Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva
Anche questo corto, come Rodney Road prima di lui, esplora l'idea del "life simulator" in cui un'esistenza è racchiusa nelle poche pagine a disposizione. I difetti sono quindi gli stessi, ma più marcati dal fatto che in RR ogni scelta aveva da subito una sua dignità, mentre in questo corto al primo impatto sembra di muoversi totalmente a caso.
Un sacco di opzioni già al primo paragrafo: non so perché, ma scelgo la pasticceria e... è chiusa. Fine. Salto temporale assoluto. Lo dico fuori dai denti: senza un'introduzione che possa "preparare" psicologicamente a un approccio simile il primo impatto con Ma che caldo... è stato pessimo, poi addirittura peggiorato dalla forzatura di doversi trasferire a Milano a prescindere dalle scelte.
Poi però... arriva QUEL finale. Riparti, rifletti, provi... e tutta la magia si mostra, in un intreccio legato mani e piedi alla conoscenza di un periodo storico italiano che ai miei tempi non veniva neppure insegnato a scuola (cosa che taglierebbe fuori l'80% del pubblico e credo di essere stato generoso), e che dunque avrebbe meritato più spazio per poter spiegare meglio certi eventi a chi non li ha studiati né vissuti.
Insomma, questo non è un corto che può vincere né essere apprezzato dal pubblico medio, e l'unico voto ricevuto dalla "giuria popolare" di Facebook finora lo dimostra. A conti fatti, non è neppure un "bel lavoro", perché poteva essere fatto molto meglio. Ma è un corto che ha qualcosa da dire e anche solo per questo non posso che rispettarlo enormemente.
Voto: 7
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Zakimos
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva
Lo stile di scrittura è molto secco e rapido, con qualche raro errorino qua e là (cfr. par. 41 “in tra quei muri”). È difficile appassionarsi alla vicenda proprio a causa della frammentarietà che caratterizza questo lavoro. La voglia di inserire più roba possibile ha determinato dei paragrafi talmente lapidari da sembrare canzonatori verso il leggiocatore. Oltretutto, di spazio per arricchirli ce n’era, visto che un’intera pagina non è stata usata.
A livello ludico si tratta di un semplice SLTA con delle parole chiave “negative” (sicuramente gli esperti del genere sapranno esprimersi meglio di me) per cui non è una scelta precedente a determinare la possibilità di accedere a certi paragrafi, ma la non-scelta a vietarne l’accesso. Un’idea originale, ma con lo stratificarsi delle partite non ricordavo più dove potevo o non potevo andare.
Un appunto sull’ambientazione: al di là delle osservazioni già sollevate sulle dinamiche del “suicidio” di Pinelli, non sono così sicuro che un ragazzino calabrese avesse tutta questa disponibilità economica per andare a prendersi alla leggera un fumetto, un gelato, ecc. E questo mi porta a pensare che forse il militare non si facesse già a 18 anni o che forse Crotone non fu poi così colpita dalla guerra, quindi le “rovine” sono solo un elemento decorativo introdotto dall’autore senza documentarsi troppo.
Per lo meno siamo in tema, cosa niente affatto scontata quest’anno, almeno non per me.
Una curiosità: solo a me si verificano dei rimandi testuali un po’ “fuori sincrono”? Ad esempio se passo dal 18 al 34 il secondo non mi compare in cima alla pagina. Questo fenomeno, oltre che fastidioso, è pure fuorviante perché se passo dal 34 al 60 apparentemente vado al 58 che è a metà dell’ultima pagina. Ne tengo conto per il voto, e se è una cosa che succede solo a me correggo il tiro quando si potranno modificare i voti.
Un Corto non certo brutto ma piuttosto insipido, cosa che forse è ancora peggio. Il mio voto è 5,5 (cinque e mezzo).
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GGigassi
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva
Un Corto notevole. Lo svolgimento ricorda molto lo stile di Steve Jackson, con inesorabili colli di bottiglia da cui si può sfuggire solo facendo LA scelta giusta al momento giusto: il grafo del Corto mostra chiaramente l’unica uscita “risolutiva” da ogni grappolo di paragrafi.
In realtà, a parte una morte istantanea, non c’è modo di “perdere”. La nostra è la storia di un uomo qualunque che conduce una vita qualunque, con una manciata di “sliding doors” che possono portare a un epilogo un po’ diverso. Mancandole, ci si chiudono man mano alle spalle tutte le “porte” (rappresentate con accorgimenti grafici semplici, ma intelligenti e facili da tenere a memoria), giungendo all’epilogo dell’uomo qualunque. I paragrafi, per lo più brevissimi e per nulla esaltanti, sono efficacissimi nel rendere l’idea di una vita che scorre senza scossoni nel mare magnum della storia, e in quest’ottica si rivelano a posteriori meno banali di quanto appaiano nelle prime, disorientanti letture. Sembra che non succeda niente, però è quel niente di cui è piena la vita di ognuno, e l’autore è molto bravo a dare quel piccolo guizzo di significatività ad ogni piccolo evento senza dargli più importanza di quella che merita. Una volta ricostruitone il disegno generale, l’opera acquista pienamente senso e si rivela un lavoro molto brillante.
Il vero neo, a parte errorini che si contano sulle dita di una mano, sono gli svarioni di continuity, in alcuni casi purtroppo assai evidenti, e che mi inducono ad abbassare un po’ il voto perché penso che si potessero evitare. Sono comunque colpito dal risultato, perché è un insieme di eventi insignificanti il cui collage ricostruisce una vita, e scoprirne tutti i possibili risvolti mi ha appassionato più di alcune avventure più mirabolanti e pretenziose. Davvero ottimo.
Voto: 8
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EGO
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva
...MA CHE CALDO CHE CALDO FACEVA - Voto 8
Mi trovo in enorme difficoltà a giudicare questo corto.
Da un lato, un'idea che ho apprezzato moltissimo, un'ambientazione originale e innovativa per il concorso, un sistema di gioco efficace e un'aderenza perfetta al tema. Nella prima lettura, la vita del protagonista mi ha tenuto incollato allo schermo, portandomi a chiedere dove si volesse andare a parare. Come dice Zakimos, questo corto "ha qualcosa da dire" e lo fa con una cifra stilistica inconfondibile.
Dall'altro lato però, ho notato una serie di debolezze, rese più evidenti dalle riletture. A cominciare dall'inspiegabile mancanza di cura nella scrittura e da imprecisioni di continuity (sia interna che riferita alla storia stessa).
A questo aggiungo che non ho gradito la struttura, che presenta molti falsi bivi e un numero esorbitante di scelte per paragrafo. Sono della scuola di Mauro Longo, secondo cui le scelte per paragrafo devono essere intorno a 3. Questi elementi tolgono ogni piacere nella rilettura o nella mappatura del corto: non ha alcun senso rileggere 6 volte il corto, solo per scoprire che le strade portavano alla stessa conclusione.
A questo aggiungo che, come altri, ho trovato alcuni rapporti causa effetto inutilmente stranianti.
In definitiva, però, voglio premiare questo corto, perché mi ha dato la sensazione di leggiocare a qualcosa di nuovo e mai visto.
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FinalFabbiX
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Signore del Totoautori 2016
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Re: Corto 18 - ...ma che caldo che caldo faceva
Corto difficile da giudicare, questo...
Mi sono piaciute la quantità di bivi, le varie possibilità e le numerose citazioni.
Inizialmente avevo storto un po’ il naso sullo sviluppo della storia in più anni di vita del protagonista, ma tutto sommato è una scelta coraggiosa, non dico innovativa ma quantomeno diversa dal solito.
Bene anche il fatto che la struttura generale è stata gestita bene, nel senso che sono state privilegiate le scelte del lettore. Ci sono molti accadimenti, e questo è un bene perché si è portati a leggere il racconto più volte.
Quello che non mi è piaciuto, però, è il fatto che alcuni paragrafi siano proprio buttati lì, dire che sono “telegrafici” è definirli lunghi… La primissima partita è stata: 1-37-49-59-11-29-35-2-18-34, tutte lette in un paio di minuti, così come in un paio di minuti sono trascorsi anni della mia vita senza aver fatto nulla.
Alcune scelte, poi, in realtà non lo sono: scrivere a casa (o qualcun altro), provare a sentire Lea, indirizzarsi ad una galleria d’arte moderna, cercare Antonio, comprare un fumetto, ecc., non hanno realmente sviluppi all’interno della storia. È un peccato: l’autore/autrice ha un po’ pagato lo scotto della quantità dei paragrafi.
L’assenza del regolamento non è un male, però ci sarebbe stato bene un’introduzione che facesse capire il terreno che stiamo esplorando (del tipo, chi è Antonio, chi è Lea, cosa ci piace, cosa non ci piace, ecc.).
Nel complesso, però, il racconto non mi è dispiaciuto, e offre comunque tante letture.
Voto: 7.
"Lo sai come dev'esse lo sguardo del carabiniere? Pronto, acuto e profondo".
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Adriano
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