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Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

VOTAZIONI #8
(fino a domenica 03)



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Per votare, lasciate un commento con il nome del corto, un voto da 1 a 10 (con possibile mezzo punto), e una piccola recensione del racconto. Tenete conto sia dell'efficacia del corto, sia dell'attinenza al tema "L'eredità del passato: come scelte lontane nel tempo possono influire sul futuro".

Ricordo che bisogna votare un minimo di 12 corti e che, a fine concorso, ci sarà una settimana extra in cui modificare o aggiungere i voti a 5 corti a piacere.

Buona lettura!

FinalFabbiX
Signore del Totoautori 2016
Cavaliere del Sole
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

Chiunque segua il concorso da qualche anno riconoscerà facilmente l'autore di questa opera. Il solito vecchio marpione ed espertone che non delude mai e che già negli anni scorsi aveva tentato qualcosa di concettualmente simile a questo Ma che caldo faceva. Un simulatore di una vita intera che ci porta dalla nostra infanzia a Crotone, alla conclusione di un'estate che vorremmo non terminasse mai, fino alla realizzazione, o meno, delle nostre aspirazioni da adulto, intrecciandosi con una serie di fatti più o meno importanti che hanno fatto la storia di Italia, e che personalmente mi hanno entusiasmato. Si va dalle citazioni più oscure a quelle più dirette (meravigliose quelle fumettistiche!), fino a far ruotare l'epilogo della vicenda attorno a un fatto di cronaca che in qualche modo ha pesantemente influenzato la nostra nazione, il "suicidio" dell'anarchico Pinelli.
Potremmo riuscire a sventarlo, più o meno volontariamente, o leggerne il resoconto addomesticato che ne da la questura su un noto giornale, ma comunque la nostra storia si concluderà lì, con un tocco di profondità amara che il nostro autore misterioso più volte in passato ci ha trasmesso tramite i suoi lavori.
La verve narrativa dell'opera mi è piaciuta quindi molto, così come le atmosfere riproposte e la sperimentazione, data sia dall'enorme numero di paragrafi inseriti (ben 60, sembra quasi una provocazione anche considerando come molti di essi siano asciutti e serrati, ma non risultano mai sbrigativi come accaduto quest'anno in altre occasioni) che dall'ottima trovata per tenere traccia delle nostre scelte (non parole chiave ma maiuscole, grassetti, cambi di colore e corsivi). L'escamotage ludico è da scuola: in un'edizione del concorso in cui ci siamo imbattuti nelle più svariate idee di "tracciamento" compatibili con la necessità di non appuntare alcunché questa è semplice e geniale allo stesso tempo, perché è facilissima da ricordare, snella da gestire e consente effettivamente di tenere traccia delle scelte compiute e dare una coerenza e una profondità di gioco al racconto. Il difetto principale di Ma Che Caldo Faceva, un po' soprendente considerando la vecchia volpe che si nasconde dietro lo scritto, è dato da alcuni passaggi evolutivi che non hanno molto senso. Cito per tutti, a titolo di esempio, quello dell'edicola (paragrafo 21): se decidiamo di diventare giornalai ci troveremo nel paragrafo successivo a fare i conti con una serie di incoerenze piuttosto fastidiose: il testo ci dice che non viviamo a Milano ma potremmo benissimo viverci (in tutte le altre diramazioni viene specificato che abbiamo preso una villetta fuori la città ma in quella dei giornali no), e ci vengono offerte delle opzioni che davvero hanno poco a che fare con la professione scelta: per esempio se decidiamo di riallacciare i contatti con qualche professionista del nostro settore si parla di "concorso insieme"... Ma se siamo edicolanti non abbiamo fatto alcun concorso.
Ce ne sono almeno altre due o tre simili sparse per il testo: imperfezioni secondarie, a volte nemmeno si può parlare di errori, ma più di un senso di incoerenza percepito che un po' stona, e non inficiano il giudizio complessivamente molto positivo che mi sento comunque di assegnare al racconto. Tuttavia da un autore tanto esperto e che ho sempre molto ammirato non me le sarei aspettate (poi magari salta fuori che l'ideatore misterioso non è lui e ho preso una solenne cantonata!).
Insomma pollice assolutamente in su per Ma che caldo faceva, ma questi strappetti un minimo di dubbio me lo lasciano. Per queso motivo non me la sento di inserirlo nel gruppo dei corti che si giocheranno la mia personale vittoria o quantomeno il podio: non me ne voglia l'autore, la mia stima per lui rimane immutata e dopo tanti anni ci può stare che, per una volta, un suo lavoro non finisca tra i primissimi.

Voto finale di Prodo: 7,5.

Prodo
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

Ma che caldo, che caldo faceva è un racconto a bivi privo di regolamento in cui l’autore, con un’idea geniale, differenzia le scelte possibili a fine paragrafo modificando la formattazione o il colore per poterle bloccare a seconda del percorso che seguiamo. Il racconto è un generatore di vita in cui seguiamo una persona dall’infanzia nel secondo dopoguerra fino alla sua realizzazione sociale durante il boom economico. L’autore ricostruisce l’ambientazione storica utilizzando argutamente citazioni fumettistiche e artistiche (su tutte, la Merda d’artista di Manzoni) e tragici fatti di cronaca, inserendo anche un articolo di quotidiano. L’autore predilige l’aspetto ludico su quello letterario, inserendo ben 60 paragrafi scritti con uno stile sintetico, asciutto, ma sempre chiaro e preciso e le scelte offerte riflettono la storia italiana, con le distruzioni della guerra, il servizio militare, il boom economico, l’emigrazione, la ricerca di raccomandazioni.

Però non è tutto oro quel che luccica, infatti molte delle scelte sono finte e l’autore ci rimette in carreggiata rimandandoci al paragrafo dove voleva che finissimo, magari avrebbe potuto ridurre le scelte finte e creare un percorso o due aggiuntivi dandoci delle vere scelte. Il tema del bando è rispettato però, dopo un paio di giocate, ci si rende conto di essere forzati da binari verso l’epilogo scelto dall’autore.
In tutte queste scelte poi ci sono anche degli errori di progettazione perché arriviamo in paragrafi malgrado ci manchi un prerequisito o addirittura malgrado abbiamo fatto delle scelte differenti, rendendo poco coerente la storia del protagonista in alcuni percorsi.

Infine, crea un senso di forzatura sulla storia raccontata l’evento storico che avviene in corrispondenza del finale, la morte di Pinelli, già annunciata dal titolo che cita una canzone sul tema, e messo in risalto da un articolo di quotidiano, come se l’autore avesse voluto riportare l’attenzione su quel fatto storico e avesse concepito il racconto come preludio per farci assistere in qualche modo a quell’evento, tramite un articolo di quotidiano o addirittura interagendo con il Pinelli. Questo spiegherebbe anche le forzature di trama, i finti bivi, l’arrivo a Milano qualsiasi scelta si sia presa, solo per essere presenti il giorno della morte controversa del Pinelli. Senza contare che se si vuol scrivere un racconto storico ci si dovrebbe documentare bene, quindi non ci si può prendere la libertà di far cadere “la mela” in strada invece che nel cortile interno come è avvenuto nella realtà, per il puro gusto di farcela incontrare, in una forzatura estrema e inutile nel tentativo di diversificare i finali.

Voto 5.

F.A.S.
Illuminato
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

Di questo corto mi è piaciuta la sottotrama storica e l'ordinarietà della vita del protagonista. Pensavo che qualche scelta di vita o di carriera ci avrebbe portato, chessò, a essere direttamente coinvolti nelle circostanze della morte del Pinelli (sia la carriera in magistratura che quella in polizia sembravano andare in questa direzione, e già pregustavo ricoprire i panni di un altro Marco Maria Malipiero). Invece così non è stato, e devo dire che la cosa non mi è dispiaciuta.
Riscoprire l'ordinarietà della nostra vita rispetto ai fatti di cronaca che spesso si intrecciano alla nostra quotidianità si è rivelato illuminante sotto diversi aspetti. È una cosa che accade ogni giorno, ma solitamente nel librogame smettiamo di essere spettatori e diventiamo protagonisti. Trovo che questo corto sia stato molto delicato, ed efficace, nel ricordarci qual è il ruolo che ricopriamo di solito, e nel farci riflettere su ciò che esso comporta. Siamo testimoni della Storia, presenti e vicini a ciò che accade, eppure al tempo stesso distanti, ignari dell'impatto che le nostre azioni possono avere sul mondo e spesso e volentieri un po' menefreghisti. Questa non vuole essere una critica, bensì una riflessione sullo stato delle cose.
Questo corto mi ha fatto riflettere molto e per questo voglio premiarlo con un 8,5, anche se ci sono dei problemi di struttura che solitamente ho difficoltà a tollerare (mannaggia al paragrafo 23, quanto stona quando sei già a Milano!), e il sistema di gioco - che pure ho trovato originale, anche se non è esente da sviste e potrebbe essere tarato un po' meglio - a un certo punto mi ha mandato in confusione: difficile ricordarmi cosa non devo leggere, quando le cose che non posso leggere sono più di quelle che posso leggere.
Se gli autori vorranno sistemare le sviste, sarò molto felice di rileggere questo corto per gustarmelo meglio, perché lo ritengo a livello concettuale un ottimo lavoro.

2p2z
Maestro Ramas
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

Questo era il corto che avevo puntato a inizio concorso. Probabilmente a causa delle troppe aspettative, le mie speranze sono state in parte disattese.
La struttura del corto è molto simile a quella di Rodney Road: una vita intera, si parte da piccoli fino ad arrivare all'evento clou che l'autore/autrice voleva narrare, ovvero l'omicidio (sì, omicidio) di Pinelli. Qui però le cose sono meno estreme: non si può decidere come si nasce, non si arriva fino alla morte, non si può scegliere per gli altri... tutti punti a favore di questo corto, a mio parere.
Resta però la sensazione, troppo spesso, di assistere a tagli improvvisi per arrivare al sodo (anche l'autore/autrice deve aver sofferto questi balzi temporali, se arriva a scrivere "Gli anni continuano a passare. Inutile girarci intorno.").
La scelta, all'apparenza folle, di dedicare un'intera pagina a un articolo di giornale, è in realtà potentissima e azzeccata, quasi geniale. Rimaniamo lì, fermi, a tentare di capire l'enormità di ciò che è successo.
Ma questo resta un racconto-game, non solo un racconto, e la parte di gioco è troppo carente a mio parere. Carina l'idea della formattazione diversa, ma rende la lettura (e la stessa visione delle pagine) confusa e poco accessibile, e non è sempre semplice ricordarsi tutto, soprattutto nelle giocate successive alla prima (era la volta scorsa che non potevo leggere il sottolineato?).
Il problema è il gran numero di scelte a disposizione (oltre le quattro scelte il lettore si perde), molte delle quali inutili, senza indizi su quale possa essere il ragionamento giusto da fare: spesso si ritorna in carreggiata, dove l'autore/autrice vuole portarci. A volte anche forzando passaggi incoerenti, come il soggiorno a Milano. Ancora una volta, chi scrive sembra sapere di star forzando un po' troppo la mano: "C’è poco da fare, Milano è nel tuo destino".
Le due scene della caduta sono a mio parere non all'altezza della situazione. Molto meglio, invece, quella della scarcerazione.
Bellissime le citazioni che accompagnano puntualmente lo scorrere degli anni.
In definitiva, questo corto è probabilmente un'occasione mancata, ma la pagina di giornale è qualcosa che mi ha davvero colpito, complimenti.
Voto: 7

giax
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

Trama: Il protagonista da Crotone deve prendere una serie di scelte per costruire la propria vita

Attinenza al bando: La storia compie ampi balzi temporali, dove alcune scelte, anche banali, influenzano il susseguirsi degli eventi

Giocabilità: All’interno di una semplice storie a bivi l’autore ha inserito l’espediente di scelte con grafia diversa, di modo da rendere coerente la storia nella sua lettura, eliminando di volta in volta alcune scelte possibili

particolarità:Vi sono alcune citazioni degli anni ’50, ’60 e ’70 di cultura popolare come l’uscita di Tex, Diabolik, o il film di Totò, e altri storici come l’omicidio di Pinelli, il commissario Calabresi e altre che arricchiscono certamente la storia.

Giudizio finale: Ambientato nel dopoguerra il corto pone il protagonista una serie di scelte da bambino, da giovane e da adulto che determinano la sua vita personale. L’ampia possibilità di scelta ne permettono più letture, anche solo per la curiosità di scoprire “come sarebbe andata se…”. Il finale si collega ad un fatto noto degli anni di piombo milanesi, che può vedere il protagonista come semplice spettatore o anche come persona coinvolta nei fatti.
La storia scorre leggera con, salvo qualche eccezione, paragrafi piuttosto brevi e rapidi, che però non permettono di legare il lettore al suo personaggio o alla storia estremamente ramificata.
voto    gli darei un 6.5 ma visto che quest'anno in pochi hanno aderito bene al bando, premio questo corto con un 7 perché, a differenza di altri, lo trovo ben in linea con il tema

Piango perché una volta ero un fratello, ed ora non lo sono più (K.Von Erich)

djmayhem
Re dei refusi
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

Le scelte del passato che modificano il futuro la fanno da padrone in questo corto. Mai come ora abbiamo la possibilità di modificare il futuro, futuro che tra l’altro neanche ci riguarda più di tanto e ci vede solo spettatori. Eppure, ogni scelta che facciamo, anche la più banale come andare a prendere un dolce, ci trascina verso quegli epiloghi (22-24) che tanto avremmo voluto fossero reali. Un po’ meno il 15, ma vabbè.
La nostra storia inizia nel dopoguerra a Crotone e subito ci si pongono davanti delle scelte morali complesse che getteranno le basi per il nostro futuro. Sì insomma, se finiremo a fare il metalmeccanico o il magistrato, tutto dipenderà da queste scelte: vuoi andare al mare? Vuoi un dolce? Cerchi Antonio? Fai una passeggiata? Vai a comprare un fumetto?
Sono stato lì a valutare la questione per più del necessario. Giuro. Alla fine ho preso la decisone di pancia, vada per il dolce! Purtroppo la pasticceria è chiusa. Mapporcaputt…
Ecco. A me sta cosa mi ha fatto impazzire. Il più bel corto di sempre. Ma vabbè, io sono un cretino e questo corto mi asseconda.
Si vola così, in un’Italia che dagli anni 40 si risveglia nei 70, anno in cui accade un fatto di cronaca increscioso. Noi lettori ne prendiamo coscienza con un articolo di giornale “Il suicidio del fermato a Milano”. Ammetto di essere rimasto spaesato. Ho letto tutto l’articolo nell’eventualità di trovare qualche indizio o traccia di paragrafi nascosti, finché non è risultato chiaro e lampante che l’autore/autrice volesse mandare un messaggio. Messaggio chiaro e forte. Molto forte.
Da quel momento ho deciso che lo avrei assecondato fino a capire dove voleva andare a parare, e così dagli giù di: vuoi laurearti? Sei na schiappa e ti bocciano. Vuoi provarci con una ragazza? È fidanzata. Vuoi ricontattare Antonio? (Ma chi lo conosce Antonio? Ma chi è st’Antonio?) Niente, è emigrato al nord e via dicendo. Oh, sia chiaro, a me ste cose mi hanno fatto ridere forte.
Alla fine è lampante, il corto mi vuole a Milano e chi sono io per contraddirlo? Ed è così che quelle scelte del passato (sì, anche quel dolce che mi è rimasto qui!) vengono al pettine e il povero Pinelli riesce a farla franca, in un’Italia ucronica in cui sarebbe stato bello vivere.
Ma ha anche dei difetti. Ho riscontrato varie incongruenze dove, pur essendo un metalmeccanico, mi comporto come Perry Mason, facendo scagionare Pinelli, o anche se ero già a Milano, il corto mi dice che non c’è niente da fare, devo trasferirmi a Milano. Mi rendo conto che gestire 60 paragrafi in 15 pagine, con paragrafi da ben 6 scelte, non deve essere una cosa semplice, ma magari si poteva optare per qualcosa di meno pretenzioso pur mantenendo intatta la trama che è il punto forte.
Il mio voto è 8 (otto).

ffdesign
Iniziato
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

Un corto che ripercorre con molte citazioni, la storia recente del nostro paese parallelamente alla vita del protagonista. La prosa è asciutta, a tratti quasi telegrafica; l'autore ha infatti privilegiato la ramificazione e i bivi. Sono infatti ben 60 paragrafi e alcuni hanno molte, forse troppe scelte.
Purtroppo inizialmente non torna la cronologia: "tre anni dopo la fine della guerra c'è il voto per abolire monarchia" è stato fatto però nel 1946, quindi un'anno dopo. Altre imprecisioni o leggerezze: compro un fumetto e al paragrafo successivo mi trovo improvvisamente dieci anni più tardi a fare il militare. Ripetizioni (prima parte del par 1) e narrazione a tratti poco precisa "riesci a trovare qualcosa di veramente stabile e valido" quando ad esempio cerco lavoro.
L' epilogo al 45 cui si giunge da vari paragrafi, alle prime partite mi ha lasciato interdetto, quasi deluso. Percorrendo poi tutte o quasi le strade, ne ho capito il significato nella storia.
Par 31: "un tizio con un idrante sotto il braccio" forse intendeva estintore?
Par 23 "anche se non ci vivi" (a Milano). Veramente nel percorso 18-47-21-19-23 mi ci ero trasferito e avevo aperto un'edicola.. . Ci sono anche altri percorsi che non tornano  con il paragrafo 23 (soprattutto con quel "anche se non ci vivi ci sei dovuto andare per un matrimonio") a cui si arriva.
Tanti paragrafi e tante scelte lo gradisco molto, dal testo però non si riesce a capire quale possa essere quella più giusta da fare, ci si trova ad andare quasi a caso, per tentativi.
Ottima l'idea delle parti di testo diversificate per essere escluse o meno in base alle scelte (e quindi ai fatti) passate.

Voto: 6

Votiamo In Enciclopedia!
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sancio
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

In questo corto, si segue la vita di un tizio qualsiasi di cui le scelte influenzeranno il suo futuro. Bene il quadro dell'Italia del dopoguerra, del boom economico e degli successivi anni turbolenti.

Questo corto è scritto bene, ma presenta qualche pecca che gli fanno perdere dei pezzi per strada: certe scelte sono imposte e, a volte, le ellissi temporali sono un po' maldestre e sa di forzatura. Nonostante ciò, le vicende del protagonista si seguono senza intoppi.

Bene il sistema delle varie opzioni (in grassetto, corsivo, in rosso…) e la loro soppressione se si scelgono determinate vie, permettendo così al corto di vivere un po' più a lungo. Peccato l'articolo finale difficilmente leggibile.

Il tema del Bando è azzeccato.

Il mio voto è 6.5

"We will survive, fighting for our lives, the winds of fortune always lead us on,forever free, for the world to see,the fearless masters, Masters of the sea"

Pirata delle Alpi
Erede di Misson
Cavaliere del Sole
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva

Prime impressioni: Sono subito dentro la storia. Manca poco all’inizio della scuola e scelgo di passare al mare gli ultimi giorni di libertà.

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 Conosco un amico di Ancona e decidiamo di rimanere in contatto con delle lettere. Arrivano i diciott’anni, sono un militare e decido che per la mia libera uscita provo a sentire quella ragazza intelligente e simpatica che ho conosciuto… ma è impegnata. Insomma è ora di decidere che fare della mia vita. Sono incuriosito dalle opzioni scritte in modo diverso… Proviamo a sentire Lea, l’opzione è anche in corsivo… Chissà che fine avrà fatto. E non posso più scegliere le opzioni in grassetto. AH! Ora capisco! Molto bene… Gasato da questa meccanica, continuo nel percorrere la mia vita e adesso ho 25 anni, e vado a Roma. Un concorso per entrare il polizia? Eccome se ci provo! Ma fallisco. Per fortuna trovo qualcosa di stabile e valido, anche se perdo la possibilità di scegliere le opzioni sottolineate. Vado a un matrimonio a Milano e provo a scrivere una lettera, chissà come sta il buon vecchio Mario; è sempre bello mantenere un’amicizia così a lungo. Sono così nostalgico che ripenso a tutta la mia vita e mi soffermo su un articolo di giornale. Un uomo interrogato dalla polizia si è gettato dal quarto piano, perdendo la vita. Mi dispiace per il poveretto, forse ora meglio alzarsi e FINE.
Aderenza al tema e narrazione: La narrazione molto stringata non mi fa impazzire, e nonostante questo ci sono diverse ripetizioni. Inoltre salta da un periodo storico all’altro alla velocità di un click e anche se dopo un primo spaesamento ci ho fatto l’abitudine, ammetto che mi ha tolto un po’ di immersività;
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  in particolare succede nei finali: a parte quello più nascosto, sono telegrafici e anticlimatici, soprattutto quello dell’articolo di giornale. L’aderenza al tema per è centratissima: Gli anni che passano dalla prima scelta all’ultima (e alle relative conseguenze) sono almeno quindici e la storia prende svolte davvero diverse, anche ucroniche, quindi per me è promosso a pieni voti!
Come ho letto il corto e gameplay: Partiamo dalla cosa più evidente:
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  le tantissime diramazione che portano molto spesso a essere “falsi” bivi perché tornano sempre a imbuto nella stesso paragrafo. Perché falsi è tra virgolette? Perché anche se a livello di grafo è così, molti danno un sapore diverso alla storia. L’esempio che mi viene in mente è quello della mia prima partita: mi ero preso una cotta per lei e a Roma l’ho ritrovata e abbiamo passato la notte insieme. Questo ha cambiato la storia d’Italia? No. Ha creato una diramazione a parte? No. Come tutti gli altri bivi al 5, mi ha portato al 25 con qualche riga di ambientazione. Sono poche le diramazioni che danno questo senso di storia diversa, molte altre sono solo “Cerchi Antonio? Non lo trovi.” o “Scrivi a Mario? Sta bene.” che mi hanno lasciato un po’ basito. Questo soprattutto perché quasi sempre le scelte sono quattro o più e la maggior parte di queste sono così. Ma penso che questa sia una questione di gusti. Spezzo una lancia in favore del passaggio 19->23, poiché in tutte le diramazioni (tranne le 21!) chi scrive il corto specifica che viviamo fuori Milano. Certo è che si poteva sistemare con poco sforzo. Ad esempio, al posto di una delle numerose scelte telegrafiche si poteva aggiungere un paragrafo intermedio tra 25/8 e il 23, in cui inserire il discorso del matrimonio e lasciare il 23 con due righe generiche su Milano e le scelte. Tra l’altro un paragrafo che avrei sacrificato è sicuramente il 51, che a me è sembrato uguale al 28 solo con parole diverse. Era forse un modo per ingannare chi legge per nascondere ancora meglio il finale “migliore”? In ogni caso, l’altra peculiarità del corto è la meccanica di decurtazione delle scelte. Io la trovo originale e con molto potenziale, ma forse poco elegante. Prendiamo in esame il primissimo bivio: su sei scelte, tutte ti privano delle scelte in MAIUSCOLO eccetto una, e questa cose me la devo ricordare. Quindi cosa cambia dal mettere solo nel paragrafo 10 la parola chiave “Mario”? Procedendo nel corto, è anche più semplice da ricordare. La nota positiva di questa meccanica è l’effetto WOW alla prima lettura quando scegli un’opzione dal formato strano e il corto lavora in background e ti da esiti che solo con quella scelta potevi avere (Wow! Mario si ricorda di me, come faceva il corto a saperlo?!). Nota di merito anche per i finali: passiamo dal più comune, l’articolo di giornale, che, nonostante a livello di storia sia praticamente una troncatura della vita del protagonista, ci da degli indizi velati su come raggiungere gli altri. Poi ci sono le ID, anche queste non semplici da raggiungere se non con del metagame. Infine il finale più positivo, che richiede una bella combo di… non decurtazioni(?) notevole. Di sicuro a questo corto non manca la rigiocabilità.
L’eredità del corto (o altrimenti detto, cosa mi ha lasciato dopo la lettura): Wow. Tanta roba.

Giudizio finale: Belle idee ma forse non adatte per un corto di 15 pagine.

Periodonikes
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