un paragrafo all'altro bisognasse sempre decodificare l'indizio contenuto nel paragrafo e andare al successivo grazie al numero corrispondente al volume in Appendice (che ha un nesso nel titolo, nel nome dell'autore o nel contenuto).
Ad esempio, il P.1 ho pensato contenesse un'epitaffio al padre morto in stile antologia di Spoon River mentre per passare dal 1 al 34 l'indizio è l'incidente stradale di Mauro Nicolai. Questo perché il 34 corrisponde al volume Il Gabbiano azzurro dove l'autore (scopro su internet) ha veramente avuto un incidente stradale.
E fin qui ci aiuta l'autore del Corto, ho pensato.
Poi dal 34 al 21 la storia non aveva senso, dunque serviva un nuovo libro e andare al 21 era una falsa pista.
Allora ho analizzato un sacco di opzioni tra i libri in Appendice ed è in questo frangente che ho calcolato la data di nascita di Claudia: 23 novembre 1997 (23/11/1996, già spiegato nella recensione di Prodo), utile poi in seguito per aprire la cassaforte.
Essendo l'indizio da trovare nel testo del paragrafo, ho provato diverse opzioni tra cui gli scrittori morti a 21 anni e nel 1997 e il paese di Riscaio (esce una certa Francesca, autrice di Viaggi).
Poi sono arrivato al 7 pensando "magari suo padre ha messo qualcosa di importante in una racconta completa". Insomma, ho fatto un casino ma dal 7 in poi ho completato il Corto in modo regolare.
Il ricorso a fonti esterne mi è sempre piaciuto poco, un po' perché ti estrania dal testo e dalla storia e un po' perché presuppone una preparazione culturale extra che non tutti possono avere (qualcuno ha pensato come te?! Ha pensato bene ). Però devo dire che stavolta, vista probabilmente la bellezza del racconto, la ricerca mi ha pesato meno del solito.
Per ultimo ho lasciato il passaggio che mi ha colpito di più: al P.45 Claudia si lamenta, quasi esasperata, che il padre dopo una vita di assenze ha complicato tutto quando invece bastava una telefonata per buttare fuori quello che aveva da dire.
"Poteva chiamare, finché era in tempo!" dice Caludia. La logica sembra abbattere ogni discorso ma Valerio ribatte dicendo che certe cose non possono essere veramente capite se dette con le parole. Le parole sono uno strumento limitato in certi casi e certe verità, certi motivi, vanno capiti da soli, bisogna arrivarci da soli. Non ce lo devono semplicemente dire.
Se l'omosessualità di nostro padre (o lo stupro di nostra madre e la nostra venuta al mondo) ci fossero state messe di fronte come una verità assodata, avremmo avuto difficoltà ad accettarla (o forse non l'avremmo accettata affatto!) mentre arrivandoci da soli abbiamo assimilato il problema, a modo nostro, con i nostri tempi magari, ma nessuno ce lo ha imposto. E questo è fondamentale (mi ha ricordato l'approccio alla fede religiosa, ma si può applicare il concetto a tante altre cose).
Perché in una realtà immutabile e in un mondo duro che ci sta stretto, abbiamo bisogno di ogni sprazzo di libertà di ragionamento, di poter scegliere autonomamente tutto il massimo che possiamo, anche se il finale è già scritto.
Perché quello che non possiamo scegliere, quello che ci viene messo di fronte già pronto, è già tanto.
Complimenti all'autore!
Voto inviato a Pirata delle Alpi
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
argg... entro solo ora nel concorso di quest'anno dopo una serie di contrattempi (tra cui il guasto del PC) che rischiavano di farmelo perdere... vabbe' meglio tardi che mai...
Dunque, da ultimo arrivato, solo qualche considerazione:
- il concorso e' poco visibile e non e' per nulla intuitivo dove trovarlo. Io ho notato questo post per caso sfogliando la lista degli ultimi topic ma poi (messomi a leggere il corto) ho faticato molto a ritrovarlo perche' la sottosezione "i corti" e' poco visibile e sembra contenere solo le edizioni precedenti. Non e' il massimo perche' se ho avuto problemi io, figuriamoci in nuovi arrivati che manco sanno che esiste...
-mi confermate che sono troppo in ritardo per cominciare a votare? Pazienza...
-Sto leggendo il corto in questione e lo trovo indubbiamente moderno e ambizioso. Solo raccomando all'autore misterioso piu' cura nel rivedere il testo. Ad esempio all'inizio c'e' una frase:
Una volta il libro che ritieni giusto, ti basterà andare al paragrafo corrispondente al numero corrispondente (puoi premere Ctr ...
che sicuramente deve aver perso un pezzo, risultanto incomprensibile...
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Seven_Legion ha scritto:
-mi confermate che sono troppo in ritardo per cominciare a votare? Pazienza...
No, sei ancora in tempo: i voti vengono conteggiati se sono il 50%+1, quindi almeno 5 voti su 9. Se ora li voti tutti fino alla fine, avrai 4 voti.
Poi puoi sfruttare l'art. 22, che permette di "recuperare" un voto non dato durante i turni precedenti, e con quello arriveresti a 5.
Seven_Legion ha scritto:
- il concorso e' poco visibile e non e' per nulla intuitivo dove trovarlo. Io ho notato questo post per caso sfogliando la lista degli ultimi topic ma poi (messomi a leggere il corto) ho faticato molto a ritrovarlo perche' la sottosezione "i corti" e' poco visibile e sembra contenere solo le edizioni precedenti. Non e' il massimo perche' se ho avuto problemi io, figuriamoci in nuovi arrivati che manco sanno che esiste...
Mi dispiace di questo, abbiamo scelto di utilizzare la stessa interfaccia degli ultimi due anni, consci del fatto che le ultime due edizioni avevano funzionato.
In più abbiamo pubblicizzato il concorso avvisando tramite PM tutti gli utenti attivi.
Se anche così il tutto è stato poco visibile, la Terna del prossimo anno saprà far tesoro di questa tua considerazione per valutare se proporre il concorso in modo più chiaro ed evidente.
"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".
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Adriano
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