Corti 15 - Una lettera dal passato
VOTAZIONI #7
(fino a domenica 27)
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Per votare, lasciate un commento con il nome del corto, un voto da 1 a 10 (con possibile mezzo punto), e una piccola recensione del racconto. Tenete conto sia dell'efficacia del corto, sia dell'attinenza al tema "L'eredità del passato: come scelte lontane nel tempo possono influire sul futuro".
Ricordo che bisogna votare un minimo di 12 corti e che, a fine concorso, ci sarà una settimana extra in cui modificare o aggiungere i voti a 5 corti a piacere.
Buona lettura!
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Re: Corti 15 - Una lettera dal passato
Un corto che fin dall'inizio, dalla introduzione-spiegazione, mette le cose in chiaro e si presenta per quello che è: uno scegli la tua avventura senza alcun regolamento, ma con un intreccio e una trama molto curati. L'autore scrive bene, nulla da dire: al netto di qualche ripetizione di troppo e alcuni refusi minori il testo è ben pensato, esposto adeguatamente, curato e la storia riesce a essere interessante e far appassionare alle vicende dei due amanti in un'epoca, l'Italia degli anni '40, in cui l'omosessualità era ancora vista come una malattia nel migliore dei casi e come un'aberrante deviazione nel peggiore.
Nonostante traspaia la mancanza di esperienza diretta, e non potrebbe essere altrimenti visto che non credo che l'autore abbia 95 anni e sia stato adolescente nella liguria di 80 anni fa, l'apparato costruito risulta mediamente essere credibile e alcune evoluzioni della storia, decisamente curate, mi hanno piacevolmente sorpreso. Paradossalmente gli epiloghi che mi hanno soddisfatto di più sono quelli di fine "prematura": quando cioè i due innamorati non riescono a ricongiungersi e si respira forte il dramma della loro passione impossibile e tutte le limitazioni che un'epoca profondamente diversa dalla nostra, dove pure a livello di diritti civili e accettazione tanto c'è da fare, vengono prepotentemente alla luce aggiungendo quella componente di dramma e denuncia che secondo me in una storia simile sono fondamentali.
Se devo essere onesto Una Lettera dal Passato manca paradossalmente proprio laddove il lettore riesca a proseguire la run fino a raggiungere i paragrafi che ospitano i finali maggiormente compiuti (eventualità non molto complessa da centrare, il corto si può esaurire completamente in due o tre letture). Lì saltano fuori divisione quasi manicheiste per cui i buoni e i cattivi diventano nettamente definiti, non esistono sfumature di grigio e tutto diventa bianco o nero. Non mi è piaciuta la rapidità sbrigativa con cui Ennio liquida Luca quando scopre i compromessi, seppure tremendi, a cui si è prestato per sopravvivere in tempi comunque atrocemente difficili, non mi sono piaciuti alcuni anascronismi (l'assalto al villaggio degli immigrati di colore mi sembra assai poco credibile in quell'epoca storica, considerando anche che le colonie erano andate perse già nel 1941, e ancor meno mi ha convinto l'esistenza di una sorta di comunità omosessuale conosciuta e in qualche modo tollerata considerando che, nonostante le dichiarazioni di Guglielmo, sembra resistere nel tempo a ogni tipo di "incursione"), non mi è piaciuto, infine, la tensione narrativa dei finali "migliori", al paragrafo 2 e 25, dove il ritrovarsi dopo anni e anni di Luca ed Ennio viene quasi ignorato e le esternazioni affettive ed emotive rimandate a un generico e non descritto "tanto tempo" che avranno per parlarsi. Può darsi che sia dipeso anche dal poco spazio a disposizione, ma a mio parere in quei determinati passaggi l'autore, per mantenersi agli ottimi livelli raggiunti in altri momenti della narrazione, avrebbe dovuto osare di più.
Una lettera dal passato rimane un buonissimo racconto, ma ritengo che se si opta per l'eliminazione di ogni componente "game" per arrivare al vertice è necessario essere eccellenti dal punto di vista narrativo, della trama e dei contenuti. Questo corto si avvicina all'obiettivo, ma, per i motivi sopra esposti, non riesce pienamente a centrarlo. Rimane un buon lavoro, meritevole di un voto adeguato, ma a mio parere gli manca qualcosa per mirare al podio.
Voto finale di Prodo: 7.
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Re: Corti 15 - Una lettera dal passato
GGigassi ha scritto:il ricordo del Corto sulla biblioteca col segreto del padre
Anche io ci ho pensato subito!
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Re: Corti 15 - Una lettera dal passato
Trovo che l’autore si sia tagliato le gambe da solo con l’introduzione in cui spiega la natura del Corto e anticipa quanti finali avrà. Atmosfera e parte della leggiocata vanno a farsi benedire, anche se possiamo intendere la rivelazione del numero dei finali come una sfida per trovarli tutti – ma nessuno è nascosto e ci si arriva come in uno SLTA. Non mi è piaciuto per niente il chinare il capo al politically correct, con spiegazioni troppo lunghe sul fatto che la trama va contestualizzata e che certi termini lui (l’autore) non li userebbe mai. Tanto più che poi nel Corto non c’è traccia di inni al fascismo né termini spregiativi verso gli omosessuali (tranne che al 14)! E la sua “modestia” (se proprio vorrai potrai rileggere questo mio umile Corto…) mi è risultata quasi irritante.
Detto questo, la storia non è originalissima (cfr. le canzoni di De Andrè e Vecchioni che ho citato giorni fa) ma suscita comunque un certo interesse e lo stile di scrittura è piacevole senza essere compiaciuto, raggiungendo delle buone vette di pathos in alcuni finali, nonostante lo spazio fosse tiranno. Va detto però che l’autore si perde delle maiuscole per strada (il movimento culturale è il Rinascimento, “rinascimento” significa solo una generica resurrezione… a Firenze si va a visitare Palazzo Vecchio, non un generico “palazzo vecchio”…).
Ho apprezzato le sgrammaticature nelle lettere di Luca (“li affari”) , anche se magari non erano intenzionali: mi restituiscono un senso di genuinità di un’Italia ancora poco o per nulla letterata. Al 17, invece, quel “li” al posto di “gli” (dove oltretutto sarebbe stato meglio “loro”) risalta di brutto proprio perché il resto del Corto è scritto bene. Mi sfugge però come possa un guercio (al 25) stringere “gli occhi”.
Dal punto di vista ludico c’è ben poco da dire, la possibilità di “scegliere” per il giocatore non determina sempre delle variazioni rilevanti nella trama (vedi il bivio illusorio al 6), fatta salva ovviamente la scelta iniziale che può prevedibilmente concludere il Corto anzitempo. Ma, certo, non siamo per fortuna nemmeno ai livelli di Redemptio o Caccia Maledetta. Più che altro, il risultato delle nostre scelte è spesso sin troppo prevedibile, anche se ho apprezzato il finale del 24. Come è anche apprezzabile il fatto che il finale del 25 sia raggiungibile da due strade diverse.
In definitiva per me questo Corto non è male, ma anche molto lontano dal podio. Il tema è stato centrato ma a livello ludico offre ben poco. La tematica omosessuale inoltre non è una novità qui al concorso come testimoniato anche da altri utenti, e anche da un Corto di questo stesso anno.
L’impressione finale è quella di un compitino fatto bene, con tutti gli elementi al posto giusto, ma senza alcun guizzo. Che comunque è già una cosa soddisfacente. Il mio voto è 6 (sei).
Mi piacerebbe, se possibile, avere dall’autore un chiarimento in merito alla scelta dei nomi dei due paesi, che mi suonano piuttosto cacofonici in italiano. Inizialmente ho pensato che Vribano fosse l’anagramma di una cittadina realmente esistente, ma poi ho scoperto che esiste una Bribano proprio nei luoghi in cui dovrebbe essere ambientata la storia. Giudicco inizialmente mi ha ricordato la Giudecca di Venezia, ma ovviamente non può essere quella. Forse è una storpiatura di “giudico” o “giudicò” a sottolineare la pressione che sentono i protagonisti?
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GGigassi
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Re: Corti 15 - Una lettera dal passato
Fin dall’introduzione l’autore ci avverte che il racconto è uno SLTA che tratta tematiche di impegno civile e sociale di grande attualità, ambientato nell’Italia fascista. Se comprendo e condivido l’intento, ho difficoltà a leggere racconti o romanzi storici che presentano anacronismi, allora piuttosto preferirei la creazione di un’ucronia in cui l’autore può modellare la sua realtà a suo piacimento e presentarcela priva di contraddizioni storiche.
Il racconto vede un netto prevalere della parte narrativa su quella ludica, che prevede solo sei paragrafi con bivi a fronte di sei finali, e nessun regolamento. Questa struttura penalizza la rigiocabilità, ma favorisce l’esperienza letteraria. Di solito nelle recensioni non parlo dei refusi e degli errori di battitura perché comprendo che non tutti possono avere un correttore che rilegge il testo in cerca di errori, però mi sento di puntare il dito verso un orrore grammaticale nel paragrafo 23 (“qual’è” con l’apostrofo), magari pago dazio per aver avuto insegnanti di italiano particolarmente severi.
La storia riesce ad appassionare, trasmette il senso di sofferenza dei due protagonisti divisi dalla guerra, però i finali non riescono a mantenere le promesse e le premesse. Ad esempio, nel finale in cui Luca confessa le atrocità che è stato obbligato a commettere, Ennio ha una reazione esageratamente ideologica, se lo amava veramente e se avesse vissuto veramente gli orrori della guerra, lo avrebbe accettato comunque sia, visto anche il pentimento dimostrato. Lo stesso Luca, nel finale con il ricongiungimento, non era tornato a casa perché pensava che la famiglia lo avesse dimenticato. È una motivazione artificiosa e poco credibile, sarebbe stata meglio una motivazione più altruistica, che era rimasto a Firenze per aiutare i suoi nuovi amici. Veniamo all’ambientazione: se il racconto ha un merito è quello di avermi obbligato a cercare la situazione degli omosessuali durante l’epoca fascista. Quello che ho scoperto è che il fascismo semplicemente ignorava l’omosessualità, non c’era un reato specifico al contrario dell’Inghilterra vittoriana o della Germania nazista, al massimo comminava delle ammonizioni e mandava al confino nelle isole gli omosessuali meno discreti. Quindi non è anacronistico parlare di comunità di omosessuali se erano discreti, né di transessuali, infatti il primo intervento di cambio del sesso risale agli anni ‘30. Quello che è anacronistico è descrivere bande di fascisti nella Firenze del ‘44 quando era sul confine tra Regno d’Italia e Repubblica Sociale, prima della liberazione i fascisti avrebbero avuto altre preoccupazioni, mentre, dopo la liberazione, sarebbero dovuti scappare. È anacronistica anche la presenza di baraccopoli di immigrati, come è anacronistica, nel 1947, la pretesa che le idee del cugino lo avrebbero portato in galera, perché la costituzione venne approvata a fine dicembre e solo allora divenne esplicita la condanna di chi voleva ricostituire il Partito Fascista. Il cugino, al contrario, nel 1947 poteva invece aspettarsi di peggio perché c’era una sospensione delle leggi e bastava essere sospettati di aver collaborato con il regime fascista per essere fucilati sulla pubblica piazza.
Il tema del bando è rispettato perché le scelte del passato compiute dal protagonista influiscono sul presente.
Il mio voto è 6,5.
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F.A.S.
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Illuminato
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Re: Corti 15 - Una lettera dal passato
UNA LETTERA DAL PASSATO - VOTO 6.5
Chi ha scritto questo corto ha fatto di tutto per darsi la zappa sui piedi.
La premessa (che mi ha dato un dejavù fortissimo di "È ora che tu sappia", 2018), è a metà fra l'inutile e il dannoso: ruba spazio al racconto, spoilera, fa pregustare una violenza e una fedeltà storica che poi nel corto non ci sono.
Non mi soffermo sulle inesattezze storiche, perché sono sicuro che altri le tratteranno con più cognizione di causa. Parliamo dei problemi interni al corto:
Su due raccordi ci sono due errori: al 4 ci si arriva indipendentemente dall'opzione scelta, rendendo inutile la scelta stessa. Al 23 si parla di una lettera, tuttavia si può arrivare a questo paragrafo senza aver mai visto tale lettera. La stessa lettera è fonte di un altro problema: ci viene chiesto nel passato se vogliamo spedirla, ma è una scelta ovvia, noi abbiamo già vissuto il futuro e sappiamo che è una trappola.
Solo 7 scelte in uno SLATA, spesso dai risultati ovvi. Alcune scelte sono di un buonismo stucchevole. "VUOI UCCIDERE UN IMMIGRATO?????" "Ehmmm, no?" "BRAVO, HAI FATTO BENE A NON UCCIDERE UN IMMIGRATO. GLI IMMIGRATI NON SI UCCIDONO".
A questo aggiungo che, in passato, il pubblico si è già espresso negativamente sul cambio di POV, specialmente se in seconda persona.
Al di là di questi enormi difetti, va riconosciuto che il corto è scritto piuttosto bene, è appassionante, ha un buon ritmo. Avrei però asciugato alcuni avverbi in mente, e alcune locuzioni contorte, e avrei caratterizzato con più concretezza i due protagonisti, ma sono dettagli.
Un altro pregio è che si riesce a veicolare una storia con introduzione/svolgimento/conclusione + semina e raccogli. Anche l'attinenza al tema è più che accettabile.
Nel complesso, mi sento di dare un 6.5 di incoraggiamento.
GGigassi ha scritto:Mi piacerebbe, se possibile, avere dall’autore un chiarimento in merito alla scelta dei nomi dei due paesi, che mi suonano piuttosto cacofonici in italiano. Inizialmente ho pensato che Vribano fosse l’anagramma di una cittadina realmente esistente, ma poi ho scoperto che esiste una Bribano proprio nei luoghi in cui dovrebbe essere ambientata la storia. Giudicco inizialmente mi ha ricordato la Giudecca di Venezia, ma ovviamente non può essere quella. Forse è una storpiatura di “giudico” o “giudicò” a sottolineare la pressione che sentono i protagonisti?
Mi accodo a questa richiesta.
Edit: rileggendo, mi sono reso conto che forse sono stato troppo duro con questo corto. Alzo di mezzo punto, arrivando a 6.5.
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FinalFabbiX
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Cavaliere del Sole
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Re: Corti 15 - Una lettera dal passato
Trama: Ambientato tra il 1942 e il 1947 è la storia di due giovani che si vogliono bene, che la guerra ha separato e che il tempo può riunire.
Attinenza al bando: mi è piaciuta l’idea di utilizzare la lettera arrivata con 5 anni di ritardo per balzare dal presente al passato.
Giocabilità: Si tratta di una storia a bivi che ha il suo punto di forza nella storia e nel passaggio, di paragrafo in paragrafo, da un protagonista all’altro in due periodi di tempo differenti.
Per tanto la parte ludica (enigmi, combattimenti, percorsi) è ridotta all’osso ma è in linea con il genere di racconto che è stato presentato.
particolarità: La scelta di inserire due protagonisti omosessuali (anche se Ennio è comunque sposato) all’inizio potrebbe disorientare o far storcere il naso, o non permettere al lettore di identificarsi in Ennio o Luca; in realtà non vi sono (a parte un solo caso) scelte di carattere sentimentale o sessuale, se non il desiderio dei protagonisti di riunirsi dopo tanto tempo. Per tanto è una lettura per tutti.
Giudizio finale L’idea di passare da un protagonista all’altro non disorienta, tutt’altro, invoglia il lettore a proseguire la lettura, per scoprire se i due si ricongiungeranno.
Alcune scelte però paiono discutibili, come quella di accettare o meno le avance del commilitone, o ancora quella di picchiare o meno un uomo di colore per farsi benvolere dal gruppo di neofascisti, l’intento dell’autore è chiaro ma non si poteva fare a meno di certi espedienti, così come la premessa con la exusatio non petita.
voto 6
Piango perché una volta ero un fratello, ed ora non lo sono più (K.Von Erich)
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djmayhem
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Re: Corti 15 - Una lettera dal passato
Uno Scegli la tua avventura molto gradevole, il cui difetto peggiore è il paragrafo introduttivo che "mette le mani avanti": troppo lungo, troppo esplicito, e sa troppo di paraculo. Oddio, siamo in tempi in cui qualsiasi imbecille, specialmente su Facebook, potrebbe leggere il Corto e, mancando la suddetta introduzione, scatenare una piccola crociata contro l'autore, lo so. Ma se ti rendi conto che il tema è in qualche modo delicato e vuoi affrontarlo lo stesso, se non lo ritieni controverso devi avere il coraggio di svilupparlo senza prima alzare tutti gli scudi. Non lo stai proponendo alla TV nazionale o al circuito delle librerie, e se qualcuno trova controverso qualsiasi aspetto di questa storia dopo averla letta, lo scemo è lui.
Comunque, se l'introduzione ha fatto il possibile per indispettirmi, la storia vera e propria me l'ha fatta dimenticare in fretta. Il Corto è scritto bene: lo stile è semplice, ma non scade mai nel melenso o nel banale, e in opere così brevi è difficile essere infastiditi da alcuni eccessi di ingenuità. Proprio perché la scrittura è buona, però, saltano maggiormente all'occhio gli errori: accenti mancanti (le forme verbali "da" ed "e"), minuscole al posto di maiuscole, "li" invece di "gli", sono cose che non possono non far sospettare qualche autentica lacuna dell'autore, perché il Corto è chiaramente stato riletto e cesellato con una certa attenzione.
Al primo tentativo ho raggiunto il finale migliore, impresa non difficile; ma l'autore, secondo me, è stato bravo a dare ai bivi un percepibile peso, per cui si "sente" che le scelte richieste ai protagonisti cambieranno in modo sostanziale gli eventi successivi. Delude quindi il bivio di Luca di fronte all'avance del commilitone, perché riconduce in ogni caso alla stessa conclusione, laddove invece poteva ben esserci un finale negativo in più; è evidente che l'autore non se la sentiva di troncare troppo presto il filo narrativo, però d'altra parte è possibile concludere la storia letteralmente al primo bivio, quindi che problema c'era?
Il pregio maggiore del Corto è quello di avermi spinto ad esplorarne tutte le possibilità, riuscendo a non ripetersi al netto dei passaggi copiaincollati, a non scadere in facili banalità anche se sembra spesso in procinto di farlo, a non sprecarsi in diramazioni inutili o ridondanti. Il doppio punto di vista è interessante e si sposa bene col tema del concorso.
Voto: 7.5
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EGO
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Re: Corti 15 - Una lettera dal passato
UNA LETTERA DAL PASSATO
Quello che stai per leggere è un librogame particolare, senza troppa avventura, con narrativa preponderante, su due piani temporali, con 6 finali, 25 paragrafi, non dare confidenza ai soldati, evita Firenze, o fasci e non accoppare nessuno… ah, l'assassino è il maggiordomo!
No vabbè, dimmi pure la sequenza dei paragrafi che famo prima, no?
Poi, l'autore ci fa un PICCOLA precisazione (di una pagina) sul fatto che sono presenti riferimenti bla bla bla, ci tengo a precisare bla bla bla, commenti denigratori verso bla bla bla…
Allora. In narrativa questo problema un autore non dovrebbe davvero porselo, soprattutto quando scrive un racconto che ha a che vedere con la storia. Trattare la storia (dal greco istoria e dal latino historia, che significa RICERCA… e infatti tutta sta cosa l'ho trovata su Google) vuol dire essere quanto più precisi nell'esporre i fatti e nel dare voce ai personaggi, rendendoli quanto più credibili possibile. Perché dico questo? Perché dopo una premessa del genere, mi sarei aspettato di vivere l'avventura tuffandomi in un passato, quello dell'Italia del 41, verosimile e non troppo anacronistico. Nel racconto non ho mai avuto la sensazione di avversione verso il linguaggio usato, cosa che invece mi sarei aspettato. Mi è sembrato tutto troppo edulcorato (forse per paura di offendere qualcuno. Paura ingiustificata quando si scrive. Sono i personaggi a parlare, non l'autore e quanto più sono in sintonia con ciò che rappresentano, più appaiono reali). Al par.14, il cugino Guglielmo, camerata che ha in casa manifesti razzisti, armi e simboli del regime, usa parole come: Neri e omosessuali. Ora io non voglio offendere nessuno, ma un fascista fiorentino di quegli anni non parla così. Me lo strappi dal personaggio in questo modo. Negri e checche sarebbe stato più adatto, per non citarne altri. Porto solo questo esempio, ma se un autore scrive con il freno a mano, rischia di spersonalizzare tutto. Stephen King non ha mai avuto paura di far parlare i suoi personaggi con la voce giusta per il loro rango sociale (per quanto brutto sia), per dirne uno.
Per quanto riguarda la parte anacronistica del racconto, è stata già ampliamente sviscerata da altri e mi astengo.
Dunque, la scrittura è buona e il racconto, per quanto edulcorato, scorre in modo piacevole. Ricostruire la storia dei due amanti ti da anche un certo grado di appagamento, soprattutto in alcuni finali (e ce ne sono ben 6).
Le nostre scelte, spesso troppo prevedibili, influenzeranno l'epilogo della storia. Dico prevedibili perché, soprattutto nel par.17, ti viene chiesto un qualcosa di tanto immorale che nessuno sano di mente farebbe. Quindi, se scegli di assecondare l'autore/autrice in quel gioco di sangue, ti ritroverai con la coscienza sporca e il finale non potrà che essere amaro. Ecco, faccio una precisazione proprio per quel finale (par. 24). Evidentemente non doveva essere un grande amore se poi Ennio liquida Luca dandogli del mostro. La guerra, si sa, trasforma le persone, ma è l'amore che è in grado di redimerle. Ma non è questo il giorno.
In sostanza, sono stato cattivello in questa recensione ma, come farebbe una mamma amorevole, ho voluto fare una paternale (le mamme fanno le maternali?) proprio perché il corto mi è piaciuto. Però, per i motivi di cui sopra, mi fermo a 6,5 (SEI e mezzo).
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Iniziato
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