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								Re: VIII. Corto 2018: Il giorno del librogame
									  ¿„ãßꪧ¬ ha scritto:Ipotizzo che Zamilda, in quanto daltonica, vede il colore viola come blu, mentre gli altri li vede di colori diversi (blu incluso). Quindi dal suo punto di vista l'indicazione "il filo è il blu" è giusta.E' una bastardata dell'autore, perchè per azzeccare il colore giusto bisogna combinare due indizi diversi e ragionarci sopra.
 Penso che sia questa la soluzione ed è un vero colpo di genio dell'autore. Grande!  
																				
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								Re: VIII. Corto 2018: Il giorno del librogame
									  Anima di Lupo ha scritto:¿„ãßꪧ¬ ha scritto:Ipotizzo che Zamilda, in quanto daltonica, vede il colore viola come blu, mentre gli altri li vede di colori diversi (blu incluso). Quindi dal suo punto di vista l'indicazione "il filo è il blu" è giusta.E' una bastardata dell'autore, perchè per azzeccare il colore giusto bisogna combinare due indizi diversi e ragionarci sopra.
 Penso che sia questa la soluzione ed è un vero colpo di genio dell'autore. Grande! 
 Concordo con questa ipotesi 
																				
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								Re: VIII. Corto 2018: Il giorno del librogame
									  GGigassi ha scritto:Il carisma di Prodo è incredibile    Dopo il suo promemoria sono fioccate ben tre nuove recensioni!  
   
 E non so se hai notato come scrive..
 
																				
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								Re: VIII. Corto 2018: Il giorno del librogame
									  GGigassi ha scritto:Dopo il suo promemoria sono fioccate ben tre nuove recensioni! smile
 Grazie Prodo!
Dai, avete ancora un po' di tempo per recensire e inviare i vostri voti a Dario III!
 
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								Re: VIII. Corto 2018: Il giorno del librogame
									 C'ho riprovato e niente, a me questo racconto non mi piace. L'autore misterioso credo se ne farà una ragione, visti i tanti complimenti ma a me il truth path così serrato mi irrita e alla fine ho seguito lo schema fatto da Abeas (credo sia lui, almeno, l'autore del post senza nome poco sopra) per arrivare alla fine. E' questione di gusto, c'è a chi appassiona e a chi no. Rispetto ad "Ultima speranza ad Alessandria", a cui criticavo la stessa struttura molto rigida, devo dire che qui c'è più umorismo ma manca la ricostruzione storica che era un gran punto di forza di quel Corto.
L'idea su cui si basa il corto è bella e a me le cose leggere, tendenzialmente piacciono molto, però ho l'impressione che andando avanti con il racconto un po' si perda il senso di cazzeggio, e anche il realismo che ci puniva se facevamo scelte troppo avventurose poi viene meno, con le trappole e i mostriciattoli molto meno verosimili (tutti omaggi, anche se quello della bomba non credo di averlo capito, avendo letto i vari LG solo tantissimi anni fa, qualche eccezione a parte). Insomma, un po' controcorrente, non darò un voto altissimo a questo corto.
 
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								Re: VIII. Corto 2018: Il giorno del librogame
									 Arrivo anche io a commentare questo bellissimo corto, che mi ha fatto ricordare con nostalgia il mitico "Collector's Item" di EGO.
 Del racconto ho apprezzato la prosa spigliata e affatto priva di refusi con tante strizzate d'occhio ai lettori di lungo corso, quali noi siamo: il protagonista è un bolso nerd quarantenne che deve rubare un libro dalla biblioteca pubblica e si trova a confrontarsi con una realtà alla quale non è certo abituato, troppo dura per lui.
 La trama parte con un tono semiserio da commedia ma via via che ci addentriamo nei meandri della biblioteca cittadina assume contorni sempre più grotteschi sfociando nell'assurdo. La cosa non mi dispiace.
 
 La parte più debole è il comparto ludico. Abbiamo, è vero, un regolamento "à la SLTA" che più semplice non si può ma le scelte che dobbiamo fare per imbroccare il true path (tra l'altro strettissimo) sono spesso del tutto casuali o basate su indizi che abbiamo dovuto raccogliere in altre partite. Anzi, a voler essere corretti la partita è una sola perché c'è il loop continuo che ci fa tornare quasi sempre all'inizio, ma trovo comunque questa meccanica di gioco un po' pesante.
 Non capisco poi perché il dualismo dei parr. 30 e 40 che sono pressoché identici.
 
 In definitiva, "Il giorno del librogame" rimane uno dei migliori corti di questa stagione e si piazza sul mio podio personale.
 
 Voto inviato a Pirata delle Alpi.
 
 
 Prodo ha scritto:Ci sono infine elementi che possono essere utilizzati nel racconto solo fallendo e ricominciando l'avventura in una sessione successiva. In pratica viene istituzionalizzata la necessità di raccogliere indizi, "morire" e poi rigiocare il racconto da capo per impiegarli, escamotage che è stato per esempio ritenuto un bug ne La Rocca del Male (il medaglione per riuscire a non farsi ammazzare dai Ganjee può essere utilizzato solo ricorrendo a un "trucco" simile se lo si vuole accoppiare anche con la combinazione necessaria per penetrare nel cuore della cittadella).
 In realtà il bug riguarda solo la versione italiana dove l'unguento guaritore diventa un'altra cosa quando viene raccolto. Suvvia, Prodo, da te non mi sarei mai aspettato un simile errore. 
																				
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								Re: VIII. Corto 2018: Il giorno del librogame
									 Ok, recensione al volo che Modena (e quindi il letto) incombe.
Un Corto un po’ paraculo con cui probabilmente l’autore ha voluto toccare facilmente le corde del pubblico di LGL. E dai commenti precedenti mi pare che ci sia riuscito. Per me invece l’argomento non è proprio tra i più congeniali, e mi sembra che l’autore abbia voluto arruffianarsi i suoi lettori con un argomento che fosse per loro immediatamente piacevole e “autoassolutorio”, come se vedersi riflessi in maniera distorta portasse a una sorta di catarsi collettiva, trasformando le manie e le ossessioni da nerdacci in elementi positivi e divertenti. Puro Vanzina, insomma.
 
 Ciò detto, devo aggiungere che nonostante l’umorismo non sia il mio genere preferito, la lettura è stata piacevole anche se certi riferimenti ai librogame non sono riuscito a coglierli. L’elemento grottesco è molto presente, ma l’atmosfera è al contempo anche “strapaesana”, con dei riferimenti un po’ demodé ai metronotte, alla “banda del buco”, ecc. Non sembra nemmeno che la storia sia ambientata ai giorni nostri, se non fosse ovviamente per i librogame.
 Ho apprezzato in particolare la grande forza evocativa con cui è stata resa la biblioteca, che seppure descritta con pochissimi cenni mi è risultata incredibilmente “viva” e familiare, pur con tutte le stranezze che questo Corto umoristico contiene (una bibliotecaria che DORME nella biblioteca?! Una CANTINA sotto la biblioteca?!). Tutto il contrario del primo dei Corti di quest’anno, che invece sottolineava a ogni piè sospinto che ci si trovava in quel particolare edificio, con quella tipologia di persone, ecc. Segno che bastano poche parole per evocare un’atmosfera e un luogo, ma devono essere quelle giuste.
 
 Il piacere della lettura si è però parzialmente arenato contro una parte ludica per me molto complessa e frustrante, pur senza enigmi da risolvere né (brrrr) parole da trasformare in numeri. È incredibile come in una quantità limitata di paragrafi l’autore sia riuscito a mettere tutta questa carne al fuoco (diavolo, il Corto non finiva più!), immagino sia dovuto al fatto che molti percorsi portano ai loop, ammesso che si possano definire così, del 30 e del 40, e in ciò mi sembra che il grafo pubblicato sopra mi dia ragione.
 Ma mi rendo conto che questa complessità che per me è un difetto per altri sarà invece sintomo di grande professionalità, cosa confermata da alcuni dei commenti che ho letto.
 
 A livello visivo, non ho gradito che i paragrafi “in uscita” non fossero evidenziati in grassetto, ma a confronto con le altre cose che abbiamo visto quest’anno (interlinea sballata, testo giustificato in maniera incoerente, numeri dei paragrafi elencati sul margine sinistro e non al centro, ecc.) mi sembra che sia un peccato veniale, anzi non è nemmeno un difetto. A tal proposito, è uno dei pochissimi Corti, forse l’unico, che quest’anno non ha presentato refusi, link sbagliati o errori vari, e solo per questo lo premio con un voto abbastanza alto. Anzi, gli do pure mezzo voto in più perché finalmente usa una punteggiatura letteraria e non da ragioniere/programmatore (l’apostrofo è una virgoletta e non un trattino, ecc.) e le varie divisione “a capo” delle parole dimostrano una certa attenzione alla forma che va oltre i limiti di Word.
 Non è stato facile arrivare alla fine ma, dannazione, almeno tutti i link portavano dove dovevano portare e non ho dovuto leggermi gli errata dell’autore!
 
 Voto inviato a Dario III
 
					
					
						
							
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