Corto 24 - Ocram
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Questo corto non prevede soluzioni.
Ricordo che le votazioni saranno aperte dal 22 Febbraio fino alle 23:59 del 30 Aprile.
Buona lettura e discussione!
(relativo numero della Gazzetta: 24 - Ocram)
Ultima modifica di: Adriano Apr-11-21 11:10:30
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Re: Corto 24 - Ocram
Corto carino e stimolante che prevede più di un unico finale, ed è incentrato sulla classica e sempre efficace figura dello specchio che funge da portale tra due mondi - in questo caso: mondo parallelo dove chi riflette la propria immagine genera suo malgrado una copia "cattiva", o comunque deviata, di sé. Rimanda in qualche modo al racconto di Alice, o ancor più (secondo i miei personalissimi gusti) ad Attraverso lo Specchio, Dylan Dog n'10
Il Corto è scritto bene e si basa soprattutto sulla raccolta di oggetti (parole-chiave) per superare alcuni passaggi. Il paragrafo 2 fa da collante per le varie aree che bisogna visitare per tentare di uscirne nel migliore dei modi. Inoltre bisogna considerare il passaggio del tempo - che da 6 non deve arrivare a 0, pena un finale.. ambiguo ma di certo non felice.
Tornando al famoso paragrafo 2.. c'è da dire che l'ho trovato un po' incasinato: colpa di tutti quei "se hai X, vai a Y" messi in un unico posto, quando io avrei ad esempio fatto sì che il testo chiedesse all'inizio di ogni paragrafo il check di uno o più oggetti, rimandando poi a un ulteriore ramo.
Altro piccolo difetto: all'inizio, nel regolamento, gli oggetti sono chiamati cose-parole e poi parole-oggetti. Sono piccolissimi dettagli, ma forse era bene uniformare.
In ogni caso un buon Corto, piacevole e non eccessivamente complesso.
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Re: Corto 24 - Ocram
Recensione di Prodo (già pubblicata sulla pagina Fb di LGL, ma la riporto anche qui):
24 Ocram: Bel racconto, molto particolare e innovativo sia nella struttura che nella narrazione. Il tema del doppio mondo è trattato con intelligenza, ispirandosi a un’opera classica come Attraverso lo specchio e declinandola tramite un approccio differente. Anche narrativamente il lavoro è valido, mentre forse manca qualcosa nell’equilibrio strutturale complessivo.
PRO
1) Mi ha colpito molto la capacità dell’autore di caratterizzare il protagonista del racconto, un bambino piccolo, sebbene non piccolissimo. Non solo il personaggio è credibile, ma il nostro riesce nella tutt’altro che facile impresa di farlo parlare, muovere e comportare come un bambino della sua età. Età che peraltro intuiamo perché non è mai chiaramente quantificata. In passato ho letto spesso opere in cui bambini, adolescenti o in generale protagonisti differenti, rispetto all’autore, per genere, età o provenienza risultavano ben poco realistici. In Ocram accade l’esatto contrario e questo è uno dei suoi punti di forza.
2) La struttura regolamentare del racconto è molto intelligente. L’idea del tempo che scorre è buona, anche quella dell’inventario limitato a un singolo oggetto, da portare in mano, è realistica e funzionale all’economia dell’opera. Tale base è arricchita da un paio di trovate altrettanto valide: gli indizi disseminati per la casa, che ci aiutano a compire le azioni nel giusto ordine, e i dialoghi scritti al contrario, molto coreografici, aumentano l’immedesimazione e aiutano a ricordarci che siamo finiti nel mondo oltre lo specchio.
3) Il finale multiplo è stato gestito molto bene. Sia quello positivo che quello negativo sono convincenti. Il pathos e le emozioni che suscitano sono adeguati, e non lasciano quella sensazione di epilogo frettoloso o non in linea con il resto dell’opera. Esiste anche una conclusione “di mezzo” in cui torniamo a casa e ci perdiamo la mamma, che invoglia a rigiocare il corto cercando di svelare la soluzione migliore.
CONTRO
1) Mi ha infastidito alquanto una mancanza, in sede di bivi, al paragrafo 2. Tra le opzioni, se torniamo in soffitta, ne esiste una in cui abbiamo mamma. Non è però specificato chiaramente che possiamo avere sia specchio che mamma (eventualità che è possibile far verificare e che conduce all’epilogo migliore). In effetti non è possibile arrivare in soffitta senza specchio se si ha la mamma con sé, ma questo il lettore non lo sa. Tale mancanza di chiarezza mi ha in pratica rovinato una partita. Non ho scelto l’opzione mamma perché avevo anche lo specchio e credevo che le cose non collimassero, ho finito per perdere altro tempo, azzerarlo e non conquistare subito l’epilogo migliore.
2) Ho notato un problema di equilibrio. Per conquistare il finale vincente basta andare in bagno, poi dalla mamma, poi in soffitta. Tutto il resto è fuffa. In alcuni casi le stanze nascondono dei malus, come se torniamo dal falso papà del mondo oltre lo specchio con la mamma, ma in altri hanno la sola funzione di fare perdere tempo. Secondo me le stanze “specchietto per le allodole” sono troppe, così come gli oggetti inutili. Avrebbe funzionato di più, per esempio, se la lattina o l’orso ci fossero serviti per convincere la mamma ad abbandonare la cucina, in modo da creare un percorso più complesso ma sicuramente più in linea rispetto alla struttura complessiva del racconto.
3) L’opera è valida sia narrativamente che strutturalmente, ma forse, rispetto ad altri racconti in gara, paga qualcosa in termini di giocabilità. Credo che cimentandosi in tre sessioni esatte si riesca tranquillamente a esplorare tutti i possibili finali. E ognuna delle run sarà molto breve perché il racconto è breve: più breve, in termini di tempo, della media degli altri corti in gara. Tutto finisce troppo velocemente, e rimane una certa sensazione di insoddisfazione, legata al fatto che si sarebbe voluto leggiocare di più e più a lungo.
GLOBALE: Ottimo racconto sotto tutti i punti di vista che è limitato, nel raggiungere l’eccellenza, da alcuni problemi legati alla sua stessa struttura. È un peccato perché in sé e per sé il lavoro non ha nulla che non va: sarebbe bastato pochissimo per impiegare più saggiamente i paragrafi, nonché le diramazioni, e trasformarlo in un vero classico. Rimane comunque un valido titolo, e credo che possa competere per il podio.
"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".
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Adriano
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Re: Corto 24 - Ocram
Questo corto ha svariati problemi derivati quasi sicuramente dall'inesperienza del suo autore, o forse da un'eccessiva fretta; il più macroscopico è la struttura dell'hub al paragrafo 2, da cui si dipartono le varie strade di questo librogame a mappa, ma in cui tutti gli interruttori (le parole-chiave) sono in chiaro, "spoilerando" in automatico cosa attiva azioni diverse in ogni zona e rendendo il testo del paragrafo contorto e di difficile lettura. Segue come importanza il fatto che una buona metà dei percorsi siano false piste, rendendo la strada per arrivare in fondo cortissima e anticlimatica.
Nonostante questi difetti, però, mi sento di promuovere Ocram per le straordinarie emozioni che ha saputo trasmettermi leggendo. Le frasi al contrario, che si dipanano pian piano e non sono subito riconoscibili, rendono i dialoghi un crescendo di emozioni perché a colpo d'occhio non puoi sapere cosa contengano: ecco così che certe scene acquistano ancora più pathos man mano che si svolgono. Non solo: una volta completata la lettura, sono rimasto svariati minuti a riflettere sul significato delle mie azioni.
La mamma che porto "di là" è quella vera rimasta intrappolata in precedenza? Sembrerebbe di sì dall'introduzione, ma non è così certo. E perché Marco dovrebbe avere più diritto alla felicità di Ocram?
Se sommiamo al tutto l'evidente influenza di Coraline, una delle mie opere preferite in assoluto, Ocram diventa in automatico uno dei miei corti preferiti di sempre, nonché ciò che speravo di leggere in questa edizione del concorso: una contrapposizione tra due mondi in cui il bene e il male sfumano in un unico grigio, ma di tonalità distinte. Spero che l'autore farà tesoro di quanto imparato durante il concorso e si metta di nuovo alla prova, perché il mercato italiano ha davvero bisogno di una sensibilità come la sua.
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Re: Corto 24 - Ocram
Questo Corto mi è piaciuto moltissimo, scatenandomi reazioni e riflessioni, che è il massimo che posso chiedere da un libro. Ha diversi difetti FORSE dovuti alla poca esperienza. Ma dico FORSE perché se il target sono i bambini (non è evidente che è un racconto per bambini?), la semplicità generale dell'opera, le parole chiave già dichiarate al P.2 e il fatto che si possa portare solo 1 oggetto alla volta, non li considererei difetti ma ottime soluzioni per agevolare la vita al lettore giovanissimissimo.
Detto ciò, il resto è magico. Mi è piaciuto tutto: trama, idea di fondo, meccaniche di gioco, stile di scrittura e soprattutto i dialoghi al contrario. Mi venivano i brividi leggendo piano piano le parole nel giusto verso, con quel contrasto meraviglioso tra il lato horror (terrificante ma solo parzialmente percepito da Marco, perché è un bambino e ha un'innata ingenuità) e la semplicità dei termini scelti. E la tenerezza con la quale vuol riportare la mamma nella vera casa? Perché...."!otturb è iuQ". Amore! Che tesorino.
Stupendo anche il titolo, che è sempre molto importante per me! Riassume la vicenda, stimola la fantasia ed è compatto stilisticamente. A volte leggo titoli davvero orrendi ai Corti.
Ammesso lo stesso discorso fatto per il racconto del gatto e dei globi di luce (è giusto far gareggiare Corti di questo tipo per bambini con gli altri per adulti?), assegno il top e spero vinca o ci vada vicino. Di certo uno dei miei preferiti quest'anno.
Voto inviato ad Adriano.
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