Re: Corto numero 7: Vetro di Città
Rece:
Wow, un bellissimo corto in stile hard-boiled! Prosa, tono e forma sono più che adatti alla natura del corto (parolacce comprese), l'umorismo permea tutto il corto e mi ha fatto ridere in più occasioni. L'introduzione (quella sotto "L'inchiesta") è perfetta, e in poche parole ("Che bello il post-moderno: niente trama, solo una struttura") ci fa capire metatestualmente lo spirito del corto. L'assenza totale di link è... postmoderna, diciamo.
Un ottimo esercizio di stile che l'intero corto sia scritto senza una lettera dell'alfabeto: in letteratura esistono esempi illustri dell'applicazione di questa tecnica di scrittura costrittiva (Perec, Queneau, ...).
La "Città di vetro" contenuta nella raccolta di New York di Auster l'ho letta (così come la riduzione a fumetto, anch'essa citata nel corto) e tutti i riferimenti nel corto, compreso il fatto stesso che l'inchiesta sia per lo più inconcludente, sono ben calzanti. Purtroppo la citazione me la sono bruciata prima ancora di cominciare la lettura, essendomi per errore caduto l'occhio sulle prime parole della soluzione.
Ok, però ho un paio di appunti per l'autore (che penso di sapere chi sia, ci scommetto il jolly del totoautori ).
Il primo è sul par.20: specificando esplicitamente nel testo che "Nel corso dell’INCHIESTA sono state usate tutte le lettere dell’alfabeto italiano tranne una", si perde il senso di alcuni indizi raccolti in precedenza, che hanno l'unica funzione di dire esattamente questo (su 5 par. di indizi, ce ne sono ben 3 dedicati a questo specifico indizio). Si poteva lasciare ai par. di indizi il compito di indicare che nel testo del corto è assente una lettera (il tono metatestuale di cui è permeato il corto è sufficientemente chiaro in proposito alla (con)fusione tra contenuto semantico del testo e contenitore, cioè il testo stesso), ed evitare di menzionare ciò nel par.20.
Il secondo appunto concerne le indicazioni iniziali del corto. Pretendere che il lettore conosca e abbia presenti durante la lettura i numeri primi fra 3 e 50 è eccessivo: sarebbe stato sufficiente indicare tali numeri direttamente nel testo in qualche modo (ad es. semplicemente evidenziandoli con un asterisco). Inoltre la distinzione tra numeri pari = testimoni e numeri dispari = posti è irrilevante e tra l'altro non sempre rispettata dall'autore: crea solo confusione extra.
Il corto l'ho risolto un po' a ritroso, nel senso che prima ho trovato l'indizio che erano state usate solo 20 lettere, e quindi ne mancava una da cercare, poi ho trovato il piùquesto, poi ho trovato il 17 di "hai risolto il caso". A quel punto ho cercato di capire come arrivare al 17 e ho continuato a cercare fino a trovare l'indovina.
Purtroppo l'aderenza al tema "20" di questo corto mi sembra molto flebile (così flebile che l'ho capita solo ora che sto scrivendo la recensione. Comunque, ora che l'ho capita, a mio parere è sufficientemente accettabile per far stare il corto in concorso).
Il mio voto è
nascosto tra i pezzi di vetro PS: l'esercizio di scrivere un testo senza una lettera dell'alfabeto si chiama "lipogramma". Questa rece è essa stessa a sua volta un lipogramma in G.
Statistiche:
Num. paragrafi: 50
Num. pagine librogame: 6
Num. parole librogame: 972 (48,1%)
Introduzione/regolamento/epilogo: sì
Num. pagine intro/rego/epi: 2
Num. parole intro/rego/epi: 242 (40,3%)
Soluzione: sì
Dadi: no
ID count: 8
Accezione del tema "venti": lettere dell'alfabeto italiano usate per scrivere il corto
Grafo:
Non essendoci link, non c'è nessun grafo. Possiamo tuttavia suddividere i paragrafi nelle seguenti categorie (*: num. primo, §: num. divisibile per 3, ^: num. divisibile per 11):
Par. senza indizi: 2, 5*, 8, 16, 23*, 24 §, 25, 26, 27 §, 30 §, 34, 35, 42 §, 46.
Par. senza indizi ma con trama o riferimenti a "Città di vetro": 1, 10, 12 §, 14, 15 §, 18 §, 28, 32, 48 §, 50.
Par. con ID: 6 §, 9 §, 11*^, 22^, 33 §^, 39 §, 44^, 47*.
Par. con indizi: introduzione ( "mio padre ha eliminato un elemento"), 3 § ( uccello: "piùquesto"), 21 § ( "non esiste più il numero 21! Adesso la strada arriva fino al numero 20"), 38 ( "si lamenta perché non trova più una lettera"), 40 ( indovina: "una volta trovato l’elemento mancante dovrai raddoppiare anche quello"), 45 § ( "anche se alcuni contemplano 26 elementi, tu devi fare riferimento a quello che ne ha “solo” 21. Ma attenzione: in questo caso, e proprio qui sta la soluzione, ne sono stati usati 20").
Par. di aiuto per trovare indizi: 7* ( "ascolta l'uccello"), 19* ( "cerca tra i numeri bassi"), 29* ( "cerca tra i numeri alti. Ma non troppo alti"), 31* ( "forse invertendo le cifre"), 36 § ( "cerca una indovina [...] poco distante da qui"), 37* ( "i multipli di 11 vanno evitati"), 41* ( "qui vicino (molto vicino) c’è un aiuto per risolvere il caso"), 43* ( "Se da qui sottrai un indizio ne trovi un altro").
Par. più utili per capire la lettera mancante: 9 § ( che però è anche di ID, "ti cade in testa uno dei tipici laterizi usati per coprire i tetti"), 13* ( "quadrif..."), 49 ( "non riesci a cavare il proverbiale aracnide dal buco").
Par. che danno accesso a un numero primo: 4, 43*.
Par. di struttura: 17* (vittoria), 20 (enigma).
NB: se il par.32 contiene un indizio, non l'ho capito.
A un certo punto esce fori un vecchio che fà dice: “Presto chiamate un’ambulanza”, dico “Ma che chiami? Non lo vedi che questi c’hanno si e no trenta secondi de vita?”. Aò so passati venti secondi, so’ spirati proprio così, all’unisono… Mortacci l£%0%0%0%0%0
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Re: Corto numero 7: Vetro di Città
Si spengono le luci
Dragan ha scritto:
Un’indagine da condurre sul filo della metanarrazione, tanto che il protagonista è il lettore di un Corto scambiato per un detective. Un sistema di gioco talmente libero da risultare inesistente, concedendo libertà sconfinate al lettore, a partire da quella, inusitata ed eretica, di saltare di paragrafo in paragrafo, senza bivi, rispettando “solo” qualche regola matematica. Uno stile di scrittura assurdo, pieno di costrutti e situazioni nonsense che riecheggiano vagamente, ma in modo più parco e meno sguaiato, l’epopea di Squilibrio. Un senso di straniamento che comincia subito e rimane in chi (più o meno) legge e gioca fino al finale, quale che sia tra i tanti negativi e quell’unico positivo che può essere raggiunto dopo un ampio giro oppure in quattro mosse furbette. Boh.
Pro:
> La navigazione libera senza bivi è una suggestione coraggiosa che merita di essere studiata
> Il tono ironico infarcito di passaggi nonsense può deliziare molti lettori
Contro:
> La storia è troppo ermetica, trama incomprensibile, non si capisce dove vuole andare a parare
> Si approda alla soluzione anche forzando i paletti o per pura fortuna
> L’assenza di regole induce a leggere i paragrafi uno dopo l’altro
Kenfalco ha scritto:
Devo dire la verità, dopo una prima lettura sono passato direttamente alle soluzioni e poi ho rigiocato. Ho dovuto fare un lavoro di ingegneria inversa, cioè smontare il meccanismo, capire come incastrare i pezzi e dire.. ah ecco! manca una lettera, e quindi questo va qui, e quest'altro funziona così...
Il regolamento ci spiega le regole per viaggiare tra i paragrafi e ci lascia la libertà di farlo, questo è già spiazzante. La prima parte del gioco è capire cosa stiamo leggendo, dove ci troviamo? Non basta perché bisogna andare oltre, il personaggio non è umano ma rappresenta un concetto astratto. Senza soluzione non l'avrei mai capito.
Siamo a livelli di sperimentazione e l'idea di non mettere i link ai paragrafi è originale, anche se in passato era già stato fatto. Può essere un passatempo per chi risolve indovinelli enigmistici. Per me è un si, l'autore ha voluto rischiare sfruttando un'idea innovativa e questo Cortissimo è la dimostrazione che il librogame sperimentale può ancora evolversi.
Pro:
- Originale, senza rimandi ai paragrafi.
- Bisogna fare un salto logico per capire di cosa si tratti.
Contro:
- Impossibile da risolvere se non hai la chiave mentale giusta.
- Alcuni enigmi sono proprio difficili perché non sai che sono enigmi.
- Non per tutti.
Tema Venti:
- Per scrivere il racconto sono state utilizzate solo venti lettere dell'alfabeto.
Test rompi-tema:
L'idea del gioco si basa sul numero di lettere dell'alfabeto italiano, ventuno, meno una che non viene mai utilizzata nel racconto. Non è possibile sostituire la chiave Venti con un altro numero.
gabrieleud ha scritto:
Se nell’ambito della nostra narrativa è cosa comune abbattere la quarta parete, meno abituale è abbattere la terza, la seconda, la prima, il palcoscenico, tutto il teatro e financo il botteghino, lasciandoci in mano solo l'invito allo spettacolo.
“To’, lettore, questo è lo scheletro, al resto pensaci tu.”
E sì, ecco le gioie del post-modernismo, dove il fruitore dell’opera è anche il suo realizzatore. Pensate a youtube quando era solo una pagina bianca nel browser. Chi ci ha “visto” una cosa, chi ne ha “vista” un’altra… e poi i contenuti sono arrivati.
E Vetro di Città si colloca in questo reame dove l’autore non fa nemmeno la fatica di inventare il caso, ci lascia informazioni contorte su come risolverlo, ma senza fornirci neppure le indicazioni su cosa dobbiamo cercare, né su come. “Be’, girando a caso fra i paragrafi, no? Io mi sono permesso di sperimentare, potresti fare qualcosina anche tu. Cos’è, non hai mai barato prima in un librogame?”
E così, forte del monologo interiore con l’autore che immaginavo nella stanza, mi sono deciso a leggere i paragrafi uno di seguito all’altro (saltando attentamente quelli primi, sbirciandoli soltanto). Tanto poi al paragrafo 4 scopro che posso leggere qualsiasi numero primo avendo l’accortezza di rileggere il 4.
“E che senso ha la regola che non si possono leggere i numeri pari fino a nuovo ordine?” chiedevo alla proiezione astrale dell’autore.
E mi sono risposto che la regola era solo nella mia testa. L’autore, con le sue istruzioni si stava facendo beffe dei paletti imposti dalle Regole del concorso, e lo faceva rispettando le Regole!
E allora via libera, lettura libera, vediamo cosa salta fuori. Come sospettavo: nulla, ma un percorso arzigogolato per farmelo capire. La Soluzione (o meglio, l’Assoluzione dal peccato di aver barato) arriva a conferma: questo corto è una presa in giro che può andare a fare il paio con l’Io Sto In Crisi (quello vecchio, non quello di quest’anno) e sarà ricordato per [inserisci il motivo per cui, secondo te, stiamo ancora parlando di Io Sto In Crisi].
Mi ha indispettito però vedere che l’autore non ha nemmeno rispettato la propria regola per cui i paragrafi pari sono testimoni e i dispari sono luoghi, ma magari anche questo era uno dei red herring col quale ha attirato in trappola i suoi lettori.
"La grammatica è tutto ciò che conta"
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