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Re: Corto numero 7: Vetro di Città
L'idea è innovativa, la struttura stuzzica, il tema poliziesco e l'iniziale spaesamento, che nei casi di indagine giova spesso perché aumenta l'aura di mistero, avvincono e l'atmosfera pulp e atipica che si percepisce nel regolamento invita. Ma poi, dopo averlo sviscerato completamente, mi accorgo che:
1) Manca una trama che non sia quella basica strettamente necessaria per finire il corto con un minimo di cognizione di causa. Ma vengono lasciate aperte troppe porte, nulla è definito, manca quel minimo necessario per incuriosire il lettore anche in un racconto così sperimentale e con fini ironici-parodistici.
2) L'indagine promette tanto, ma alla fine si tratta di individuare la lettera mancante, convertirla in numero e fare un altro paio di operazioni chiaramente indicate dal testo. Tutto il resto è fuffa, servono tre paragrafi per risolvere il corto, e questo, viste le premesse, è un difetto.
3) Il sistema di gestione dei paragrafi invoglia a fregarsene e leggerli tutti di fila. Vada per i pari e i multipli di 3, già i multipli di 11 mi hanno fatto storcere il naso, quando ho letto dei numeri primi mi sono fatto una risata. Non perché siano difficili da determinare, almeno finché si resta sotto 50, ma perché il sistema elaborato è cervellotico, poco user friendly. Indispone, distoglie dall'indagine e si presta a essere ignorato.
Plauso e apprezzamento per l'idea, il tentativo sperimentale, la citazione di Paul Auster, la provocazione insita nel racconto e la ventata di innovazione. Tutti elementi coraggiosi che vanno premiati e per questo motivo mi sento di dare la sufficienza a quest'opera.
Se però devo confrontarle alle altre in concorso, all'ottimo livello dei lavori di quest'anno, alle sensazioni che ho provato leggendola e alle emozioni che mi ha trasmesso, allora per onestà verso me stesso non posso assegnare un voto molto più alto.
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Re: Corto numero 7: Vetro di Città
Mi scuso con l’autore se ecc. ecc.
Dunque. Lo spunto di partenza è sicuramente originale e ambizioso. Stavo per scrivere “geniale” ma mi sono trattenuto. Anche il metodo di “indagine” e di navigazione nel Cortissimo è molto interessante e originale, però credo che non sia questo il supporto ideale. Forse sarebbe stato meglio, che ne so, creare due o tre mazzi di carte da cui pescare, oppure trovare un meccanismo digitale per selezionare i paragrafi, però mi rendo conto che così sarebbe stato difficile sovrapporre i numeri di paragrafo pari/dispari a quelli divisibili per 3 e 11. Solo che, per come è posto il Cortissimo, è facile dimenticarsi delle regole e leggere involontariamente dei paragrafi “proibiti”…
L’autore ha sicuramente un discreto coraggio a mettere alla berlina un mostro sacro della letteratura, anche se i monumenti servono anche per scagazzarci sopra. Il mix di alto e basso non è certo una novità, mi dicono che sia Thomas Pynchon che lo stesso Paul Auster hanno affidato le loro elucubrazioni sulla letteratura e il linguaggio alla forma dell’hard boiled. Qui è un po’ difficile valutare le doti letterarie dell’autore a causa della lapidarietà epigrafica di molti paragrafi.
A livello di gioco, una volta lette le soluzioni il lavoro di cesello fatto dall’autore risulta lodevolissimo, ma che fatica leggiocare il Cortissimo…
Il mio voto sarà alto, anzi altissimo perché adoro la sperimentazione, inoltre il labile e cervellotico riferimento al 20 che c’è in questo Cortissimo lo pone probabilmente fuori concorso, quindi la classifica generale non ne uscirà modificata.
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Re: Corto numero 7: Vetro di Città
Autore, per questo corto diversificherò il mio giudizio in due.
Da una parte dò un giudizio all’idea e all’innovazione, e in questo non puoi che meritarti un 10: incredibile quanta roba hai inserito, e soprattutto come l’hai inserita. L’idea in sé è una di quelle cose che trascende dal concetto di librogame: qui non ci sono bivi, codici, o altro, c’è solo esplorazione libera e paragrafi sbloccabili random. Insomma, complimenti per l’idea ed il coraggio.
Però, mio malgrado, mi trovo a dover dare un giudizio anche all’esecuzione, e qui mi dispiace ma non sono altrettanto entusiasta.
Mi piace comunque pensare che questo racconto sia stato scritto in fretta e furia, e che se avessi avuto un po’ più di tempo a disposizione il risultato sarebbe stato differente.
Ma andiamo con l’analisi:
- REGOLAMENTO
Come “presentazione” del corto, forse partiamo con il piede sbagliato. Ok l’idea apprezzabile, ma mi sono trovato molto confuso. Oltre al fatto che il lettore deve fare un bello sforzo anche solo per trovare i paragrafi degli incontri, quelli dei luoghi visitabili, quelli delle morti, ecc., e per segnarseli da qualche parte, c’è la questione controversa che più mi ha spiazzato: ma questo paragrafo a quale tipologia appartiene?
Qualche esempio:
- paragrafi divisibili per 3: indizio
- paragrafi divisibili per 11: morte certa
il 33 (che è divisibile sia per 3 che per 11), quindi, lo catalogo come “indizio”, o come “morte certa”?
- paragrafi divisibili per 3: indizio
- paragrafi pari: incontri con testimoni
il 6 (che è sia divisibile per 3 che un numero paro), quindi, lo catalogo come “indizio”, o come “incontro con testimoni”?
E così via.
Di fatto, in tantissimi paragrafi non ho fisicamente potuto stabilirne la tipologia.
Non sarebbe stato meglio impostare i paragrafi con colori diversi? Tipo quelli delle morti in rosso, quelli con gli indizi in blu... Sarebbe stato un corto-arlecchino, ok, ma perlomeno sarebbe stato fruibile...
- TRAMA
Per me non influisce il fatto che manchi una trama, qui la cosa che mi ha spaesato è proprio l’assenza di un contesto. Sfugge completamente il luogo, l’ambiente, il protagonista, il senso stesso del corto e anche il fine stesso del corto: non ho ben capito che tipo di inchiesta è stata, né cosa dovevo trovare, né perché dovevo vendicare qualcuno e, alla fine, non viene neanche spiegato cosa abbiamo risolto, troviamo solo un “Bravo, hai risolto il caso!”. Ok, perfetto, posso sapere cosa ho risolto, e perché?
- STRUTTURA
Ripeto geniale, ma così com’è questo corto sembra più un “prototipo”. Invito l’autore a svilupparlo a dovere per una futura edizione estesa (che sarei molto curioso di leggere), perché ne può venire fuori qualcosa di sensazionale.
- PARTE LUDICA
Per quanto mi piacciano gli enigmi, non sono praticamente riuscito a giocarci, e me ne dispiace. Credo che gli indizi siano stati concepiti in maniera troppo dispersiva. Come faccio a farmi venire in mente che devo raddoppiare il 20 e poi aggiungere il 3? Perché non il 26 citato nel paragrafo 45? E chi mi dice che devo aggiungere il 3 “dopo” aver raddoppiato e non “prima”? Probabilmente l’autore ha “costruito” la sua soluzione, e poi ci ha scritto intorno il corto, ma ad un lettore che non abbia chiara in testa la sua soluzione, giocare potrebbe diventare un inferno.
I paragrafi divisibili per 11, dice il regolamento, “portano quasi sempre a morte certa”. Questo mi ha fatto venire in mente che almeno uno di essi non portasse a morte certa, e che quindi dovevo individuarlo. Peccato che TUTTI portino a morte certa, e questo mi spinge a non fidarmi di quello che dice il regolamento, e quindi altra confusione...
Altra cosa che spiazza è il “Decidi tu se sei morto o solo stordito”. Eh?
- NARRAZIONE
Per quanto ci viene descritto e per lo spazio ristretto, non si può essere troppo severi da questo punto di vista.
Insomma, un corto le cui intenzioni sono magnifiche, ma che è fin troppo spiazzante, a tal punto da diventare ingiocabile. Un vero peccato.
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"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".
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Adriano
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Re: Corto numero 7: Vetro di Città
Spero che l’autore mi perdoni, ma questo corto proprio non riesco a farmelo andar giù. Non so se capita anche a voi, ma mi sento sempre più in dovere di giustificare i voti negativi rispetto a quelli positivi, il che è ovviamente sbagliato, dovrei dedicare a ciascuno le stesse attenzioni. Per cui, mi scusino anche gli altri autori se con loro sarò più lapidario, ma qui volevo essere sicuro di aver giustificato il mio parere adeguatamente.
Proverò a spiegare perché, dal mio punto di vista, Vetro di Città presenta delle carenze che non possono essere tralasciate nella valutazione.
Ora, vorrei, fare una premessa. Questo è l’anno degli esordienti, quindi, bene o male, nella metà dei casi mi sto rivolgendo a un neofita. Nel caso in cui fosse tale: vorrei che fosse chiaro che sì, sto dando una bastonata, ma no, non ti sto invitando a non presentarti più, anzi! Come hai visto, ci sono stati molti utenti che hanno apprezzato il tuo corto, ma soprattutto sono convinto che tu ti sia divertito a sperimentare e a scriverlo (io stesso partecipo da anni senza essere in nessun modo capace come scrittore, ma mi piace scrivere, e qui so che otterrò un giudizio sincero, è anche questo il bello dei corti!).
Per cui ecco la mia recensione:
innovazione?
Questo aspetto non mi ha convinto quanto ad altri utenti. Secondo me, molto di questo era già stato proposto. Come è già stato fatto notare, questo corto riprende l’idea di base da “Fia’za e il venditore di tappeti” di Danilo Baldoni, che, pur con un’esecuzione a tratti becera (refusi a profusione!), era decisamente più lungimirante in alcuni aspetti. Le similitudini sono moltissime: si trattava di un corto con dei paragrafi da esplorare senza un ordine, esattamente come avviene qui, in cui bisognava accumulare le giuste pozioni prima di giungere al paragrafo finale, esattamente come avviene qui con gli indizi, e c’erano anche dei suggerimenti numerici (la stanza 6x6...), esattamente come qui. Considerando le strutture quasi identiche, mi sarei almeno aspettato che l’autore facesse tesoro dei giudizi che già all’epoca evidenziavano alcune criticità, come ad esempio:
- non c’è un vero motivo per leggere i paragrafi in ordine sparso, si finisce per leggerli dal primo all’ultimo
- c’è il rischio che si arrivi subito (o quasi) alla soluzione se si beccano per fortuna i numeri giusti
- non è chiaro come dobbiamo comportarci alla morte del protagonista
- i loop e la struttura così libera non permettono di conservare alcun tipo di “informazione” su quali scelte abbiamo fatto, potremmo tranquillamente ripetere le stesse mille volte
È davvero facile notare questi problemi già durante la prima partita, e penalizzano pesantemente la godibilità del corto.
Letteralmente, durante il mio primo tentativo, ho letto i paragrafi 1-2-3-4-17
fino a 4 sono andato in ordine, poi siccome so che “inconsciamente” si tende a evitare di mettere le cose nascoste/più interessanti all’inizio, alla fine o a metà, ho fatto 50* 1/3 =16,6 = 17 Vinto senza capirci niente, senza essermi divertito e, soprattutto, senza che mi abbia lasciato niente se non l’amaro in bocca. Leggendo le soluzioni ho confermato che fosse lecito il mio modo di fare, ma mi sono spoilerato il resto. Alla fine, ero veramente spaesato.
confusione?
Che è la sensazione che si prova in continuazione leggendo il corto. Fino a un certo punto è giustificata dall’atmosfera surreale, e anzi potrebbe essere un pregio. Ma spesso, viene il dubbio che non sia voluta e ci si chiede se non sia un effetto del fatto che, tutto sommato, neanche l’autore avesse le idee chiarissime, o che si sia ritrovato a un certo punto senza sapere più come incastrare il tutto.
Il regolamento, ad esempio, per come la vedo io, è un disastro di commi, postille e sottopostille che è sfuggito di mano. Poco pratico e poco chiaro. Non si capisce come applicare gli indizi, cosa dovremmo cercare e perché. Ci sono anche delle vere e proprie false piste.
Faccio degli esempi:
- i paragrafi multipli di 3 dovrebbero portare a degli indizi più importanti degli altri… ma non lo fanno! Contengono tanti indizi quanti gli altri. È difficile fornire un conteggio esatto, visto che non tutti gli indizi sono di uguale valore (ad esempio il paragrafo 15 che ripete la parola bambino per me non lo è), ma ci provo:
I paragrafi che sono completamente o quasi completamente “inutili”:
(ho escluso i multipli di 11 dal conteggio)
1-2*-5-8*-10-14-16-23-25-26-28-32-34-35-37?-46-47-50
6-9-12*-15-18-21*-24-27-30*-36*-39-42-48
*= non c’è un indizio, ma una parola straniera trascritta, quindi potrebbe essere visto come utile, ma li conteggerò comunque come inutili
Riassumendo, si ottiene:
multipli di 3: 87% inutile, il 13% è utile
non multipli di 3: 58% inutile, il 42% è utile
!!!
È addirittura il contrario di quanto promesso!
Anche togliendo i primi dal conteggio, e facendo qualche scelta diversa su come definire utile/inutile, la situazione non si capovolge radicalmente.
Prefino gli indizi “fondamentali”, sono uno al 3 e uno al 40, quindi distribuiti equamente
- i paragrafi multipli di undici portano a morte nel 100% dei casi, ma nel regolamento non viene detto esplicitamente, anzi si lascia intendere che qualcuno di questi potrebbe non portare alla morte, dato che “quasi certa” per me significa >= 1. Ragionando sulla base delle premesse mal poste del regolamento, si concluderebbe con la logica che se ci fosse un indizio importante nascosto fra i multipli di 11, dovrebbe essere anche fra i multipli di 3 ? quindi il 33! Sarebbe perfetto: giustificherebbe anche il fatto che solo “quasi sempre” (in tutti i casi != da 33) portano a morte certa. Un esercizio di raziocinio che lascia a bocca asciutta, anzi, ci si ritrova con una bella sorpresina...
- penso che sia normale stupirsi, leggendo le soluzioni, del fatto che è lecito tornare nei paragrafi all’infinito per accumulare chiavi per sbloccare i numeri primi. Sono piuttosto convinto che la maggior parte delle persone abbia intuito il contrario o non si sia neanche posta il problema. Un regolamento formulato diversamente l’avrebbe reso più comprensibile.
Oltre a questo, come già fatto notare da Anima di Lupo, c’è la solita questione degli “enigmi impliciti”, che è una tecnica che si è diffusa dopo l’eccezionale corto “La nebbia” (mannaggia a te, Abeas, ci hai impestati per anni )
Con la solita differenza di sempre: ne “La nebbia” gli enigmi lasciati al lettore funzionavano perché erano il fulcro del corto, qui no. Ci si ritrova con un mazzetto di indicazioni, senza avere chiaro al 100% come buttarle nel calderone. Chiaro, prima o poi, prova su prova, se ne viene fuori, però che fatica!
Io sono . Però. Per quanto mi sforzi di trovare un appiglio, su moltissimi aspetti non posso proprio dare un giudizio positivo.
sforzo creativo?
È sull’insieme, però, che secondo me viene il vero punto dolente. Sicuramente nel corto c’è qualche guizzo, ad esempio il modo in cui viene usato il tema è decisamente originale. Ma i guizzi sono guizzi, li posso valutare a sé e finita lì. E il resto, come dovrei valutarlo?
Mi sono trovato in seria difficoltà.
Come un enigma? Sarebbe voto zero, considerando tutti i problemi del regolamento, non ci sono neanche le premesse per impostare qualcosa che sia risolvibile. Se non fossero state allegate le soluzioni, opinione personale, sono convinto che saremmo ancora qui a discutere, senza essere convinti al 100% di aver individuato il true path correttamente.
Come una pura innovazione? Voto comunque bassissimo; ripeto per i neofiti/gli smemorati del forum: tutto ciò è già stato fatto , 2012, Danilo Baldoni.
Come una parodia?
Non ho letto il romanzo specifico, ma comunque so qualcosa di Auster, e questa non mi sembra una parodia, almeno non nel senso classico del termine. Potrebbe riferirsi a tutto e a niente. Se l’autore ci avesse presentato “Indiani di città” sostituendo al termine vetro la frase dieci piccoli indiani e l’atmosfera così surreale avrebbe comunque prodotto un corto credibile.
Come una storia?
Questo corto non ha trama, non ha personaggi, non ha narrativa, non ha atmosfera. Non c’è niente.
E va benissimo così, intendiamoci.
Viva l’innovazione, viva l’arte moderna.
Solo che bisogna fare attenzione, perché fra della “merda” e “merda d’artista” la linea è sottile.
In questo, le dinamiche del concorso penalizzano molto, visto che impongono l’anonimato, non permettono all’autore di esporsi e di argomentare il suo pensiero: una tela bucata non vale molto senza la firma di Fontana, ed è giusto così.
Il voto peggiore però, per me, si ottiene valutando lo “sforzo”, il tempo richiesto per produrre il corto. Penso che, a parità di velocità dell’autore, sia quello che oggettivamente ha richiesto meno fra quelli in gara finora. Un paio di regole (e neanche ragionate poi così tanto). Cinquanta paragrafi in cui si poteva scrivere qualsiasi cosa (fra l’altro, se devo proprio fare lo stronzo, max paragrafi = concetti più piccoli e più linee bianche da non riempire). L’ambientazione poteva essere intercambiata facilmente con altre cento, così come il mancato uso di una lettera non è un problema che richiede di impiegare molto tempo: basta un ctrl-f e un dizionario dei sinonimi. Gli enigmi non richiedevano disegnare e congeniare mappe particolari, grafi o quant’altro. Non c’erano illustrazioni. Zero tempo impiegato per lo studio di personaggi, bilanciamento del sistema di gioco o una trama.
Per cui alla luce di queste considerazioni, non posso che assegnare un voto bassissimo
(Aspetto fino all’ultimo ad inviarlo, magari l’autore risponde e/o parte una discussione con altri utenti del forum, sarebbe piacevole confrontarsi)
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Re: Corto numero 7: Vetro di Città
Zakimos ha scritto:Porca miseria, per quanto fuori concorso poteva essere un capolavoro allucinante.
Sarebbe bastato strutturare il tutto con normali rimandi e lasciare come unico dettaglio per vincere l'accorgersi del fatto che mancava la lettera G.
Peccato, ma l'idea di fondo resta molto bella.
La penso esattamente come te, Marco. Far mancare un lettera e mettere degli indizi qua e la (vedi ragno/aracnide) è stata un'idea geniale (nel senso solo positivo del termine, non nel senso DaniloBaldoniano che è solo in parte positivo) e per confermarlo (una volta scoperto), grazie alla digitalizzazione di oggi, non serviva nemmeno mettersi a leggere tutte le parole come fossimo cacciatori di refusi. Bastava mettere g in cerca. Io però avrei curato meglio questa parte, l'avrei valorizzata. Avrei puntato tutto su quello in maniera più chiara (mettendo i rimandi, anche) e non mi sarei perso in altri passaggi un po' complessi tipo "più questo più questo" dove si deve aggiungere 3. Quindi, non assegnerò una insufficienza a questo Corto di stampo fortemente Adrianeo (il Bi-Direttore della Gazzetta, non l'imperatore romano, anch'egli dotato di creatività a quanto sembra dalle fonti) perché ha tutte le sue cosine a posto, però non posso nemmeno esaltarlo alla gloria degli altari. In fin dei conti, la giocabilità c'è, ma è imbrigliata dall'assenza di narrativa che crea una confusione, per me, evitabile.
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Re: Corto numero 7: Vetro di Città
Cosa posso dire di questo Corto? Beh… non molte cose positive e mi scuso con l'autore (che sono sicuro al 97% di aver beccato).
Premetto che mi piacciono molto le ambientazioni "gialle", "poliziottesche" e "noir". Ma non ho capito niente di questo Corto: non c'è una vera trama, oppure è surrealista e non me ne sono accorto. Il regolamento sembra buttato lì e non ho trovato il filo conduttore della storia. Vado al paragrafo 1, faccio una scelta pressoché casuale e posso andare in luoghi non menzionati prima o addirittura morire. Non ci ho capito una mazza ferrea.
Sarà che non ho colto il riferimento ad un'altra opera, che non ho notato la scomparsa della lettera "G" e che la matematica non è il mio forte, ma non ho saputo apprezzare questo Corto e non posso dargli un voto alto o sufficiente.
Anche leggendo la soluzione, mi sono ritrovato quasi più smarrito di prima e il fatto di non aver colto un riferimento letterario importantissimo per la risoluzione del tuo Corto mi ha dato il colpo di grazia.
Amico autore (che sicuramente mi avrai mandato a quel paese), ci saranno sicuramente altri utenti che avranno capito la tua opera e dato dei voti alla sua altezza, però non posso premiare quello che non ha potuto entusiasmarmi.
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