Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Zakimos ha scritto:Nessuna persona sana di mente si sarebbe comportata come Claudia al paragrafo 50.
Se scopro che mio padre ha nascosto un indizio in un libro nella sua biblioteca, io li apro tutti a casaccio finché non lo trovo.
Beh.... ma... puoi farlo, no?! In questo Corto il protagonista sei tu!
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
FinalFabbiX ha scritto:In definitiva, un bellissimo corto, ma molto racconto e nulla racconto-gioco.
Se dovessi dare un voto oggettivo rispettando al 100% i parametri che uso solitamente ne verrebbe un voto poco più che sufficiente, ma non posso farci niente, mi è davvero piaciuto.
Perfetto riassunto di quello che ho provato anche io, e che motiva la mia alta votazione.
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
SPIEGONE DELL'AUTORE
Anche se in realtà, non c'è tantissimo da dire, considerando che ho già detto anche troppo, come ha già fatto notare Abeas.
In ogni caso questo Corto nasce un po' con l'idea della trama (una ragazza che deve scoprire il passato su suo padre) un po' per sperimentare con qualche soluzione nuova (o almeno nella mia testa è nuova, ma non sono certo un esperto del settore, magari l'hanno fatto già in mille). In particolare mi sono voluto cimentare nel genere investigativo perché mi sono ricordato una sensazione che provavo da bambino a leggere i vari Sherlock Holmes e Detective Club. Sognavo ci fosse una storia in cui si potesse svelare il mistero finale senza una lista di scelte limitate (se credi che l'assassino sia A vai al 2, se è B vai al 3 ecc.) o utilizzando codici e abilità varie, ma intuendo "davvero" la soluzione. Mi sarebbe anche piaciuto che per farlo si dovesse ricorrere a informazioni esterne al libro stesso, ad es. andare a cercare sull'enciclopedia cose particolari, proprio come una vera e propria indagine. Non so se l'hanno mai fatta una cosa così, ma io sono cresciuto e non ho più letto LG per anni.
Per cercare di centrare l'obiettivo che mi ero posto, dovevo "superare" le soluzioni classiche che permettono di legare dei concetti a dei numeri, ad es. il codice enigma di Zakimov (l'unico corto dell'anno scorso che avevo letto). Decodificare parole trasformandole in numeri mi sembrava una soluzione un po' banale (sbagliando, l'ho capito leggendo gli altri Corti in cui è stata utilizzata) e non sapevo come fare. L'idea mi è venuta confrontandomi al telefono con un altro autore del blog in cui scrivo, che si diletta anche a creare giochi da tavolo. Sono sicuro che lui mi propose l'idea di utilizzare i libri e io cominciai a lavorarci su. Successivamente, quando gli feci vedere il Corto... si congratulò per l'idea, dicendo che era mia. Da come l'abbiamo ricostruita, lui mi ha proposto un'altra cosa, io ho capito male e da lì è nato il sistema di libri che regge il Corto che ho proposto. Ci ho messo un sacco di tempo per aggiustare la storia che avevo in mente e renderla compatibile con i libri da scegliere (all'inizio Mauro Nicolai non era gay, è un espediente che mi è servito per creare il collegamento con il libro chiave, quello risolutivo, anche perché Nabucco lo conosceranno in 3, tra cui non io... ho scoperto la storia cercando un libro che andasse bene per quello che volevo fare ).
Comunque, il lavoro sui libri da scegliere mi ha portato via un sacco di tempo e quando ho iniziato a scrivere non mancava molto tempo alla scadenza. In più, e qui arriva la mia inesperienza, pensavo che nei limiti concessi dal regolamento riuscissi a fare più cose (3 libri da indovinare, il primo facilissimo per far capire il meccanismo, il secondo intermedio che dava elementi della storia e il terzo risolutivo; più sogni, più dialoghi, ecc.). Purtroppo ho dovuto stringere molto e rinunciare a un po' di idee e di atmosfera per farci stare dentro le cose essenziali. C'ho fatto anche qualche nottata per finire in tempo. Purtroppo, una volta finito e fatto giocare a un paio di amici, proprio il giorno della scadenza mi è venuta la terribile idea di modificare l'elenco dei libri, che prima erano 70 e non riportavano l'autore. Per farlo ho dovuto modificare alcuni collegamenti, pensavo di averli controllati tutti e invece è saltato proprio quello al paragrafo 3. In più, l'ansia mi ha fatto scrivere quella orribile introduzione del tutto inutile. Insomma, ho fatto tutto il possibile per boicottarmi da solo
Domanda per Gabrielud: se ti ricordi, potresti farmi qualche esempio di parola che non vorresti mai leggere in un librogame, così cerco di evitarle la prossima volta?
GGiGassi: chiedo perdono per gli autori scritti male o peggio ancora ignorati come Gibbons, purtroppo è dovuto alla malaugurata idea di fare modifiche all'ultimo secondo come ho scritto prima.
FinalFabbiX: guarda, continuo a pensare che sia strano che tu non sia arrivato alla soluzione, considerando che da quanto dici hai una gran cultura. Il modo per arrivare alla soluzione è puntare sull'omosessualità di Mauro Nicolai (come hai fatto) e di considerare uno degli autori tra i libri. Con il solo Nabucco non ci sarei arrivato nemmeno io alla soluzione
Pirata delle alpi: No, il padre ha circa 45 anni, poco più gli anni che ho io (e quando l'ho realizzato m'è preso pure un colpo ), ho messo tutti titoli che c'erano quando ero piccolo (o se ho toppato, ne avrò toppato uno o due)
Concludo ringraziando tutti per i complimenti, fanno un sacco bene al morale per un esordiente come me!
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Kinn ha scritto:Domanda per Gabrielud: se ti ricordi, potresti farmi qualche esempio di parola che non vorresti mai leggere in un librogame, così cerco di evitarle la prossima volta?
Volentieri!
1) Sembra/sembrerebbe
Una cosa è o non è. Bisogna usare il "sembra" solo ed unicamente quando le apparenze ingannano. Se in un librogame leggo "Vai a trovare Charles ma sembra che a casa sua non ci sia nessuno" cosa ho capito? C'è qualcuno o no? E da cosa "sembra"? Le tapparelle sono abbassate, la posta si è accumulata, il patio è pieno di foglie forte? Compito dell'autore non è dire ciò che sembra, ma di riportare ciò di cui il protagonista è testimone. Sarà poi il lettore nella sua testa a dire "Uhm... probabilmente non c'è nessuno in casa. Almeno così sembra."
2) Vedi che
"Vedi una finestra aperta"
Tanto vale dire "Una finestra è aperta". Se il testo lo dice, è ovvio che il protagonista la vede.
3) Senti che
Come sopra
4) Tenti di / cerchi di / provi a
"Tenti di liberarti dalle corde"
Sì, ma come? Le strattono, le bagno, le brucio, le sego con un frammento di vetro?
Se io scrivessi un libro di spionaggio e scrivessi "Escogiti un piano per entrare nel palazzo, e hai successo!" vuol dire che io sto demandando al lettore il compito di avere una buona idea per il mio libro.
5) Ti ricordi che / sai che / ormai tutti sanno che
"Ti ricordi che tua zia ti ha detto che le piante vanno bagnate."
Tanto vale "Tua zia ti ha detto di bagnare le piante"
6) Riesci a
"Riesci a liberarti dalle corde"
Equivale a "Ti liberi dalle corde". In generale i verbi modali sono inutili, aggiungono stress e riducono l'azione in una scena narrata.
7) Provare a vedere se riesci a farcela
sigh... ho letto anche questo, e anche in pubblicazioni cartacee.
Non so dirti a memoria quale (o quali) di questi punti abbia fatto scattare la molla, ma sfrutta questi suggerimenti per il futuro e la prosa migliorerà di conseguenza.
PS: gli stessi suggerimenti NON SI APPLICANO ai discorsi diretti. Talvolta la gente parla veramente in questo modo. Nel discorso diretto sei più libero, sempre tenendo presente l'abilità comunicativa che intendi attribuire al personaggio che parla.
PPS: nel videogame Game Developer Tycoon scrivono sistematicamente "sembra che" in ogni fottutissimo box di popup.
- Sembra che Nintendo stia per lanciare una nuova consolle
- Sembra che il Sonoro non sia importante per questo genere di giochi
- Sembra che il mercato si sia normalizzato
- Sembra che il successo di questo gioco sia dovuto alla buona intelligenza artificiale
Un incubo. Il gioco si salva perché è interessante dal punto di vista evolutivo.
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
Kinn ha scritto:Concludo ringraziando tutti per i complimenti, fanno un sacco bene al morale per un esordiente come me!
Prego, e ancora complimenti per la tua opera.
Sarai anche un esordiente ma per molti giorni ho pensato che il tuo Corto vincesse il Concorso, dunque sei un ottimo acquisto per LGL.
Spero di rileggere altri tuoi Corti in futuro.
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
gabrieleud ha scritto:Kinn ha scritto:Domanda per Gabrielud: se ti ricordi, potresti farmi qualche esempio di parola che non vorresti mai leggere in un librogame, così cerco di evitarle la prossima volta?
Volentieri!
1) Sembra/sembrerebbe
Una cosa è o non è. Bisogna usare il "sembra" solo ed unicamente quando le apparenze ingannano. Se in un librogame leggo "Vai a trovare Charles ma sembra che a casa sua non ci sia nessuno" cosa ho capito? C'è qualcuno o no? E da cosa "sembra"? Le tapparelle sono abbassate, la posta si è accumulata, il patio è pieno di foglie forte? Compito dell'autore non è dire ciò che sembra, ma di riportare ciò di cui il protagonista è testimone. Sarà poi il lettore nella sua testa a dire "Uhm... probabilmente non c'è nessuno in casa. Almeno così sembra."
2) Vedi che
"Vedi una finestra aperta"
Tanto vale dire "Una finestra è aperta". Se il testo lo dice, è ovvio che il protagonista la vede.
3) Senti che
Come sopra
4) Tenti di / cerchi di / provi a
"Tenti di liberarti dalle corde"
Sì, ma come? Le strattono, le bagno, le brucio, le sego con un frammento di vetro?
Se io scrivessi un libro di spionaggio e scrivessi "Escogiti un piano per entrare nel palazzo, e hai successo!" vuol dire che io sto demandando al lettore il compito di avere una buona idea per il mio libro.
5) Ti ricordi che / sai che / ormai tutti sanno che
"Ti ricordi che tua zia ti ha detto che le piante vanno bagnate."
Tanto vale "Tua zia ti ha detto di bagnare le piante"
6) Riesci a
"Riesci a liberarti dalle corde"
Equivale a "Ti liberi dalle corde". In generale i verbi modali sono inutili, aggiungono stress e riducono l'azione in una scena narrata.
7) Provare a vedere se riesci a farcela
sigh... ho letto anche questo, e anche in pubblicazioni cartacee.
Non so dirti a memoria quale (o quali) di questi punti abbia fatto scattare la molla, ma sfrutta questi suggerimenti per il futuro e la prosa migliorerà di conseguenza.
PS: gli stessi suggerimenti NON SI APPLICANO ai discorsi diretti. Talvolta la gente parla veramente in questo modo. Nel discorso diretto sei più libero, sempre tenendo presente l'abilità comunicativa che intendi attribuire al personaggio che parla.
PPS: nel videogame Game Developer Tycoon scrivono sistematicamente "sembra che" in ogni fottutissimo box di popup.
- Sembra che Nintendo stia per lanciare una nuova consolle
- Sembra che il Sonoro non sia importante per questo genere di giochi
- Sembra che il mercato si sia normalizzato
- Sembra che il successo di questo gioco sia dovuto alla buona intelligenza artificiale
Un incubo. Il gioco si salva perché è interessante dal punto di vista evolutivo.
A me non dispiace questo stile meno diretto, dà un tono più letterario e permette al lettore di riempire autonomamente i "buchi" nei passaggi.
Certo, "provare a vedere se riesci a farcela" non si può sentire...
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Re: VI. Corto 2018: È ora che tu sappia
La maggior parte dei consigli di gabrieleud obbediscono alla regola "show, don't tell". Tuttavia, questa non è una regola imprescindibile da rispettare ad ogni costo. Anzi, a volte voler a tutti i costi "show, don't tell"-are porta a risultati noiosi, pedanti o addirittura ridicoli.
Non pochi i casi in letteratura di grandissimi scrittori che pur non seguendo la regola hanno scritto capolavori.
In realtà si può dire che i consigli di G. sono in generale validi, ma da usare unitamente al buon senso.
Ad esempio.
gabrieleud ha scritto:1) Sembra/sembrerebbe
Una cosa è o non è. Bisogna usare il "sembra" solo ed unicamente quando le apparenze ingannano. Se in un librogame leggo "Vai a trovare Charles ma sembra che a casa sua non ci sia nessuno" cosa ho capito? C'è qualcuno o no?
Io capisco che non c'è nessuno. Quel "sembra" riassume una serie di azioni e considerazioni che non è sempre il caso di raccontare (perchè standard, chiunque sa da cosa sembra che a casa di qualcuno non ci sia nessuno: hai suonato, hai atteso una risposta, nessuno ha risposto, hai risuonato, hai riatteso una risposta, nessuno ha continuato a rispondere. Magari può rimanere il dubbio che a casa ci sia qualcuno che non vuole rispondere, se proprio ci fosse un motivo per pensare ciò, da cui il "sembra". Ma in realtà se si vuole instillare nel lettore questo dubbio, allora si procede a tutta la tiritera del "mostrare" le azioni che portano a quella conclusione, altrimenti è solo spreco di penna e del tempo del lettore.)
Altro esempio:
gabrieleud ha scritto:4) Tenti di / cerchi di / provi a
"Tenti di liberarti dalle corde"
Sì, ma come? Le strattono, le bagno, le brucio, le sego con un frammento di vetro?
Se io scrivo "tenti di liberarti dalle corde, ma non ci riesci", chiunque è in grado di immaginarsi l'azione: ho provato a liberarmi le mani strattonando le corde, con nessun risultato.
Il come ha più senso dirlo se invece ci si riesce.
A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0
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