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Qual è il tuo genere di librogame preferito, pensando a un ipotetico titolo inedito di prossima uscita?

Corto numero 16: Osseans Wanderr

Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

sembra di leggere il Manoscritto Voynich

Piango perché una volta ero un fratello, ed ora non lo sono più (K.Von Erich)

djmayhem
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Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

A me ha fatto subito venire in mente abeas..
Edit: ecco mi ero dimenticato quali autori ci fossero in gara e riguardando l'elenco in effetti c'è
Il problema sarà leggere il corto  neutral

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sancio
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Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

Questo Cortissimo mi è piaciuto, ma mi ha anche deluso perché l’ho trovato incompleto.
Leggendolo ho avuto conferma che si tratta di

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 una versione dell’Odissea forse filtrata dallo stupore alcoolico (o di altra natura) di cui è preda Ulisse o dal filtro di qualche altra opera che non conosco (non so, qualcosa di Borges o Calvino…).
Una volta afferrato il senso, e se ci sono arrivato io ci arriva chiunque, bisogna capire come muoversi e l’opera diventa una specie di interrogazione sull’Odissea, ulteriormente complicata dallo stile che nasconde le “vere” parole dietro storpiature, traduzioni o trascrizioni fonetiche.
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 Mi è sembrato che al paragrafo 6 l’autore abbia voluto condannare Ulisse per lo stesso motivo per cui Dante lo ficcò all’Inferno, ma all’epoca di Dante l’Odissea non era conosciuta nella sua completezza e per questo Ulisse poteva farci una brutta figura nel Medioevo, non certo adesso!
Comunque, tra citazioni colte e allusioni sibilline, sarebbe stata necessaria secondo me un’appendice finale che ovviamente non “traducesse” tutta l’opera (non pretendo tanto!) ma che almeno ne spiegasse lo spirito. E visto che al paragrafo 17 c’è un enigma sarebbe stata in ogni caso una cosa dovuta! teach  Oltretutto quell’“enigma” è
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 anche sbagliato, perché almeno una parola prevede l’uso di “vento” e non “venti” per avere senso (avVENTOre) mentre per “t’avVENTI” viene dato come suggerimento un aggancio con due V, che porterebbe la parola ad averne tre di fila…
È anche vero che il paragrafo stesso contiene il link al finale vittorioso, ma è posto in maniera tale che sembra comunque una sfida a trovare la parola misteriosa, visto che è sostituito da quelli che a posteriori sembrano 5 slot in cui scrivere le lettere che compongono la parola “venti”.
Ho trovato molto piacevole la scelta di fare dei collegamenti dalle scelte “20” delle trappole che portano al finale perdente.
Comunque è stato bello leggiocare il Cortissimo e lasciarsi trasportare dalle onde e dai venti cercando di capire cosa diavolo fosse un “numbe” (un numero? Allora vado al 20 ma è una trappola. Un nome? Allora scelgo “Omen” che mi ricorda Omero, anche se il protagonista è Ulisse. Un nume? E allora vado all’8 anche se non ho capito perché). Per me è stato insomma un Cortissimo molto evocativo, e date le premesse non lo avrei mai detto. applauso
E poi questo Cortissimo ha centrato in pieno il tema dei venti, cosa niente affatto scontata in questo concorso. applauso  Anche la struttura non è male, per quanto possa capirci io, e in soli 20 paragrafi permette di muoversi parecchio se non si cede alla trappola iniziale.
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 Anche se però il paragrafo 18 è una paraculata, perché entrambe le scelte porteranno al medesimo risultato, cioè uno dei due paragrafi in uscita.
Ribadisco però che l’autore avrebbe dovuto/potuto inserire un’appendice che chiarisse il meccanismo (e magari anche il senso) dell’operazione, o magari fornirci degli indizi già all’inizio per evitare di farci girare a vuoto durante le prime letture: da quello che ho capito il birignao di cui si compone il Cortissimo prevede criteri (stavo per scrivere “regole”) molto diversi per storpiare le parole, probabilmente decisi sul momento senza nessun criterio predefinito alla base.

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GGigassi
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Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

GGigassi ha scritto:

Questo Cortissimo mi è piaciuto,

cioè: hai fatto le pulci agli altri corti per virgolette sbagliate, refusi, a capi errati, virgole e punti e virgole... e questo che manco è scritto nella nostra lingua ti è piaciuto?

Piango perché una volta ero un fratello, ed ora non lo sono più (K.Von Erich)

djmayhem
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Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

Difatti avrei voluto scrivere che probabilmente l'autore ha usato il suo linguaggio cifrato proprio per evitare critiche alla correttezza grammaticale e lessicale del Cortissimo. smile2

GGigassi
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Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

non è che serva il cifrario dei Fantastici 5? Alle volte...

Piango perché una volta ero un fratello, ed ora non lo sono più (K.Von Erich)

djmayhem
Re dei refusi
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Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

Pirata delle Alpi ha scritto:

Amico autore (che ho smascherato), sei l'unico al mondo che ha fatto scrivere una recensione così breve a Prodo. Solo per questo, il tuo Corto entrerà nella Storia di LGL.

Calma, non è detto che io abbia davvero mollato bigsmile.

Prodo
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Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

Prodo ha scritto:

Pirata delle Alpi ha scritto:

Amico autore (che ho smascherato), sei l'unico al mondo che ha fatto scrivere una recensione così breve a Prodo. Solo per questo, il tuo Corto entrerà nella Storia di LGL.

Calma, non è detto che io abbia davvero mollato bigsmile.

qualora servisse, il tasto spoiler è il secondo da sinistra, tra il lucchetto e il balloon cool2

GGigassi
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Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

Cavolo non riesco a venirne a capo... ma io me lo leggo così! Ha una certa musicalità che mi piace  smile

(Non ho letto i precedenti ultimi commenti per non spoilerarmi nulla)

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sancio
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Re: Corto numero 16: Osseans Wanderr

Ho passato 4 giorni di inferno a decifrare il cortissimo. Sull'autore nessuno che frequenti LGL da qualche anno può avere dubbi. Su quello che ha scritto i dubbi saranno moltissimi. Cercherò di dare la mia interpretazione nella disamina che segue. Ringrazio Ggigassi perché le sue considerazioni iniziali sullo scritto mi hanno dato l'abbrivio per dedicarmici più seriamente. Per premiarlo inserirò tutto il mio commento sotto spoiler.

 Spoiler Show Spoiler Hide Spoiler
 Sono partito da un'idea che mi era balzata in testa non appena avevo letto le prime righe del Corto: il linguaggio multiplo, la mescolanza di tutti i linguaggi. Un progetto utopistico che aveva portato a ipotizzare la realizzazione di un linguaggio universale, l'esperanto, composto da termini mutuati da tutti gli idiomi del mondo. Ma che affonda le radici in epoche molto più antiche. Mi è venuta in mente Fra Dulcino e l'atteggiamento di alcune eresie tardo-medievali che proponevano linguaggi composti da termini recuperati dalle più svariate lingue e da molteplici dialetti. Lo cita anche Umberto Eco nel Nome della Rosa, quando fa parlare Salvatore così.
L'idea di partenza è stata questa, e ha trovato conferma nell'individuazione di parole presenti in tante lingue e dialetti: italiano, inglese, francese, tedesco, latino solo per citare quelli che riesco a riconoscere più facilmente. Non mi avventuro nell'elencazione dei casi specifici, perché non voglio scrivere un pallosissimo trattato, ma ci sono molte evidenze in questo senso.
Già il titolo comunque spinge in questa direzione: Osseans Wanderr secondo me è il vagabondo degli oceani (o dell'oceano): Ulisse appunto, come già detto da Ggigassi.
Fin dall'introduzione il rimando ai venti è costante, il che fa pensare che Ulisse stia parlando con Eolo, come accade davvero nell'Odissea, quando incrocia il signore dei venti e gli racconta parte delle sue avventure. Eolo lo interroga, lui risponde, e su questa struttura domanda-risposta è costruito il racconto. Arrivare all'epilogo vincente quindi sarà possibile azzeccando la giusta sequenza di risposte e risolvendo un enigma.
Analizzando il Corto si scopre inoltre che ci sono diverse possibilità di completarlo, come se l'autore avesse previsto più percorsi, in uno sforzo di ciclicità che ricorda certe dottrine filosofiche (la più famosa, i corsi ricorsi storici di Vico, almeno qui da noi causa conterraneità, ma sulla ciclicità della storia hanno speculato filosofi ed eruditi dalla notte dei tempi. Lo stesso Cicerone ci insegnava che la storia è magistra vitae).
Senza esaminare ogni percorso racconto quello che ho prescelto io: di fronte alla prima domanda (che ho interpretato come qual'è il tuo nome) ho risposto omen, sia per il rimando al presagio, al vaticinio, che mi sembra estremamente greco-classico come concetto, sia perché al contrario omen diventa nemo, nessuno in latino (e se siamo Ulisse siamo anche nessuno, come ci insegna la vicenda con Polifemo).
La nostra risposta suscita lo sdegno dell'interlocutore (Eolo presumibilmente come accennato) che si accorge che quello non è il nostro vero nome. Sembra conoscere i nostri trascorsi con Polifemo e ci incita a proseguire la narrazione. Ho scelto di raccontare di Circe (episodio che cronologicamente è posizionato poco dopo Polifemo, quindi coerente con la narrazione e la navigazione, anche se Ulisse incrocia Eolo PRIMA di arrivare da Circe e questo crea una discrasia). Sia come sia, il nostro racconto ricco di digressioni sul lungo periodo di ozi e sesso trascorso al Circeo spazientisce il nostro interlocutore, che vuole un resoconto più conciso (ma brevi ecfrasi deltue heaventyre). Ci chiede allora quale sia il nostro più sincero desiderio, accordandoci in cambio di una onesta confessione il perdono. Questo bivio mi ha messo in difficoltà: cosa brama davvero Ulisse? Non la donnalp, Penelope, che abbandona sistematicamente al primo pretesto in più occasioni, non Itaca da cui, come ci racconta la tradizione classica, fugge anche dopo essere tornato da Troia fra mille peripezie, non Venteolo, che credo sia Eolo stesso (un tentativo di arruffianarcelo?), non eccleros, che mi appare come una commistione tra l'eros, i piaceri della carne, e l'ecclesia, ovvero in greco antico l'assemblea. Ulisse indulge nei piaceri della carne, ma non è il suo obiettivo principale e non ne è schiavo, e di certo non è uno che prende decisioni in gruppo o si affida alla collegialità per esternare il suo ingegno.
La risposta corretta qui secondo me manca: Ulisse anela una sola cosa, la conoscenza. Questa è la sua grandezza e la sua rovina. Tra le opzioni disponibili le uniche percorribili sono la prima e la quarta. Solo una però ci conduce verso l'epilogo vincente, se ammettiamo con Eolo che ci manca Penelope. Il dio sembra essere colpito dalla nostra confessione e riassume la situazione di pericolo in cui si trova la moglie, insidiata dai proci in nostra assenza. Sembra che la nostra onestà lo bendisponga verso il nostro ritorno, ma vuole un'ulteriore prova di schiettezza: dobbiamo confessargli il nostro peccato. Siamo arrivati qui dopo aver parlato un anno di lussuria presso Circe, mi sembra quindi consequenziale che il peccato a cui allude il signore dei venti sia quello erotico, e non la presunzione legata all'abuso del nostro ingegno che pure caratterizza Odisseo in tante occasioni. Ammettiamo quindi di aver esagerato in Eroiticismo.
Eolo allora decide di aiutarci: riassume che a casa ci attende una situazione difficile, ci incita a essere forti, e ci dice persino che Animo Tiger Roma (letto al contrario Amor regit omina, l'amore decide/governa il destino) e infine ci offre aiuto. Quale aiuto possiamo avere dal dio dei venti? La brezza di Sobriezza, non certo la salvezza che forse neppure Zeus ci può concedere.
Arriviamo quindi all'enigma finale, la cui risoluzione è sorpendentemente facile. Ognuna delle parti mancanti rimanda a venti o al vento. Chiaro indizio che ci instrada al paragrafo venti, dove terminiamo l'avventura. Ulisse riprende il largo spinto dai venti di Eolo e approda su una sponda che non è ancora quella di Itaca. La cosa curiosa è che il paragrafo non si conclude, rimane aperto e l'ultima parola si potrebbe riallacciare idealmente alla prima dell'introduzione (che infatti non è maiuscola) in un'ulteriore conferma di quella circolarità filosofica degli eventi di cui dicevamo prima.
Ho fatto una piccola ricerca in tal senso e ho scoperto che esiste un libro di Joyce, che non ho mai letto, dal titolo Finnegan Wake, che ha proprio questa stessa caratteristica, aggancia la fine con l'inizio a sottointendere il concetto di corsi e ricorsi. Ho colto durante la mia analisi diversi rimandi all'Irlanda e a Dublino, il che mi convince che ci sia molto di questo libro in questo corto, elementi che, causa la mia non conoscenza, mi sono sfuggiti.
Sono altresì convinto che il mio percorso e le mie interpretazioni sono tra le tante possibili. Credo che il corto possa essere letto in molti modi diversi, alcuni dei quali probabilmente ignoti allo stesso autore, e che non ne esistano di più corretti e di meno corretti.
Detto questo arrivo alle mie conclusioni. OW è uno sfoggio di erudizione meraviglioso, e sottointende un lavoro di base e una conoscenza pazzeschi. Credo che, un progetto del genere, per la quantità di impegno che prevede, sia realizzabile solo nell'ambito di un'opera breve come questa, a meno di non decidere di passarci anni e anni sopra. Mi colpisce tantissimo constatare quanta cultura e quanta profondità possa racchiudere un'opera interattiva di base brevissima come questa, e mi riempie di gioia rendermi conto, una volta di più, quanto la letteratura che amiamo possa essere declinata in mille modi diversi, e racchiudere pure dentro ai lavori in apparenza più snelli prospettive profondissime.
Quindi complimenti autore non-misterioso, ancora una volta hai dato prova di tutta la tua classe e delle tue capacità. Anche se, come era già accaduto in precedenza, la tua opera verrà apprezzata solo da pochi.
Detto questo ed elargiti i giusti encomi, non mi scosto dalla mia decisione iniziale. Questo racconto non lo voto. E non lo faccio per due motivi. Si tratta di qualcosa di profondamente diverso da tutti gli altri cortissimi. L'interattività è quasi un pretesto, non rispetta realmente i parametri di brevità (moltissimi dei termini riportati sono allusioni di concetti molto più ampi e se l'ideatore avesse scritto l'opera in Italiano sarebbe stata molto più lunga e non sarebbe mai rientrata nei termini del bando) e ha un format, proprio per questo approccio, che ha poco a che fare con un vero cortissimo. Quest'anno, per scelta e per esperimento, valutiamo i cortissimi, e non credo abbia senso mettere nel calderone e votare un'opera che del cortissimo non ha nulla.
Inoltre è decisamente fuori concorso: non è scritta in italiano, come ha fatto notare Federico. Il linguaggio usato è qualcosa di molto diverso e come tale non rispetta i parametri del bando.
Ti stimo e ti rispetto oggi ancor più di ieri autore e ammiro il tuo genio: sei l'unico in grado, da anni, di farmi perdere ore e ore dietro i suoi corti. Perciò, ne sono certo, non ti arrabbierai se per questa volta non ti valuterò.

P.S.
Ho colto nel testo una citazione ad Autolico: non so se hai letto i due libri di Autolico o meno negli ultimi mesi, ma in ogni caso mi ha fatto piacere trovarla, ti ringrazio anche per questo smile.

Prodo
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