Non me ne voglia l’autore (o gli autori) ma leggiocare questo Corto è stato alquanto difficoltoso. Non perché sia scritto male o non venga spiegato bene quello che si deve fare, è stato proprio faticoso mettere materialmente in pratica il meccanismo ideato dall’autore (o dagli autori). Assemblare un ventilatore dell’Ikrea è molto, molto più facile.
Dunque: dobbiamo seguire una delle due storie e a un certo punto, in base agli indizi che troviamo, ricollegarci all’altra. E via di seguito. Il meccanismo è agevolato dal fatto che i vari nuclei narrativi sono dei loop, quindi prima o poi l’incrocio giusto si trova. Un meccanismo geniale in teoria, ma che è un po’ difficile da mettere in pratica. Per rendere più chiare le mie perplessità riporto la partita che ho cominciato. Ovviamente avevo già dato un’occhiata al Corto e ne avevo letto alcuni paragrafi, ma temendone la complessità ho preferito dedicarmici con calma al momento opportuno, cioè una domenica piovosa.
Allora, comincio come Ustolfo e dopo aver girato un po’ decido di fermarmi all’U48. Prendo quindi in mano Lodovica e dopo una perlustrazione in giro ignoro il gargoyle e provo a incrociare le storie all’L89 (entrambi i paragrafi presentano una formula magica o quello che è). Solo che nella colonna della tabella di Lodovica l’L89 non c’è! Riprendo quindi il gioco, ma devo farlo dall’inizio perché non mi ricordo che l’ultimo paragrafo visitato era l’L89. Per fortuna la struttura del Corto permette di riprendere la lettura da capo senza andare a tentoni, ma adesso sono consapevole che le tabelle non sono omnicomprensive e che farò meglio a prendere nota anche del paragrafo in cui mi trovo al momento di decidere di tentare lo switch.
Forse la scelta di limitare i numeri dei paragrafi da “attivare” (quelli incolonnati sulla sinistra delle tabelle, per capirci) è dovuta ai limiti di formattazione imposti dal bando, ma credo che in questo caso sarebbe stato legittimo chiedere agli organizzatori una deroga, che poteva essere concessa per ottimi motivi: creare qualcosa di più funzionale, magari con corpo 10 o 9 per fare stare più numeri, e quindi opzioni, possibili. O magari non realizzare le tabelle come testo scritto (anche a costo di perdere i link) ma come file immagine, in modo da agevolarne la copiaicollatura se si gioca da pc.
Ecco, appunto, la difficoltà di giocare da computer: oltre al solito NotePad che mi apro, e che si è rivelato molto utile come molte schede di gioco, uno dovrebbe anche copiare/incollare le tabelle, o ricavarne un’immagine da screenshot.
Insomma un lavoretto in più: anche questo mi fa pensare che per questo tipo di Corti (è un discorso diverso, ma la memoria corre a quello steampunk con il robot e Maria Antonietta) il formato giusto non sia quello letterario, ma in questo caso magari un gioco da tavola con un tabellone su cui vedere i risultati combinatori di destinazione (molti di più rispetto a quelli riportati qui, da cui anche senza volerlo si capisce quali sono i probabili checkpoint, solo 7) e delle carte separate con i testi dei paragrafi, in modo da avere sempre disponibili i contenuti senza dover scorrere il Corto ricordandosi dove si era arrivati.
A un certo punto mi sono stancato di controllare 3 programmi aperti contemporaneamente (Corto, NotePad, screenshot) e ho deciso di riprendere la lettura più avanti con gli appunti mentali sugli stacchi che mi sono preso nel frattempo. L’errorometro non l’ho nemmeno preso in considerazione. Di certo a questo Corto non manca l’originalità né a livello di soggetto né a livello di regole. Certo, l’uso dell’italiano maccheronico brancaleonesco sembra una maniera per evitare errori di italiano!