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[quote=FinalFabbiX]Ed eccomi qui, a votare il primo corto di quest'anno. Che dire, niente che mi abbia entusiasmato, ma sicuramente sopra alla media. Ovviamente, essendo il primo corto, mi manterrò abbastanza nel mezzo(non vedo che ci sia di male, visto che poi tanto voterò tutti i corti basandomi sul confronto con questo e che quindi la media alla fine sarà riequilibrata) [b] Pregi [/b] Il corto è stupendo per quanto riguarda la scrittura, per cui mi sento di fare i complimenti all'autore. Uno stile frizzante, leggero, che scivola veloce senza farsi sentire: ci si trova ad arrivare alla fine senza neppure accorgersene. Il regolamento, poi, è molto snello e ben applicato; la difficoltà è ben calibrata: si finisce con tranquillità al secondo tentativo (come è successo a molti utenti del forum, me compreso). Nel complesso il tempo speso per leggere il corto è tempo ben speso, di cui assolutamente non ci si pente. [b] Difetti [/b] Più che veri e propri difetti (che non ci sono o quasi), ci sono una serie di mancanze che tolgono gran parte dell'interesse nel leggere il corto. Tante piccole mancanze che, alla fine, trasformano una scrittura molto buona in un librogame buono, ma non eccezionale. Partiamo dal primo problema: il prologo. So che a molti sicuramente sarà piaciuto (in fondo questo è un corto che presenta molti elementi che possono essere visti come pregi o difetti a seconda del votante) ma a me non è proprio andato giù, per due motivi, uno immediato e uno a lungo termine. Il motivo immediato è che sono otto pagine, otto pagine senza qualcosa che sia davvero interessante: servono ad introdurci nell'ambientazione (che già da subito è però molto stereotipata e quindi non attira granché l'attenzione) e a raccontarci come siamo entrati nel laboratorio. Insomma tutte cose che potevano essere raccontate in massimo due pagine e avrebbero reso lo stesso. Il vero problema del prologo, però, è un altro: abitua il lettore ad una pesantezza che non si ritrova quasi mai nel corto e quindi, di conseguenza, fa sembrare il resto del testo ancora più leggero di quello che non è. Questo, unito al fatto che ci sono molte parentesi aperte nella trama, spinge il lettore a leggere furiosamente senza staccare gli occhi dal testo per arrivare al finale ed ottenere le risposte alle tante domande. Per un libro completo sarebbe ottimo, ma per un corto come Cuore di ferro, in cui fra l'altro il percorso medio non è troppo elevato viste i numerosi piccoli bivi/alcove e la possibilità di scegliere fra percorsi diversi all'inizio, significa che dopo 5/10 minuti il corto ha esaurito tutto il suo potenziale. Non vale molto neppure la pena di rigiocarlo una terza volta, perché, una volta visto il finale, non c'è molto altro da dire. Neppure la parte game riesce in qualche modo a rendere il corto più longevo, dato che una vera e propria parte game con gestione dell'inventario, dei personaggi, dei combattimenti, ... non esiste. Altra mancanza sono gli enigmi: ce ne sono un paio, sempre a soluzione a bivi e sempre con la possibilità di scoprire la soluzione con l'oggetto giusto, ma raramente con una soluzione convincente. [spoiler] La console giusta non è indovinabile. Certo, la guardia le è morta davanti, e quindi ti può indirizzare; ma se è morta, forse il lettore può pensare che il motivo ci sia, no? Si può ugualmente pensare che sia morta mentre tentava di aprire i cancelli, mentre si faceva i cavoli suoi (magari stava chiamando aiuto), che sia morta proprio perché ha sbagliato console. Il rapporto che abbiamo con Denam è surreale: il professore sa benissimo che ci siamo intrufolati nel laboratorio, e noi sappiamo benissimo che lui ne è a conoscenza. Chi di voi, se beccasse un intruso nella propria casa, si fiderebbe del ladro e, addirittura, gli affiderebbe un compito? È ovvio che, alla prima occasione, il prof ci disattiverà. Oltretutto, per chi avesse ancora dubbi (nota: non succede proprio per tutti i percorsi) succede che noi uccidiamo in faccia al professore il suo più caro amico due secondi prima che ci venga chiesto se secondo noi è dalla nostra parte o no. Un applauso a chi si è fidato di lui. Magari mi sono perso qualcosa, ma per quel che ho capito aprire le celle criogeniche non ha alcun senso, soprattutto non sapendo che troveremo Denam e Cypher subito prima. Sarebbero benissimo potuti essere più in là e noi ci saremmo bloccati la strada chiudendoci dentro al laboratorio. [/spoiler] Nota di demerito su qualcosa che non ho capito: perché spoilerare così tanto nel titolo? Caro autore, questo corto aveva il potenziale di farmi stupire del fatto che il protagonista sia un robot e farmi credere che il protagonista fosse lo stereotipo del cattivo. Bastava qualche cambiamento nel prologo, qualche modifica qua e là, ... L'unica spiegazione che mi è venuta in mente è che senza questo il corto non sarebbe stato messo a tema, essendo già al limite così. Se così fosse, per me sarebbe abbastanza grave visto che vorrebbe dire che il tema è stato introdotto dopo (o peggio, che il protagonista è passato, durante le fasi della stesura, da "cattivo" a "cyborg"), ma non ne sono sicuro per cui lascerò il beneficio del dubbio. A proposito, un'altra cosa poco chiara: ma la nostra forza? In alcuni paragrafi ci viene fatto intuire che le nostre abilità di cyborg ci garantiscono una forza superiore, anche se ci dobbiamo abituare al nostro corpo. Riusciamo, infatti, a contrastare efficacemente alcune creature, visibilmente più forti di un umano, quando andiamo di forza bruta. Non sono d'accordo con chi si lamenta dell'incongruenza dei nostri riflessi, perché, in fondo, è normale che il processo per abituarsi sia altalenante e soprattutto che verso la fine il nostro controllo migliori: basta guardare una persona che gioca per la prima volta ad un livello avanzato di un videogame senza averlo mai toccato prima e nell'abituarsi ai comandi avrà la stessa sensazione. Come faceva notare Pirata, c'è pure l'incongruenza del corpo spiaccicato: se siamo finiti in mille pezzi, come facciamo ad essere un cyborg? Da qualcosa avranno pur ricavato la nostra mente, no? Se era solo una questione di tracciati mentali, bastava rapire qualcuno, fare una copia della sua mente e rilasciarlo. Altro problema (che mi pare di essere il primo a notare): ma il chip di accumulo/tablet di Denam? Ma sul serio ci serve che ce lo dica un tablet che siamo finiti nel mezzo di un'esplosione, non ci arrivavamo da soli, soprattutto dopo che è stato il professore a spiegarcelo un attimo prima? E soprattutto: chi ci garantisce che non sia possibile ricostruire il nostro corpo anche se è finito spiaccicato? Siamo in un laboratorio di genetica fantascientifico e non sappiamo di certo che cosa si può fare e cosa no: potrebbe benissimo essere che si possa creare un nuovo noi a partire da un capello, cosa, fra l'altro a cui noi stessi crediamo all'inizio quando crediamo che il nostro corpo sia stato ricostruito, malgrado sia chiaro e palese anche a noi che siamo stati colpiti da una gigantesca esplosione. Abbondano poi le domande del tipo : chi siamo/ perché siamo qui / perché serve un soggetto non consenziente / che dovevamo rubare / perchè siamo stati traditi / (davvero tante altre), su cui non mi voglio soffermare perché ho fiducia in una futura risposta dell'autore che spero sia "è parte di un libronostro che sto scrivendo" e non sia una str*****a del tipo "eh, ma il finale aperto è meglio, perché così lascia spazio alla fantasia del lettore" perché a quel punto il racconto me lo scrivevo io e me lo votavo pure. Tanti dubbi, insomma, e davvero poche risposte, risposte che non ci sono in quella pagina (anche un po' mal impaginata, visto che si poteva benissimo andare a pagina nuova e sarebbe stato più leggibile) che è il finale. Ma, come detto prima, non sono veri e propri problemi, perché non inificiano il divertimento che si prova a leggere il corto e soprattutto non sono problemi di base. Insomma un buon corto, che però alla fin fine non riesce a decollare. [b]Piccolo appunto [/b] Le citazioni a me, personalmente, usate così non fanno impazzire. Ma, intendiamoci, né queste né qualche refuso/link mancante qua e là a modificare il voto. Sono però in disaccordo con kagliostro riguardo alla figura di Denam: io credo che sia un riferimento al Dottor Denam del fumetto Rat-Man che è, appunto, un professore che lavora in un centro di genetica in cui si fanno esperimenti su ibridi umani-piante; sarà chiaramente il misterioso (ma per niente, sappi che sei riconoscibilissimo ;) ) autore a pronunciarsi.[/quote]
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