Budellaro ha scritto:
Vedo che altri lo stanno facendo, quindi volevo anch'io dire due(mila) parole sul mio corto. Ha ricevuto molte critiche, la maggior parte delle quali centrate e costruttive. Mi sono state utili, perciò grazie. Su alcune di queste mi fermo a riflettere cercando di trarne insegnamento da una parte e, dall'altra parte, di giustificare alcune scelte che paiono indifendibili.
Una delle critiche è il fatto che il corto non avrebbe né capo né coda, non avrebbe uno scopo né tantomeno un finale. In realtà il corto è un true path con uno scopo preciso. Viene detto in modo chiaro e netto nel regolamento: “Segui il Vero Sentiero e volerai.”
Vero Sentiero è la traduzione letterale di
True Path e volare è dunque lo scopo, l’unico finale positivo.
Come si fa a capire qual è il vero sentiero? Seguendo gli indizi. La prima scelta che hai a disposizione è: “Sì ma dove amore mio? Lo decidi tu: apri le porte (10), vai sotto il treno (8) o salite sulla barca (23)?” Credevo che proporre tre opzioni di cui due declinate alla seconda persona singolare e una alla seconda plurale sarebbe stato abbastanza disturbante da indurre il lettore a chiedersi il perché di quest’imprecisione sintattica. Beh, il perché era nascosto un’altra volta nelle regole del gioco quando viene chiarito “restate insieme” e, poche parole dopo, ribadito “e restate insieme”. La ripetizione è mascherata da cacofonia di una mente confusa, ma in realtà voleva essere un indizio importante. Quindi se ti muovi da sola (seconda pers. sing.) stai sbagliando. Se invece vi muovete insieme, stai rispettando le regole! Ora ho capito una cosa:
un indizio troppo nascosto NON è un indizio! In altre parole, se una cosa la capisco solo io non è geniale, è inutile.
Comunque sia, questo primo bivio ti porta alla seguente scena “Siete sdraiate su una barca di zucchero filato che viene cullata dalle acque rosa di un fiume tranquillo. Sopra le vostre teste un cielo di marmellata e sulle sponde del fiume, su entrambi i lati, alberi di mandarino sorridenti.” che altro non è che la trasposizione in prosa della prima strofa di LUCY IN THE SKY WITH DIAMONDS dei BEATLES.
Da qui in avanti gli otto paragrafi che formano il true path altro non sono che la trasposizione della canzone. Se conosci la canzone è praticamente impossibile sbagliare percorso. Se non la conosci ci sono un sacco di piccoli indizi, tipo quello di poco fa, che potrebbero rimetterti sul percorso giusto. Però sinceramente contavo più sulla prima opzione. Ero presuntuosamente convinto del fatto che tutti l’avrebbero riconosciuta. Ok, non è una hit dell’estate 2022 ma credevo davvero fosse una canzone eterna e universale. Ero ingenuamente sicuro che fosse OVVIO! E questo mi insegna un’altra lezione:
Se una cosa è ovvia solo per me (e per 2p2z
)
NON è necessariamente ovvia per tutti. E se non è ovvia, non funziona!
Comunque sia, ogni volta che fuoriesci dal true path finisci in un loop che avrebbe dovuto avere, nella mia testa, una triplice funzione.
La prima era quella di suggerirti che stavi sbagliando perché nelle regole era scritto chiaramente di “non rimuginare, non fossilizzarti, non ti fermare su un pensiero”. Cosa c’è di più simile al rimuginare di un loop mentale? Ebbene, nella regola stessa è anche nascosto il trucco per uscire dal loop: basta ogni volta distogliere l’attenzione da quello specifico pensiero scegliendo il bivio che non ha niente a che vedere col tema del loop. Ancora una volta,
un’indicazione del tutto inutile se è mascherata così bene da risultare invisibile al lettore.
La seconda era quella di creare un escamotage che permettesse al leggiocatore che avesse sbagliato strada di “riprovarci” tornando indietro e compiendo scelte differenti.
E la terza era quella che mi sono divertito di più a esplorare costruendo sinestesie e descrivendo allucinazioni archetipiche che avrebbero dovuto riprodurre, quanto più fedelmente possibile, il delirio lisergico della protagonista. Frasi ingarbugliate e periodi sconnessi avrebbero dovuto essere lo specchio della mente confusa della viaggiatrice, a volte nascondendo citazioni di Aldous Huxley, Lewis Carroll, Jim Morrison e Battiato e a volte semplicemente graffiando la lavagna con le unghie. Era anche la parte in cui volevo emozionare. Perché
per me scrivere vuol dire trasmettere emozioni! Ma ho esagerato… C’ho voluto buttar dentro amore, odio, paura, meraviglia, tristezza, smarrimento, senso di inadeguatezza, desiderio, piacere, dolore… Ho decisamente esagerato.
Sono stato presuntuoso e da questa lezione apprendo che forse potrebbe aver più senso tentare di trasmettere UNA emozione piuttosto che tutte.
Sul fatto dell’anemia della punteggiatura o virgolafobia sono solo in parte colpevole. Nel senso che so che è un mio problema ma è anche vero che qui l’ho fatto anche un po’ apposta. Nell’esempio specifico che riportava Gigigassi del “non fare cosa amo?” avete indiscutibilmente ragione, è un errore inconsapevole. Ma è consapevole in molti altri passaggi, come ad esempio questo: “e giri giri giri finchè infine la vedi, là, al cancellino girevole che gira gira gira "LUCIAAA" grida lei "LUCIAAA" gridi tu e correte l'una verso l'altra e quando siete abbastanza vicine saltate finendo per acchiapparvi in un abbraccio al volo”. La sensazione che cercavo di trasmettere era quella del “
tutto d’un fiato”, era quella del “
restare senza fiato”, non so se mi spiego… e comunque sia la scrittura voleva sempre essere molto
acida per così dire.
Credo in questo caso di aver peccato di superbia perché probabilmente sarebbe stato un artificio sensato e comprensibile nella penna di uno scrittore valido, ma in quella di un amatore mediocre come me è facile e legittimo scambiarlo per un errore. Non riporto ogni singolo caso in cui ho pensato di fare consapevolmente questa cosa o cose del genere perché non ne usciremmo più ma mi limito a dire che in uno specifico passaggio ho tolto un punto dalla fine di una frase perché volevo che i caratteri fossero 23000 precisi. Sarebbe bastato togliere un avverbio inutile da qualche parte invece di togliere quel punto essenziale? No, perché così sarebbero stati 22992 caratteri e io invece ne volevo 23000. Ero ossessionato dal fatto che alla fine ce ne fossero ESATTAMENTE 23000.
Ci sono tantissime altre cose che ho nascosto che vorrei dire ma su cui preferisco sorvolare. Sono stato comunque contentissimo nel vedere che a qualcuno qualche emozione forte è arrivata (ho adorato leggere la recensione di DuckMadeofWood ad esempio).
Termino dicendo che il finale c’è eccome, ed è il 29, perché quello è il finale in cui voli (che era lo scopo prefissato dal regolamento), e soprattutto perché quello, e solo quello, è il finale della canzone.…E quella canzone lì…. Pota quella canzone lì è un viaggio!