Re: 1° racconto: Cuore di Ferro
Allora approfitto anche io di un pomeriggio nevoso (e disoccupato) per votare il primo corto.
Comincio subito con la prima pagina. Come accennavo, amo i regolamenti concisi e qui siamo al minimalismo più assoluto: ottimo! Questo, visti i limiti del bando, lascia molto più spazio per parti narrative non ludiche (i.e. prologo ed epilogo).
Purtroppo noto qui uno squilibrio, caratteristica che rguarderà anche lo svolgimento dell'avventura: otto pagine di prologo e una sola di epilogo. Questo è un peccato perché il prologo, pur essendo ben scritto, contiene un sacco di informazioni abbastanza inutili per il seguito della narrazione; per contro, avrei preferito un epilogo più articolato.
Sul protagonista direi che ci siamo. All'inizio il personaggio sembra un "cattivo", mercenario pronto a uccidere a sangue freddo chiunque si frapponga tra lui e lo scopo per cui è stato pagato; poi, però, si capisce che è un robot.
Un po' meno chiara è l'attinenza al tema, ma qui si procede per esclusione. Non avendo a che fare con la scoperta dell'Europa e non essendoci segni dell'apocalisse (l'ambiente è un cyberpunk "classico"), si tratta chiaramente di un invasione. Certo, l'invasione avviene dall'interno del laboratorio, ma è comunque un assalto a un territorio delimitato (per rifarsi all'etimologia del termine).
La meccanica di gioco è fluida e il binomio equipaggiamento/codici garantisce una buona interattività. Ma qui, purtroppo, arriviamo al secondo problema, sempre legato all'equilibrio: la parte che conduce alla sala di controllo è molto più lunga e dettagliata rispetto a quella che conduce all'ala delle colture, quindi per forza di cose alcune giocate saranno molto meno approfondite di altre. Sembra quasi che l'autore abbia creato un percorso "preferenziale" ben articolato e poi, di fronte al limite di lunghezza, ne abbia creato un secondo molto più "asfittico", lasciandosi giusto lo spazio per i paragrafi finali. In compenso apprezzo che si sia riusciti a infilare ben novanta paragrafi in sole quaranta pagine: non è facile soprattutto se contiamo che ci sono vari dialoghi approfonditi.
Sempre al livello di giocabilità, trovo comunque apprezzabile che non ci sia un vero e proprio "true path": basta giungere alla fine e fare la scelta giusta per ottenre il finale di "vittoria". Avere raccolto gli oggetti giusti (uno per ogni percorso) può certamente aiutare, ma non è obbligatorio.
L'epilogo è il punto dolente di tutta la vicenda perché, forse vista anche la sua esiguità, non risponde a nessuna delle molte domande che potrebbero essere sorte. Ok, il nostro amico è ancora mobile e si è trovato un veicolo: e poi? Intendiamoci, io amo i western alla fine dei quali il protagonista cavalca verso il tramonto, ma solo dopo che le vicende della trama si sono tutte risolte. Così non va.
Menzione di disonore per i refusi e i link non funzionanti. Questi sono dettagli che richiedono solo tempo per essere corretti e quest'anno il bando prevedeva qualcosa come quattro mesi (più la settimana "di recupero"): un autore rispettoso dei lettori avrebbe dovuto pensarci. Mi fa storcere il naso il fatto che, a differenza dell'ortografia, l'impaginazione sia impeccabile (o quasi).
TIrando le somme, "Cuore di Ferro" è un corto dallo stile piacevole e dai temi maturi. Non è perfetto, ma spero che almeno gli errori oggettivi possano essere corretti in occasione della pubblicazione in raccolta 2017.
"Se non volete sentir ragioni, sentirete il filo delle nostre spade!"
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Re: 1° racconto: Cuore di Ferro
Vado con la mia prima valutazione di un racconto in gara!
L'inizio si presenta molto bene, regolamento asciutto senza fronzoli, minimale, come credo sia giusto per un raccontogame. Niente regole, niente dadi, subito all'avventura! O meglio, subito dopo il prologo, la cui lunghezza è purtroppo eguagliata dalla sua inutilità. Traspare tutto il divertimento dell'autore nello scriverlo, e questo è bello, ma di fatto se avesse occupato non più di due pagine avrebbe dato lo stesso contenuto informativo utile al proseguo. Manca inoltre un'introduzione di chi "siamo noi", del personaggio di cui andremo a vestire i panni. E sarebbe stato molto importante saperlo per sfruttare al massimo il twist che è il concept centrale di questo raccontogame.
La parte dei paragrafi mi è piaciuta, l'autore si lascia alle spalle la logorrea del prologo sfornando paragrafi asciutti ed efficace, a volte quasi asettici, che si sposano molto bene con l'ambientazione scientifica.
Quello che lascia l'amaro in bocca è principalmente la situazione di contorno, molto interessante quanto pretestuosa, di fatto non viene mai sfruttata a dovere. Altro aspetto che si perde è la distinzione Equipaggiamento/Codici che, di fatto, non c'è. Fai una certa azione, segni un Codice. Fa una certa azione, trovi un oggetto, segni un Equipaggiamento. Eventualmente si arriverà a un punto in cui, se hai fatto la determinata azione (e quindi hai il relativo Equipaggiamento/Codice), si scatena la conseguenza. Entrambi servono a registrare azioni e, a livello di gioco, non si avverte distinzione fra i due.
Lo switch che è il cuore di questo racconto mi è piaciuto molto e funziona molto bene. Ho trovato anche interessante che, questo punto fisso, sia comunque rivelato in diversi modi a seconda di cosa si è fatto in precedenza. Questo fatto, unito a cercare di capire cosa avvenga nei loschi laboratori della InGen, è importante per dare rigiocabilità a un prodotto che, dato il concept su cui si basa, altrimenti non avrebbe. Bella mossa, insomma!
Concludento direi che questo raccontogame ha un concept molto buono che non è supportato da un altrettanto buon sviluppo. Ottimo il cuore di ferro, peccato per il corpo molliccio :-).
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Re: 1° racconto: Cuore di Ferro
Pro:
- se un prologo di 8 pagine mi toglie entusiasmo, quando è scritto bene e ti "butta" dentro alla storia è piacevole e non pesante
- zero regolamento, perfetto per un corto (anche se, quando fatti bene, vanno bene anche i regolamenti "numerici", sempre che siano semplici)
- tutta la storia è molto "tesa", siamo sempre all'erta, ottimo
- finale "aperto", mi piace
Contro:
- se il prologo ti fa salire la curiosità, l'epilogo... ammoscia. Va bene il finale aperto, ma qualche risposta va data all'interno della storia!
- troppo facile da finire, non viene voglia di rigiocarlo più di un paio di volte, giusto per esplorare i due percorsi
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Re: 1° racconto: Cuore di Ferro
Ed eccomi qui, a votare il primo corto di quest'anno.
Che dire, niente che mi abbia entusiasmato, ma sicuramente sopra alla media.
Ovviamente, essendo il primo corto, mi manterrò abbastanza nel mezzo(non vedo che ci sia di male, visto che poi tanto voterò tutti i corti basandomi sul confronto con questo e che quindi la media alla fine sarà riequilibrata)
Pregi
Il corto è stupendo per quanto riguarda la scrittura, per cui mi sento di fare i complimenti all'autore. Uno stile frizzante, leggero, che scivola veloce senza farsi sentire: ci si trova ad arrivare alla fine senza neppure accorgersene.
Il regolamento, poi, è molto snello e ben applicato; la difficoltà è ben calibrata: si finisce con tranquillità al secondo tentativo (come è successo a molti utenti del forum, me compreso).
Nel complesso il tempo speso per leggere il corto è tempo ben speso, di cui assolutamente non ci si pente.
Difetti
Più che veri e propri difetti (che non ci sono o quasi), ci sono una serie di mancanze che tolgono gran parte dell'interesse nel leggere il corto. Tante piccole mancanze che, alla fine, trasformano una scrittura molto buona in un librogame buono, ma non eccezionale.
Partiamo dal primo problema: il prologo.
So che a molti sicuramente sarà piaciuto (in fondo questo è un corto che presenta molti elementi che possono essere visti come pregi o difetti a seconda del votante) ma a me non è proprio andato giù, per due motivi, uno immediato e uno a lungo termine.
Il motivo immediato è che sono otto pagine, otto pagine senza qualcosa che sia davvero interessante: servono ad introdurci nell'ambientazione (che già da subito è però molto stereotipata e quindi non attira granché l'attenzione) e a raccontarci come siamo entrati nel laboratorio. Insomma tutte cose che potevano essere raccontate in massimo due pagine e avrebbero reso lo stesso.
Il vero problema del prologo, però, è un altro: abitua il lettore ad una pesantezza che non si ritrova quasi mai nel corto e quindi, di conseguenza, fa sembrare il resto del testo ancora più leggero di quello che non è.
Questo, unito al fatto che ci sono molte parentesi aperte nella trama, spinge il lettore a leggere furiosamente senza staccare gli occhi dal testo per arrivare al finale ed ottenere le risposte alle tante domande. Per un libro completo sarebbe ottimo, ma per un corto come Cuore di ferro, in cui fra l'altro il percorso medio non è troppo elevato viste i numerosi piccoli bivi/alcove e la possibilità di scegliere fra percorsi diversi all'inizio, significa che dopo 5/10 minuti il corto ha esaurito tutto il suo potenziale. Non vale molto neppure la pena di rigiocarlo una terza volta, perché, una volta visto il finale, non c'è molto altro da dire.
Neppure la parte game riesce in qualche modo a rendere il corto più longevo, dato che una vera e propria parte game con gestione dell'inventario, dei personaggi, dei combattimenti, ... non esiste.
Altra mancanza sono gli enigmi: ce ne sono un paio, sempre a soluzione a bivi e sempre con la possibilità di scoprire la soluzione con l'oggetto giusto, ma raramente con una soluzione convincente.
La console giusta non è indovinabile. Certo, la guardia le è morta davanti, e quindi ti può indirizzare; ma se è morta, forse il lettore può pensare che il motivo ci sia, no? Si può ugualmente pensare che sia morta mentre tentava di aprire i cancelli, mentre si faceva i cavoli suoi (magari stava chiamando aiuto), che sia morta proprio perché ha sbagliato console.
Il rapporto che abbiamo con Denam è surreale: il professore sa benissimo che ci siamo intrufolati nel laboratorio, e noi sappiamo benissimo che lui ne è a conoscenza. Chi di voi, se beccasse un intruso nella propria casa, si fiderebbe del ladro e, addirittura, gli affiderebbe un compito? È ovvio che, alla prima occasione, il prof ci disattiverà.
Oltretutto, per chi avesse ancora dubbi (nota: non succede proprio per tutti i percorsi) succede che noi uccidiamo in faccia al professore il suo più caro amico due secondi prima che ci venga chiesto se secondo noi è dalla nostra parte o no.
Un applauso a chi si è fidato di lui.
Magari mi sono perso qualcosa, ma per quel che ho capito aprire le celle criogeniche non ha alcun senso, soprattutto non sapendo che troveremo Denam e Cypher subito prima. Sarebbero benissimo potuti essere più in là e noi ci saremmo bloccati la strada chiudendoci dentro al laboratorio.
Nota di demerito su qualcosa che non ho capito: perché spoilerare così tanto nel titolo? Caro autore, questo corto aveva il potenziale di farmi stupire del fatto che il protagonista sia un robot e farmi credere che il protagonista fosse lo stereotipo del cattivo. Bastava qualche cambiamento nel prologo, qualche modifica qua e là, ...
L'unica spiegazione che mi è venuta in mente è che senza questo il corto non sarebbe stato messo a tema, essendo già al limite così. Se così fosse, per me sarebbe abbastanza grave visto che vorrebbe dire che il tema è stato introdotto dopo (o peggio, che il protagonista è passato, durante le fasi della stesura, da "cattivo" a "cyborg"), ma non ne sono sicuro per cui lascerò il beneficio del dubbio.
A proposito, un'altra cosa poco chiara: ma la nostra forza?
In alcuni paragrafi ci viene fatto intuire che le nostre abilità di cyborg ci garantiscono una forza superiore, anche se ci dobbiamo abituare al nostro corpo. Riusciamo, infatti, a contrastare efficacemente alcune creature, visibilmente più forti di un umano, quando andiamo di forza bruta.
Non sono d'accordo con chi si lamenta dell'incongruenza dei nostri riflessi, perché, in fondo, è normale che il processo per abituarsi sia altalenante e soprattutto che verso la fine il nostro controllo migliori: basta guardare una persona che gioca per la prima volta ad un livello avanzato di un videogame senza averlo mai toccato prima e nell'abituarsi ai comandi avrà la stessa sensazione.
Come faceva notare Pirata, c'è pure l'incongruenza del corpo spiaccicato: se siamo finiti in mille pezzi, come facciamo ad essere un cyborg? Da qualcosa avranno pur ricavato la nostra mente, no? Se era solo una questione di tracciati mentali, bastava rapire qualcuno, fare una copia della sua mente e rilasciarlo.
Altro problema (che mi pare di essere il primo a notare): ma il chip di accumulo/tablet di Denam? Ma sul serio ci serve che ce lo dica un tablet che siamo finiti nel mezzo di un'esplosione, non ci arrivavamo da soli, soprattutto dopo che è stato il professore a spiegarcelo un attimo prima? E soprattutto: chi ci garantisce che non sia possibile ricostruire il nostro corpo anche se è finito spiaccicato? Siamo in un laboratorio di genetica fantascientifico e non sappiamo di certo che cosa si può fare e cosa no: potrebbe benissimo essere che si possa creare un nuovo noi a partire da un capello, cosa, fra l'altro a cui noi stessi crediamo all'inizio quando crediamo che il nostro corpo sia stato ricostruito, malgrado sia chiaro e palese anche a noi che siamo stati colpiti da una gigantesca esplosione.
Abbondano poi le domande del tipo : chi siamo/ perché siamo qui / perché serve un soggetto non consenziente / che dovevamo rubare / perchè siamo stati traditi / (davvero tante altre), su cui non mi voglio soffermare perché ho fiducia in una futura risposta dell'autore che spero sia "è parte di un libronostro che sto scrivendo" e non sia una str*****a del tipo "eh, ma il finale aperto è meglio, perché così lascia spazio alla fantasia del lettore" perché a quel punto il racconto me lo scrivevo io e me lo votavo pure.
Tanti dubbi, insomma, e davvero poche risposte, risposte che non ci sono in quella pagina (anche un po' mal impaginata, visto che si poteva benissimo andare a pagina nuova e sarebbe stato più leggibile) che è il finale.
Ma, come detto prima, non sono veri e propri problemi, perché non inificiano il divertimento che si prova a leggere il corto e soprattutto non sono problemi di base.
Insomma un buon corto, che però alla fin fine non riesce a decollare.
Piccolo appunto
Le citazioni a me, personalmente, usate così non fanno impazzire. Ma, intendiamoci, né queste né qualche refuso/link mancante qua e là a modificare il voto.
Sono però in disaccordo con kagliostro riguardo alla figura di Denam:
io credo che sia un riferimento al Dottor Denam del fumetto Rat-Man che è, appunto, un professore che lavora in un centro di genetica in cui si fanno esperimenti su ibridi umani-piante; sarà chiaramente il misterioso (ma per niente, sappi che sei riconoscibilissimo ) autore a pronunciarsi.
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Re: 1° racconto: Cuore di Ferro
Arrivo sul filo di lana, mi perdoni l'autore per la stringatezza.
PIACE
La scorrevolezza, che porta al piacere nella lettura.
Lo stile (al netto di qualche brutto refuso e della continua ripetizione di "a diritto" al posto di "diritto").
Il regolamento snello: non serve assolutamente nulla di più. Anzi, sarebbe dannoso per questo tipo di racconto.
La struttura inoltre non mi spiace affatto.
NON PIACE
Alcuni punti dubbiosi nella trama.
Le citazioni ad altre opere (non influenza il voto, è un mio gusto personale).
L'epilogo, gestito davvero male. C'erano tanti modi per legarlo meglio al resto del racconto, aggiungere piccole spiegazioni come ricompensa al lettore, gettare una luce nuova su tutto.
In generale, complimenti a chi ha scritto. Qui ci vedo tanto impegno e tanta capacità.
Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate.
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Re: 1° racconto: Cuore di Ferro
Anche io, come Apologeta, arrivo all'ultimo secondo. Per di più con un sonno che sbuccio...
Il corto me lo sono letto sul cellulare durante le pause lavorative, questa settimana. Ok, non è il modo migliore di leggere un'opera letteraria, l'autore non me ne voglia, ma penso ugualmente di essermi fatto un'idea.
Questo Corto è scritto bene, nulla di eccezionale ma il suo sporco lavoro lo fa. C'è una gradevolissima prevalenza del mostrato sul raccontato e una quantità di dialoghi curati e credibili. Il ritmo è serratola storia incalzante e la costruzione dei bivi ben fatta. La storia scorre via che è un piacere fino all'epilogo piuttosto semplice da raggiungere anche percorrendo differenti strade.
Insomma gli aspetti positivi non mancano e ho voluto sottolinearli per dare una metaforica pacca sulla spalla dell'autore. Bravo!
Gli aspetti negativi purtroppo non mancano.
Ci sono dei refusi (ma io chi sono per giudicare? I miei scritti sono zeppi di refusi anche alla decima revisione).
La personalità e il passato del protagonista sono pressoché assenti; insomma tutto quello che viene raccontato nel prologo non ha la minima importanza durante lo svolgimento della storia. Chi è il protagonista? cosa ci faceva nei laboratori?Perché la sua incursione non ha avuto successo? Lui sospettava di essere stato tradito, è vero?Chi era il suo contatto? Perché è stato ucciso? Da chi?
Tutto questo e altro ancora non viene spiegato durante il Corto, e già questo non mi è piaciuto, ma il peccato maggiore è che non ha la benché minima influenza sul racconto. Se invece di 8 pagine di prologo ce ne fosse stata mezza, con il protagonista che è un inserviente del complesso vittima di un incidente, o ancora se il racconto fosse iniziato con un protagonista senza memoria e senza prologo, non sarebbe cambiato ASSOLUTAMENTE nulla nell'economia della storia.
Questo, a parer mio, è un difetto bello grosso. Soprattutto in un Corto ogni elemento del racconto deve essere finalizzato a dare coerenza al suo insieme. Quelle otto pagine iniziali di prologo, anche se non brutte, sono del tutto inutili. Quindi non posso che bollarle come una "sbrodolatura".
In alcuni punti del racconto si intuisce l'origine da master di GdR del narratore. Quell'abitudine a specificare sempre che la tal cosa si trova davanti a TE, che TU senti questo o quello, che viene colpita la TUA spalla... in un racconto nel quale il POV è saldamente e chiaramente piantato dietro gli occhi di un unico protagonista sono più che inutili, sono brutti. E' ovvio che la spalla colpita sia la tua e non di uno che passava di lì e che vedi qualcosa davanti a te... non è che c'è altra gente al tavolo, come in una sessione di GdR e tu, narratore, devi specificare sempre chi è il soggetto delle percezioni che vai a descrivere.
Per finire l'ultimo e peggiore difetto è ... no, non mi riferisco all'epilogo aperto che, di per se, non mi è dispiaciuto. Mi riferisco ad un difetto assolutamente comune e che ha accompagnato tanti racconti lungo tutte le edizioni de I Corti: il fatto che questo racconto non sia stato pensato come un Corto!
Cuore di Ferro è un introduzione ad un'opera più lunga, magari ad una intera serie di libri a bivi (o anche no), oppure è un riassunto di una storia più lunga... di sicuro non mi ha trasmesso la sensazione di un Corto auto conclusivo nato per essere tale bensì di un arrangiamento.
E con questo è tutto. Vado a esprimere il voto numerico ad Aloona.
Ciao a tutti.
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